giovedì 27 dicembre 2018

Domenica della Santa Famiglia - anno C - 30 dicembre 2018





Dal primo libro di Samuele 1,20-22.24-28
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuele, «perché - diceva - al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre». Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

Salmo 83 - Beato chi abita nella tua casa, Signore.
Quanto sono amabili le tue dimore, 
Signore degli eserciti! 
L’anima mia anela 
e desidera gli atri del Signore.


Il mio cuore e la mia carne 
esultano nel Dio vivente.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.

Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.
Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Alleluia, alleluia alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
perché accogliamo le tue parole
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Luca 2,41-52
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
 Commento

Care sorelle e cari fratelli, la tradizione della Chiesa ci fa celebrare, subito dopo il Natale, la Famiglia di Gesù, detta Santa perché in essa Gesù è accolto e amato.
La storia della nascita di Gesù ci mostra come la famiglia è qualcosa di indispensabile alla vita degli uomini: è l’ambiente naturale nel quale il bambino cresce, perché lo protegge e non gli fa mancare tutto il necessario per vivere; ma poi il Vangelo ci mostra che la famiglia è anche un ambito umano necessario anche alla vita deli adulti: chi sarebbero Giuseppe e Maria senza quel bambino da accudire e proteggere dal male che lo minaccia, fino a emigrare profughi in Egitto? Forse è anche per questo che nell’iconografia tradizionale non troviamo mai Giuseppe senza Gesù, ed anche Maria è rappresentata sempre con lui, dalla culla fino a sotto la croce.
Eppure la cultura del nostro tempo propone un altro modello di uomo e di donna: soli, autonomi, indipendenti, dai legami familiari fragili che durano finché danno soddisfazione, finché tutto va bene, sennò si gettano via. Perché i rapporti in famiglia sono vissuti come un dato naturale della vita, come il colore degli occhi o la statura: non li decidiamo noi ma la natura! Così si pensano le relazioni familiari: ci si sposa e per natura si è moglie e marito; si genera un figlio e automaticamente si è genitori; e così via. Non si pensa che i rapporti invece siano frutto di una costruzione paziente e costante, affrontando difficoltà e ostacoli, cogliendo tutte le occasioni, anche le avversità, per farli crescere maturi e importanti e non così come capita. Insomma mariti, mogli, padri madri e persino figli lo si diventa con un processo lungo e faticoso.
Ma si sa le cose lunghe e faticose non vanno di moda: richiedono troppo sacrificio, attenzione, disponibilità e rinunciare a qualcosa di sé per il bene del “noi”; più facile restare tanti “io” che si esibiscono sul palcoscenico della vita: se lo spettacolo non va si cambiano gli altri attori, senza chiedersi se forse non sono io a non saper svolgere il mio ruolo.
Un altro elemento che infragilisce tutti i rapporti, anche quelli familiari, è l’idea che sono gli altri ad aver bisogno di me, che devono meritarmi e fare di tutto per avermi. La verità è che ciascuno di noi ha bisogno degli altri, in particolare di una famiglia a cui fare riferimento, cioè rapporti duraturi, stabili, fedeli, che ci assicurano un ambito umano nel quale essere “a casa propria”. Possiamo vedere quanto questo bisogno sia  grande proprio in quanti sono “senza famiglia”, cioè sono rimasti soli e si ritrovano a vivere senza nessuno accanto. Quante solitudini drammatiche, disperazioni, vite spente perché vissute nell’abbandono! Pensiamo agli anziani soli in istituto, in un tempo così difficile della vita si trovano senza sostegno umano a dover affrontare la tristezza e la solitudine.
Anche per Gesù la famiglia è stata importante, anche se il brano del Vangelo di Luca ascoltato oggi sembra dimostrare il contrario. Dopo il pellegrinaggio a Gerusalemme Gesù non esita ad abbandonare i genitori per restarsene con i sapienti al Tempio a insegnare e conversare di questioni di fede. Gesù sembra un figlio snaturato, non vuole bene ai suoi genitori? Non ha paura di restare da solo senza di loro? Nemmeno quando, alla fine, li ritrova mostra di averne sentito troppo la mancanza.
La spiegazione di questo episodio la troviamo in una frase che il Signore disse a Maria e agli altri suoi parenti una volta che, ormai adulto, erano andati a cercarlo: “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre". (Mt 12,47-50)
Gesù in realtà a Gerusalemme era rimasto con la sua famiglia, cioè con quei sapienti del Tempio così attenti alla sua Parola. Maria e Giuseppe lo erano talmente poco che si accorgono che lui non è più con loro dopo un’intera giornata che non lo hanno visto!
Ecco allora che cosa “rende familiari” per Gesù: non i vincoli di sangue e le parentele anagrafiche, ma il desiderio di compiere la volontà del Padre. E la volontà del Padre è che siamo suoi veri figli, e veri fratelli e sorelle fra di noi. Per questo attorno a quanti sono senza famiglia, ai quali accennavo prima, la misericordia di Dio fa nascere una famiglia non di sangue, ma fondata su qualcosa di più solido che è il suo amore, quella misericordia infinita che non vuole che nessuno sia solo.
Ed allora ecco cosa può rendere i nostri rapporti famigliari autentici e significativi: mettere al centro Gesù, le sue parole, il suo esempio, per imparare come fare la volontà del Padre, cioè essere suoi veri figli e veri fratelli e sorelle di ogni uomo e donna della terra. Questo ci libera da tanti limiti angusti che ci fanno essere avari di amore: dall’idea di una famiglia circoscritta solo ai miei parenti, dall’idea che le amicizie si fanno se convengono, dall’idea che è difficile se non impossibile essere fratello e sorella di qualcuno che è diverso da me, per età, cultura, situazione economica, nazionalità o religione. Il Vangelo ci spalanca le porte di una famiglia grande come il mondo, senza confini, nessuno escluso, basta che io viva sul serio e con convinzione profonda la paternità di Dio che ci rende fratelli. E poiché non tutti sanno questo o non ci credono, noi cristiani abbiamo la responsabilità di dirlo a tutti, non a parole, ma con il nostro modo di vita: “di te mi importa come di un fratello! a te ci tengo come a una sorella! Dio, con la sua Parola, esempio e insegnamento è mio padre per sempre!” è quello che abbiamo ascoltato proclamare solennemente dall’apostolo Giovanni nella seconda lettura: “vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! … Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio.” Non tutti noi però ci crediamo veramente, cioè a fatti e non solo a parole: chi infatti non vive come se ogni uomo e ogni donna siano realmente un mio fratello e una mia sorella, più che carne della mia carne, non crede che Dio è il nostro Padre comune.  
Cari fratelli e care sorelle, Maria da quanto accaduto a Gerusalemme con Gesù ancora bambino imparò, come una vera discepola. Dice infatti il Vangelo: “Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.” Maria conserva sempre con sé le parole di Gesù e i suoi insegnamenti, per questo la sua maternità è divenuta universale e tutti noi la invochiamo come tale: “Maria Madre di Dio e madre nostra.” Ascoltando e vivendo le parole del Figlio seppe divenire Madre di tutti e non solo di uno, protettrice e soccorritrice di ogni persona in difficoltà e bisognosa del suo aiuto.



Preghiere
  
Ti preghiamo o Signore Gesù, renderci capaci di conservare sempre in noi l’annuncio della tua nascita che abbiamo ricevuto a Natale. Fa’ che uscendo dal chiuso delle nostre abitudini ti troviamo per le vie del mondo,
Noi ti preghiamo


Accordaci o Signore di riconoscerti bambino nei volti dei fratelli e delle sorelle che sono nel bisogno e ci chiedono protezione, aiuto e sostegno. Aiutaci a fermarci davanti a loro come fratelli e sorelle premurosi,
Noi ti preghiamo

 
Sostieni o Dio ogni uomo e ogni donna che ti cerca. Aiutali a trovarti nella debolezza di un amore vulnerabile e generoso, tenero e fragile come un bambino,
Noi ti preghiamo


Accoglici o Signore Gesù nella famiglia dei tuoi discepoli, rendici figli e fratelli tuoi, attenti al tuo insegnamento e desiderosi di metterlo in pratica, per scoprire la bellezza della famiglia dei figli di Dio.
Noi ti preghiamo


Proteggi o Padre misericordioso tutti i tuoi figli ovunque dispersi, in modo particolare coloro che sono vittime della guerra e della violenza in tante parti del mondo. Sostienili nelle difficoltà e proteggili da ogni pericolo,
Noi ti preghiamo

  
Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che hanno dimenticato di essere tuoi figli e per questo non sanno più voler bene. Manda il tuo Spirito che ci riunisce in una vera Famiglia, resa Santa dalla tua presenza,
Noi ti preghiamo.


Guida e proteggi o Padre misericordioso i tuoi figli, specialmente quelli che sono minacciati dalla violenza e dalla persecuzione. Sostienili in ogni parte del mondo e fa’ sentire loro l’affetto della grande famiglia dei discepoli di Cristo,
Noi ti preghiamo


Da’ forza e coraggio o Dio a papa Francesco e a quanti annunciano la tua Parola, perché la vita di ciascuno sia un Vangelo di pace e di amore e susciti nel cuore di chi incontrano il desiderio di seguirti,
Noi ti preghiamo


Nessun commento:

Posta un commento