sabato 31 agosto 2024

XXII domenica del tempo ordinario - Anno B - 1 settembre 2024

 


Dal libro del Deuteronomio 4, 1-2. 6-8

Mose parlò al popolo dicendo: «Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?».

 

Salmo 14 - Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda.
Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.  

Dalla lettera di san Giacomo apostolo 1, 17-18. 21b-22.27

Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
il Padre ci ha generati per mezzo

della sua parola di verità,
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 7,1-8.14-15.21-23

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva ai suoi discepoli: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, in­ganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, Il libro del Deuteronomio ci mostra come Dio, nel momento in cui il suo popolo sta per entrare nella terra che ha preparato per lui, gli offre una legge, cioè il modello di un vivere umano e giusto, perché il nuovo capitolo della storia che si apriva iniziasse con un rinnovamento totale, anche interiore, nei rapporti fra gli uomini e con Dio. Egli dice: “Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo”. Egli sa infatti che quel modo di vivere che egli propone è il migliore e non si possono fare aggiustamenti e compromessi, e prosegue infatti dicendo: “Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”.” Tutti infatti, ritiene Dio, possono rendersi conto della saggezza e umanità di quel modo di vivere che la legge propone.

Spesso si ha l’idea della religione come un corpus di leggi da osservare: cose che è proibito fare, cose che è obbligatorio fare, e poi c’è tutto il campo di ciò che è indifferente, lasciato cioè all’aggiustarsi individuale. Questa idea è confermata dalla pretesa che contravvenire queste norme porti conseguenze negative, così come ottemperare ad esse ci rende in diritto di attenderci una ricompensa. Ma le parole che abbiamo ascoltato dicono qualcosa di diverso: la legge si impone da sé, per la sua evidente saggezza e bontà. Dio può sembrare un po’ ingenuo, infatti che legge è quella che non prevede punizioni e non minaccia castighi a chi contravviene ad essa? Come pretende Dio di riuscire ad imporre la sua volontà se non incute timore?

Ma Dio ama gli uomini, e ciò si manifesta nel grande rispetto e stima che ha per loro: sa che essi possono rendersi conto come la via del bene sia la migliore e come la vera punizione è quella che ci infliggiamo da noi stessi se la rifiutiamo per farci schiavi del male e prigionieri dell’iniquità, che porta sempre all’infelicità.

Eppure tante volte il modo di vivere proposto da Dio ci appare paradossale e quasi “contro natura”, e ci fidiamo così ciecamente di noi stessi e delle nostre “libere scelte”, e così poco di Dio e del modo di vivere che ci propone, che appare come un’imposizione esterna.

Nella Scrittura troviamo espresso il concetto opposto: il bene non è “per natura” in noi stessi, in ciò che ci appare più naturale e normale fare, ma piuttosto viene da Dio. Dice Giacomo: “ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi.” Cioè è da Dio che ci parla che noi possiamo apprendere il bene nostro e del mondo intero, e solo se mettiamo in pratica le sue parole possiamo sperare di trovare la felicità vera, cioè la salvezza. Altrimenti, afferma realisticamente Giacomo, siamo degli illusi, cioè crediamo vero ciò che non lo è.

Il maligno sa bene come siamo fatti e il suo agire infatti mira a solleticare i nostri istinti peggiori, facendoli sgorgare fuori con naturalezza. Come in una bottiglia di spumante, basta far uscire il tappo e il vino esce spumeggiante, così nell’uomo, basta rimuovere il freno che Dio vuole mettere ai sentimenti cattivi, ed ecco che il peggio prorompe fuori per propria forza, senza più argine. Pensiamo alla guerra. Basta togliere il tappo del concetto fondamentale che uccidere è sempre una cosa malvagia, ed ecco che sgorgano con naturalezza tutta una serie di idee e atteggiamenti che affermano che la guerra può essere giusta, anzi va sostenuta, e uccidere diventa un dettaglio che non conta, che produrre, vendere o donare armi vuol dire produrre, vendere o donare la morte di tanti nostri fratelli e sorelle.

Gesù incontra scribi e farisei, i più osservanti degli ebrei che ritenevano che obbedire alle leggi era sufficiente per salvarsi dal male. Ad essi Gesù dice: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. Gesù è ancora più radicale di Giacomo: tutto quello che può rovinare la vita dell’uomo ce l’abbiamo già dentro, e l’illusione di essere nel giusto esprimendo la “verità di sé” significa dare libero sfogo al male. È da fuori infatti, e cioè dalle parole e dall’esempio del Signore e dei santi, che noi possiamo contrastare i nostri istinti malvagi, e la vita cristiana sta proprio in questa lotta fra la propria naturale propensione e il modo di vivere che Dio ci insegna.

Quella che ci chiede Gesù è una vera e propria rivoluzione: non sono io il valore, il bene, il metro di giudizio, la verità, ma tutto ciò mi è donato da Dio, come un modo di vivere proposto. Esso ha la sua forza non nell’obbligo o nella minaccia di punizione, ma nella sua evidenza di bene, nella sua bellezza, semplice e vera che attrae e convince, se la guardiamo con un cuore libero da pregiudizi, paure, convenienze.

Cari fratelli e sorelle, il maligno comunica una sapienza che rende muta la legge di umanità e giustizia che Dio ci ha offerto. È nostro compito non lasciarci suggestionare o influenzare da questi cattivi e subdoli maestri. Non tolleriamo che affermazioni disumane e atteggiamenti ingiusti divengano normali solo perché tutti li ripetono con superficialità, magari urlandoli per imporli all’attenzione di tutti. Fratelli, non prendiamo mai per buono quello che fanno tutti, ma stiamo attenti e confidiamo solo in quello che Dio ci insegna attraverso la sua Parola e l’esempio di Gesù, perché non ci inganniamo e non affidiamo la nostra vita a ciò che non vale.

  

Preghiere 

 

O Signore ti ringraziamo perché ci doni la legge dell’amore come modello per essere tuoi figli, cioè veri uomini e vere donne. Fa’ che impariamo da te come vivere e non seguiamo l’insegnamento di questo mondo,

Noi ti preghiamo

  

Padre misericordioso, perdona il nostro orgoglio quando percorriamo i sentieri della vita seguendo il nostro istinto e le nostre abitudini. Fa’ che accorgendoci del nostro errore seguiamo i tuoi insegnamenti come figli grati e docili,

Noi ti preghiamo


Aiuta o Dio del cielo tutti coloro che cercano la vera vita e non la trovano nelle soddisfazioni facili di questo mondo. Indica a tutti il cammino che porta a te, unica vera e inesauribile fonte di vita piena,

Noi ti preghiamo

  

Accogli o Padre tutti coloro che sono morti per le guerre e la violenza in questo tempo. Li affidiamo a te che sei buono, e preghiamo perché la tua infinita misericordia conceda ai loro popoli di essere liberati per sempre da ogni traccia di odio fratricida,

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Signore Gesù, accompagna con la tua protezione tutti quelli che hanno bisogno di aiuto e consolazione: chi è nel dolore, chi è solo, chi dispera nella sua salvezza. Accogli l’invocazione del povero ed esaudiscila,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni, o Dio, il nostro papa Francesco in questo tempo difficile nel quale la forza del male vuole offuscarne la testimonianza evangelica. Fa’ che prevalga in ogni uomo il sincero desiderio di fare la tua volontà senza seguire le false suggestioni del maligno,

Noi ti preghiamo.

sabato 24 agosto 2024

XXI domenica del tempo ordinario - Anno B - 25 agosto 2024

 

 


Dal libro di Giosuè 24, 1-2.15-17.18b

In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».

 

Salmo 33 - Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.

Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.

Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.
Custodisce tutte le sue ossa:
neppure uno sarà spezzato.

Il male fa morire il malvagio
e chi odia il giusto sarà condannato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 21-32

Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Le tue parole, Signore

sono spirito e vita
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

 

Commento

Dopo aver moltiplicato pani e pesci per sfamare la folla che si era attardata per ascoltarlo, Gesù pronuncia quel lungo discorso sul “pane del cielo”, cioè il suo corpo e sangue come nutrimento che dà la vita eterna, che abbiamo ascoltato queste due ultime domeniche, e che nel Vangelo di oggi si conclude.

La gente che si era sfamata con il pane e il pesce offerto da Gesù ha difficoltà a credere alle parole con le quali egli cerca di andare oltre il suo gesto di misericordia di sfamarli in un momento di bisogno materiale, per offrire loro una salvezza che è la vita che non finisce. Questa salvezza, dice Gesù viene dal nutrirsi del suo corpo, di un pane cioè che, a differenza di quello moltiplicato, non è di questo mondo e non finisce con questo mondo.

Ma cosa vuol dirci il Signore con queste parole? Molti dei suoi ascoltatori non le capirono, nemmeno gli apostoli. Gli sembrava folle che parlasse del suo corpo come nutrimento.

Noi ormai non ci stupiamo più, siamo abituati, fin da piccoli, a sentir parlare del pane e vino eucaristico come corpo e sangue di Gesù, e a nutrirci di frequente con esso durante la Liturgia. Non ci scandalizziamo, ma forse, con l’abitudine, nemmeno ci rendiamo più conto veramente di quello che facciamo.

Noi sappiamo bene quanto il nutrimento influisca profondamente sulla crescita dell’uomo e sulla qualità della vita. Sappiamo che il cibo contiene nutrienti diversi e ciascuno aiuta una funzione dell’organismo. Sappiamo come le carenze di certi elementi provoca disfunzioni e malattie, anche molto gravi, come le carenze di vitamine o di iodio o di proteine, ecc…

Nutrirci del corpo e sangue di Cristo allora significa che anche la nostra crescita spirituale ha bisogno del nutrimento che lo sostenga, e che non può essere sostituito da altro cibo. Non basta un po’ di ottimismo o di buonumore per essere felici. Non basta essere un po’ bonari per essere buoni. Non basta un po’ di calma per vivere la pace vera. Non basta furbizia o esperienza per dare vero valore a ciò che conta nella vita. Bisogna nutrire il nostro spirito perché esso non deperisca e muoia.

Gesù dice questo a quella gente che aveva cominciato a seguirlo per l’entusiasmo di aver visto il pane e il pesce moltiplicato. Egli propone loro che non si accontentino di quel pane e pesce, ma si nutrano di lui stesso, cioè che facciano propria la sua stessa vita. È questo il passo ulteriore che il Signore propone a quella gente. In estrema sintesi Gesù dice: avete ricevuto i benefici di un mio miracolo, ora imparate da me a fare voi gli stessi miracoli di amore per gli altri. Questo è il grande passo in avanti che Gesù propone: da simpatizzanti e aderenti a un movimento a discepoli e figli suoi, capaci cioè di vivere quello che lui stesso vive.

Davanti a questa proposta molti preferiscono fare un passo indietro.

Perché finché Gesù parla di giustizia e di misericordia, di amore e di pace come ideali tutti sono d’accordo, ma quando Gesù spiega loro che tutto ciò si può e si deve realizzare divenendo disponibili a dare tutto se stesso, come Gesù stesso faceva, “Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui” dice sconsolato l’evangelista.

Reazione umana e comprensibile, ma non è anche la nostra? Non considerano, quei poveretti, che rifiutando di nutrirsi del corpo e sangue di Gesù rifiutano il tesoro inestimabile della loro salvezza per accontentarsi di una piccola esistenza senza grandi prospettive. Gesù glielo dice: “È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita.” Non è in gioco solo la propria tranquillità e benessere, ma è la vita stessa che è messa in gioco: se non si accoglie lo Spirito di un amore come quello di Gesù, resta solo la carne, cioè la vita così come è naturalmente, con le sue regole spietate, il conto del dare e dell’avere, la lotta per prevalere, il tentativo di tenersi a galla.

La Chiesa nella sua sapienza antica sa che è difficile credere all’eucarestia come ad un vero nutrimento, del quale avere fame e dal quale trarre giovamento. Per questo ha unito in un solo banchetto, la Liturgia, la possibilità di nutrirci ascoltando la Parola di Dio. Di nutrirci sperimentando l’unione in un popolo concreto di credenti del quale fare parte. Di nutrirci imparando a pregare, rivolgendoci a Dio come ad un Padre, reagendo alle “provocazioni” e domande della sua Parola. Ed infine a nutrirci del suo corpo e sangue eucaristico. Sono come tante pietanze di un unico banchetto, che coinvolgono il nostro corpo, la nostra mente, il cuore e i sensi, tutto il nostro essere perché il nostro modo di vivere divenga sempre più simile a quello di Gesù. 

È questo timore che spinge Pietro a rispondere a Gesù che, sconsolato, chiede anche ai dodici se vogliono andarsene anche loro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” Sì, Pietro non ha vergogna ad ammettere di essere impotente e senza risorse: dove troverò salvezza se mi separerò da te? Ammettiamo la nostra fragilità e il timore di perderci e presentiamoci anche noi davanti al Signore per quello che siamo, gente che ha solo le sue parole da ascoltare, il suo esempio da seguire e il suo corpo di cui nutrirsi per vivere una vita vera e piena, e non solo a metà.

 

 

Preghiere 

  

Signore, tu solo hai parole di vita eterna! Per questo aiutaci a non essere timorosi di incontrarti e a non aver paura di perdere qualcosa, ma fa che cerchiamo con tutte le nostre forze di essere tuoi discepoli,

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Signore Gesù che non restiamo mai a digiuno del tuo corpo che ci dà nutrimento. Fa’ che da esso traiamo la forza per vivere lo stesso tuo amore,

Noi ti preghiamo

 

Salva o Dio quanti sono nel dolore e nella disperazione: i malati e gli anziani, i senza casa e chi è colpito dalla violenza, quanti sono in viaggi pericolosi. Fa’ che trovino presto consolazione e risposta al loro bisogno,

Noi ti preghiamo

  

Guida e proteggi o Padre misericordioso quanti si fanno discepoli del Vangelo e lo annunciano con la loro vita. Sostieni quanti donano generosamente la loro vita perché il tuo nome sia conosciuto e amato ovunque nel mondo,

Noi ti preghiamo

 

Accoglici o Signore deboli e fragili come siamo, quando siamo spaventati dal Vangelo che ci sembra troppo difficile da vivere e siamo attratti dal vivere normale di questo mondo. Fa’ che scegliamo con decisione di restare con te,

Noi ti preghiamo

  

Aiuta, o Padre del cielo, i popoli che vivono in guerra a trovare vie di pace e consolazione. Fa’ che nessuno sia lasciato solo e senza difesa davanti all’aggressione dei violenti,

Noi ti preghiamo.

sabato 17 agosto 2024

XX domenica del tempo ordinario - Anno B - 18 agosto 2024

 


Dal libro dei Proverbi 9, 1-6

La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza».

 

Salmo 33/34 - Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,

sulla mia bocca sempre la sua lode.

Io mi glorio nel Signore:

i poveri ascoltino e si rallegrino.

 

Temete il Signore, suoi santi:

nulla manca a coloro che lo temono.

I leoni sono miseri e affamati,

ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

 

Venite, figli, ascoltatemi:

vi insegnerò il timore del Signore.

Chi è l’uomo che desidera la vita

e ama i giorni in cui vedere il bene?

 

Custodisci la lingua dal male,

le labbra da parole di menzogna.

Sta’ lontano dal male e fa’ il bene,

cerca e persegui la pace.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 15-20

Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

 

Alleluia, alleluia alleluia

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue,

dice il Signore, rimane in me e io in lui.

Alleluia, alleluia alleluia

 

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, l’apostolo Paolo scrivendo ai cristiani di Efeso li esorta ad evitare un senso sciatto e banale della loro vita. Egli dice: “fate buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore.” Fare buon uso del tempo è una necessità per contrastare la forza del male che vuole determinare l’orientamento della vita del mondo.

Invece spesso un senso di scontatezza non ci fa dare troppo valore a come usiamo il tempo. Non è indifferente! I giorni sono cattivi, come dice Paolo, se usiamo male il tempo che ci è dato o se lo sprechiamo per ciò che non vale. Paolo infatti non si preoccupa tanto di chissà quali delitti e nefandezze che i suoi discepoli di Efeso potessero commettere. Non è questo il problema che vuole evidenziare, visto che in altri casi prende di petto le colpe gravi che si concretizzano in seno ad altre comunità. No, il problema è il lasciar scorrere il tempo inutilmente. Paolo dice: “in modo sconsiderato”, cioè senza dargli il reale valore che ha. A questo atteggiamento contrappone invece il “fare la volontà del Signore.

A volte abbiamo l’idea che il tempo vuoto non conta, è neutro, come un foglio bianco che resta non scritto. Paolo ci restituisce invece il concetto che il tempo vuoto è tempo sprecato, il foglio non scritto risulta così irrimediabilmente inutile per il disprezzo che ne abbiamo avuto, per il consumo sconsiderato che facciamo di una risorsa preziosa. In sintesi Paolo si preoccupa non tanto del male che si compie ma del bene che non si realizza, dell’impegno che viene evitato, della lotta contro il male che viene trascurata, dando così modo ad esso di espandere il controllo sulla vita nostra e del mondo.

Allo stesso tempo l’Apostolo mette in guardia dalla smania, così diffusa anche ai nostri giorni, di riempire il tempo vuoto con una falsa enfasi su se stessi, con le fissazioni piccole  e grandi del nostro fare, con le soddisfazioni tratte da vacui successi o realizzazioni: “non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito.” Il tempo dunque viene sprecato non solo se lo si lascia trascorrere a vuoto, ma anche se lo si riempie affastellando emozioni, passioni e sensazioni forti, esaltazioni ubriache di sé. Ad esse è contrapposta la forza di amore e di bene che è lo Spirito di Dio che si manifesta nella benevolenza verso gli altri, nella cura e attenzione a chi ne ha più bisogno, nel costruire occasioni per condividere con tutti la pace del cuore, relazioni fraterne, desiderio di bene, “rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre dice Paolo, cioè sentendo il tempo del nostro vivere come un dono prezioso del Padre, e non come qualcosa di cui abbiamo diritto e che possiamo pertanto disprezzare nell’incuria o riempire a casaccio di cose ingombranti ed inutili.

Cari fratelli e care sorelle, il tempo della nostra vita nella scrittura spesso è simboleggiato come un banchetto. Abbiamo ascoltato nella prima lettura: “La sapienza … ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola.” La Sapienza, che è lo Spirito di Dio, invita tutti alla sua mensa: “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza.” A mensa si sta insieme, si gioisce non dell’esibizione dei propri successi ma della condivisione del cibo che ci è offerto gratuitamente e largamente. Non restiamo digiuni alla Mensa della Sapienza di Dio, scontrosi e desiderosi di gustare il proprio cibo preparato nella propria cucina solo per se stessi. È ben poca cosa rispetto alla ricchezza delle vivande offerte, è il misero pasto dell’egoista egocentrico.

La S. Liturgia a cui partecipiamo non a caso è anch’essa rappresentata come una Mensa, tavola imbandita dal Signore Gesù nella quale lui in persona ci offre di nutrirci della Parola di Dio e del suo corpo e sangue, della sua vita stessa. È vero, essa si svolge in un tempo limitato, ma è l’immagine di come il tempo della nostra intera vita possa essere speso per un bene non individuale ma comune, con la gratitudine di chi è invitato e non l’autosufficienza del fare da sé, godendo della moltiplicazione delle cose buone, se vengono condivise. Qui impariamo a gustare un cibo prezioso, come dice Gesù: “Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno.” Non accontentiamoci del mio pane personale preparato nella mia cucina individuale, con gli ingredienti che facilmente il supermercato delle emozioni e delle soddisfazioni personali ci offre, ma accettiamo il dono di un cibo che distoglie da sé, fa crescere la nostra Sapienza e ci dona una vita che non finisce.

 

Preghiere 

 

O Signore fa’ che non si esaurisca mai la nostra fame della tua Parola e che ce ne nutriamo tutti i giorni della nostra vita,

Noi ti preghiamo

  

O Padre del cielo, che doni la vera Sapienza che insegna a vivere e a non perderci su strade che non conducono a nulla, aiutaci a partecipare con gioia al banchetto che prepari ogni domenica nella comunità dei discepoli, tua dimora in mezzo a noi.

Noi ti preghiamo

 

O Gesù che sei vero pane di sapienza e vino di salvezza, donaci la fede semplice e concreta di saziarci col tuo copro e sangue per divenire eredi della vita che non finisce,

Noi ti preghiamo

  

Perdona o Dio il nostro attaccamento alla sapienza di questo mondo che ci affascina e ci rende schiavi. Fa’ che scegliamo per la libertà dei figli di Dio, discepoli dello Spirito che insegna la verità tutta intera.

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Padre del cielo tutti coloro che sono nel dolore e soffrono per la malattia, la guerra e l’abbandono. Suscita in ogni luogo fratelli e sorelle che con amore si facciano loro vicini e li sostengano,

Noi ti preghiamo

  

Dà forza o Padre a chi nel mondo ti proclama come la vera Sapienza che dà salvezza. Fa’ che riuniti attorno alla tavola dell’Eucarestia tutti gli uomini possano presto ritrovarsi assieme come membri di un’unica famiglia,

Noi ti preghiamo.

 

 

giovedì 15 agosto 2024

Festa dell'Assunzione di Maria - Anno B - 15 agostro 2024


 

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 11, 19a; 12, 1-6a.10ab

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

 

Salmo 44 - Risplende la Regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Dietro a lei le vergini, sue compagne, +
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 20-27°

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Maria è assunta in cielo;
esultano le schiere degli angeli.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 1, 39-56

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, la prima lettura dal libro dell’Apocalisse ci introduce alla festa di oggi descrivendo in termini grandiosi la nascita del Signore. Questo racconto è molto diverso dalla descrizione contenuta nei Vangeli. In essi tutto è umile e piccolo, tanto da passare inosservato ai più: due giovani sposi, l’inospitalità abituale della città, una stalla, la mancanza del superfluo e anche del necessario, i pastori. Piccoli fatti di piccola gente, piccola storia. L’Apocalisse invece narra con grandiosità lo stesso evento: una donna deve partorire un figlio, ma un drago vuole distruggerlo. La protezione di Dio salva però sia il bimbo che la madre, perché quel piccolo è destinato a divenire re della terra. In qualche modo l’Apocalisse ci insegna a guardare la storia apparentemente banale e ordinaria con uno sguardo diverso, che ne coglie sotto l’apparenza di piccolezza la grandezza della lotta fra bene e male, la decisività degli eventi apparentemente banali, e soprattutto la presenza di Dio che imprime alla storia un corso diverso. Sotto un velo di banalità si cela la grandiosità della storia, di ogni storia umana, perché è unica agli occhi di Dio e perché si inserisce nel quadro cosmico della perenne lotta fra bene e male.

Anche noi siamo abituati a vedere con occhi scontati la nostra storia, a giudicarla ininfluente e a credere che le scelte da fare riguardino solo il mio bene, tranquillità e benessere. Quanta fatica facciamo a cogliere anche nella nostra esistenza i segni della necessità di compiere scelte importanti, perché utili e necessarie nella prospettiva della lotta universale, cosmica, fra bene e male! Anche nella piccola storia della nostra piccola vita si cela il mistero di quella lotta alla quale Dio stesso prende parte, e l’incarnazione ne è appunto il momento più significativo. Anche noi possiamo essere decisivi e imporre una svolta alla storia. La vicenda di Maria narrata dal Vangelo torna a ricordarcelo in questa festa di oggi a lei dedicata. Anch’essa aveva una piccola storia fatta di piccole aspirazioni e piccole soddisfazioni, ma seppe cogliere l’occasione dell’incontro con l’angelo per accettare di guardare ad essa con occhi diversi, sotto quella luce di grandiosità che assume la vita di ognuno quando la guardiamo nella prospettiva di Dio. Impariamo anche noi ad assumere per la nostra vita lo sguardo di Dio, sogniamo il suo sogno, accogliamo il disegno di bene che lui concepisce, e niente più sarà banale, piccolo e senza significato.  

In questa prospettiva non è indifferente se noi accogliamo o respingiamo il fratello e la sorella, se aiutiamo o ignoriamo chi ha bisogno del nostro aiuto, se viviamo con gratuità o con una logica di guadagno e convenienza, se guardiamo al prossimo con ostilità o con simpatia, se preghiamo o se facciamo come se Dio non esistesse, ecc…     

Il Vangelo ascoltato ci mostra Maria subito dopo aver avuto l’annuncio che la sua vita piccola e umile se accoglie Dio diviene qualcosa di grande e decisivo. Scrive l’evangelista Luca che “Maria si alzò e andò in fretta.” Cosa spinge Maria ad affrettarsi? Ella fa essenzialmente due cose: Innalza la sua lode a Dio per quello che aveva fatto della sua vita, inserendola nella prospettiva della salvezza universale dell’umanità, e si mette a servire Elisabetta che aveva bisogno di aiuto. Ancora una volta una prospettiva grandiosa si concretizza poi in azioni umili e apparentemente secondarie, una piccola storia di semplici donne.

Ancora una volta la storia di Maria ci mostra che piccolo e grande nella prospettiva della fede hanno un significato diverso da quello che il mondo intende. Maria ha fretta non di raggiungere traguardi eclatanti ma di esprimere nel servizio la lode a Dio perché le ha aperto un orizzonte nuovo, le ha mostrato che servire immette la presenza di Dio dentro la storia e la modifica.

Sì, impariamo anche noi ad avere la fretta di Maria a cambiare il mondo servendo chi è debole e umile. La fretta significa disponibilità, entusiasmo, voglia di fare qualcosa di buono e di bello senza rimandare. Rimandare è il modo più semplice di dire no, perché maschera il rifiuto ma lo rende reale e sposso definitivo. Maria sceglie per il sì perché fa subito ciò che il Signore le suggerisce e ripete con la vita ciò che aveva detto con la bocca: “avvenga per me secondo la tua parola.”

  

Preghiere 

 

Ti ringraziamo o Padre del cielo per l’umile disponibilità di Maria che seppe farsi carico del bisogno di salvezza di tutta l’umanità e accolse in sé il Figlio di Dio. Dona anche a noi di essere strumento del tuo amore nella lotta contro il male,

Noi ti preghiamo

  

O Dio nostro Padre, proteggi la debolezza delle vite minacciate, offese e oppresse dalla forza del male. Fa’ che chi è piccolo e indifeso sia scampato da ogni male e goda della tua benedizione,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore Gesù perché apriamo il nostro sguardo sulla lotta fra il bene e il male che si combatte nel mondo. Rendici in essa tuoi alleati fedeli e generosi, capaci di scegliere, ogni volta, di essere dalla tua parte

Noi ti preghiamo

  

Scampa o Dio quanti sono minacciati dalla violenza della guerra e del terrorismo e vivono oppressi dal dolore. Liberaci tutti dalla radice di peccato che ci unisce in Adamo, per essere invece partecipi e operatori della vera pace portata da Cristo,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Dio il nostro papa Francesco nel suo impegno senza sosta per la predicazione del Vangelo e per la testimonianza del tuo amore. Fa’ che ciascuno di noi sia toccato dalle sue parole e dal suo esempio per vivere con autenticità evangelica,

Noi ti preghiamo

  

Guida e proteggi o Padre del cielo tutti  i tuoi figli che oggi nel mondo intero venerano e invocano la tua Madre come protettrice e guida. Fa’ che con la sua stessa umiltà e umanità sappiamo fare spazio a Cristo nelle nostre vite,

Noi ti preghiamo.

sabato 10 agosto 2024

XIX domenica el Tempo ordinario - Anno B - 11 agosto 2024


 
Dal primo libro dei Re 19, 4-8

In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

 

Salmo 33/34 - Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,

sulla mia bocca sempre la sua lode.

Io mi glorio nel Signore:

i poveri ascoltino e si rallegrino.

 

Magnificate con me il Signore,

esaltiamo insieme il suo nome.

Ho cercato il Signore: mi ha risposto

e da ogni mia paura mi ha liberato.

 

Guardate a lui e sarete raggianti,

i vostri volti non dovranno arrossire.

Questo povero grida e il Signore lo ascolta,

lo salva da tutte le sue angosce.

 

L’angelo del Signore si accampa

attorno a quelli che lo temono, e li libera.

Gustate e vedete com’è buono il Signore;

beato l’uomo che in lui si rifugia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 30 - 5, 2

Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 41’-51

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, nella prima lettura abbiamo incontrato il profeta Elia in fuga dalla persecuzione. Vogliono ucciderlo per la sua fedeltà al Signore, e per questo cerca riparo nel deserto.

La condizione di Elia in qualche modo richiama la condizione del discepolo in ogni tempo. Sempre quando una persona si impegna a seguire fedelmente la Parola di Dio mettendola in pratica incontra gli ostacoli, più o meno forti, che il mondo oppone. Il discepolo è quasi sempre controcorrente, estraneo alla cultura, portatore di una sensibilità e di un modo di agire che non risponde ai canoni ordinari.

È facile allora, in questa difficile situazione, sentirsi tentati di desiderare una vita più facile, nella quale basta farsi portare dalla corrente e aderire al modo di pensare di tutti. Elia esprime questo desiderio con l’espressione: “non essere migliore dei padri”, cioè essere come tutti. Il Signore però non lascia Elia da solo davanti alla tentazione e viene in suo soccorso. Lo sveglia dal torpore e gli offre da mangiare e da bere per sostenerlo in questa prova. E non una volta sola, ma Dio torna più volte perché sa che ne abbiamo bisogno sempre.

Quel cibo ce lo dice Gesù stesso cosa è: il suo corpo, la sua vita, l’amore di Gesù, le sue Parole. Nella preghiera nutrita di Vangelo ci sfamiamo e dissetiamo e diveniamo di nuovo forti nel desiderare di uscire dal torpore rassegnato e stanco per continuare il cammino verso una destinazione lontana ma possibile. Con la forza che gli ha dato il cibo del Signore Elia compie un viaggio di 40 giorni e 40 notti, che nella simbologia dei numeri vuole significare il tempo di tutta la vita, e giunge all’Oreb, il monte dell’incontro con Dio, della vita con lui.

Cari fratelli e care sorelle, non possiamo lasciare al caso il cammino della nostra vita, seguendo la guida dei falsi profeti dai quali Elia fugge. Essi promettono traguardi prestigiosi o più semplicemente poco faticosi, che non richiedono il lungo cammino di tutta una vita, per poi farci ritrovare rannicchiati nel deserto arido sotto una ginestra.

Ma se accettiamo di nutrirci del cibo sostanzioso che nella Mensa della liturgia ci è offerto, cioè la Parola di Dio e il suo Corpo e Sangue, ci accorgeremo che una meta più attraente ci attende, e un cammino che ci fa vivere una vita più vera e più piena.

L’apostolo Paolo propone questo itinerario ai cristiani di Efeso: “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi.” La via è indicata da Gesù, ed è il suo stesso modo di vivere, amando quelli che incontrava senza tenere la vita egoisticamente per se stesso, ma offrendola per il bene di tutti. Accogliamo dunque questo invito, Dio stesso ci offre il cibo e la bevanda che ce ne da la forza, vincendo la tentazione di restare fermi, rinchiusi nel nostro angolo, spaventati e rassegnati.


Preghiere 

  

O Signore Gesù ti ringraziamo per il dono della tua Parola che è un cibo buono e che sazia. Fa’ che ce ne nutriamo sempre con gratitudine,

Noi ti preghiamo

  

O Dio che hai mandato tuo Figlio nel mondo perché restasse sempre con noi, aiutaci ad accogliere con gioia ogni domenica il dono del suo Corpo e Sangue, nutrimento di salvezza e di vita eterna,

Noi ti preghiamo

 

O Dio, ti preghiamo per tutti quelli che si accontentano di cibi che non valgono e restano deboli, fragili ed impotenti davanti alla forza del male. Fa’ che tutti presto gustino il cibo buono che tu doni e se ne nutrano,

Noi ti preghiamo

  

Aiutaci o Padre buono a restare sempre con te e col Signore Gesù, amando le sue parole come qualcosa di prezioso. Fa’ che come figli umili e fedeli ci poniamo al tuo servizio,

Noi ti preghiamo

 

Consola o Signore Gesù tutti coloro che sono nel bisogno e soffrono in questo tempo di caldo e solitudine: Per gli anziani e i malati, i prigionieri, per chi è senza casa; aiutali e sostienili con la forza del tuo amore,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Dio il nostro papa Francesco e tutti quelli che annunciano e testimoniano il Vangelo in ogni parte del mondo. Dona loro di gustare il frutto del tuo amore per chi ancora non ti conosce,

Noi ti preghiamo.