In quei giorni, Mosè andò a
riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il
popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha
dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di
buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le
dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire
olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il
Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra
metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza
del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo
ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue
dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste
parole!».
Salmo 115 - Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.
Dalla
lettera degli Ebrei 9, 11-15
Fratelli, Cristo è venuto come
sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più
perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa
creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il
sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così
una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la
cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano
purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso
dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la
nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per
questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la
sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza,
coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata
promessa.
Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo disceso dal
cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia. alleluia alleluia
Dal vangelo secondo
Marco14, 12-16. 22-26
Il
primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a
Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà
incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al
padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa
mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore
una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I
discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e
prepararono
Commento
Cari
fratelli e care sorelle, le letture di oggi ci fanno rivivere il cammino che
dall’antichità ha segnato l’amicizia di Dio con l’umanità. All’inizio abbiamo
ascoltato come Dio abbia consegnato a Mosè la Legge che sanciva un’alleanza con
il popolo ebreo. È l’inizio di un cammino lungo e tortuoso in cui alla fedeltà
di Dio all’alleanza è corrisposto, spesso, il tradimento da parte del popolo,
sempre tentato di rivolgersi agli idoli, che si vedevano e si toccavano,
piuttosto che fidarsi di quel Dio che non si vedeva e non si toccava. Ma poi
abbiamo ascoltato anche il racconto del momento che è il culmine di questo
lungo cammino di amicizia fra Dio e gli uomini, in cui egli non solo si allea
con l’umanità, ma si unisce a lei, assumendone la carne, e invitandola a unirsi
a sua volta a lui, assumendone il Corpo e Sangue.
Un
cammino lungo che è importante aver presente.
Infatti
la storia dell’interesse e dell’amicizia di Dio con noi non comincia con me,
come un senso egocentrico e miope della vita a volte ci fa ritenere. Spesso
giochiamo il nostro rapporto con Dio dimenticando che non solo egli sta con noi
oggi, ma lo è stato fin dall’inizio della storia. Ha protetto e salvato l’uomo dalle
sue derive autodistruttive, ha modellato la sua civiltà portandola ad assumere
sempre più i tratti di un’umanità più addolcita e meno aspra. Ha sempre
rispettato la nostra libertà, senza imporsi, ma allo stesso tempo non ha mai
cessato di seguire con partecipazione le vicende della storia, grande e
piccola, animandola con il soffio del suo Spirito. Insomma ciascuno di noi è
inserito in una lunga e ampia storia di amicizia di Dio con l’uomo che
abbraccia i secoli ed ha come orizzonte il mondo intero.
Quali
sono i tratti più significativi di questa lunga storia?
La
cosa più stupefacente è che si tratta di una storia in cui è Dio a prendere l’iniziativa
e a proporre agli uomini di allearsi. Egli cioè si mostra disponibile a mettersi
al livello degli uomini e a stabile con loro un patto reciproco al quale s’impegna
ad essere fedele lui per primo. Dio non aveva bisogno di noi, eppure si è offerto
di accompagnarci e proteggerci, egli è infinitamente grande e autosufficiente,
eppure si lascia incastrare in un’alleanza, si lascia come limitare e obbligare
da un patto di amicizia, rinunciando alla sua libertà assoluta.
Con
questa scelta, così assurda dal nostro punto di vista, Dio ci vuole dimostrare
che lui così facendo sceglie per una libertà più alta, l’amore, che vincola le due
parti, ma rende liberi veramente.
Questo
era incomprensibile agli altri popoli, con le loro divinità capricciose e dispotiche,
indifferenti all’uomo, desiderose di veder riconosciuto il proprio dominio
assoluto, oppure con un dio come un concetto astratto, necessario per
dimostrazione teorica, il motore dell’universo, ma estraneo alla realtà umana. Il
Dio di Mosè con il suo differente modo di essere mette in chiaro in modo
definitivo ed estremo la sua essenza: Dio è amore, tanto da abbassarsi a
stringere alleanza con l’uomo, a fidarsi della sua natura traditrice e volubile,
come lo ha conosciuto fin da Adamo ed Eva. Paradossalmente Dio dimostra la sua
vera grandezza rinunciando ad essa stessa e lasciandosi “limitare” da un’alleanza,
che lo pone quasi alla mercé dell’uomo.
Ma
poi con Gesù questa scelta diventa totale: Dio non solo affianca e guida l’uomo,
ma ne assume la vita intera: la carne, il dolore, i sentimenti, la morte. È il
grado più pieno della sua rivelazione, perché Dio l’alleato si fa conoscere come
un Dio che non solo sta al fianco, ma è dentro l’uomo come la forma più forte
di amore. Gesù ci offre la via non solo per conoscere e amarlo, ma per
diventare come lui, la nostra vera natura, immagine e somiglianza con Dio:
essere bisognosi dell’altro che è Dio e che sono i fratelli e le sorelle, come
Dio dimostra di esserlo di noi.
Per
spiegare tutto ciò Gesù non fa grandi discorsi, ma compie un gesto semplice ed
evidente, lo abbiamo ascoltato nel racconto dell’ultima cena. Si offre ai
discepoli come un pane buono e nutriente, sempre a disposizione, basta che lo
si desideri, un vino che scalda e addolcisce la vita che si lascia bere e
sgorga da una fonte che non finisce mai. È il modo con cui oggi, in questa
festa del Corpo e Sangue di Cristo, lo vogliamo riconoscere, nella sua vicinanza
concreta che entra in noi e diventa parte di noi.
Quel
pane e quel vino non solo ci rendono vicino Gesù, ma ci insegnano come anche
noi dobbiamo vivere. Dicevo infatti che nel voler bene infinito di Dio riconosciamo
l’immagine di lui che ha voluto imprimere in noi. Ecco allora come rendere
questa immagine chiaramente visibile e riconoscibile: divenendo anche noi un
pane buono, nutrimento semplice e sostanzioso per i fratelli e un vino dolce,
che scalda il cuore e rallegra l’amicizia che ci lega a loro.
È
il modo semplice e concreto con cui Gesù ci vuole ricordare il lungo cammino di
amore di Dio per l’umanità. A quella tavola i discepoli non sono arrivati per
caso o per un capriccio del destino. È un appuntamento che Dio ha preso con l’uomo
fin dalla sua creazione, al quale è stato fedele nei secoli della storia, che
ha preparato con pazienza e tenacia fino alla nascita di Gesù, alla sua vita,
alle sue parole. Oggi questo invito giunge fino a noi, ultimi di questa
lunghissima catena di amicizia. Cerchiamo di essere convitati degni dell’invito,
vestiamo l’abito dell’ascolto e dell’umiltà perché Dio ci ponga al dito l’anello
della sua grazia che rende il nostro amore simile al suo.
O Signore nostro ti ringraziamo perché hai
accompagnato l’umanità nella lunghezza dei tempi con amore e pazienza. Continua
a radunarci in un unico popolo che abbraccia tutta l’umanità,
Noi ti preghiamo
Perdona o Padre buono, il tradimento e la dimenticanza
degli uomini. Fa’ che siamo sempre fedeli all’alleanza che ci lega a te come un
popolo di figli e discepoli dell’unico Dio,
Noi ti preghiamo
Fa’ o Dio che tutti gli uomini possano conoscerti e
amarti, anche chi fino ad oggi è rimasto estraneo al tuo patto di amore,
Noi ti preghiamo
O Gesù che hai dato compimento all’antica alleanza
unendo in te stesso Dio con l’umanità, aiutaci ad ascoltare l’annuncio del tuo
vangelo come parola veramente umana e veramente divina,
Noi ti preghiamo
Sostieni o Padre del cielo gli sforzi di chi cerca la
riconciliazione, perché dove oggi regna la violenza e la guerra possa presto
tornare la pace,
Noi ti preghiamo
Aiuta o Padre chi è nel dolore e nel pianto, consola
chi è stato colpito dal male e apri per tutti un futuro sereno
Noi ti preghiamo.
Sostieni o Dio chi ti riconosce come un pane che nutre e un vino che dà forza, perché alimentati dal tuo corpo e sangue possiamo annunciarti a tutti come salvezza dal male,
Noi ti preghiamo
Proteggi o Signore tutti i tuoi figli, ovunque
dispersi, perché, riuniti nel tuo nome, siano come te nutrimento per tutti e
spirito che anima e dà forza al mondo,
Noi ti preghiamo
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