giovedì 7 luglio 2022

XV domenica del tempo ordinario - Anno C - 10 luglio 2022

 



Dal libro del Deuteronomio 30, 10-14

Mosè parlò al popolo dicendo: «Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima. Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».

 

Salmo 18 - I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 1, 15-20

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;
tu hai parole di vita eterna.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 10, 25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo sentito Mosè, nella prima lettura dal libro del Deuteronomio, rivolgere al popolo un invito solenne: “Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge.”

Ma poi aggiunge un’altra notazione, forse immaginando che la sua gente obiettasse in cuor suo che i comandi e i decreti del Signore erano qualcosa non alla loro portata: “questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica”.

L’obiezione alla quale risponde Mosè è quella che spesso noi discepoli avanziamo nei confronti della Parola che riceviamo da Dio nelle sue Scritture: è una prospettiva, un modo di vedere le cose, delle indicazioni, un agire fuori dalla mia portata, è per gente speciale, per un mondo non come il nostro.

Già domenica scorsa abbiamo visto come Gesù inviando i 72 discepoli a preparare il suo arrivo in città e villaggi li esorta ad annunciare: “sappiate però che il regno di Dio è vicino” (Lc 10). L’Evangelista Marco mette sulla bocca di Gesù proprio all’inizio della sua predicazione lo stesso annuncio: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1). Affermare che il Regno è vicino è una preoccupazione costante di Gesù, ed è la stessa che risuona anche nelle parole di Mosè che abbiamo ascoltato.

Dio ci parla da vicino, ci parla di cose vicine a noi, ci propone di fare cose alla nostra portata, di cui ciascuno di noi è capace.

Mosè per esprimere questa vicinanza afferma che le parole di Dio sono “nella tua bocca e nel tuo cuore”. È strano, le parole le ascoltiamo, dunque dovrebbero essere innanzitutto nelle nostre orecchie, poi le dobbiamo comprendere, dunque dovrebbero essere nella nostra mente. Ma per Mosè la Scrittura diventa veramente Parola di Dio solo quando essa entra nel nostro cuore, perché è da lì che acquista quella forza di efficacia che ci permette di viverla. Finché la Parola di Dio è nelle nostre orecchie, nella nostra mente, nei ragionamenti e nelle convinzioni, essa è inefficace, spenta, morta.

Questo lo si vede bene nella parabola raccontata da Gesù nel Vangelo di Luca.

Tanto il Sacerdote che il Levita che il Samaritano sanno bene tutti e tre che nella Scrittura è prescritto il soccorso del debole e del ferito, tanto più in situazione di pericolo di vita. Tant’è che il brano è introdotto proprio dalle parole di un dottore della Legge che afferma: “Amerai … il prossimo tuo come te stesso” (Lv 19,18), e il profeta Geremia aveva detto: “liberate il derubato dalle mani dell'oppressore” (Ger 22,3), ecc... ma queste parole nei primi due personaggi della parabola erano rimaste inefficaci, perché erano nella mente ma non erano entrate nel loro cuore.

Il perché di questa differenza Gesù la spiega nella parabola. I primi due “videro e passarono oltre”, ma solo il terzo “vide e ne ebbe compassione”. Cioè solo il terzo è capace di far spazio dentro di sé al dolore dell’uomo mezzo morto che vede per strada, che è il significato letterale di “compatire”. Il cuore nei primi due è pieno di tante cose, dei loro incarichi e doveri, delle responsabilità sociali, religiose, familiari, ecc… Non sono cose sbagliate, ma il loro cuore non è abituato ad allargarsi per accogliere anche il dolore degli estranei. Anche il Samaritano avrà avuto le sue cose da fare, come tutti, come i primi due, ma il suo cuore è “elastico”, cioè capace di dilatarsi, quando necessario, per far spazio all’imprevisto del dolore altrui. Questa “elasticità” viene dall’accoglienza della Parola di Dio fin dentro il cuore, che non lo svuota ma lo rende più capiente, direi capace di allargarsi infinitamente.

Ma cosa vuol dire accogliere la Parola di Dio nel cuore?

Torniamo qui dunque all’annuncio del Signore: vuol dire credere che il Regno è vicino, è possibile. Che le parole del Vangelo che lo preparano sono realizzabili, che il modo di vivere che Gesù propone è possibile per me, oggi, qui, ed anzi è il migliore dei modi per vivere oggi, qui. Credere questo è la condizione per la quale le pareti del cuore si dilatano, raccolgono il dolore altrui, ne condividono le gioie, accettano le sfide, diventa un rifugio per chi non ha riparo, accoglienza per chi è solo, sfiduciato.

Quel cuore elastico ha fatto entrare dentro di sé l’uomo mezzo morto e diviene capace di trasformare anche il mondo attorno a sé: dello sconosciuto fa un fratello; del vino e dell’olio fa una medicina; dell’albergo un ospedale; dell’albergatore un alleato nella lotta contro il male; del proprio denaro una risorsa per la salvezza altrui. Il mondo non è più quello di prima.

Cari fratelli e care sorelle, alleniamo il nostro cuore a dilatarsi fino ad accogliere ogni persona che incontriamo, rendiamolo elastico con l’accoglienza della Parola di Dio e credendo che è possibile viverla. Il mondo attorno a noi non sarà più lo stesso e tutta la nostra vita parlerà di un Regno vicino che si fa presente in mezzo agli uomini.


Preghiere

O Signore Gesù, buon samaritano delle nostre vite, soccorrici quando lasciamo morire il nostro cuore dietro i muri dell’indifferenza e della freddezza. Insegnaci la compassione che tu per primo hai provato per noi e che abbatte ogni muro di divisione,

 Noi ti preghiamo

  

O Dio del cielo, ti ringraziamo perché hai attraversato i cieli per farci giungere la tua Parola e per renderla familiare alla nostra vita. Perdona la nostra durezza di cuore che l’allontana e la rende estranea.

 Noi ti preghiamo

 

Salva o Padre buono le nostre vite, spesso incapaci di compassione per chi sta male. Insegnaci a vivere con sensibilità e disponibilità e a fermarci accanto a chi è nel dolore.

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore per quanti in questo tempo soffrono per la guerra e il terrorismo. Per le vittime della violenza, per quanti sono uccisi, torturati, e feriti,

Noi ti preghiamo

 

Guida e proteggi il nostro papa Francesco, perché il suo annuncio di pace e riconciliazione raggiunga i cuori divisi e li convinca alla pace,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore per ciascuno di noi, perché in questo tempo di dispersione e distrazione non siamo concentrati su noi stessi, ma restiamo aperti e disponibili alla tua voce,

Noi ti preghiamo.

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