mercoledì 19 giugno 2019

Festa del Corpo e Sangue di Cristo - Anno C - 23 giugno 2019





Dal libro della Genesi 14, 18-20
In quei giorni, Melchidesech, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». E [Abramo] diede a lui la decima di tutto.  

Salmo 109 - Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.
Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».

Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 11, 23-26
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 9, 11b-17
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Commento

Cari fratelli e care sorelle, questa domenica è dedicata alla commemorazione del dono che Gesù ci ha fatto del  suo Corpo e Sangue, ci richiama cioè quel momento fondante e decisivo per la nostra fede che è la cena del Signore con i suoi discepoli durante la quale lasciò l’Eucarestia come segno duraturo della sua presenza fra di loro.
Quel gesto si concluse con un invito che ripetiamo ogni domenica: “fate questo in memoria di me.” Forse non ci siamo mai soffermati su questo aspetto: l’Eucarestia non è solo un dono che riceviamo, ma anche un invito a “fare qualcosa.” Lo si vede bene nel racconto della moltiplicazione dei pani che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Luca. Gesù chiede ai discepoli riluttanti di fare loro qualcosa: dare da mangiare alla folla affamata. Essi non sono nemmeno sfiorati dall’idea che fosse una cosa di loro competenza, né tantomeno che potessero riuscire a soddisfare un bisogno così grande, erano cinquemila uomini, più donne e bambini. Per essi era normale che ciascuno dovesse provvedere al proprio bisogno, come poteva e se poteva. Ma la vera risposta al bisogno delle persone è Gesù stesso. Fosse il bisogno di nutrimento, di guarigione, di salvezza, di felicità vera, di parole, di perdono, di consolazione, ecc… Gesù avrebbe potuto provvedere da sé e compiere il miracolo senza bisogno di intermediazione, eppure chiede ai discepoli di “fare qualcosa” anche loro. Gesù ha bisogno che i discepoli diano quel poco che hanno e che distribuiscano il molto nel quale Gesù lo ha trasformato perché ciascuno ne abbia “a sazietà”, e non solo un po’.
Lo stesso è chiesto a noi ogni domenica quando ripetiamo il gesto di Gesù di trasformare il pane e il vino nel suo corpo. Anche a noi è chiesto: “fate questo in memoria di me.” Nella liturgia orientale si da un grande valore a questo comando ed esso ha una rilevanza simbolica ma concreta nel dono delle pròsfore, che significa “le offerte”. Ogni famiglia infatti prepara durante la settimana il pane che poi la domenica è portato in chiesa e offerto perché venga trasformato nel corpo di Gesù. Tutta la famiglia partecipa alla preparazione, che è accompagnata dalla preghiera. I bambini fin da piccoli ne seguono le fasi e imparano il significato di quei gesti come in una catechesi domestica. Quel pane è come i pani e i pesci che i discepoli portarono a Gesù: sono poco, materia povera e senza vita, ma messa nelle mani di Gesù è trasformata nel suo corpo che vivifica e salva. I pani poi che avanzano vengono suddivisi, benedetti e distribuiti al termine della liturgia perché siano portati a chi è anziano o malato e non è potuto venire in chiesa, o ai poveri perché se ne sazino. Nella nostra liturgia latina tutto ciò e semplificato e come riassunto nel gesto dell’offertorio: dal popolo viene portato pane e vino all’altare.
In questo gesto è riassunto quello che ciascuno di noi deve fare: portare a Gesù il poco che è la propria vita. È povera cosa, insufficiente difronte ai bisogni immensi dell’umanità intera, eppure Gesù ne ha bisogno e ci chiede di fare anche noi la nostra parte: offrire il poco che siamo e distribuire il molto nel quale lui lo trasforma.
L’Eucarestia questo fa: essa agisce dentro di noi, vivifica i sentimenti, rafforza la volontà di bene, trasforma il modo di vedere e comprendere la realtà, ecc…, ma non lo fa al di sopra di noi o senza la nostra partecipazione. C’è bisogno che noi, per usare l’esempio della liturgia orientale, durante tutta la settimana impastiamo la farina e la lasciamo lievitare, gli diamo la forma e la inforniamo, per poi portarla domenica al Signore perché egli compia il miracolo di trasformarla nel pane vero che sfama ogni fame e soddisfa ogni bisogno. E quel poco pane sazia tutta l’assemblea, si moltiplica come fece Gesù con la folla. E poi c’è bisogno che quel pane moltiplicato, spezzato e benedetto da Gesù raggiunga i tanti affamati che attendono, la folla affamata con il suo bisogno immenso che disorienta i discepoli, e spesso anche noi. Sì, è il pane stesso della nostra vita, quella piccola pagnotta che noi abbiamo portato, ma allo stesso tempo non è più lo stesso, perché Gesù l’ha trasformata e riconsegnata a noi perché ce ne nutrissimo noi e ne nutrissimo le folle affamate. Lo straordinario è che esso basta per tutti e a sazietà. La nostra vita trasformata dal Signore, nutrita dal suo Corpo e Sangue, diventa risposta a tutti i mali del mondo, sfama e sazia fino in fondo, colma ogni vuoto di amore e di consolazione, porta il perdono a la misericordia di Dio dove sembrava vincere il male e la disperazione.
È il contrario di quello che a volte pensiamo e cioè che aiutare gli altri ci indebolisce e ci impoverisce. È il paradosso del cristianesimo, è il mistero di quel corpo che, come dice la liturgia orientale, è suddiviso e spezzato, ma non si esaurisce mai e sempre si rinnova e si dona a noi. Così è l’amore di Dio: è spezzettato e offerto a tutti, ma nel momento stesso che sfama molti si moltiplica e si rafforza, ed è così abbondante che ne avanzano dodici ceste, pronto a soddisfare la fame di chissà quanti in attesa.

  
Preghiere 

O Signore Gesù che ci offri il tuo corpo e sangue perché nutra la nostra debolezza umana, aiutaci a seguire il tuo esempio e farci sostegno per tanti.
Noi ti preghiamo


Tu o Gesù ti sei commosso davanti alla folla affamata e hai moltiplicato il poco che possedevano i discepoli per sfamare tutti. Ti preghiamo, fa’ che le nostre povere forze siano moltiplicare dal tuo amore e siano utili a molti.
Noi ti preghiamo


Come una grande unica famiglia tu ci riunisci tutti, o Dio, sulla terra. Fa’ che non sentiamo nessuno estraneo o nemico, ma tutti siano amati e sostenuti da noi come fratelli e sorelle. 
Noi ti preghiamo


Ti invochiamo o Dio del cielo, proteggi e guarisci chi è malato e sofferente. Perché coloro che sono nel dolore abbiano le cure amorevoli e il conforto di cui hanno bisogno,
Noi ti preghiamo


Con insistenza o Padre misericordioso, invochiamo il tuo perdono, perché le nostre vite mancano del nutrimento buono del tuo corpo e della tua parola, dei quali noi troppo spesso crediamo di poter fare a meno.
Noi ti preghiamo


O Dio della pace, ti invochiamo, fa’ cessare ogni guerra che semina morte e dolore. Aiuta i popoli a vivere nella pace e nella concordia, come figli di un unico padre e fratelli della stessa famiglia. Libera chi è nel dolore, minacciato e prigioniero,
Noi ti preghiamo.

  
Proteggi O Dio tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi. Fa’ che il tuo nome porti pace e vita piena in ogni luogo.
Noi ti preghiamo
  

Ti invochiamo o Signore Gesù per ciascuno di noi che partecipiamo al banchetto in cui ci offri tutto te stesso, corpo e sangue. Fa’ che anche noi sappiamo rendere la nostra vita ricca di buoni frutti.
Noi ti preghiamo

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