sabato 27 agosto 2022

XXII domenica del t5empo ordinario - Anno C - 28 agosto 2022




Dal libro del Siràcide 3, 19-21.30-31

Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male. Il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

 

Salmo 67 - Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.
I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Pioggia abbondante hai riversato, o Dio, +
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio. 

Dalla lettera agli Ebrei 12, 18-19.22-24

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore,
e imparate da me, che sono mite e umile di cuore.
Alleluia, alleluia alleluia.
  

Dal vangelo secondo Luca 14, 1. 7-14

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, Nel Vangelo appena ascoltato vediamo Gesù che partecipa ad un pranzo, probabilmente tenuto da quel personaggio importante proprio in suo onore. Gesù però, è un invitato un po’ speciale: non gli basta essere messo al centro dell’attenzione, cosa che avrebbe soddisfatto qualunque personaggio pubblico; lui non può fare a meno di notare come la gente a quel banchetto si comporta e ha pure la faccia tosta di dirlo apertamente: tutti cercano di avere i posti migliori, cioè quelli più vicini al padrone di casa, per ricevere un trattamento migliore, essere serviti prima e meglio, ma anche, lo intuiamo da come Gesù parla, per vedere riconosciuta da tutti la propria rilevanza sociale.

Certo, così come Gesù descrive la scena, con gli ospiti a sgomitare per sedersi davanti agli altri, la situazione ci appare ridicola. Noi non lo faremmo mai. Anzi piuttosto ci teniamo ad apparire defilati in queste situazioni sociali, a stare “al nostro posto” senza voler apparire eccessivamente.

Ma Gesù non parla solo di come si comportano gli ospiti, ma anche del padrone di casa. Eh sì, anche a lui Gesù ha qualcosa da dire: “Disse poi a colui che l’aveva invitato: Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.”

Ecco che qui le cose ci riguardano un po’ più da vicino. Sì, chiediamoci: chi sono quelli che invitiamo al banchetto della nostra vita? Cioè con chi ci fa piacere condividere i momenti di gioia e di serenità, chi vogliamo fare partecipi della nostra ospitalità, confidenza, amicizia? Chi sono, più in generale, quelli che frequentiamo più volentieri?

Beh la risposta è facile: “gli amici, i fratelli, i parenti, i ricchi vicini (cioè quelli che ci sembrano degni di più attenzioni e riguardi)”. Il perché lo capiamo bene: sono quelli con cui stiamo a nostro agio: con loro è più facile conversare perché abbiamo interessi e gusti in comune, sono quelli dai quali ci aspettiamo comprensione, confidenza, uno stare insieme senza ostacoli e imbarazzi, tutto fila liscio perché seguiamo le stesse regole sociali, abbiamo usi e costumi uguali. È quello che Gesù chiama: “il contraccambio”, cioè la risposta di cordialità, amichevole e serena che noi stessi siamo pronti a offrire loro.

Ma Gesù aggiunge: “Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi…” A noi questo non viene in mente, perché sono quelli più diversi da noi, che non hanno i nostri stessi gusti e interessi, hanno esigenze e bisogni diversi dai nostri, la presenza dei quali è essa stessa una domanda che ci interroga: “Tu cosa puoi fare per me?” I poveri creano imbarazzo perché la loro presenza mette in luce il nostro privilegio.

E noi, quando è l’ultima volta che abbiamo invitato al banchetto della nostra vita, cioè alla nostra confidenza, amicizia, convivialità i poveri?

A tale proposito vorrei raccontarvi quello che avviene regolarmente in questa nostra parrocchia ogni volta che si tiene un pranzo o un momento conviviale a cui partecipano persone in difficoltà (ad esempio la cena di Natale). Ebbene molti si offrono di dare una mano, ma al momento di dividersi i compiti pochissimi accettano volentieri di sedersi a tavola con loro, tutti vogliono portare il cibo a tavola o fare altri servizi, ma non stare fianco a fianco con un povero.

Questo perché i poveri ci mettono a disagio, come dicevo prima, li sentiamo estranei e troppo diversi, forse anche minacciosi in qualche modo.

Gesù conclude queste sue osservazioni affermando che chi sta a tavola con i poveri “sarà beato perché (i poveri) non hanno da ricambiarti” e perché “Riceverai la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”. Cioè, dice Gesù, chi non sta a suo agio con i poveri, chi non vive la confidenza con loro, chi non sente la bellezza di stare a tu per tu con loro, non sta a suo agio nemmeno con Gesù, nel banchetto del suo Regno, alla resurrezione dei giusti. Lo sentirà estraneo, lontano, un po’ invadente, capace di porre domande inopportune, insistente e poco educato, come giudichiamo per lo più i poveri quando li incontriamo.

Cari fratelli e care sorelle, forse noi non siamo come gli sgomitatori alla caccia di visibilità sociale della prima parte del brano del Vangelo, o almeno non tutti noi, ma tutti noi siamo molto selettivi nello scegliere chi invitare al banchetto della nostra vita, e a forza di scartare chi non ci sembra opportuno o conveniente o meritevole lasciamo fuori proprio Gesù che si confonde con i “poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi…” e non è un caso che Gesù usi l’immagine del banchetto per descrivere lo stare insieme ai poveri, perché non è un momento fugace e occasionale, ma un invito a stare a lungo in compagnia, e poi perché è occasione felice di allegria.

Gesù ci offre il tempo della nostra vita proprio per imparare a stare a nostro agio con lui che si fa presente nelle nostre giornate sotto le spoglie dei “poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi…” perché alla fine dei nostri giorni stiamo a nostro agio nel banchetto del cielo dove proprio “i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi…” sono gli ospiti d’onore, anzi i padroni di casa.

 


Preghiere  

O Signore Gesù aiutaci a non cercare di occupare tutta la nostra vita con noi stessi, le nostre preoccupazioni e affanni, ma di lasciare spazio alla tua Parola per ascoltarla e viverla,

Noi ti preghiamo

  

O Dio plasma le nostre esistenze a immagine tua, perché non prevalga in noi la ricerca del primo posto, ma sappiamo con umiltà e semplicità riconoscerci bisognosi del tuo aiuto ed essere pronti a voler bene a tutti, specialmente i poveri

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore Gesù per le vittime delle guerre, per chi è morto, per chi è ferito, per chi ha perso tutto e vede il futuro incerto e pieno di minacce. Sostieni quanti oggi sono nel dolore, dona loro speranza e fiducia nel tuo aiuto,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Signore quanti con generosità si dedicano al soccorso di chi è debole e indifeso. Perché il loro impegno a sostegno della vita sia un esempio per tutti,

Noi ti preghiamo

  

Ti invochiamo o Signore, proteggi e libera dal male gli ammalati, chi è anziano, senza casa, prigioniero, profugo e migrante, per chi è vittima degli odi e delle persecuzioni. Dona a tutti pace e salvezza,

Noi ti preghiamo

  

Benedici o Padre santo, la tua famiglia che si raduna attorno al Vangelo e all’Eucarestia, rendila vigilante nell’attesa della tua venuta. Ti preghiamo per il papa Francesco e per tutti i pastori del tuo gregge. Dona ad essi coraggio e speranza perché portino a tutti l’annuncio della salvezza che viene da te,

Noi ti preghiamo 

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