sabato 13 settembre 2025

Festa dell'Esaltazione della Santa Croce - Anno C - 14 settembre 2025

 


Dal libro dei Numeri 21, 4b-9

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

 

Salmo 77 - Non dimenticate le opere del Signore! 

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore. 

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza. 

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira 
e non scatenò il suo furore.

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi 2, 6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.

Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo
perché con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 3, 13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.  Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». 

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, celebriamo oggi una festa antica e solenne, quella dell’Esaltazione della Santa Croce. Questa festa viene a riproporci, lontano dai giorni della Passione del Signore, di soffermarci sulla croce, simbolo della morte di Gesù. In modo particolare per noi questa festa è ancora più solenne perché ricorda il titolo a cui la nostra chiesa è dedicata e che costituisce, per così dire, il segno santo che protegge la nostra comunità cristiana.

Se vogliamo per noi è un privilegio essere invitati di anno in anno a soffermarci su questa realtà che rappresenta pienamente l’amore così grande di Gesù.

La croce sopporta il peso di un odio infinito, ingiustificato e assurdo, come quello di tanti contro l’unico giusto, Gesù. Il peso della delusione per l’abbandono da parte di tutti, anche dei più vicini, il peso della paura e della solitudine, dell’enorme dolore fisico. Il peso del rischio di fallire nella missione affidatagli dal Padre, di chiudere per sempre le porte dell’inferno su un mondo che gli stava voltando le spalle.

Tutto questo peso, cari fratelli e care sorelle non ha schiantato quella croce, non l’ha spezzata, perché sull’altro braccio lo bilanciava un amore così forte e invincibile per tutti, l’amore di Gesù per gli uomini, e l’amore di Dio Padre per il Figlio.

Per questo la croce è un simbolo che ci richiama un mistero: laddove si è concentrata la forza del male è emerso ancora più forte l’amore di Dio. Lo definiamo un “mistero” perché facciamo fatica a riconoscere l’amore di Dio, i nostri occhi sono come velati dal dolore e dallo smarrimento, ma spesso anche dall’abitudine e indifferenza, da un senso di impotenza. Così come i discepoli fecero una grande fatica a credere in quell’amore grande che era la resurrezione, anche i nostri occhi sono offuscati.

E questo, cari fratelli e care sorelle, è vero per tutte le croci che da allora in poi la forza del male, usando gli uomini e le donne, hanno piantato sulla faccia di questo nostro mondo.

Le croci delle guerre, delle ingiustizie che vedono crescere la ricchezza concentrata nelle mani di pochissimi e crescere la fame e la miseria di interi popoli, le croci di società, città, paesi che hanno perso l’anima e sono divenuti disumani.

Papa Leone proprio venerdì scorso ha voluto ricordare una di queste grandi croci contemporanee, quella che è piantata in mezzo al Mediterraneo, sulla tomba degli oltre 30.000 “morti di speranza” annegati negli ultimi 10 anni.

Rivolgendosi alla popolazione di Lampedusa e agli operatori impegnati nel soccorso ai naufraghi che giungono su quell’isola ha detto: “Voi siete un baluardo di quell’umanità che le ragioni gridate, le paure ataviche e i provvedimenti ingiusti tendono a incrinare. Non c’è giustizia senza compassione, non c’è legittimità senza ascolto del dolore altrui. … Parecchi fratelli e sorelle migranti sono stati sepolti a Lampedusa, e riposano nella terra come semi da cui vuole germogliare un mondo nuovo.

Ma poi ha voluto mettere in guardia dal senso d’impotenza che, come dicevo, offusca lo sguardo: “La globalizzazione dell’indifferenza, che Papa Francesco denunciò proprio a partire da Lampedusa, sembra oggi essersi mutata in una globalizzazione dell’impotenza. Davanti all’ingiustizia e al dolore innocente siamo più consapevoli, ma rischiamo di stare fermi, silenziosi e tristi, vinti dalla sensazione che non ci sia niente da fare. Cosa posso fare io, davanti a mali così grandi? La globalizzazione dell’impotenza è figlia di una menzogna: che la storia sia sempre andata così, che la storia sia scritta dai vincitori. Allora sembra che noi non possiamo nulla. Invece no: la storia è devastata dai prepotenti, ma è salvata dagli umili, dai giusti, dai martiri, nei quali il bene risplende e l’autentica umanità resiste e si rinnova.

Cari amici, davanti alla croce è facile essere vinti dal senso di impotenza, tanto che l’abitudine l’ha resa un innocuo segno decorativo che non dice più nulla. Dobbiamo uscire da questo inganno e farne invece il simbolo di una vittoria, la vittoria della vita del risorto sulla morte del crocefisso, la vittoria dell’amore di Dio sull’odio dei carnefici e sulla distanza dei discepoli. La croce dice a tutti che il male non ha l’ultima parola!

Ha continuato così papa Leone: “Il male si trasmette da una generazione all’altra, da una comunità all’altra. Ma anche il bene si trasmette e sa essere più forte! Per praticarlo, per rimetterlo in circolo, dobbiamo diventare esperti di riconciliazione. Bisogna riparare ciò che è infranto, trattare con delicatezza le memorie che sanguinano, avvicinarci gli uni agli altri con pazienza, immedesimarci nella storia e nel dolore altrui, riconoscere che abbiamo gli stessi sogni, le stesse speranze. Non esistono nemici: esistono solo fratelli e sorelle. È la cultura della riconciliazione. Servono gesti di riconciliazione e politiche di riconciliazione.”

Oggi allora vogliamo invocare l’aiuto del Signore, perché ci trasformi in operatori di riconciliazione, dove il male frattura e distrugge, allontana e intristisce, spezza e avvelena. Sappiamo farci forti della forza dell’amore di Dio che sostiene il peso del male che si abbatte su uomini e donne e lo vince col potere dell’amore di quanti egli manda a consolare, guarire, sostenere, voler bene.

 

  

Preghiere 

 

O Signore Gesù, dalla croce a cui sei stato inchiodato ci provochi ad un amore per tutti senza limiti né condizioni. Fa’ che rispondiamo con disponibilità al tuo invito, Noi ti preghiamo

 

O Dio nostro Padre, dona con abbondanza a tutti gli uomini l’amore che fa mettere al primo posto il bene degli altri e che fa riconoscere in ognuno il proprio fratello e la propria sorella, Noi ti preghiamo

 

O Spirito di amore, riempi i nostri cuori perché non vinca la paura e la rassegnazione, ma prevalga il desiderio di restare accanto alle croci piantate nel mondo per aiutare quanti oggi ne sopportano il peso,

Noi ti preghiamo

  

O Dio manda dal cielo la tua benedizione su quanti affrontano viaggi rischiosi e faticosi per raggiungere un approdo di pace e un futuro felice. Proteggi quanti fuggono per mare e per terra, salvali dalla cattiveria degli uomini e dai pericoli mortali del viaggio,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Padre buono gli uomini e le donne che vivono in guerra. Dona pace ai paesi sconvolti dalla violenza e schiacciati dal terrorismo,

Noi ti preghiamo

 

Dona o Signore salvezza al mondo intero, specialmente dove ora regna ingiustizia e povertà. Fa’ che il bene regni nel mondo, dove oggi c’è disuguaglianza e sfruttamento,

Noi ti preghiamo

 

Ascolta o Dio l’invito di papa Leone di imitare te, uomo della fraternità universale e Dio della riconciliazione,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Signore i tuoi figli ovunque dispersi, radunali nella famiglia dei discepoli che si riuniscono ai piedi della tua croce per celebrarti risorto e nutrirsi del tuo corpo e sangue. Proteggili da ogni pericolo e dalla tentazione di fuggire dalla croce,

Noi ti preghiamo

 

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