sabato 19 aprile 2025

Pasqua di Resurrezione - Anno C - 20 aprile 2025

 


Dagli Atti degli Apostoli 10, 34a. 37-43

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

 

Sal 117 - Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Cristo è risorto dai morti e non muore più,

Egli ci attende in Galilea.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 24,1-12

Il primo giorno della settimana, al mattino presto le donne si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: «Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno»». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto.

 

Commento

 

Care sorelle e cari fratelli, abbiamo vissuto questi giorni passati con il cuore inondato dalla tristezza per le vicende dolorose accadute a Gesù in Gerusalemme. Una storia dura di ingiustizia, persecuzione, tradimento, abbandono e infine morte. La stessa storia l’abbiamo voluta fissare sulle pareti di questa chiesa che giovedì santo si è aperta alla preghiera e alla meditazione dei fedeli della città come un memoriale dei tanti migranti in fuga da guerra, miseria e disperazione, morti nel loro viaggio di speranza verso un futuro migliore.

Da anni ormai il nostro animo è appesantito anche dal dolore che tante notizie e immagini di guerra ci trasmettono. Siamo in tempo di guerra ed essa lambisce e preoccupa il nostro animo.

Come reagire? Con dolore? Certamente, con rabbia e sdegno? Oppure bisogna farci l’abitudine, rassegnarci, accettare che non possiamo fare nulla e pensare ad altro?

Siamo incerti e confusi, come le donne che vanno al sepolcro. Sono rimaste solo loro, gli altri, gli uomini, si sono nascosti davanti al dolore della passione e morte di Gesù e se ne stanno preoccupati del loro avvenire. Alcuni di loro, come i due di Emmaus, stanno già tornando a casa loro.

Eppure Gesù glielo aveva detto, più volte, che sarebbe dovuto essere imprigionato, perseguitato e ucciso, ma poi sarebbe resuscitato. I suoi lo avevano ascoltato e avevano reagito a quelle parole, ma non è servito a niente.

Sembra un destino che si ripete per ogni generazione: tutti vediamo la forza del male che si abbatte sul mondo e provoca paura, dolore e morte, ma quanto crediamo che c’è una forza del bene che può porre argine al dilagare del male, può lenire e guarire le ferite, può vincere la paura e ridare speranza e fiducia nella vittoria della vita contro la morte, del bene contro il male?

Eppure Gesù ce lo ha detto e ogni anno a Pasqua sentiamo proclamare il Vangelo che ci fa vedere come realmente questo sia accaduto. Oggi il Vangelo è per noi come quell’angelo che alle donne dice: “Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: «Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno»

Ma perché, chiediamoci oggi, si fa così fatica a credere a queste parole? Perché anche in noi davanti alla forza del male vince così facilmente la rassegnazione e la paura? Perché fuggiamo e ci rintaniamo nel nostro interesse personale, nella ricerca di piccole soddisfazioni private, nel grigiore di una vita che non crede fino in fondo alla forza del bene?

Sì esiste un perché: perché credere nella resurrezione del Signore Gesù ci carica di una grande responsabilità, quella di entrare nella lotta fra il bene e il male e combattere dalla parte del Signore Gesù fino alla vittoria definitiva della vita sulla morte.

Gesù dopo essere morto non smette di lottare: dalla tomba, come recitiamo nel Credo, scese negli inferi della terra a risollevare le vite abbandonate alla forza del male, perché risorgessero con lui. Sì, dalla tomba, segno supremo della vittoria della morte, è possibile continuare a lottare e risollevare le vite dei perduti nel gorgo del male e riportarli alla luce della vita. Gesù non rinuncia a lottare perché crede nella forza del bene, dell’amore del Padre che vince ogni male.

È una lotta che avviene innanzitutto dentro di noi, nelle fibre più profonde del nostro intimo. Lotta contro l’istinto dell’indifferenza, contro la paura di scostarci dalla normalità, contro il desiderio di essere lasciati in pace, contro lo scarico di responsabilità, contro l’amore per se stessi che ci chiude al bisogno degli altri.

Ed è allo stesso tempo una lotta per strappare le vite degli uomini umiliati dal male negli inferni di questo mondo: gli inferni delle guerre, delle ingiustizie, della dimenticanza e dell’abbandono. Nel buio della tomba Gesù continua a lottare per il mondo, per noi tutti, fino alla vittoria della resurrezione.

L’apostolo Pietro, come abbiamo ascoltato dal libro degli Atti, dice una cosa molto importante: “Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.”

La Resurrezione di Gesù, la vittoria possibile della vita sulla morte e del bene sul male è affidata a noi, testimoni prescelti da Dio che ogni domenica mangiamo e beviamo con lui nel banchetto eucaristico. Perché la Resurrezione è una responsabilità e una lotta, non è una magia senza fatica che lascia di stucco. La forza della sua vittoria sulla morte e sul male si può affermare nel mondo solo se qualcuno ci crede e la vive, se un discepolo, una discepola se la assume come un compito e una responsabilità, come una battaglia da vivere quotidianamente.

Ma potremmo chiederci: chi ce lo fa fare? Perché lottare, perché coinvolgersi e non restare a guardare dall’esterno? Cari amici questa è la domanda cruciale della salvezza. L’apostolo Paolo ce lo spiega: “Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.” Cioè possiamo scegliere: restare morti o risorgere con Cristo, nella sua gloria frutto della lotta contro il male.

Essere morti non è solo alla fine della vita. Si può vivere tutta una vita come morti, cioè come persone vinte dalla forza del male e rassegnate alla sua signoria sul mondo. Come persone che non credono alla forza della resurrezione e per questo non combattono per la vittoria del bene sul male.

Lo fanno molti, lo fanno quasi tutti, ma a noi è stata annunciata la Resurrezione. Non ci ricordiamo? Gesù ce lo ha detto e ci ha indicato la via. A noi sta scegliere di fidarci e di lottare con lui per essere con lui vittoriosi.

 

Preghiere 

 

O Signore nostro Gesù Cristo, ti rendiamo gloria perché con la tua resurrezione hai vinto la morte e ci testimoni che è possibile sconfiggere il male, aiutaci a credere e lottare perché il bene e la vita vincano sempre,

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo o Signore, perché qui nella tua casa riceviamo l’annuncio gioioso della vita che vince la morte. Aiutaci a non fuggire il male che vediamo attorno a noi, ma a vincerlo con la forza del tuo amore,

Noi ti preghiamo

 

O Signore Gesù, tu che dalla tomba sei sceso negli inferni per portarvi la salvezza della resurrezione, visita i luoghi di guerra e di dolore e risolleva quanti in essi sono prigionieri del male, perché trovino presto la salvezza che attendono,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Signore Gesù per tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi e che in ogni parte della terra in questo giorno ti proclamano risorto. Fa’ che viviamo sempre in unità, come una famiglia radunata dalla tua Parola attorno all’unica mensa

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio perché tutti gli uomini che ancora non ti conoscono possano presto udire l’annuncio del Vangelo di resurrezione e, divenuti tuoi discepoli, essere rivestiti della forza del tuo amore

Noi ti preghiamo.

  

Guida e proteggi o Padre il nostro papa Francesco che annuncia al mondo il Vangelo e testimonia la forza invincibile del tuo amore. Sostienilo nella malattia, rendi la sua vita un segno eloquente della gioia della resurrezione,

Noi ti preghiamo

  

Salva o Dio misericordioso tutti coloro che ti invocano. In modo particolare ti preghiamo di proteggere coloro che vivono dove infuria la guerra e la violenza. Dona la tua pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo O Signore Gesù perché hai affidato alla debolezza delle donne venute al sepolcro l’annuncio della resurrezione rendendole testimoni audaci della forza del tuo amore. Fa’ che anche noi, nonostante la nostra fragilità e piccolezza diveniamo forti della resurrezione difronte all’arroganza del male,

Noi ti preghiamo

venerdì 18 aprile 2025

Messa dell'adorazione della Croce - Venerdì Santo - Anno C - 18 aprile 2025

  



Dal libro del profeta Isaia 52, 13 - 53, 12

Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?

È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.

Salmo 30 - Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.

Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.

Ma io confido in te, Signore; +
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.

Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.

Dalla lettera agli Ebrei 4, 14-16; 5, 7-9

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. [ Cristo, infatti, ] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

 

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
Per questo Dio lo ha esaltato
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Gv 18, 1-19, 42

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il tempo della vita di Gesù sembra concluso. Egli è stato catturato, processato e infine crocefisso e sepolto. Il vangelo di Giovanni mette in luce i passaggi concitati di quelle ultime ore del Signore. Dopo essere stato catturato Gesù è portato da Anna, un notabile ebreo, poi da Caifa, il sommo sacerdote e infine da Pilato, l’autorità politica e militare al potere. Le voci dei potenti si accavallano concitate, si cerca un motivo per condannare e togliere di mezzo Gesù, la folla dimostra tutta la sua ostilità per lui, regna grande agitazione e confusione. Gli altri vangeli parlano anche di falsi testimoni che accusano il Signore di ogni nefandezza e di un passaggio da Erode che si trovava a Gerusalemme.

Come accade spesso, nei momenti drammatici nei quali si scatena la violenza umana le voci si accavallano e si contraddicono. Come dicevamo ieri, lo vediamo anche oggi: davanti ai fatti drammatici delle guerre, come ad esempio in Ucraina o a Gaza, quante voci confuse e contraddittorie affermano tutto e il contrario di tutto, argomentando in modo concitato e, spesso, interessato le proprie tesi!

In fondo i capi dei giudei avevano le loro ragioni, vivevano un tempo difficile nel quale dovevano confrontarsi con il potere romano pagano e garantirsi gli spazi di libertà per il culto e l’applicazione della legge ebraica nella società. Era un equilibrio delicato che poteva spezzarsi e causare persecuzioni, divieti, fino alla distruzione del tempio, come in effetti avvenne 40 anni dopo. C’erano fazioni rivoluzionarie che volevano fare la guerra, disordini pericolosi per il futuro del popolo. La presenza di una persona dalla forte presa sul popolo, che predicava una prassi così diversa era un pericolo per loro e per tutti.

Altrettanto ha ragione il potere romano a temere sommosse e ribellioni armate da parte di un popolo dalla forte identità contrapposta e orgogliosamente attaccato alle proprie tradizioni che rifiutava qualsiasi integrazione con la religione e l’organizzazione sociale romana. Quel Maestro galileo sembra aumentare le rivalità interne e creare un pericoloso malcontento.

Tutti devono difendere i propri interessi legittimi e sembrano avere le loro ragioni, anche se contrapposte.

Davanti a questa grande confusione Pilato ha un sussulto di razionalità, un momento di lucidità e si chiede davanti a Gesù: “Che cos’è la verità?

È un’affermazione ambigua, può essere solo un moto di insofferenza davanti alle pressioni dei giudei che vogliono a tutti i costi forzare la sua volontà, oppure una risposta ironica alle parole di Gesù che diceva di sé di essere il “testimone della verità”. Oppure una semplice affermazione per esprimere quel clima di disorientamento generale.

Però, in ogni caso, quelle parole esprimo un’esigenza reale. Anche noi, in questo tempo confuso ci troviamo talvolta a chiederci “Che cos’è la verità?”, davanti alla propaganda, alle espressioni di violenza, all’arroganza dei potenti, all’impotenza delle vittime. Quanta fatica a capire veramente cosa è vero!

Ma la verità, fratelli e sorelle, non è un concetto, e nemmeno un principio con cui giudicare fatti e persone. La verità è una persona. Lo dice Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita.” (Gv 14,6) E sempre Pilato, con tutte le sue contraddizioni, lo afferma con forza mostrando ai giudei Gesù flagellato e coronato di spine e dicendo “Ecco l’uomo!

Sì, nella confusione delle voci dei violenti la verità riemerge se rimettiamo al centro l’uomo, così come è Gesù: offeso, colpito, deriso, tradito, abbandonato, ferito e poi condannato a morte. Per questo i potenti talvolta costruiscono i muri, affinché non si vedano più gli uomini che vi sono dietro, e se non vediamo l’uomo è più facile essere indifferenti, oppure odiarlo e persino giustificarne l’uccisione.

Ogni volta che si alza un muro di diffidenza, di ostilità, di paura l’uomo scompare dietro, non ha più un volto, un nome, una consistenza umana, è un fantasma.

Ogni volta che si crea la caricatura dell’altro come nemico, rivale, uno con il quale è impossibile vivere, l’uomo scompare e diventa una cosa, un oggetto, uno “scarto”, come dice papa Francesco.

Cari fratelli e care sorelle, come è facile disumanizzare l’altro e farne una “cosa”  di cui parlare, ragionare, disquisire.

Pilato, forse inconsapevolmente, rimette al centro Gesù come “l’uomo”, cioè l’esempio dell’umanità vera, autentica, colui che riassume in sé tutta l’umanità. Però Pilato lo dice, ma non lo crede. Subito dopo torna a farsi trascinare dalla logica della convenienza politica che disumanizza e l’uomo Gesù scompare dietro il muro delle sue paure.

Care sorelle e cari fratelli, oggi siamo posti davanti alla croce di un uomo, anzi “dell’uomo”, di colui che ha voluto incarnare l’umanità più vera, quella che Dio ha voluto a sua immagine e somiglianza, saremo capaci di riconoscerlo come tale? Così come davanti alle vittime della guerra, ai migranti, agli “scartati” dell’umanità, agli umiliati, agli offesi, saremo capaci di riconoscere proprio in lui o in lei che ho davanti un uomo o una donna reali, anzi l’immagine “dell’uomo” Gesù che ha detto: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” e “tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me” (Mt 25,40, 45).

Impariamo di nuovo a guardare nella croce l’umanità vera del Signore Gesù che soffre e ama i suoi fino in fondo e saremo capaci di vedere in ogni uomo e in ogni donna il fratello, la sorella, cioè quelli che mi somigliano, che sentono e provano quello che sento e provo io e non il fantasma dietro il muro, l’anonimo nemico, l’estraneo. Se ci poniamo con cuore sincero e aperto davanti alla croce di Gesù nessun uomo e nessuna donna ci è più estraneo.

giovedì 17 aprile 2025

Messa in Coena Domini e lavanda dei piedi - Anno C - 17 aprile 2025

 

 


Dal libro dell’Esodo 12, 1-8. 11-14

«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».

 

Salmo  - Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi 1 Cor 11, 23-26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

 

Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.
Lode a te, o Signore, re di eterna gloria!

Dal vangelo secondo Giovanni 13, 1-15

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».  

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il vangelo di Giovanni che narra l’ultima cena di Gesù con i discepoli inizia con una notazione importante: “Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.” Possiamo dire che questo è il “titolo” di tutto il racconto della passione, morte e resurrezione di Gesù: il Signore va incontro alla sua morte perché ha voluto bene a quelli che aveva scelto di amare ed ora è il momento di mostrare loro cosa vuol dire voler bene “fino alla fine”, cioè fino in fondo.

Per questo i suoi gesti e le sue parole sono misurate e piene di significati profondi, Gesù vuole vivere intensamente quegli ultimi momenti con i suoi e trasmettergli tutto quello che sente più importante per se stesso e per loro.

Nel racconto di quella serata vissuta con i suoi amici più intimi colpisce come Gesù non solo parli loro, ma soprattutto compia dei gesti tanto importanti quanto inimmaginabili e inaspettati: lava i piedi agli apostoli e offre il pane e il vino come suo corpo e sangue di cui nutrirsi.

Sono gli ultimi gesti che compie con i suoi prima di morire, il suo testamento spirituale.

Sono gesti che i dodici facevano fatica a comprendere, e così anche noi. Gesù lo sa: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo” dice a Pietro, e poi di nuovo ripete a tutti: “Capite quello che ho fatto per voi?” Anche noi non sempre capiamo quello che Gesù dice e fa, a volte ci sembra esagerato, fuori luogo, impossibile per noi. Quante volte abbiamo pensato così e ci siamo giustificati della nostra sordità?

Ma Gesù questa sera non vuole tanto essere capito, ci dice piuttosto che ci sono gesti e parole che non si devono tanto capire quanto piuttosto solo accogliere e ripetere: “Fate questo in memoria di me” e “anche voi fate come io ho fatto a voi”.

Gesù alla soglia della sua passione non ci chiede tanto di capire quello che sta per vivere, ma di accoglierlo come un dono e conservarlo come qualcosa di prezioso. Per questo la Liturgia ci fa ripetere i gesti di Gesù: come fece lui anche noi ogni domenica prendiamo il pane e il vino e lo offriamo al Padre perché lo trasformi nel suo corpo e suo sangue e questa sera ripetiamo anche il gesto di lavarci l’un l’altro i piedi.

Capiamo perché? Non tanto, non sempre, forse mai. Ma non importa, dice Gesù, l’importante è che ripetiamo i suoi gesti, accogliamo le sue parole e conserviamo tutto dentro di noi, come fece Maria davanti ai pastori che venivano ad adorare il bambino che aveva appena partorito: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.” (Lc 2,19)

Questa cena che riviviamo oggi con Gesù allora non è tanto un discorso da capire, ma sono gesti da ripetere con fiducia, parole da accogliere e conservare, “capiremo dopo”. Sì, perché ripetere i gesti di Gesù e conservare dentro di noi le sue parole ci cambia dentro, giorno dopo giorno, anno dopo anno, ed affina la nostra umanità perché assomigli sempre di più a quella di Gesù. La vera comprensione sarà quando vivremo in noi i suoi sentimenti e il suo amore.

Lo possiamo vedere bene in questo tempo di guerra. Tanti spiegano perché la guerra è giusta e necessaria, i suoi motivi, le implicazioni, le conseguenze, ma Gesù davanti a Pietro che tira fuori la spada dice “Basta!” e guarisce la ferita inferta al servo colpito dall’apostolo. Davanti alla violenza non c’è proprio nulla da spiegare, e Gesù non lo fa, e non c’è nulla da capire, c’è solo da porre un argine al suo dilagare e rifiutare di farsi autore di altra violenza, curare le ferite, proprio come fa Gesù.

Davanti alle vite di tanti migranti che lasciano casa, famiglia, terra alla ricerca di un futuro migliore non c’è argomento o discussione o distinguo ma c’è solo da accogliere e volere bene, come dice Gesù: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché … ero straniero e mi avete accolto.” (Mt 25,34) Non dice perché, quando, come, ma solo: “mi avete accolto.

Davanti al disprezzo, all’arroganza, ai giudizi duri, alla forza del denaro, all’indifferenza al dolore altrui che in questi mesi sembrano divenute la cifra del comportamento di chi può decidere della vita altrui il Signore ci mostra che “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.”

Cari fratelli e care sorelle, oggi riceviamo un tesoro prezioso di gesti e parole. Accogliamolo, conserviamolo dentro di noi, facciamolo nostro, ripetiamo quelle parole e quei gesti, così come li abbiamo ricevuti, con semplicità e umiltà, come bambini che imitano e si fidano, senza bisogno di spiegazioni, senza aggiungere commenti e giustificazioni. Oggi forse non capiamo tutto, ma se facciamo così le nostre vite, purificate e lavate dall’amore del Signore, troveranno in lui il Padre buono che accoglie i suoi figli e li protegge dal male.

 

Preghiere 

 

O Signore Gesù che ti chini sui piedi dei tuoi discepoli, insegnaci la tua umiltà nel servizio affettuoso ai fratelli e alle sorelle,

Noi ti preghiamo

  

O Cristo che ami i tuoi fino alla fine, aiutaci a scegliere per gli altri e a voler bene a tutti in modo gratuito e senza condizioni,

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo o Signore perché ci inviti a nutrirci del tuo corpo e sangue per ottenere la salvezza, fa’ che ci accostiamo al tuo altare con animo generoso e grato,

Noi ti preghiamo

  

Sostienici nella nostra debolezza o Dio, fa’ che ti restiamo accanto come discepoli desiderosi di imparare da te ad amare fino alla fine senza chiedere nulla in cambio,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio del cielo per tutte le nostre sorelle e i nostri fratelli nel mondo, perché in questi giorni della tua passione e morte attendano tutti con perseveranza e fiducia la tua resurrezione

Noi ti preghiamo

  

Guarisci o Signore chi è malato, sostieni chi è debole, salva l’oppresso, difendi dall’aggressione del male chi è vittima della guerra e della violenza,

Noi ti preghiamo.

 

Proteggi o Dio del cielo tutti i tuoi figli ovunque dispersi, raccoglici in un’unica famiglia senza divisioni di lingua, cultura razza, perché il tuo nome proclamato con fede ci renda tutti fratelli e sorelle,

Noi ti preghiamo

  

Donaci o Signore il tuo amore, perché come figli ti restiamo vicini fin sotto la croce e non fuggiamo impauriti,

Noi ti preghiamo

sabato 12 aprile 2025

Domenica delle palme - Anno C - 13 aprile 2025

 





Processione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme:

dal vangelo secondo Luca 19,28-40

 

In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Betfage e a Betania, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”».

Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».

Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:

«Benedetto colui che viene,

il re, nel nome del Signore.

Pace in cielo

e gloria nel più alto dei cieli!».

Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

 

Dal libro del profeta Isaia 50,4-7

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

 

Salmo 21 - Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, +
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Lode a te o Signore, re di eterna gloria

Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Lode a te o Signore, re di eterna gloria

 

 

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

Lc 22,14-23,56

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo aperto questa celebrazione con le parole del Vangelo di Luca che ci descrivono l’ingresso festoso di Gesù in Gerusalemme. Sembra una contraddizione: tanta festosa accoglienza, tante lodi e acclamazioni, tanta gioia da parte dei discepoli a cosa porteranno? Abbiamo ascoltato: tradimento, accuse faziose e infondate, un processo iniquo, tanta violenza, rinnegamento, morte.

I due estremi opposti si incontrano nel giro di poche ore. Come è possibile, ci chiediamo? Come possono convivere sentimenti così opposti e inconciliabili nelle stesse persone?

I capi dei Giudei, Erode e Pilato, la folla sono tutti esposti al vento delle emozioni e delle suggestioni del momento, perché tutti sono guidati dal proprio interesse personale.

Per i capi dei giudei si tratta di garantirsi l’egemonia sul popolo e il controllo sulla complessa macchina del culto istituzionale di Israele.

Erode ha un unico interesse, soddisfare la propria curiosità, vedere qualche cosa di straordinario, rompere la noia di una vita monotona con qualcosa di fuori del normale.

Pilato ha un solo interesse: evitare grane. Non è sciocco, intuisce che in quelle accuse si nascondono faide interne alla religione giudaica e giochi di potere, ma non vuole affrontare i problemi, preferisce la posizio9ne più comoda e senza rischi, assecondare chi è più forte.

Sì, care sorelle e cari fratelli, chi persegue come fine principale della vita il proprio interesse personale cambia facilmente idea, vive concentrato sull’immediato, sulle spinte delle passioni istintive, è interessato solo ad ottenere più possibile dalle situazioni in cui si trova. Non gli interessa di chi ha davanti, non giudica in base a giustizia e verità, non persegue un bene comune ma solo ed esclusivamente il proprio vantaggio.

Davanti a questo spettacolo meschino e intriso di violenza Gesù vuole prima di tutto preservare i suoi da questo istinto di perseguire il proprio vantaggio. Sa che non è facile, che questa è la postura naturale di ogni persona, ma proprio per questo non per4de occasione di manifestare un orientamento diametralmente opposto.

Le sue parole, all’inizio del Passio che abbiamo appena ascoltato, lo esprimono chiaramente “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.” Gesù propone ai suoi di vivere una diversa priorità: la ricerca del bene degli altri, del bene di tutti e non del proprio vantaggio. E non lo fa perché è spinto da un sentimento autodistruttivo ma perché sa che in questo sta la vera felicità, il senso di una vita non dominata dalle passioni passeggere che si contrappongono le une alle altre, non dalle fugaci esaltazioni di sé e dagli istinti aggressivi. Piuttosto quella che Gesù propone ai suoi è di vivere sempre con l’atteggiamento di chi si chiede come posso essere utile a chi ho dinanzi, a cosa posso servire.

Questa prospettiva fa paura. Pietro e gli altri vorrebbero invece affidarsi alla forza della violenza e tirano fuori le spade che tenevano nascoste e poi, come abbiamo ascoltato, ragionano fra di loro su chi è il più importante. Ma Gesù non accetta la logica dell’aggressività e del dominio come risposta alle paure. Ci viene spontaneo, ma così non facciamo che aumentare il clima di sopraffazione e violenza che già allaga il mondo.

Gesù invece propone ai suoi di seguire il suo esempio: mite e umile di cuore, servo di tutti e pronto a dare tutto se stesso per realizzare il bene di tutti.

Care sorelle e cari fratelli, i giorni che vengono sono come un affresco di come Gesù si fa servo fino in fondo. In mezzo a folla, Pilato, Erode e soldati che si lasciano andare alla logica della convenienza per sé Gesù è l’unico che sempre e comunque perdona, affida Maria a Giovanni e viceversa, accoglie il ladrone in paradiso e si sottomette alla forza del male senza reagire con violenza. Seguiamo in questi giorni i suoi passi fin sotto la croce, come oggi abbiamo iniziato a fare, e lasciamoci attrarre e condurre fino alla resurrezione dall’umanità di Gesù mite e umile, a servizio di tutti.

  

Preghiere 

 

O Signore Gesù che entri in Gerusalemme per portarvi la tua salvezza, entra anche nelle nostre vite, perché accogliamo con disponibilità e attenzione l’annuncio del tuo Vangelo,

Noi ti preghiamo

  

O Dio Padre onnipotente, i ramoscelli di ulivo che teniamo fra le mani siano un segno della nostra disponibilità ad essere testimoni del passaggio di Gesù nella nostra vita. Ti preghiamo, aiutaci a lasciarlo entrare vincendo distrazione e affanno per noi stessi,

Noi ti preghiamo

 

Signore che hai conosciuto la durezza del giudizio di quanti ti circondavano, l’arroganza dei potenti, la violenza della folla, crea in noi un cuore capace di voler bene, perché esso non batta solo per noi stessi e il nostro vantaggio personale,

Noi ti preghiamo

  

Accompagna con il tuo amore e la tua consolazione o Padre misericordioso quanti seguono il Signore Gesù portando la croce della propria sofferenza. In modo particolare ti preghiamo per chi è vittima della guerra, della violenza e del terrorismo. Dona la pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo

 

Ti ricordiamo, o Padre buono, quanti fuggono dalla guerra e dalla miseria e trovano il loro cammino in Europa sbarrato dai muri e dal rifiuto. Fa’ che ogni persona possa trovare accoglienza e un futuro migliore,

Noi ti preghiamo.

  

O Signore, proteggi ovunque nel mondo i discepoli riuniti nel tuo nome. Fa’ che i giorni della passione accrescano la nostra fede e rafforzino la speranza per giungere con determinazione alla gioia della Resurrezione,

Noi ti preghiamo