sabato 9 novembre 2024

XXXII domenica del tempo ordinario - Anno B - 10 novembre 2024

  


Dal primo libro dei Re 17, 10-16

In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: "La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra"». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.  

 

Salmo 145 - Loda il Signore, anima mia.

 

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. 

Dalla lettera agli Ebrei 9, 24-28

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza. 

 

Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.

 

Dal vangelo secondo Marco 12, 38-44

In quel tempo, Gesù nel tempio diceva alla folla: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». 

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, le letture di questa domenica ci raccontano la storia di due vedove che vivono una situazione simile. Tutte e due sono in una condizione di estrema debolezza: per l’età avanzata, per la mancanza di una presenza maschile protettiva e per la difficoltà a mantenersi.

Nel primo caso la vedova è presentata come colei a cui il Signore invia il profeta Elia perché riceva assistenza e sostegno. Questo fatto sembra paradossale: che aiuto gli può venire da una povera vedova?

Elia, ci racconta il libro dei re, era rimasto l’ultimo in Israele ad essere fedele a Dio. Tutti gli altri, a partire dal re Acab e la regina Gezabele, si erano sottomessi al culto degli idoli. Per questo egli è perseguitato e minacciato di morte, ed è costretto alla fuga.

Quella donna non ha forza né potenza, è alla fame a causa della lunga carestia: ho solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo.” Elia insiste, ha bisogno di mangiare e la vedova gli offre tutto quello che ha. Senza discutere agisce come gli dice l’uomo di Dio, contro ogni buon senso e prudenza.

La vedova di Sarepta è il modello del credente che non resiste alla Parola di Dio che gli viene rivolta e ad essa si affida con fiducia. Tutto sembra sconsigliare quella donna: perché dare ad uno sconosciuto tutto quello che ha, rischiando di restare senza? Ha un figlio a cui pensare, come non tenerne conto? La Scrittura definisce il suo comportamento con un’espressione scarna: andò e fece come aveva detto Elia.Il “fare sulla parola”, senza prudenza né incertezza caratterizza la vedova di Sarepta, così come gli apostoli che gettano le reti nonostante avessero inutilmente cercato di pescare una notte intera: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». (Lc 5,5)

Come per gli apostoli che fecero esperienza di una pesca miracolosamente abbondante, la fiducia generosa della vedova nelle parole dell’uomo di Dio le garantì nutrimento abbondnte in tempo di grave carestia, per sé, per il figlio e per Elia stesso: mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.”

Cari fratelli e care sorelle, la fiducia di quella vedova nella Parola di Dio è veramente esemplare. Essa non si affida, come aveva fatto Israele in quel tempo di sfiducia, agli idoli della prudenza e del buon senso di questo mondo, ma accetta la semplicità rischiosa della Parola rivoltale da Elia a nome di Dio. Proprio per questo ella conobbe la benedizione di Dio che non le fece mancare il cibo in tempo di carestia e, in seguito, restituì la vita al figlio che era morto.

Nel vangelo ascoltato si parla di un’altra vedova, anch’essa povera e generosa. La sua offerta non ha nessuna rilevanza oggettiva, poiché non aggiunge nulla al tesoro del tempio che poteva vantare ben più generosi donatori, ma Gesù sa cogliere in quel gesto qualcosa di prezioso oltre il valore della somma offerta, e cioè il dono totale di sé e l’affidamento a Dio. Il Signore dà un grande valore a quel gesto perché rappresenta, ancora una volta, un modello per il discepolo: la Parola di Dio infatti chiede di coinvolgere e rischiare tutta la propria vita, e non un po’, quello che avanza, il superfluo, lasciandone la parte maggiore per sé, come fano i ricchi donatori della parabola: “hanno gettato parte del loro superfluo.

La differenza è sostanziale e i due brani messi insieme ci offrono un’immagine a tutto tondo del discepolo del Signore: egli non solo si fida della Parola e la applica fedelmente, ma anche non indugia a mettere in gioco tutto se stesso, senza trattenere per sé, un pezzo della sua vita, una parte delle risorse, qualcosa su cui poter contare in caso di necessità.

Fratelli e sorelle, chi confida nella Parola di Dio vi ricava una forza che nessuna potenza di questo mondo può dare. Lasciarsi rivestire di questa forza che è lo Spirito di amore del Signore ci provoca a non escludere nessun angolo della nostra vita da quel rinnovamento profondo e radicale che porta l’incontro con lui. Rivestiamo ogni angolo del nostro agire, degli ambiti in cui viviamo, dei nostri sogni e ambizioni, delle nostre responsabilità della generosità “imprudente” del Vangelo. Ne riceveremo un nutrimento che non si esaurisce, perché proviene direttamente da Dio, e una giovinezza di vita che non conosce declino, tristezza e decadenza. È la promessa del Signore che si rinnova e si avvera ogni volta che “sulla Sua parola” agiamo secondo il modo di Dio e con la sua misura larga e generosa.

  

Preghiere 

 

O Signore ti preghiamo perché sappiamo essere generosi come tu sei stato con noi. Insegnaci a ricambiare i doni da te ricevuti con altrettanto amore e disponibilità alla condivisione.

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Padre del cielo perché l’incontro con te ci dona l’audacia della generosità e la gioia di una carità vissuta fino in fondo. Fa’ che con disponibilità e cuore aperto accogliamo la tua Parola,

Noi ti preghiamo

 

Senza di te o Signore Dio non possiamo fare nulla di buono. Fa’ che incontrando le domande di chi è nel bisogno impariamo ad imitare te che sei stato amico di tutti.

Noi ti preghiamo

  

Ti lodiamo o Dio perché non fai mancare nulla a chi vive la larghezza dell’amore. Benedici il poco che sappiamo donare perché si moltiplichi e dia sollievo e sostegno a chi ne ha più bisogno.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore per tutti noi, perché la grazia che riversi su di noi attraverso la partecipazione al banchetto eucaristico ci doni la conversione del cuore e la salvezza della nostra vita.

Noi ti preghiamo

  

O Dio medico buono delle anime e dei corpi, fa’ che tutti coloro che soffrono siano guariti e consolati, perché riacquistando la forza e la salute sappiano lodarti ed esserti grati.

Noi ti preghiamo.

 

Invochiamo o Dio la tua protezione su tutti coloro che sono nel bisogno, in modo particolare per le vittime della violenza e della guerra. Fa’ che presto cessi ogni sofferenza e si rafforzi la pace in tutto il mondo.

Noi ti preghiamo

  

Aiuta o Signore tutti quelli che annunciano il vangelo a chi non lo conosce. Fa’ che la loro parola e testimonianza sia accolta come una buona notizia e sia l’inizio di una vita nuova.

Noi ti preghiamo

 

 

domenica 3 novembre 2024

XXXI domenica del temnpo ordinario - Anno B - 3 novembre 2024

 

 


Dal libro del Deuteronomio 6, 2-6

Mosè parlò al popolo dicendo: «Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni. Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».

 

Salmo 17 - Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.

Dalla lettera agli Ebrei 7, 23-28

Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 12, 28-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, uno scriba si avvicina e interroga Gesù chiedendogli: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” Egli è un uomo colto e sensibile, e la sua domanda è intelligente. Infatti esprime con queste sue parole la convinzione che nella vita esista una priorità dei comandamenti a cui obbedire. È pertanto una domanda non ovvia, anzi, è cruciale perché si tratta di decidere per che cosa spendere la vita.

Un rischio sempre presente infatti, soprattutto quando la nostra esistenza è affollata di cose da fare ed è tutta incentrata su se stesso, è proprio quello di mettere tutte le cose sullo stesso piano e dare ad esse lo stesso valore. L’ordine di importanza viene allora attribuito dal caso, oppure dall’umore del momento, o dalle regole sociali, ecc... Esistono poi tutta una serie di “maestri” che cercano di imporre un ordine di importanza secondo un proprio vantaggio. Pensiamo alla pubblicità: uno strumento che vuole imporre un ordine di importanza delle cose da comprare o da fare. Ma poi, ad esempio, i telegiornali ci suggeriscono in modo subdolo l’importanza degli avvenimenti, mettendo in primo piano magari eventi frivoli, per farne passare in secondo piano altri ben più significativi, ecc...

La domanda dello scriba pertanto non è di secondaria importanza. Possiamo infatti lasciar decidere al caso o a qualcuno interessato la scala di importanza delle cose da credere, da fare, da desiderare nella nostra vita? Credo valga la pena fare nostro questo interrogativo e prestare attenzione alle nostre scelte, che non sono scontate, ma in realtà dettate da una scala di valore ben precisa che ci proviene da chissà dove.

Gesù risponde citando la Bibbia: attinge sempre dalla sapienza della Scrittura per trovare le risposte alle domande più profonde. È importante notare però, allo stesso tempo, come Gesù interroga e fa parlare la Scrittura. Egli infatti non usa la Bibbia come un manuale di regole da applicare. I farisei, ad esempio, avevano elaborato un prontuario di leggi codificate, tratte dalla Scrittura, a cui attenersi scrupolosamente per mantenersi puri e irreprensibili davanti a Dio. Rispettare queste norme era la garanzia per non cadere in una condizione di peccato. Gesù invece va in profondità per cogliere nelle parole della Bibbia la sapienza che viene da Dio.

Un padre della chiesa diceva che la Bibbia è come un grande macigno di granito, ma la Parola di Dio sono quelle scintille che scaturiscono da esso quando lo scalpellino lo prende a martellate. Cioè ci vuole impegno di ascolto e meditazione perché la Bibbia ci parli e riveli la Sapienza che Dio ha riposto nelle sue parole. Questo fa Gesù dunque, nel rispondere allo scriba. Cita un versetto del Deuteronomio “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” ma poi vi aggiunge accanto un altro versetto del libro del Levitico: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Così facendo lega indissolubilmente l’amore per Dio con quello per gli uomini, per farne l’unico “grande comandamento” che ha la priorità su tutti gli altri.

La caratteristica fondamentale di questo comandamento è che dà il primo posto agli altri: a Dio e al prossimo. Da qui tutto inizia, afferma Gesù, dal dare centralità agli altri, mentre spontaneamente siamo portati a mettere al centro noi stessi. Da questo derivano tutti gli altri comandamenti per vivere una vita buona e giusta. Ogni comportamento ha validità se fondato sulla legge del primato dell’amore per gli altri.

Questa affermazione ci dice anche che l’amore per Dio non è mai astratto o sentimentale, ma concreto e vissuto nella realtà, come richiama saggiamente l’apostolo Giovanni: “Se non ami il fratello che vedi, come potrai amare Dio che non vedi?” (1Gv 4, 20)

Ed anche ci richiama come l’amore per Dio e quello per gli uomini non possono mai essere in contraddizione o alternativi l’uno all’altro, ma vanno insieme, l’uno non esiste senza l’altro.

Infine dobbiamo notare l’espressione che usa Gesù: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Il Signore cioè vuole usare come metro dell’amore per gli altri quello che comunemente è il più grande, e cioè l’amore per sé. Se impariamo a voler bene a Dio e agli altri almeno quanto normalmente amiamo noi stessi, già abbiamo raggiunto una misura molto alta. Ma poi aggiungerei che legare l’amore per gli altri e quello per sé sta proprio a indicare come le due forme di voler bene siano indissolubilmente legate: solo mettendo gli altri al centro della nostra vita, raggiungeremo il nostro bene.

Tutti, dice il vangelo, restano ammutoliti dalle parole di Gesù. C’è una verità della vita, che la Bibbia esprime, che si impone con evidenza e forza, se onestamente ci mettiamo in suo ascolto. È quello che avvenne quel giorno davanti alla risposta di Gesù, ed è l’atteggiamento che anche noi dobbiamo maturare davanti alla Scrittura che ci viene annunciata. Con umiltà e onestà riconosciamo la priorità di una sapienza che ci rivela come essere felici, come afferma il brano del Deuteronoimio che abbiamo ascoltato: “Ascolta, o Israele, e bada di mettere in pratica [i miei comandi], perché tu sia felice”.

 

Preghiere

  

Aiutaci o Signore a cercare nella nostra vita ciò che veramente vale, dando la priorità all’amore per Dio e per i fratelli e le sorelle. Insegnaci a trovare nel grande comandamento dell’amore la felicità della nostra vita,

Noi ti preghiamo

  

Aiutaci o Dio a valutare in ogni situazione il nostro agire sulla misura del bene degli altri, perché partendo dal fondamento solido del Vangelo costruiamo una vita buona e giusta,

Noi ti preghiamo

 

Perdonaci o Signore ogni volta in cui abbiamo fatto prevalere il nostro interesse a danno degli altri, dimenticando il tuo esempio e insegnamento,

Noi ti preghiamo

  

Come lo scriba saggio del Vangelo aiutaci a porre a te le domande fondamentali su ciò che è bene per noi. Insegnaci con pazienza a costruire una vita santa e giusta,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Padre misericordioso quanti nel mondo hanno bisogno del tuo aiuto e ti invocano. Fa’ che sappiamo farci strumento del tuo amore per gli umili e per i poveri,

Noi ti preghiamo

  

Consola o Dio quanti soffrono e sono nel dolore per la guerra, la violenza, la povertà e la malattia. Manda il tuo Spirito a guarire le ferite del corpo e dell’anima,

Noi ti preghiamo.

 

Guida con amore o Signore Gesù questa famiglia dei tuoi discepoli che si radunano ogni domenica attorno al tuo altare. Donaci la forza di restare sempre uniti a te e di tornare ogni settimana a nutrirci del tuo corpo e sangue,

Noi ti preghiamo

  

Non permettere o Dio che nessuno dei tuoi figli si disperda nei sentieri del male, fa’ che tutta l’umanità si ritrovi presto in un’unica famiglia, unita dall’amore fraterno e dalla fiducia in te,

Noi ti preghiamo

sabato 2 novembre 2024

Commemorazione di tutti idefunti - Anno B - 2 novembre 2024

 


Dal libro di Giobbe 19,1.23-27a

Rispondendo Giobbe prese a dire: «Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia! Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

 

Salmo 26 - Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: +
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5,5-11

Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

 

Alleluia, alleluia alleluia
Chiunque vede il Figlio e crede in lui

avrà la vita eterna;

Alleluia, alleluia alleluia

Dal vangelo secondo Giovanni 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi facciamo memoria dei defunti. È un’occasione che ogni anno ci viene offerta per pregare per i nostri cari che ricordiamo con affetto, ma anche tutti quelli che nessuno ricorda, che sono scomparsi nell’anonimato e che solo Dio nel suo amore fedele ricorda e accoglie con amore.

Ma questa ricorrenza è anche l’occasione per soffermarci, almeno una volta l’anno, su una realtà, quella della morte e di cosa ci attende dopo di essa, che in genere rifuggiamo perché ci turba.

Ed anche quando la morte ci viene presentata quasi con ossessiva ripetizione, come avviene in questi ultimi anni con le ripetute scene di guerra che mostrano morte e distruzione, viviamo quasi un rifiuto a cogliere in esse il dramma personale di persone singole, di affetti spezzati, di sogni e progetti interrotti bruscamente e tragicamente, di dolore e sofferenza che colpisce chi è ucciso e chi rimane con il vuoto causato da improvvise e inspiegabili scomparse.

Ma anche pensiamo al conto quasi quotidiano delle persone che muoiono nel tentativo di raggiungere l’Europa. Uomini, donne. Bambini inghiottire dal viaggio nei deserti, o in mare, in balia delle azioni senza scrupoli dei trafficanti di esseri umani.

Il rischio è che tutto ciò provochi un’assuefazione, un senso di ineluttabile normalità, a causa dei quali le persone scomparse diventano numeri, fenomeni sociali.

La morte è sempre una rottura, il dramma di una persona che non c’è più, e noi ce ne rendiamo conto quando viene a mancare una persona a noi cara. Davanti ad essa sentiamo il dramma di tutta la vita che ancora poteva essere vissuta ed è invece stata annullata dalla morte, specialmente nel caso di una morte prematura in giovane età.

La nostra fede però ci aiuta a vivere il dolore del distacco con uno spirito diverso, affidandoci alla certezza che la separazione non segna la fine dell’esistenza di colui che non vediamo più, ma una continuazione in modo diverso.

La certezza che nessuna vita è annullata dalla morte, ma preservata e continuata in una dimensione diversa, ci viene dalla promessa di amore fedele che Dio rivolge ad ogni singolo uomo, da lui conosciuto “fin dal grembo materno” (Ger 1,5). Accompagnato fedelmente in ogni tempo della vita e accolto, al suo termine, da Dio come colui che meglio lo conosce e lo ama.

Il primo elemento dunque che questa nostra memoria dei defunti ci pone davanti è la necessità di maturare una fiducia in Dio che non abbandona né dimentica nessuno, ma vuole preservarlo per l’incontro con sé, inizio di una nuova vita.

L’evangelista Giovanni ci riporta alcune parole di Gesù dalle quali possiamo trarre, ancora una volta, il fondamento per una fiducia e una speranza serene. Gesù infatti afferma che noi siamo stati affidati a lui dalla volontà buona del Padre: “Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me”. Il Padre infatti ci ama in modo personale e fedele e ne abbiamo una prova nel fatto che ci ha voluto in questo mondo, ci ha accompagnato e guidato, offrendoci la guida e l’esempio di chi gli era più caro, il Figlio, fino in fondo, fino ad accettare che fosse messo a morte. Sono tutte cose non scontate né, tantomeno, “dovute”, ma un segno gratuito di quell’amore che fino in fondo ci preserva e ci salva.

L’Apostolo Paolo ci offre una prova ancora più forte di come di questo amore, che è all’origine di ogni vita, possiamo fidarci fino in fondo. Esso infatti non appartiene al mondo, che misura e “scambia” in una logica commerciale. L’amore di Dio non è meritato e dato a condizione che venga in qualche modo contraccambiato, e prova ne è che il Padre e Gesù hanno voluto fortemente la salvezza di ciascuno, fino ad offrire la vita, quando nessuno, nemmeno i suoi amici più stretti, gli dimostravano affetto, vicinanza, fedeltà.

Per questo, sorelle e fratelli, possiamo essere certi che Dio non si dimentica di nessuno di quelli che ha desiderato, conosciuto e amato durante la loro vita, ed ora, passato il tempo terreno, continua a tenere con sé come il frutto prezioso del suo voler bene.

 

 Preghiere 

 

Ti preghiamo o Signore per tutti i nostri cari, amici e familiari i cui nomi ti presentiamo. Accoglili nella tua infinita bontà e misericordia, perché possano godere della gioia eterna,

Noi ti preghiamo

 

Ti ricordiamo, o Padre di tutte le persone defunte che non sono ricordate da nessuno. Perché la solitudine e l’abbandono sperimentato in vita vengano colmati dal tuo amore che non dimentica nessuno,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio, vinci la forza del male che semina odio e divisione sulla terra. Fa’ che scegliamo di seguire sempre il tuo volere e di compiere in ogni occasione il bene che abbiamo la possibilità di compiere,

Noi ti preghiamo

  

Sostienici o Signore nel nostro cammino, fra gli ostacoli e le tentazioni del vivere quotidiano. Fa’ che la luce del Vangelo ci illumini sempre nelle nostre scelte,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi e consola o Padre del cielo tutti i poveri che vivono con durezza la loro vita. Per chi è senza casa, senza lavoro, per chi è colpito dalla malattia, per gli anziani, per chi è vittima dell’ingiustizia,

Noi ti preghiamo

  

Libera, o Padre onnipotente, il mondo dalla piaga della guerra. Dona pace e salvezza a quanti oggi soffrono e muoiono per la violenza,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Dio la tua Chiesa da ogni male. Guidala nel suo cammino perché sia sempre e ovunque annunciatrice audace del vangelo e porto sicuro per chi cerca salvezza dal male,

Noi ti preghiamo

 

Accompagna, o Signore, il papa Francesco nel suo impegno di padre e pastore del tuo gregge. Fa’ che la franchezza delle sue parole e l’autenticità della sua testimonianza siano una luce che guidi i passi di tutti i credenti,

Noi ti preghiamo

  

 

venerdì 1 novembre 2024

Festa di Ognissanti - Anno B - 1 novembre 2024

 


Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 7,2-4.9-14

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

 

Salmo 23 - Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Dalla lettera prima lettera di san Giovanni apostolo Gv 3,1-3

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Venite a me,
voi tutti che siete affaticati e oppressi,
e io vi darò ristoro.
Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Matteo 5,1-12a

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi commemoriamo tutti i santi che ci hanno preceduto nella lunghezza del tempo, dalle origini dell’umanità fino ad oggi. La santità infatti non è prerogativa di pochi, ma è la vita a cui sono chiamati tutti. L’umanità, ci dice il libro della Genesi, ha impresso in sé il segno della somiglianza con Dio e realizzare questa somiglianza è il traguardo delle nostre esistenze, cioè la santità.

È un traguardo possibile, alla portata di tutti, nonostante la nostra natura fragile e limitata, proprio perché Dio ci ha impresso dentro il marchio indelebile della sua santità, cioè del suo modo tutto speciale di vivere amando.

Il brano dell’Apocalisse che abbiamo appena ascoltato ci aiuta a capirlo meglio.

L’Apocalisse è un libro della Scrittura che ci offre una visione di noi e del mondo invertita, cioè vista dalla parte di Dio. Giovanni ci rivela il mondo come lo vede Dio, e le sue parole di oggi iniziano con una visione: “Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».” La visione parla di due forze: angeli che devastano e un altro angelo che imprime negli uomini il sigillo dei servi di Dio. È la rappresentazione della eterna lotta del male contro il bene. Ne vediamo anche nel nostro i segni nelle profonde ferite che tanti uomini e donne e la natura stessa portano nel corpo e nello spirito. Questa lotta ci coinvolge, anche se noi magari cerchiamo di sottrarci, spaventati, in un angolo tranquillo e riparato. Ma non dobbiamo temere la lotta, perché il sigillo di Dio ci viene donato, attraverso l’angelo che è la Scrittura e i Sacramenti. Possiamo essere sicuri, ci dice l’Apocalisse, che l’azione devastatrice del male non sarà lasciata libero di agire, prima che tutti i figli di Dio non siano segnati dal sigillo del suo amore che li rende vittoriosi sulla forza del male.

Infatti vittoria sul male non significa scampare da esso, ma riuscire a non esserne vinti, cioè imprigionati in logiche di odio, violenza, vendetta. È quello che Gesù visse nella sua passione. In questo tempo di guerra forse lo possiamo capire meglio. La pace non è solo assenza di guerra e non bisogna attendere la fine del conflitto per poter dire: la mia vita è in pace. La pace la può vivere anche chi è immerso nel conflitto, basta che non lascia entrare nella sua vita le logiche della guerra, cioè aggressività, desiderio di vendetta, odio, ecc.. Così come, parallelamente, può vivere senza pace anche chi non vive in una zona di conflitto, se lascia entrare in sé le logiche della guerra, ed è proprio quello che vediamo accadere in tanti attorno a noi.

L’immagine dell’Apocalisse è quindi piena di speranza e ci consola: la devastazione del male ha un argine potente in Dio che vuole che nessuno ne sia vinto, prima che il suo sigillo, cioè il suo modo di vivere volendo bene, non lo renda vittorioso su di esso.

È una vittoria che coinvolge tutti, senza distinzione: “una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.” Non è il destino di una élite di pochi perfetti, è il popolo di Dio tutto intero ad essere chiamato a restare immune dalla macchia della sottomissione al male. Può accadere che esso lasci un segno profondo, fino alla morte, ma non saremo da lui vinti, cioè resi suoi strumenti. È il senso di quelle vesti candide, mentre la palma nella mano ci ricorda coloro che accolsero Gesù some il loro Signore e re al suo ingresso a Gerusalemme. Sì, per essere immuni dalla schiavitù del male bisogna aver accolto Gesù, il suo Vangelo come il proprio Signore e maestro, come colui che ci guida nella vita di tutti i giorni.

Al termine del brano dell’Apocalisse Giovanni chiede chi siano questi uomini vestiti di bianco e la risposta è: “Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello”.

È una frase che ci rivela l’identità del santo. Egli è innanzitutto uomo e donna della “tribolazione”, cioè della fatica di vivere il Vangelo, nonostante le difficoltà, gli ostacoli, le tentazioni.

Poi hanno un abito bianco, perché lavato nell’amore di Gesù fino al sangue.

Infine hanno assunto le fattezze dell’Agnello: mitezza, vulnerabilità, docilità al pastore buono che li guida.

È il senso anche delle parole di Gesù che indicando la via della felicità ai suoi, cioè le beatitudini, richiama la fatica, la lotta e la sofferenza di chi, pur di non farsi strumento del male, tribola per mantenere il sigillo impresso in lui da Dio, con la palma in mano con la quale acclama che Gesù è il suo Signore e maestro, l’amico che non tradisce e non dimentica. È quello che i santi hanno vissuto nel tempo passato ed è quello a cui ciascuno di noi è chiamato.

 

Preghiere 

 

O Signore nostro Gesù Cristo, aiutaci a tornare da te per essere lavati dal tuo amore infinito e per riempire la nostra vita di esso,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Dio chi si allontana da te e cerca con orgoglio l’illusione della forza di questo mondo. Aiuta ciascuno a ritrovare la via dell’umiltà e della docilità al tuo volere,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Dio quanti annunciano e testimoniano il Vangelo che rende liberi di amare e di operare il bene,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Signore quanti ti cercano nella via umile del servizio ai fratelli e alle sorelle più piccoli. Fa’ che ti incontrino come Signore della consolazione e Padre della speranza,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Dio le comunità dei discepoli che si riuniscono nel tuo nome. Perché nessuno sia più perseguitato a causa del Vangelo e si realizzi l’incontro e l’amore fra i popoli,

Noi ti preghiamo

  

Consola o Padre misericordioso chi oggi è nel dolore: i profughi, i migranti, gli anziani, i malati, i senza casa e senza famiglia. Dona a tutti la salvezza,

Noi ti preghiamo.

 

Dona ad ogni popolo o Dio pace e prosperità. Perché cessino le guerre e la miseria non affligga più nessuno,

Noi ti preghiamo

  

O Dio, Proteggi e accompagna papa Francesco, perché con la parola e l’esempio sia guida e sostegno a chi ti cerca,

Noi ti preghiamo