domenica 4 settembre 2016

XXIII domenica del tempo ordinario - Anno C - 4 settembre 2016

Madre Teresa di Calcutta sarà santa il 4 settembre. Vita e miracoli di chi si prese cura dei “più poveri dei poveri”

Dal libro della Sapienza 9, 13-18
Quale, uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza». 

Salmo 89 - Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.
Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi, +
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia; +
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.

Insegnaci a contare i nostri giorni
E acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: +
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. 

Dalla lettera a Filèmone. 9b-10. 12-17
Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore. Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso. 

Alleluia, alleluia alleluia.
Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi decreti.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 14, 25-33
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». 
Commento
Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi ci riporta le parole di Gesù con le quali il maestro mette bene in luce la differenza fra essere parte della massa dei seguaci di Gesù (“una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro”) ed essere discepoli. Gesù lo fa facendo degli esempi di come non si è discepoli (“Colui che non …. , non può essere mio discepolo.”) Innanzitutto, come già dicevamo domenica scorsa, il Signore vuole affermare come il seguace confuso nella folla, cioè il simpatizzante anonimo, colui che aderisce formalmente a una dottrina o sente una identità sociale di gruppo, da lontano, non è un discepolo. Esserlo è una scelta e un lavoro lungo e impegnativo, come Gesù indica chiaramente quando sceglie di fare come esempio del discepolo colui che decide di costruire una torre, decisione assai impegnativa, o chi arma un esercito per andare contro un nemico, cosa altrettanto complessa e onerosa, o chi trascina sulle proprie spalle una croce. Ma di tutte queste opere complesse Gesù mette in luce non tanto la faticosità o la difficoltà, così come a noi viene spontaneo se pensiamo a tali imprese, ma il fatto che bisogna prepararsi bene ad affrontare una scelta così impegnativa. Dice infatti: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? …  Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?” Il discepolo cioè è per Gesù colui che, compiuta la scelta impegnativa di divenire tale, non si getta nella mischia a casaccio, usando quello che gli capita in mano, le conoscenze, gli strumenti che già possiede, ma cerca di procacciarsi quello che veramente gli è utile a portare a termine con successo questo impegno. Sì perché nella folla si ha l’impressione di seguire Gesù, in realtà si segue la corrente, il vicino, la moda, le abitudini, ciò che è scontato, ovvio, banale. Gesù nemmeno lo si sente o lo si vede più da in mezzo alla folla. Si è facilmente distratti da se stessi, dai nostri umori, le nostre preoccupazioni e tutti i comportamenti si giustificano facilmente: nella folla ci si pesta i piedi facilmente e bisogna difendersi dai malintenzionati. Bisogna pur campare e magari ogni tanto si fa qualche deviazione, tanto poi il gruppo lo si raggiunge lo stesso o lo si segue da lontano certi che prima o dopo ci uniremo anche noi. Insomma ci si illude di fare molta strada dietro a Gesù, ma invece ci si ritrova sempre uguali a se stessi a girare attorno a sé. 
Ma allora come si può divenire discepoli, cioè quali sono quegli strumenti necessari sui quali bisogna fermarsi a riflettere bene prima per evitare il rischio di fallire? Gesù indica soprattutto due cose: la prima è amarlo più di tutti, persino più di quelli che naturalmente siamo portati ad amare più intensamente, come i nostri genitori, figli, parenti, ecc… e poi rinunciare a fare affidamento ai propri beni.
In queste stesse ore a Roma papa Francesco sta celebrando la solenne liturgia della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. In questa piccola-grande donna possiamo vedere, e capire meglio, l’esempio di una persona che è uscita dalla folla per seguire Gesù come una vera discepola. Madre Teresa era una giovane religiosa e divenne suora a 18 anni. Per 20 anni continuò il suo impegno in India come insegnante e superiora di un convento di religiose con scuola. Sì può dire che il suo era un itinerario di cristiana seria che l’aveva portata ad un impegno radicale ed esigente, come appunto quello di lasciare tutto, andare in India e dedicarsi alla vita religiosa. Eppure, ad un certo momento si rese conto che la sua non era una vita da discepola e uscì dalla Congregazione e di dedicò all’incontro personale, e non nella folla, con il Signore nella preghiera e nel servizio ai poveri.
Madre Teresa trovò la risposta alla domanda che ci siamo posti prima, “come si può divenire discepoli?” imparando ad amare Gesù nei poveri prima di ogni altra cosa. Per poter fare questo uscì dalla Congregazione e iniziò il suo nuovo cammino. Una volta ha detto: “Come possiamo amare Dio che non vediamo se non amiamo i nostri vicini che vediamo, tocchiamo e con i quali viviamo?” parafrasando 1Gv 4,20: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.” Madre Teresa cominciò ad amare Dio prima di tutto e tutti accogliendo e aiutando i più poveri fra i poveri, i moribondi abbandonati per strada a morire da soli e senza cure, e poi tante altre persone povere in tutto il mondo.
Potremmo dire che queste sono azioni eroiche, possibili sono a persone eccezionali e uniche nel loro genere. A questo proposito Madre Teresa ha detto alle sue suore: “Fate non delle grandi cose, delle piccole cose ma con grande amore. La sofferenza in sé e per sé non è nulla, ma la sofferenza condivisa è gioia, è un dono meraviglioso.” Mi sembra che queste parole semplici e molto chiare dicano molto di cosa significhi essere discepolo: non è una scelta eroica, ma impegnativa di compiere cose piccole, anche la vita ordinaria, ma amando molto, soprattutto coloro che soffrono. È questa la via, ci dice oggi Madre Teresa, per incontrare Gesù, stare vicino a lui e accompagnarlo in un rapporto personale; in questo sta la vera gioia del discepolo: gustare quella vita evangelica che è un dono per chi si fa vicino a Gesù, lo ascolta in prima persona e prende sul serio ciò che ascolta vivendolo in modo concreto. È un messaggio semplice e pratico col quale siamo chiamati a misurarci per imparare a uscire dalla folla confusa e pigra per divenire veramente discepoli del Signore.




Preghiere

O Dio del cielo donaci il desiderio e la tenacia di venirti incontro, perché sappiamo innalzarci dalla banalità e dalla piccolezza del nostro poco amore verso la forza trascinante del tuo voler bene.
Noi ti preghiamo


Insegnaci o Signore ad amare come tu hai fatto. Fa’ che non ci spaventiamo della profondità e tenacia di un voler bene che ci porta lontano da noi stessi.
Noi ti preghiamo




Sostieni, o Dio di misericordia, i nostri passi incerti nella costruzione di noi come discepoli fedeli e docili al Vangelo. Fa’ che usciamo dalla folla confusa per incontrarti come un amico.
Noi ti preghiamo


Apri i nostri occhi e i nostri cuori perché sappiamo sempre riconoscere in chi incontriamo un fratello da amare e una sorella da sostenere. Unisci anche noi a tutta l’umanità sofferente col vincolo santo della fraternità cristiana.
Noi ti preghiamo




Ti ringraziamo Signore per il dono della vita e dell’esempio di Santa Madre Teresa. Fa’ che ognuno di noi faccia sua la scelta di essere discepolo nell’amore per i poveri e nell’incontro con Dio nella preghiera.
Noi ti preghiamo


Accogli o Padre misericordioso tutti quelli che oggi si rivolgono a te per implorare il tuo aiuto e sostegno. Guarisci i malati, sostieni i deboli, guida tutti verso di te.
Noi ti preghiamo.


Concedi o Dio al mondo il dono della pace, e specialmente alla Siria, l’Iraq, la Libia martoriate da anni di guerra. Consola le vittime del conflitto e fa’ che cessi al più presto il sinistro rumore delle armi e risuoni alto il ringraziamento dei tuoi figli per la concordia ritrovata.
Noi ti preghiamo


Guida o Padre buono il nostro papa Francesco perché con le sue parole e il suo esempio accompagni l’umanità sulla via della vera pace.

Noi ti preghiamo

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