sabato 19 ottobre 2024

XXIX domenica del tempo ordinario - Anno B - 20 ottobre 2024

 


Dal libro del profeta Isaia 53,10-11

Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità.

 Salmo 32 - Donaci, Signore, il tuo amore

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. 

Dalla lettera agli Ebrei 4, 14-16

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.  

 Alleluia, alleluia alleluia.

Il Figlio dell’uomo è venuto a servire
e dare la vita in riscatto per molti.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 10, 35-45

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo appena ascoltato un passo del Vangelo di Marco in cui si descrive una scena assai comune: Gesù che cammina attorniato dai dodici. È la “normalità” della vita del gruppo degli amici del Signore e rappresenta bene la vita dei discepoli: seguendo il Signore assieme ai fratelli e alle sorelle. L’uno e gli altri sono, nel Vangelo, i compagni inseparabili del discepolo, il quale solo eccezionalmente è descritto da solo o, al massimo, in coppia, come quando sono inviati a predicare nei villaggi. Il discepolo è, per definizione, colui che vive sempre nella compagnia del Signore e dei fratelli. È quello che sperimentiamo anche noi: il cristiano non può vivere lontano dalla compagnia del Signore, che si fa più concreta e reale proprio la domenica, da cui il “precetto” di partecipare alla Santa Liturgia, cioè il momento nel quale Gesù parla attraverso il Vangelo proclamato e si offre come nutrimento nel suo Corpo e Sangue che diventa la forza e il sostegno della nostra vita intera. E sempre la domenica sperimentiamo anche la compagni dei fratelli e delle sorelle: la Liturgia infatti è un evento comunitario, mai individuale, e la presenza degli altri si fa ancora più concreta e direi travolge il nostro isolamento e infrange la nostra solitudine.

Nel racconto dei Vangeli c’è un momento in cui i discepoli sono ciascuno da solo, senza il Signore e senza i fratelli e le sorelle: durante la Passione, e non è un caso che proprio quello è il momento del tradimento e della dispersione: tutti fuggono, ciascuno pensa a se stesso e a mettersi al riparo. Giuda è da solo a vendere Gesù e da solo va incontro a lui per consegnarlo ai soldati; Pietro da solo va nel cortile della casa del sommo sacerdote e rinnega Gesù per tre volte. Tommaso rimane incredulo perché era da solo, mentre gli altri che erano insieme incontrarono Gesù risorto nel cenacolo.

Questa deve essere anche la nostra esperienza: anche nella separazione “forzata” della quotidianità, quando siamo dispersi ciascuno per le proprie occupazioni, cerchiamo di vivere sempre assieme al Signore e ai fratelli, ricordiamone le parole, e facciamoci vicini a quanti incontriamo, restiamo con loro nell’affetto e nella preoccupazione.

Camminando con i dodici, come avviene durante la Messa, Gesù parla, ed è il momento in cui l’intimità che si realizza gli consente di rivolgersi ai suoi a cuore aperto e di manifestare i suoi sentimenti più profondi. In questo clima, come ci racconta l’evangelista Marco nei versetti appena precedenti il brano che abbiamo ascoltato oggi, Gesù confida il destino che lo attende a Gerusalemme: persecuzione, arresto, morte e infine, dopo tre giorni, la resurrezione. Davanti a questo squarcio sul futuro che attende Gesù, Giacomo e Giovanni fanno a Gesù una richiesta: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra.” È una domanda ambigua e piena di insidie. Infatti da un lato manifesta il loro attaccamento al Signore, tanto da voler essere quelli che, in futuro, gli staranno più vicini, dall’altro però manifestano l’ambizione di primeggiare sugli altri e di garantirsi una posizione di privilegio.

Gesù davanti a questa richiesta non si scandalizza eccessivamente. Non reagisce come davanti a Pietro che gli aveva detto di non pensare nemmeno a cose così tragiche, al quale dice: “Vai dietro a me, Satana!” In qualche modo Gesù sembra apprezzare che Giacomo e Giovanni ambiscano a restargli per sempre vicino, nella gloria, ma nega che ciò possa realizzarsi attraverso quella che i due intendono come la concessione di un privilegio per i pretesi propri meriti. Piuttosto spiega come ciò possa realizzarsi, e cioè esclusivamente passando attraverso “il calice” e “il battesimo” che lui stesso sta per accogliere, cioè il dono di tutto se stesso.

In secondo luogo Gesù precisa che non è sbagliato voler stare nel posto più vicino a lui, ma questo significa farsi ultimi, umili servitori degli altri, perché è lì che lui si trova: “chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”, cioè esattamente come ha fatto lui: “il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire.” Vivere nel servizio degli altri, ecco il modo di restare per sempre vicini al Signore, facendosi imitatori di lui, tanto da divenire uguali a lui, pur in tempi, situazioni e modi diversi. È la storia della santità che ha visto in ogni luogo e in ogni tempo una folla di uomini e donne vivere così e, in questo modo, ritrovarsi nella gloria accanto al Signore Gesù, come noi li pensiamo.

Cari fratelli e care sorelle, come è facile anche per noi sentirci i primi, i più grandi, facendo il confronto con gli altri, i loro peccati ed errori, vantando meriti da premiare. Ma non dimentichiamo mai che il modello con cui confrontarsi è il Signore. Lui dobbiamo guardare ed imitare, non accontentandosi di non essere proprio i peggiori, bisogna piuttosto assumere il suo modo di vivere, a costo di faticare e subire insuccessi, essere giudicati male o anche ostacolati, restare delusi o doversi umiliare pur di servire gli altri, specialmente i più piccoli.

 

Preghiere 

  

O Signore Gesù donaci un cuore pieno di compassione per te che vai a morire e per ogni uomo e donna che si trova nel dolore, perché vincendo la paura e l’istinto di fuggire saremo rivestiti della forza della tua resurrezione,

Noi ti preghiamo

  

Aiutaci o Signore Gesù a restarti vicino e a non allontanarci mai da te. Fa’ che non vincano nel nostro cuore le preoccupazioni per noi stessi che chiudono il cuore all’ascolto del Vangelo,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio perché riconosciamo nella storia i segni potenti del tuo amore e proclamiamo con le parole e la vita la potenza irresistibile della tua resurrezione,

Noi ti preghiamo

  

Vinci o Padre misericordioso i legacci che tengono avvinti i cuori di chi è nel peccato e collabora con il male. Fa’ che, liberi dalla schiavitù, tutti noi possiamo divenire operatori di bene e costruttori di pace,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Signore Gesù coloro che sono minacciati dalla violenza e dalla guerra. Fa’ tacere le armi e concedi a tutti di vivere in un mondo di pace,

Noi ti preghiamo

  

Guarisci, o Dio medico buono, le malattie del corpo e della mente che colpiscono i nostri fratelli e sorelle. Dona a tutti i malati guarigione, sollievo nel dolore e consolazione, apri i loro cuori alla speranza,

Noi ti preghiamo.


 

Dona forza e coraggio a chi annuncia e testimonia il vangelo. Per tutti i cristiani dal cuore tiepido e le mani chiuse, perché il tuo santo Spirito li scaldi e li apra al tuo amore,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore per papa Francesco e tutti i pastori della chiesa, perché siano testimoni fedeli e annunciatori audaci del tuo vangelo di pace e misericordia nel mondo intero,

Noi ti preghiamo

sabato 12 ottobre 2024

XXVIII domenica del tempo ordinario - Anno B - 13 ottobre 2024

 


 Dal libro della Sapienza 7, 7-11

Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento. L’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.

 

Salmo 89 - Saziaci, Signore, con il tuo amore

Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male.

Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: +
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.

Dalla lettera agli Ebrei 4, 12-13

La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 10, 17-30

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, un uomo corre incontro a Gesù e gli si getta in ginocchio davanti. Nei racconti evangelici questa è una scena comune, tante persone hanno chiesto aiuto per sé o per i propri cari in questo stesso modo. In questo caso però la richiesta di quella persona è diversa. Non è malato né ha parenti indemoniati o bisognosi di essere liberati da una grave infermità, ma ugualmente sente un bisogno di salvezza per la propria vita. Chiede una vita più piena di senso, proprio lui che nel brano parallelo di Matteo viene descritto come un giovane ricco. Gioventù, salute e ricchezza non gli garantiscono la felicità, la pace del cuore, il senso della vita.

In questo uomo possiamo identificare tanti giovani di oggi, ai quali una condizione di generale benessere, di pace e di sicurezza non offre risposte alla ricerca di senso della vita. Diversi fenomeni sociali ne sono una riprova: l’uso di stupefacenti e alcool, la fuga da scelte che impegnano responsabilmente, come la famiglia, la ricerca di esperienze “estreme”, le sfide pericolose, come la velocità, gli sport estremi, la violenza, ecc…, un abuso dei social compulsivo, ossessionante ed estraniante dalla realtà.

La vita appare loro come un contenitore sempre vuoto di felicità e affannosamente lo si cerca di riempire, ma non si sa con che cosa.

Lo stesso problema pone quell’uomo a Gesù gettandoglisi in ginocchio davanti.

La prima cosa che notiamo è la reazione di Gesù: “Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse…” Gesù si ferma, cioè non passa oltre, e gli vuole bene, e gli fa una proposta concreta. Spesso invece il nostro modo di giudicare coloro che dimostrano un forte disagio, fino all’estremo di compiere gesti folli, è il disprezzo. Giudichiamo i giovani irresponsabili, immaturi, devianti, e il giudizio spesso criminalizzante è un modo per prendere le distanze, non voler bene e non perdere tempo a cercare soluzioni concrete, esattamente il contrario di quello che fece Gesù.

Il Signore gli parla lungamente, perde tempo con lui. Le prime parole sono per capire che tipo di vita il giovane faccia. Diremmo oggi se la sua vita è dissoluta, viziosa, malvagia. Ma il giovane rassicura Gesù: non fa niente di male, anzi, segue scrupolosamente le regole di una vita onesta e religiosa, eppure questo non basta a farlo sentire felice. E in effetti non sono i cosiddetti “valori” a rendere la vita piena di senso. Non basta essere onesti, corretti, giudiziosi, lavoratori, ecc… questo è come dire “il minimo”, non fare niente di male per sé e per gli altri.

A questo punto Gesù gli apre un orizzonte nuovo, quello che il mondo, il senso comune non sa immaginare. Non basta non fare niente di male, c’è bisogno di fare il bene per essere felici. Le parole di Gesù delineano un itinerario: spendere del proprio, capacità, risorse, tempo, per il bene degli altri, partendo non da quelli che sono più simili a me o con i quali mi trovo bene, ma con quelli che ne hanno più bisogno. Questa è la porta, prosegue Gesù, che fa entrare in un rapporto intimo con lui, farsi come un discepolo, un figlio, uno che segue da vicino il Signore sulla strada che porta alla vita piena, e non come uno spettatore distratto.

È un programma ambizioso e audace, ma è l’unico, dice Gesù, che riempie il vuoto della vita con un contenuto duraturo e traboccante.

Care sorelle e cari fratelli, davanti a questa prospettiva la reazione naturale è lo sgomento. Davvero non basta non far niente di male nella vita? Davvero non basta far propri i tanto decantati “valori” di onestà, correttezza, laboriosità, ecc…? Ed infatti quel giovane nonostante abbia implorato in ginocchio Gesù di dirgli cosa poteva fare per essere felice pienamente, poi non seguì il suo consiglio, e se ne andò triste. La scelta nel suo caso non era fra la vita e la morte, ma fra una vita felice e una vita triste.

È la stessa scelta che viene proposta a noi dal Vangelo di oggi, a ciascun uomo e donna del nostro mondo occidentale benestante e in pace da tantissimi anni. Siamo disposti a desiderare e costruire una vita piena di senso, traboccante e felice, seguendo l’invito di Gesù a farsi suoi discepoli ed imitatori, o ci accontentiamo di una normalità  che ci lascia la coscienza a posto e la tristezza nel cuore?

La via c’è, Gesù la indica e la percorre lui per primo assieme agli apostoli, lasciamoci attrarre dall’audacia di un programma ambizioso vincendo la paura che ci fa accontentare di poco.

 

Preghiere 

 

O Padre di eterna bontà, ascolta l’invocazione dei tuoi figli che cercano con fiducia la vita vera. Dona a ciascuno di noi la possibilità di vivere fin da ora la gioia moltiplicata dal tuo amore e, nel tempo che verrà, la vita eterna.

Noi ti preghiamo

  

Signore Gesù fa’ che cerchiamo il senso della nostra esistenza nel vivere cercando il bene degli altri. Come tu stesso hai fatto con noi, fa’ che le nostre risorse e talenti siano usati per il bene di tutti.

Noi ti preghiamo

 

O Gesù amico degli uomini, vieni in nostro aiuto quando siamo tristi e sfiduciati, torna a parlarci, perché rafforzati dal tuo esempio sappiamo aprirci agli altri e confidare in Dio.

Noi ti preghiamo

  

Signore misericordioso perdonaci per quando chiudiamo il cuore e le mani al fratello. Fa’ che non viviamo tristi e preoccupati solo di noi stessi, ma sappiamo donare agli altri per ricevere il centuplo fin da ora e la vita eterna in futuro.

Noi ti preghiamo

 

Padre del cielo accogli le invocazioni di aiuto di tutti coloro che vivono nella guerra. Aiuta i malati, i sofferenti e i poveri, perché ottengano pace, consolazione e sostegno.

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio buono per tutti quelli che sono in ricerca: per gli incerti, i dubbiosi, per chi non trova la strada da percorrere per la propria vita. Fa che nel loro cammino incontrino te e accogliendo l’invito del Vangelo seguano il tuo esempio e ottengano la vera vita.

Noi ti preghiamo.


Dio misericordioso sostieni tutti coloro che si affaticano per il vangelo, gli annunciatori della buona novella, chi vive la pace. Sostieni gli sforzi degli uomini di buona volontà che cercano il bene, ovunque nel mondo.

Noi ti preghiamo

  

O Padre del cielo ti preghiamo per questa nostra città, perché sia accogliente con chi ha bisogno, attenta a chi soffre, umana con tutti. Rendi ciascuno di noi fin da ora cittadini del regno di pace e giustizia che tu prepari per gli uomini.

Noi ti preghiamo

sabato 5 ottobre 2024

XXVII domenica del tempo ordinario - Anno B - 6 ottobre 2024

 



Dal libro della Genesi 2, 18-24

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno de­gli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta». Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.

 

Salmo 127 - Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su Israele! 

Dalla lettera agli Ebrei 2, 9-11

Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti. Conveniva infatti che Dio - per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria - rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza. Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Se ci amiamo gli uni gli altri,
Dio rimane in noi e l’amore è perfetto
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Marco 10, 2-16

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione (Dio) li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.  

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, la liturgia di oggi ci fa incontrare Gesù mentre un gruppo di farisei gli fanno domande su come devono essere gestiti i rapporti umani. Lo fanno a partire dal caso del matrimonio e della possibilità che dava la legge di Mosè di ripudiare la propria moglie. Dietro quella domanda, fatta per mettere in difficoltà Gesù, si legge una certa idea dei rapporti umani, e quindi anche di quelli coniugali, che anche oggi è molto diffusa. È l’idea che un rapporto se non risponde più al nostro desiderio di soddisfazioni perde ogni significato. Non conta più la storia vissuta in comune, le realtà che ha determinato o fatto nascere, le altre persone coinvolte. È un modello consumistico applicato alle relazioni: quello che non mi serve più lo getto via, così compro un’altra cosa che ora mi dà più soddisfazione, poi domani si vedrà. Il rapporto, si pensa, vale per quello che serve a me, quindi, se non mi serve più che me ne faccio? Diventa un peso inutile, che mi impedisce la libertà di passare ad altri rapporti che sul momento mi sembrano più attraenti. Ed ecco allora che l’interesse di quei farisei si concentra su quali norme possono liberare l’uomo da questi obblighi e fornire una via di uscita, come ad esempio l’atto di ripudio della moglie.

La risposta di Gesù a questa domanda, così attuale, si compone di due parti. Prima infatti afferma come il rapporto coniugale, analogamente a ogni rapporto umano, nasce dalla constatazione originaria di Dio al momento della creazione che “non è buono che l’uomo sia da solo”. È questa l’idea fondamentale di uomo sulla quale si fonda la concezione cristiana dei rapporti umani. Essi cioè si basano sulla natura stessa dell’uomo che se è da solo non è pienamente umano, rimane privo di una parte importante: gli altri. L’uomo, dice Dio, è pienamente tale solo nell’essere con altri, nell’avere assieme a sé altri uomini e donne che lo completano. Per questo nella natura umana come Dio l’ha creata è scritto anche il rapporto coniugale, come l’unione intima di un uomo e una donna nel matrimonio. Dio chiama quella parte “mancante” di sé “un aiuto” perché permette che non prevalga la tentazione malvagia di fare a meno degli altri.

Accanto a questa spiegazione teorica, Gesù compie anche un gesto esemplificatore. Alcuni bambini gli si avvicinano, in quel gesto ingenuo e spontaneo possiamo leggere l’innato desiderio dell’essere umano di stare con gli altri, senza essere spinti da calcoli di convenienza. Ma intervengono i discepoli e vogliono allontanare quei piccoli con argomenti di opportunità: danno fastidio, sono antipatici, fanno perdere tempo, ecc…, essi vorrebbero impedire quell’ingenuo correre di bambini verso Gesù.

Il Signore rimprovera i discepoli, perché con quel loro modo di fare confermano quella mentalità mondana a cui facevo cenno, cioè che il rapporto con altri ha senso e valore solo quando mi serve o mi conviene, se non è d’impaccio. I bambini certamente non portano nessun guadagno e possono essere facilmente considerati un inutile fastidio. Gesù insiste: non allontanate nessuno, a partire da quelli che non contano niente come i bambini, perché in quel loro spontaneo “andare incontro” agli altri c’è il segreto della natura umana a cui tutti dobbiamo assomigliare.

Davanti a queste parole e gesti di Gesù potremmo dire che esse sono belle, ma nella realtà agisce la forza del male che divide gli uomini e li mette gli uni contro gli altri. Tutti ne abbiamo fatto esperienza, a volte anche dolorosamente. Come contrastare questa forza?

Gesù ne parla, affermando che esiste una forza più forte della divisione ed è forza di unione: il perdono. Sì, quello che comunemente si considera un gesto di debolezza, è in realtà una grande forza. Il perdono infatti crea un legame proprio dove il male ha provocato una frattura. Il perdono non significa dimenticare e fare finta di niente, ma assumersi la responsabilità di combattere il male quando questo si fa presente nella vita di un altro e siamo noi a subirne le conseguenze. È questa la grandezza del perdono, perché ci rende capaci di farci carico di un impegno che, apparentemente, non ci spetta, ma che può avere la forza dirompente di liberazione per l’altro ma anche per noi. Subire un torto infatti, spesso significa coltivare desiderio di rivalsa, antipatia, odio, fino a giungere a sentirci giustificati anche noi a comportarci in modo ingiusto. Perdonare significa combattere con le armi del bene perché sia sradicata la radice del male dal cuore del fratello, e così facendo, la sradichiamo anche dal nostro.

Ecco allora la grande forza che Dio ci affida perché la divisione dagli altri, amici parenti o coniugi che siano, non venga accettata con fatalismo come un destino ineluttabile o come normale espressione dell’animo umano. È una sfida che dobbiamo far nostra.

A questo proposito oggi vogliamo ricordare una persona cara alla nostra terra e chiesa: S. Francesco di Assisi, del quale venerdì abbiamo celebrato la festa. Egli iniziò la sua esperienza di fede proprio partendo dalla coscienza del proprio peccato e dalla necessità di ricevere e offrire il perdono. Il suo movimento infatti entrò a far parte del più vasto fenomeno dei “penitenti”, cioè di quei cristiani che facevano del riconoscimento del proprio peccato e della richiesta di perdono la chiave del proprio vivere cristiano.

I primi compagni di Francesco si presentano come uomini felici di vivere il vangelo e, proprio per questo, suscitavano in chi li incontrava una domanda di cambiamento di vita.

Francesco, uomo pronto a riconoscersi bisognoso del perdono, ci insegna che chi non sa perdonare gli altri chi non conosce il pentimento per il proprio peccato.

Dio vuole la salvezza di ciascuno, perciò ci invita a riconoscere il nostro peccato, a chiederne umilmente perdono e a prendersi la responsabilità, paradossalmente, anche del male che si manifesta negli altri.

  

Preghiere 

  

O Signore Gesù, aiutaci a legare la nostra vita ai fratelli e alle sorelle con il vincolo dell’amore invincibile della tua carità. Fa’ che nulla possa dividerci e allontanare dagli altri,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni e rafforza o Dio del cielo l’amore che lega le famiglie, uniscile nel tuo nome da una generosità reciproca e dall’affetto che vince ogni male,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù che dalla croce hai perdonato chi ti stava uccidendo, raduna anche noi ai tuoi piedi perché diveniamo la famiglia indissolubile dei tuoi figli,

Noi ti preghiamo

  

Solleva, o Padre buono, ogni uomo che ti invoca dal peso del suo peccato, perché ciascuno sia liberato dal male che lo divide da tutti e sia riaccolto con affetto nella famiglia dei tuoi figli,

Noi ti preghiamo

 

Guarda con amore o Dio tutti coloro che sono colpiti dalla povertà, dall’incertezza del futuro e dalla precarietà dei mezzi di sussistenza. Apri alla speranza i cuori sfiduciati e fa’ che ciascuno abbia l’opportunità di un futuro migliore,

Noi ti preghiamo

  

Libera dal male o Signore tutti quelli che sono schiacciati dalla malattina e dal dolore. Dona guarigione, pace e salvezza al mondo intero,

Noi ti preghiamo.

 

O Signore benedici il lavoro di chi vive e testimonia la forza del tuo amore, come il nostro papa Francesco. Fa’ che grazie al loro impegno vinca sempre nel mondo il bene sul male.

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Padre buono chi si affatica per l’annuncio del Vangelo, chi serve i poveri, chi opera per la pace e la giustizia. Dona ad essi il coraggio dell’amore e la forza del perdono,

Noi ti preghiamo