domenica 26 maggio 2024

Festa della SS.ma Trinità - anno B - 26 maggio 2024

  


Dal libro del Deuteronomio 4, 32-34. 39-40

Mosè parlò al popolo dicendo: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi? Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre». 

 

Salmo 32 - Beato il popolo scelto dal Signore.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Dalla
 parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 14-17

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!» Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. 

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo:
a Dio che è, che era e che viene.
Alleluia, alleluia alleluia.
 

Dal vangelo secondo Matteo 28, 16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.  Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io so­no con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato nella prima lettura dal libro del Deuteronomio le parole che Mosè riferisce al popolo da parte di Dio: “Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre.” Nel Vangelo invece abbiamo ascoltato queste parole di Gesù ai discepoli: “ecco, io so­no con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.” In entrambe i casi Dio ci dice che lui sarà con noi per sempre, fino alla fine del mondo. Ed oggi voi ragazzi che ricevete per la prima volta la Comunione lo vivrete in modo speciale. Il Signore che incontrate attraverso il suo Corpo e Sangue vuole restare con voi per sempre.

È una dimensione che noi facciamo fatica a fare nostra, perché i nostri sentimenti e i nostri rapporti sono temporanei e volubili. Che cosa altro nella nostra vita è per sempre?

La scelta di Dio per noi è definitiva, come tutte le scelte che si fondano sull’amore vero. Per Dio il bene una volta offerto è come un ponte gettato che unisce noi a lui e che Dio si preoccupa di rafforzare continuamente, di renderlo più solido. Con ciascuno di noi, dal momento del battesimo, Dio ha gettato un ponte, dalle fondamenta solide, resistente all’attacco del tempo e delle forze naturali.

Il ponte c’è, ma dobbiamo chiederci, chi lo attraversa?

Prima di tutto, e soprattutto, quel ponte lo attraversa Dio per primo, per venirci incontro, infatti abbiamo ascoltato: “il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro.” Dio corre da noi ogni momento, ogni volta che ne abbiamo bisogno, e oggi lo fa in modo del tutto speciale e concreto con questi nostri amici più piccoli che ricevono per la prima volta la Comunione. Dio ci raggiunge con il suo corpo e sangue per restare con noi sempre!

Ma Dio ci chiede di attraversarlo anche noi, per andare verso di lui.

A volte ce lo dimentichiamo che abbiamo un ponte aperto che ci mette in comunicazione diretta con lui.

Nel brano del Deuteronomio Mosè esprime tutto lo stupore per l’interesse di Dio per l’uomo: “vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?” Sono innumerevoli i segni del desiderio di Dio di incontrarci fin dall’inizio della storia. Addirittura è nato fra noi, gettando quel ponte mai visto prima che è la sua incarnazione. Ma poi, a partire dalla Pentecoste torna sempre da noi con la forza potente del suo Spirito, come abbiamo ricordato domenica scorsa. E infine torna ogni domenica parlandoci e offrendoci il suo stesso Corpo e Sangue come nutrimento spirituale e materiale.

Ma se Dio attraversa spesso il ponte per venire verso di noi, noi che cosa facciamo? Lo vediamo nel Vangelo di oggi. Gli apostoli, dopo aver saputo della resurrezione del Signore si recano nel luogo che lui aveva loro indicato per rincontrarlo, ma, dice Matteo: “Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.” Ancora dubitano! Non basta che sia morto in croce e che sia pure tornato vivo dalla morte perché vengano vinti i loro dubbi e compiano quel passo ulteriore che è la fede. Sì, è vero si prostrano, ma non si fidano di lui.

Cari fratelli e care sorelle, anche noi troppo spesso stiamo davanti al ponte che Dio ha gettato verso la nostra vita incerti sul da farsi. Troppi calcoli: fidarsi o non fidarsi? Andare verso l’altra sponda o restare fermi sulla nostra? Troppe paure ci bloccano, il ponte sembra farci allontanare eccessivamente da noi stessi, farci uscire dal mondo che conosciamo meglio verso l’ignoto. Questo blocco è ciò che ci impedisce di godere fino in fondo dell’amore di Dio e di gioirne a pieno. Ci fa intravedere un mondo diverso, una realtà nuova, senza però riuscire a viverla, ci fa restare sulla soglia come estranei, senza entrare nella festa che Dio prepara per i suoi figli.

È tempo di compiere il passo, e come bambini corriamo verso il padre che ci attende a braccia aperte, non siamo più paurosi e timidi, ma rendiamoci conte che siamo stati felicemente adottati a figli dal Padre.

Oggi in questa festa della Ss.ma Trinità vediamo come Dio Padre, Gesù e il suo Spirito agiscano incessantemente nella nostra vita per far sì che attraversiamo quel ponte per andare e per stare con lui. Come possiamo concretamente farlo?

Innanzitutto vincendo la paura che ci fa pensare che dei consigli del Vangelo ci si può fidare fino a un certo punto e che bisogna sempre fare la tara, smussare, depotenziare. “Ama il prossimo tuo come te stesso” significa “ama il prossimo tuo come te stesso”, e non “sii un po’ più gentile”. “Non uccidere” significa “non uccidere”, e non “vediamo caso per caso, l’autodifesa, la pena di morte, ecc…”. “Ero straniero e mi avete ospitato” significa “ero straniero e mi avete ospitato”, e non “se se lo merita, se non sono troppi, aiutiamoli a casa loro, ecc…” Attraversiamo quel ponte ogni volta che prendiamo una parola del Vangelo e la viviamo integralmente, cioè ci fidiamo che ci è stata detta per il nostro bene e che viverla ci rende felici.

Poi attraversiamo quel ponte ogni volta che partecipiamo con gioioso coinvolgimento alla Santa Liturgia e riceviamo il suo Corpo e Sangue, una sintesi dei gesti e delle parole che il Signore ci chiede di rivivere assieme. Essi sono un ponte gettato che noi possiamo ripercorrere fino a lui, rafforzati nelle nostre scelte dal Sacramento dell’Eucarestia che ci dona la grazia, cioè l’entusiasmo di stare con lui.

Avanziamo senza indugio e utilizziamo quel ponte che ci è stato donato con generosità e misericordia, scopriremo che veramente il Padre, suo Figlio Gesù e lo Spirito desiderano ardentemente restare con noi e che in ciò è la nostra gioia piena.

 

Preghiere 

  

O Santissima Trinità, insegnaci l’amore che ci unisce tutti come una famiglia di veri fratelli e sorelle, figli di un Padre buono.

Noi ti preghiamo

  

O Padre che sei nei cieli, aiutaci a venirti incontro attraversando il ponte di amore che costruisci verso di noi. Vinci la nostra incertezza a fidarci che seguendo il Vangelo troviamo la nostra felicità.

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù, Figlio del Padre, vieni in soccorso di tutti quelli che ti invocano, perché siamo guidati a conoscerti ed amarti con tutto il nostro cuore,

Noi ti preghiamo

  

O Spirito Santo, riempi la nostra vita cancellando ogni freddezza e timore. Aiutaci a vivere come figli di Dio, fratelli e sorelle di tutti gli uomini,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che sono colpiti dalla guerra e dalla violenza e vivono nel timore e nell’insicurezza. Consola chi è ferito, sostieni chi ha perso tutto e dona loro la possibilità di vivere nella pace,

Noi ti preghiamo

  

O Santissima Trinità fa’ che nessun uomo soffra per la povertà e l’abbandono. Sostieni chi soffre e consola chi è nel dolore, perché tutti siamo una sola famiglia,

Noi ti preghiamo.

  

Ti preghiamo o Padre per i ragazzi che oggi ricevono per la prima volta il tuo Corpo e Sangue. Fa’ che restino sempre con te e imparino a riconoscerti come un amico che sta loro vicino,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Padre del cielo le famiglie e gli amici che oggi circondano di affetto questi ragazzi. Fa’ che in loro sia sempre presente il tuo Spirito che rende vicini, dona gioia, realizza la pace vera,

Noi ti preghiamo

Festa della Pentecoste - Anno B - 19 maggio 2024

 


Dagli atti degli apostoli 2, 1-11

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

 

Salmo 103 - Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici
il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. 

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati 5, 16-25

Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la car­ne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Vieni, Santo Spirito, riempi i nostri cuori
accendi in essi il fuoco del tuo amore.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, la festa di oggi, Pentecoste, ricorda un evento che segnò una svolta decisiva nella storia degli apostoli e, attraverso di loro, di tutta l’umanità.

Infatti abbiamo più volte sottolineato nelle settimane scorse, a partire da Pasqua, come i discepoli di Gesù vivessero, dopo la sua resurrezione, senza credervi, come se lui fosse ancora morto e sepolto. Per loro era tutto finito e tornare alla vita di prima sembrava per essi l’unico destino possibile: ricominciare a fare il mestiere di pescatori, ritornarsene al paese natìo Emmaus, riprendere i ritmi della vita normale che avevano sempre fatto. Buon senso e realismo li spingevano verso questa direzione.

Come dargli torto, cosa avrebbero potuto fare? Senza Gesù, adesso, tutto sembrava impossibile, ogni ostacolo insormontabile, il modo di vivere di prima era divenuto all’improvviso, nel giro di poche ore, irrealizzabile.

È lo stesso buon senso e realismo che tutti noi oggi viviamo davanti alla realtà. Davanti al grande scenario del mondo, come le guerre, le grandi ingiustizie, i drammi, cosa possiamo fare? Ma anche a volte davanti al più limitato scenario della nostra vita quotidiana, come le situazioni bloccate, le piccole ingiustizie, l’ostinazione di certe persone a vivere male, o il nostro stesso peccato che si ripete sempre uguale e al quale non riusciamo a porre un argine. Cambiare tutto ciò appare impossibile, ogni alternativa impraticabile, meglio adattarsi e accettare le cose così come stanno. L’alternativa d’altronde quale sarebbe? Vivere nella frustrazione, nel senso di impotenza, sperimentare fallimenti, se non, addirittura, finire male. Meglio lasciare perdere prima di sbattere la testa e farsi male.

Possiamo ben dire che gli apostoli hanno imparato ben presto a parlare la lingua del “no!”: non è possibile, non sono capace, non basta quel che ho e che so, non si arriva a tutto, non si può rispondere a ogni domanda, non si può superare il limite, il confine, non è più come un tempo, ecc...

Abbiamo ascoltato nel brano del libro degli Atti che essi si trovavano tutti assieme in un luogo chiuso. Probabilmente questo essere insieme gli dava l’idea che ancora non avevano del tutto abbandonato la chiamata di Gesù ricevuta tempo addietro. Poi erano rimasti nel cenacolo, un luogo pieno di ricordi importanti di Gesù, potremmo dire come per noi oggi sono le chiese. Cosa potevano fare di più?

A volte anche noi pensiamo, come loro, che già facciamo quello che è possibile: resistiamo alla dispersione, restiamo qui fra di noi in chiesa, e questo in fondo è già molto rispetto all’indifferenza e la distanza di molti dalla fede.

I dodici però, e noi con loro, non si rendono conto che vivere così vuol dire accettare di vivere senza Gesù. Sotto una patina di normalità, di buon senso e di realismo si nasconde in realtà il grande vuoto di Gesù. Non c’è la sua vita, mai appagata e sempre desiderosa di un di più di amore, di libertà, di salvezza per tutti; non c’è la sua generosità, nello spendersi non con la misura piccola del possibile e del realismo, ma con l’ambizione larga del bisogno, a volte troppo grande, di chi si incontra; non c’è la sua misericordia che si sente attratta proprio lì dove il male è più forte e agisce con incredibile cattiveria, senza sfuggirlo spaventato.

Manca la vita di Gesù!  

Ma ecco che, a Pentecoste, quella vita di Gesù irrompe. Le porte del luogo dove si trovano sono chiuse, e allora scardina le finestre, soffia forte come un vento che scompiglia vite ben ordinate e composte, brucia come un fuoco che scioglie freddezze di anni, di generazioni, romba come il grido di tutti i disperati del mondo che chiedono amore, conforto, compagnia, aiuto, salvezza.

Lo Spirito Santo è la vita di Gesù che vuole trascinarci a vivere con lui e mai più senza di lui, con il grande vuoto della sua assenza. Gli effetti si vedono, li abbiamo ascoltati nella descrizione del libro degli Atti. Gli apostoli escono dal chiuso, vanno in mezzo alla gente, parlano a tutti e si fanno capire perché quello che dicono è quello che vivono, cioè la compagnia di Gesù, capiscono quello che le persone vivono, se ne lasciano coinvolgere e cercano risposte, propongono a tutti non se stessi, le proprie conoscenze limitate e soluzioni inefficaci, ma la vita con Gesù che allarga gli orizzonti, apre i cuori, spalanca gli occhi su mondi sconosciuti, rende intelligenti nel trovare soluzioni, insomma, in una parola, imparano a parlare la lingua del “sì!”

Lo Spirito santo ci insegna che la parola “no” ha un senso solo se rivolta al maligno che ci suggerisce di smettere di sognare e di pensare di più a noi stessi, mentre alle domande che pongono le persone possiamo sempre rispondere “sì!”, che non vuol dire avere le soluzioni a tutti i problemi, ma essere sempre disponibili a cercarle insieme, perché sì, io ti voglio bene e la tua vita mi sta a cuore.

Cari fratelli e care sorelle, lo Spirito irrompe oggi qui e in tutto il mondo, ma quante porte restano sbarrate! Quante finestre hanno vetri blindati e serrature anti scasso! Lo Spirito è forte e tenace, ma non può irrompere se non lasciamo almeno uno spiraglio aperto, la serratura senza doppia mandata.

Oggi solennemente Gesù ci chiede di lasciare entrare la sua vita in noi, con la forza dello Spirito che illumina, scalda e spinge in avanti, ci chiede di parlare la lingua del “sì!” e di colmare quel vuoto di amore, di misericordia, di speranza e di sogno che la sua assenza ha scavato nei nostri cuori.

 

Preghiere 

  

O Signore manda il tuo Spirito a scaldare i cuori e ad illuminare le menti, perché ci renda capaci di riempire il mondo del tuo amore,

Noi ti preghiamo

  

O Dio dona a tutti di lasciarsi ispirare da uno Spirito diverso da quello del mondo: spirito di amore e di pace, di perdono e di generosità, di condivisione e solidarietà,

Noi ti preghiamo

 

O Spirito di Dio riempi ogni luogo, anche quelli dimenticati da tutti, dove oggi c’è guerra, sofferenza, violenza e ingiustizia, perché ovunque regni il bene,

Noi ti preghiamo

  

Dona il tuo Spirito o Padre a tutti i tuoi discepoli, perché ovunque sono riuniti nel tuo nome siano testimoni della gioia del Vangelo di salvezza,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Dio quanti sono colpiti dalla forza del male, proteggili e salvali dalla morte. Fa che l’odio sia vinto dalla forza del perdono e della riconciliazione,

Noi ti preghiamo

  

o Signore tocca il cuore di coloro che sono indifferenti al bisogno dei fratelli. Fa’ che sperimentino la gioia di avere un cuore scaldato dallo Spirito e guidato dal tuo amore,  

Noi ti preghiamo.

 

Ti preghiamo o Dio per tutti quelli che nel mondo sopportano le conseguenze dalla crisi climatica e delle catastrofi naturali, come le alluvioni in Afganistan e Indonesia, la siccità nel Sahel e la carestia. Fa’ che trovino presto consolazione e una prospettiva di serenità,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Padre del cielo il nostro papa Francesco e quanti con lui annunciano il Vangelo nel mondo, specialmente coloro che sono perseguitati e ostacolati. Dai loro il coraggio e la forza dello Spirito santo,

Noi ti preghiamo

sabato 11 maggio 2024

Festa dell'Ascensione del Signore - Anno B - 12 maggio 2024

  


Dagli atti degli apostoli 1,1-11

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

 

Salmo 46 - Ascende il Signore tra canti di gioia.
Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio
tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini. 4, 1-13

Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Marco 16, 15-20

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il brano del Vangelo di Marco che abbiamo appena ascoltato conclude il Vangelo di Marco. Pochi passi prima aveva raccontato le vicende dei dodici dopo la resurrezione di Gesù. Inizia con il racconto della venuta delle donne al sepolcro il giorno dopo la sepoltura per prendersi cura del corpo del Signore. Esse vengono a sapere dell’evento straordinario della resurrezione, ma per paura non dicono niente a nessuno. Poi Gesù appare a Maria di Magdala, la quale lo dice agli undici, ma questi “udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.” (Mc 16,11). Di nuovo Gesù appare ai due discepoli che andavano verso Emmaus, i quali riportano agli apostoli  l’accaduto, “ma non credettero neppure a loro.” Finalmente Gesù appare di persona agli undici e “li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto.” Ecco che però, subito dopo questo rimprovero, egli affida loro la missione di annunciare il Vangelo al mondo intero: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.” 

Subito dopo queste parole Gesù ascende al cielo, come abbiamo ascoltato, e affida agli undici con Maria la grande responsabilità dell’annuncio della sua salvezza al mondo intero. Non possiamo non stupirci di come mai Gesù affidi un compito così arduo e impegnativo a gente così poco affidabile e impreparata? Come riusciva a sperare che ne fossero all’altezza?

In fondo la festa che celebriamo oggi ha un po’ il sapore dell’abbandono prematuro e ci ricorda il rimprovero che spesso noi facciamo a Dio di non prendersi abbastanza a cuore le vicende dell’umanità, lasciandola in balia della forza del male, come ad esempio la violenza e la guerra o le calamità naturali.

Questo paradosso evangelico, come capita spesso nelle pagine della Scrittura, ci comunica delle verità profonde. Innanzitutto che l’annuncio del Vangelo non è una cosa adatta solo a gente perfetta, ma è una responsabilità di tutti, anche di chi ha una fede incerta e in qualche modo non se ne sente capace. E questo è possibile perché, e questa è la seconda realtà significativa che il Vangelo di oggi ci comunica, la capacità non è una nostra dote, ma un dono che ci viene da Dio.

Spesso abbiamo l’idea che solo un esperto può parlare di fede, perché essa si comunica con la forza del ragionamento, con dimostrazioni e argomenti che richiedono una profonda cultura. Diceva un parroco del Nord Italia negli anni ’30, don Primo Mazzolari: “La Chiesa non è solo una meravigliosa organizzazione: essa porta Cristo al mondo soprattutto nella misura in cui Cristo vive nei suoi membri.” (La Parola che non passa, p. 276). Cioè, la forza evangelizzatrice e comunicativa di un cristiano non viene dalle sue abilità umane, fossero culturali od organizzative, ma dallo spazio che lascia nella sua vita a Cristo stesso, da come si lascia trasformare da Lui. E vivere così non è questione di cultura o di capacità personali, perché, al contrario, chi è convinto di saperne molto chiude il cuore a Cristo e non sente più il bisogno di lasciarsi trasmettere da lui la fede.

Infatti questa non è una scienza che si impara una volta per tutte, ma cresce e si trasforma assieme alla nostra vita. Il vero credente cioè non è colui che ritiene di aver raggiunto la perfezione, ma chi riconosce, proprio perché imperfetto, il proprio bisogno di restare legati a Dio e la necessità di dover progredire sempre nella fiducia in lui. Lo vediamo bene descritto nella parabola del padre misericordioso. Il giovane che torna dopo essersene andato lontano da casa veste un abito logoro e sporco, per le scelte sbagliate e la vita che ha fatto, ed è il padre che lo riveste degli abiti della festa e lo introduce nella gioia della famiglia. Così è per la nostra fede: anche noi, come il giovane figlio, ci allontaniamo dal Padre e prendiamo strade che portano al proprio male, la nostra fiducia in lui è limitata! Me se torniamo è il Padre che ci riveste dell’abito gioioso della fede che ci riconcilia con lui e con tutta la famiglia umana.

Infine, terzo punto, proprio questa realtà imperfetta della fede dei discepoli rivela come il Vangelo che essi annunceranno non è una sapienza che convince con argomenti e con ragioni di convenienza, non si vede dai risultati immediati, non promette sicurezza e conforto, ma è sapienza fatta soprattutto dell’irrompere paradossale e rivoluzionario dello Spirito nella storia di ciascuno, cioè le ragioni dell’amore, spesso assurde per il ragionamento umano. Annunciare il Vangelo allora non è cosa per chi desidera esibire le proprie capacità, ma diventa possibile se si dimostra a tutti che l’iniziativa dell’amore è di Dio e che noi non possiamo fare altro che darci da fare per rispondere con altrettanto amore.

È quanto dimostra la conclusione del Vangelo di oggi: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.” I discepoli, pur ancora così imperfetti nella loro fede, come Gesù li ha appena rimproverati di essere, accettano l’invito e divengono annunciatori del suo Vangelo, ma il “Signore agiva insieme con loro” rendendo le loro parole efficaci nel trasformare la realtà, così come solo l’amore di Dio, il suo Spirito Santo può e sa fare.

 

Preghiere 

 

O Signore Gesù resta sempre con noi, affinché vivendo il tuo amore diveniamo uniti in un unico corpo, come fratelli e sorelle figli di un unico Padre,

Noi ti preghiamo

  

Aiutaci o Dio a colmare quella distanza che troppo spesso ci separa da te vivendo con fiducia e fedeltà il vangelo,

Noi ti preghiamo

  

Manda presto o Dio il tuo Spirito a illuminare e scaldare i cuori, perché tu sia sempre compagno della nostra vita,

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Signore che ti riconosciamo ogni giorno vivo e presente nel mondo, dove il tuo nome è amato e invocato, dove l’amore dei fratelli li unisce, dove il tuo aiuto è concesso con abbondanza,

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Dio, fa’ che presto tutti gli uomini ascoltino l’annuncio del Vangelo, perché nessuno sia escluso dalla possibilità di conoscerti e amarti,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni, o Padre buono, tutti coloro che sono nel dolore: i malati, i sofferenti, i prigionieri, chi è senza casa e sostegno. Fa’ che il tuo amore li raggiunga presto,

Noi ti preghiamo.

 

Ti preghiamo o Dio, fa’ cessare la violenza che uccide e semina terrore. Ti preghiamo per le vittime delle guerre e del terrorismo, per i loro cari, per chi è oppresso dal dolore,

Noi ti preghiamo

  

Ti invochiamo o Dio manda il tuo Spirito nei nostri ragazzi che ricevono quest’anno il sacramento della Comunione e della Confermazione. Fa’ che il tuo amore caratterizzi in modo indelebile ogni loro azione e scelta per il resto della loro vita,

Noi ti preghiamo

  

O Signore che dal cielo guidi e proteggi le nostre vite, benedici e santifica le nostre famiglie. Fa che siano in ogni occasione un segno visibile del tuo amore,

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Signore che ciascuno di noi viviamo con gioia la missione che tu ci affidi di comunicare e testimoniare la bellezza di essere tuoi figli e discepoli.

Noi ti preghiamo


sabato 4 maggio 2024

VI domenica del tempo di Pasqua - Anno B - 5 maggio 2024

 


Dagli Atti degli Apostoli 10, 25-27. 34-35. 44-48

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati: anch’io sono un uomo!». Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto». Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con l’acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni. 

 

Salmo 97 - Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

 

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 4, 7-10

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. 

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Se uno mi ama e osserva la mia parola
il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 15, 9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo ascoltato oggi prosegue quello di domenica scorsa: Gesù continua a rivolgere ai suoi discepoli parole piene di amore, poco prima della sua passione. È un testamento attraverso il quale Gesù vuole consegnare ai suoi amici quanto di più importante ha.

Nelle parole subito precedenti, quelle che abbiamo ascoltato domenica scorsa, Gesù aveva descritto il legame stretto fra i discepoli e sé usando l’immagine dei tralci e la vite. Un legame vitale, senza del quale tutta la nostra esistenza perde senso e valore. Ora Gesù continua descrivendo in cosa consiste questo legame, cosa lo rende così forte e quale linfa scorre dal tronco al ramo: l’amore. Sì, non c’è altro legame che possa unirci a lui. Lo sappiamo bene, tanti possono essere i legami che ci uniscono alle persone: la paura, il senso del dovere, la convenienza, l’abitudine, ecc… ma tutti questi sono ben poca cosa davanti alla forza che unisce nel volersi bene.

Il ramo è generato dal tronco, prima come una piccola gemma, poi man mano come un ramo che si distende e si allarga e si carica di foglie e frutti, così anche noi suoi discepoli siamo generati da Gesù alla vita buona, e man mano siamo alimentati, aiutati a crescere, protetti, affinché possiamo espanderci e fruttificare. È Gesù che crea e rafforza il suo legame con noi, cioè è lui che ci ha scelto e ci vuole bene per primo, e continua a volercene in tutte le fasi della vita, mantenendo forte il suo legame con noi, continuando a riversare la linfa del suo amore, a sostenere i suoi rami perché si sviluppino e siano floridi. È lui per primo che prende l’impegno che non ci manchi mai nulla di ciò che è necessario e utile per vivere bene.

È facile però per un ramo grande, robusto e frondoso credere di essere autosufficiente, credersi una pianta che può vivere da se stessa, poiché in fondo non gli è mai mancato nulla per svilupparsi sempre di più. Così è facile per noi credere di non avere bisogno dell’amore di Gesù, di avere ormai le capacità, di saper fare da sé a vivere e a mantenersi forti e vitali, di sapersi già voler bene a sufficienza da se stessi, di saper già cosa vuol dire voler bene agli altri. Ma il ramo, se si stacca dal tronco muore, ci ricorda Gesù, e per questo oggi insiste di nuovo: “Rimanete nel mio amore” cioè continuate a farvi voler bene, a sentirmi vicino e pronto a sostenervi e guidarvi, attenti a non rifiutare le mie parole e il mio spirito che vi sono necessari per vivere bene; continuate a far scorrere dentro di voi la linfa del mio volervi bene, perché è il nutrimento che vi mantiene in vita!

Quando nel ramo la linfa scorre copiosa si vede: ha foglie verdi, frutti buoni da offrire agli altri, ma se il legame è debole e la linfa stenta o non passa più le foglie ingialliscono e cadono, i frutti sono piccoli e non giungono a maturazione. Questo lo si vede bene anche nella vita delle persone, e Gesù lo sa bene e per questo afferma: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.” Far scorrere dentro di noi il suo volerci bene ci rende felici, perché capaci di offrire agli altri il frutto maturo e buono dell’amore di Dio che ci attraversa. Staccarsi dal flusso del suo amore e non permettere che sia questo il nutrimento per la nostra vita ci rende più tristi o arrabbiati e aggressivi.

Il ramo non trattiene nulla per sé, ma usa il nutrimento ricevuto per produrre foglie e frutti, e in questo, afferma Gesù, sta la felicità, quella piena. E continua: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” È attraverso i frutti buoni che sappiamo produrre per gli altri che doniamo la vita che riceviamo da lui. Gesù ce lo ha mostrato: l’amore ricevuto dal Padre lo ha riversato su di noi volendoci bene fino in fondo, fino alla fine, fino a dare tutto se stesso.

Cari fratelli e care sorelle, come è possibile vivere questo? Ci chiediamo forse se ne saremo mai capaci, se non è troppo per noi?

Gesù lo sa, è normale per noi non sentirsi capaci di voler bene come lui, per questo egli conclude queste parole con l’invito a chiedere a lui la forza, le parole, le scelte, gli atteggiamenti e i sentimenti, e lui ci farà fare ciò che è bene per noi e per gli altri: “perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

Sì, chi vive il comando dell’amore per gli altri può confidare nell’aiuto di Dio che non ci lascia, non si dimentica e non è distratto, ma continua ad alimentarci con linfa buona, con le sue parole ricche di nutrimento buono e col suo corpo e sangue che fortifica la nostra vita.

 

Preghiere 

 

O Padre di eterna bontà che mandi il tuo Spirito su di noi, perdonaci quando non accogliamo il tuo amore con animo grato e pronti a restituirlo ai fratelli e alle sorelle,

Noi ti preghiamo

  

Signore Gesù che ti fai trovare da chi ti cerca, aiutaci nel cammino che ci porta verso di te. Sostienici quando ci sentiamo scoraggiati o tristi, rafforza chi è dubbioso e incerto.

Noi ti preghiamo

 

Padre buono, ti preghiamo per quanti non hanno ancora ascoltato l’annuncio del Vangelo. Fa’ che presto scoprano con gioia la bellezza di essere adottati da te come figli.

Noi ti preghiamo

  

Signore Gesù, fa’ che sappiamo testimoniare al mondo il tuo amore. Aiutaci a non essere freddi e insensibili, ma a farci vicini a tutti quelli che ne hanno bisogno manifestando così quanto tu vuoi loro bene.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore Gesù per il mondo intero. Dona presto ai suoi abitanti pace e sicurezza, placa le guerre e ispira sentimenti di riconciliazione e fraternità in tutti gli uomini.

Noi ti preghiamo

  

Gesù che sei stato profugo in Egitto quando la minaccia di morte pendeva sul tuo capo, proteggi quanti affrontano viaggi lunghi e pericolosi per sfuggire dalla violenza e dalla miseria. Fa’ che tutti trovino accoglienza.

Noi ti preghiamo.

 

Padre misericordioso ti preghiamo per la gioia e la salute di tutti gli uomini. Guarisci gli ammalati, consola gli afflitti, libera chi è schiavo dell’odio e del rancore.

Noi ti preghiamo

  

In attesa della pentecoste ti preghiamo oggi o Signore di donarci il tuo Spirito Santo perché i nostri cuori siano caldi e gli occhi aperti davanti al bisogno di amore di tanti.

Noi ti preghiamo