giovedì 3 marzo 2022

Mercoledì delle Ceneri - Anno C - 2 marzo 2022


 

Accogliamo nella gioia, o fratelli,
il divino annuncio della Quaresima.
Come gli abitanti di Ninive
accolsero la predicazione di Giona,
come le prostitute e i pubblicani
che ascoltarono Giovanni parlare,
anche noi prepariamoci
alla comunione con il Signore
celebrata in Sion.
Con lacrime e pentimento,
laviamoci per ottenere da Dio
un cuore puro.
Preghiamo con insistenza
di poter contemplare
il compimento della Pasqua,
pienezza dell’amore di Dio.
Prepariamoci ad adorare la croce
e a gioire della resurrezione.
Non deluderci nella nostra speranza,
o amico degli uomini.
E quello spirito che ha condotto Gesù
nel deserto guidi anche noi
nel tempo della Quaresima,
addolcisca il nostro cuore,
ci protegga dalle tentazioni,
ci apra il senso delle scritture
per la parola di vita eterna. Amen.
 
Salmo 50 - Purificami, o Signore, sarò più bianco della neve.
 
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore:
nel tuo affetto cancella il mio peccato
e lavami da ogni mia colpa
purificami da ogni mio errore.
 
Il mio peccato, io lo riconosco;
il mio errore mi è sempre dinanzi:
contro te, contro te solo ho peccato;
quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto.
Così sei giusto nel tuo parlare
e limpido nel tuo giudicare.
Ecco, malvagio sono nato,
peccatore mi ha concepito mia madre.
 
Ecco, ti piace verità nell’intimo,
e nel profondo mi insegni sapienza.
Se mi purifichi con issòpo, sono limpido;
se mi lavi, sono più bianco della neve.
 
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria
Questo è il Vangelo dei poveri, la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi, la libertà degli oppressi.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria
 
Dal libro del profeta Gioèle 2,12-18
Così dice il Signore:
«Ritornate a me con tutto il cuore,
con digiuni, con pianti e lamenti.
Laceratevi il cuore e non le vesti,
ritornate al Signore, vostro Dio,
perché egli è misericordioso e pietoso,
lento all’ira, di grande amore,
pronto a ravvedersi riguardo al male».
Chi sa che non cambi e si ravveda
e lasci dietro a sé una benedizione?
Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio.
Suonate il corno in Sion,
proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra.
Radunate il popolo,
indite un’assemblea solenne,
chiamate i vecchi,
riunite i fanciulli, i bambini lattanti;
esca lo sposo dalla sua camera
e la sposa dal suo talamo.
Tra il vestibolo e l’altare piangano
i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano:
«Perdona, Signore, al tuo popolo
e non esporre la tua eredità al ludibrio
e alla derisione delle genti».
Perché si dovrebbe dire fra i popoli:
«Dov’è il loro Dio?».
Il Signore si mostra geloso per la sua terra
e si muove a compassione del suo popolo. 
 
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria
Il Figlio dell’uomo è venuto a servire,
chi vuole essere grande, si faccia servo di tutti.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria
 
Commento
Cari fratelli e care sorelle, ci giunge oggi attraverso le parole del profeta Gioele l’invito pressante del Signore: “Ritornate a me con tutto il cuore!”, richiesta accorata di un Padre che non trova più, accanto a sé, i suoi figli. Riceviamo questo invito mentre viviamo un inusuale tempo di guerra, carico di volenza e pieno di incertezza e paura per il futuro dell’umanità intera.
Dove siete andati, uomini e donne, per quali strade vi siete allontanati?” ci chiede oggi Dio nostro Padre. E quando i figli e le figlie non riconoscono più il proprio padre è allora che dimenticano di essere fratelli e sorelle. È allora che diventa possibile che la mano di un uomo si armi contro un altro uomo, che le parole si riempiano di disprezzo per l’altro e che lo sguardo non riesca più a riconoscere le fattezze simili del volto che ci riconducono a quelle del Padre comune.
C’è bisogno di tornare da Dio e di riscoprire in lui il volto del Padre buono che ci raduna nell’unica famiglia grande dell’umanità intera. Sì, perché lui è “misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male” ci ricorda il profeta Gioele.
Ma quale è il cammino che ci permette di tornale al Padre?
Lo accennavo poco fa: dobbiamo reimparare a riconoscere nel volto di ogni uomo e di ogni donna quella somiglianza a noi stessi che ce li rende fratelli e sorelle. Non più estranei da evitare o rivali da temere, non persone moleste da tenere lontane o nemici da togliere di mezzo.
Come è possibile vivere questo?
Dobbiamo renderci conto che tutti noi, uomini e donne, estranei e conoscenti, amici e nemici, vicini e lontani abbiamo un solo nemico comune che è il male subdolo e pericoloso della divisione. Attraverso di esso siamo resi fragili davanti alla tentazione di odiare e agire contro gli altri, e siamo resi incapaci di gesti di amore e fraternità con tutti. Il male si nutre e si accresce delle nostre paure, dei nostri egoismi, delle nostre meschinerie, del nostro calcolo della convenienza. Ogni volta che diamo ragione al demone della divisione fra gli uomini aumentiamo la nostra distanza dal Padre. Questo, e solo lui, è il nostro vero nemico, ed è un nemico di tutti noi che minaccia ciascuno e vuole sfigurare il volto di ognuno per farne una maschera dura e indifferente, senza sentimenti di pietà, di simpatia, di solidarietà. È il demone della divisione il nemico, non il fratello, non la sorella. Assieme possiamo unire le forze per vincerlo e sconfiggere i sentimenti di inimicizia e avversità che esso ci ispira e suggerisce.
Convocate una riunione sacra. Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti” esorta il profeta Gioele, cioè ricreiamo la famiglia unita dei figli di Dio, di tutti quelli che riconoscono in lui il Padre comune, senza differenze né divisioni. Spendiamo con generosità i nostri talenti e capacità per dire a ciascuno, senza eccezioni, tu sei mio fratello, tu sei mia sorella, e quello che tu vivi non mi è indifferente. Ciò che tu soffri è il mio dolore, la bellezza dei doni che tu ricevi arricchiscono anche me, la tua lotta, le tue speranze sono anche le mie.
Se vivremo così saremo portati a riconoscere in Dio il Padre buono che ci ha radunati in un’unica famiglia perché solo così si può essere felici e si può vivere la pace.
Davanti alle immagini devastanti della guerra in Ukraina chiediamoci: cosa abbiamo fatto del dono della pace con cui siamo stati benedetti nella lunghezza degli ultimi 70 anni? Ne abbiamo fatto tesoro per tessere legami di fraternità con tutti, per eliminare le divisioni e le diseguaglianze che inevitabilmente portano dolore e odio, desiderio di rivalsa e ostilità reciproca? Abbiamo con riconoscenza accolto il dono della pace come una responsabilità nei confronti di quanti quella pace non la vivono per le condizioni miserevoli o di violenza in cui sono costretti a vivere?
O invece abbiamo pensato che era un nostro diritto vivere in pace, e orgogliosamente ne abbiamo fatto l’occasione per coltivare con arroganza e avidità il nostro interesse personale a discapito di quello di altri, soprattutto dei più deboli, degli indifesi? E non importa se questi ultimi sono estranei, non li conosciamo o vivono lontano da noi: essi sono i nostri fratelli e sorelle, i figli del nostro stesso Padre!
Fratelli e sorelle, questa Quaresima che oggi si apre sia occasione di operare una rivoluzione nel nostro modo di pensare di vivere. I venti di guerra ci sospingano l’uno accanto all’altro per riconoscerci tutti membri della stessa famiglia. La paura che proviamo ci spinga a vivere l’audacia dell’amore fraterno, l’unica forza che può vincere ogni timore. Non accettiamo più di vivere schiavi degli egoismi e delle chiusure, divisi dagli latri, pieni di giudizi e pensieri malevoli. Il mondo, i popoli tutti ci riconosca da come ci amiamo e riconosca nei tratti miti e umili del nostro volto i figli di un Padre comune buono e misericordioso, perché non avvenga mai più che “i popoli dicano: «Dov’è il loro Dio?»” Diveniamo trasparenti del suo amore e tutti quelli che ci vedono potranno riconoscere nei tratti del nostro volto quelli del Padre comune a tutti che ci invita, ancora una volta a stare con lui.
 
Salmo 22 - Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla.
 
In pascoli di erbe fresche
mi fa riposare,
l'anima mia ristora
alla limpida fonte.
 
 

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