venerdì 17 giugno 2011

Festa del Corpo e Sangue di Cristo

don Ragheeb Ganni mentre celebra a Baghdad (Iraq)



Dal libro del Deuteronomio 8, 2-3. 14b-16
Mosè parlò al popolo dicendo: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

Salmo 147 - Loda il Signore, Gerusalemme.
Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 10, 16-17
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
chi ne mangia vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».





Commento




Cari fratelli e care sorelle, in modo opportuno questa festa del Corpo e Sangue del Signore ci fa soffermare oggi su una realtà che già nella Festa dell’Ascensione e a Pentecoste, accennavamo, e cioè sul fatto che il Signore Gesù è una presenza fedele e ravvicinata alla nostra vita. Oggi ne riconosciamo la prossimità in modo particolare come corpo e sangue che ci nutre al banchetto dell’Eucarestia. La sua presenza nel mondo infatti non è solo spirituale o sentimentale, ma concreta, tangibile, come appunto lo è un corpo fisico.
Il corpo con cui Gesù ha scelto di restare si presenta con i segni della sua passione: è sangue versato e corpo spezzato. Ed infatti Gesù ce lo consegna proprio alla vigilia del suo arresto in quella tragica ultima cena, durante la quale si rivela il tradimento di cui è stato fatto oggetto. Il corpo con cui Gesù rimane con noi, e d’altronde il corpo con cui Gesù è asceso al cielo, è quello di un ferito dalla vita, di un umiliato, di un offeso, ma, paradossalmente, è quello dell’unico che ha vinto la morte risorgendo. La resurrezione di Gesù infatti non cancella i segni della passione, che esibisce agli apostoli nelle prime apparizioni dopo la Pasqua, perché il male non è eliminato, ma vinto, non scompare, ma è umiliato davanti alla vittoria del bene.
La festa di oggi allora ci viene a ricordare proprio questa realtà che è come riassunta nel Corpo e Sangue Eucaristico di Gesù: la vittoria del bene portato da Gesù agli uomini, la loro salvezza non è qualcosa che è al di fuori dell’esperienza ordinaria dell’uomo, così segnata dalla presenza del male. Essa ci ricorda che c’è bisogno che si combatta la lotta fra bene e male perché il bene trionfi, c’è bisogno di affrontare le sfide del dolore e della morte che minacciano il mondo, perché ci sia la vittoria su di esse, perché la resurrezione di Cristo si realizzi anche nella nostra vita e in quella del mondo di oggi.
Il brano del Deuteronomio che abbiamo ascoltato nella prima lettura sembra proprio presentarci un ritratto della vita dell’uomo: “Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua.” Sì, il mondo assomiglia ad un deserto, arido e pieno di insidie pericolose di cui siamo come schiavi, servi in Egitto. Chi di noi non ne ha sperimentato la durezza, ma ancor di più, quanti segni ne vediamo nelle vicende che sconvolgono tanti angoli più disgraziati della terra! Eppure attraverso di essi ci guida Dio per condurci verso la liberazione, così dice il brano citato. È quella dimensione di lotta fra bene e male che ci ricordano le vicende dei tanti martiri della fede che hanno accompagnato lo svolgersi del secolo scorso e continuano a farlo ancora oggi.
Nel 2003 un giovane prete dell’Iraq faceva questa testimonianza a Bari durante il Congresso Eucaristico: “Il 26 giugno dell’anno scorso un gruppo di ragazze stava pulendo la chiesa preparandola per la domenica. Fra loro vi era mia sorella Raghad, che ha 19 anni. … due uomini in auto lanciarono una granata, che esplosde proprio a due passi da lei. Seppure profondamente ferita Raghad è sopravvissuta per miracolo. La domenica abbiamo celebrato lo stesso l’Eucarestia. … Lo scorso agosto, nella chiesa di san Paolo, subito dopo la messa delle sei di sera, è scoppiata un’autobomba. L’esplosione ha ucciso due cristiani e ferito molti altri. ... I terroristi pensano di ucciderci fisicamente o almeno spiritualmente, facendoci annegare nella paura. Eppure le chiese alla domenica sono sempre piene. I terroristi cercano di toglierci la vita, ma l’Eucarestia ce la ridona. ... Proprio fra le difficoltà stiamo comprendendo il valore della domenica, giorno dell’incontro con Gesù il Risorto, giorno dell’unità e dell’amore fra di noi, del sostegno e dell’aiuto. Qualche volta io stesso mi sento fragile e pieno di paura. Quando, con in mano l’eucarestia, dico le parole “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo”, sento in me la Sua forza: io tengo in mano l’ostia, ma in realtà è Lui che tiene me e tutti noi, che sfida i terroristi e ci tiene uniti nel suo amore senza fine. In tempi tranquilli, si dà tutto per scontato e si dimentica il grande dono che ci è fatto. L’ironia è proprio questa: attraverso la violenza del terrorismo, noi abbiamo scoperto in profondità che l’eucarestia, il Cristo morto e risorto, ci dà la vita. E questo ci permette di resistere e sperare.” Quel giovane prete di 31 anni, don Ragheed Ganni, è morto un anno dopo circa in un attentato a Baghdad. Non è fuggito dall’Iraq, pur sapendo i rischi, perché sostenuto nella lotta del bene contro il male dal corpo ferito, spezzato del Signore. La sua morte non è stata una sconfitta, ma ancora una volta, come tante altre, la vittoria dell’amore e della fede in Dio sulla morte che voleva far tacere, spaventare, eliminare quella voce di bene che invece è rimasta fino all’ultimo forte a donare a tanti fedeli quel Corpo e quel Sangue nella Santa Liturgia.
A noi non è chiesta la vita né questa è minacciata così gravemente dalla violenza, eppure nel deserto pieno di scorpioni e serpenti che da noi si chiamano indifferenza, egoismo, materialismo, odi e antipatie, continua a darci la forza, a nutrirci, a sostenerci, proprio come fa nei paesi in cui i cristiani sono perseguitati. Anche noi, ogni domenica assistiamo al miracolo: “[Il Signore] ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri” forse nemmeno ce ne accorgiamo più, assuefatti dal benessere e da un’abitudine scontata. C’è bisogno che riapriamo gli occhi sulla realtà di schiavitù e di deserto che la nostra vita racchiude. Il nostro sguardo ne ha fatto un angoletto in cui ci troviamo bene, ci accontentiamo di una felicità esteriore spenta e provvisoria, abbiamo rinunciato alla libertà preferendo la tranquillità umiliata dello schiavo. Facciamoci aprire gli occhi dalla scrittura e guardiamo con sguardo limpido al mondo: quanto bisogno c’è di alleati per la lotta del bene contro il male, di quante forze c’è bisogno perché la resurrezione di Gesù vinca le tante battaglie in cui gli uomini sono sopraffatti dal dolore e schiacciati dalla violenza, come in Iraq, ma anche vicino a noi. Scopriremo così che la vera forza nella lotta ci viene dal nutrirci della forza con cui Gesù stesso ha lottato: non gloria e sopraffazione, ma mitezza, umiltà, perdono, dono di sé, benevolenza. È quello che Gesù ci dona col suo corpo e sangue: “Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.” Restiamo in lui e la forza della resurrezione si sprigionerà in noi attraverso quel corpo umile e fragile, con impressi i segni del dolore, ma ripieno dell’amore che vince ogni male e la morte stessa.




Preghiere




O Signore Gesù che hai scelto di restare sempre con noi con il tuo Corpo e Sangue fa’ che ti accogliamo sempre con fede e amore, facendone nutrimento della vita e bevanda di salvezza,
Noi ti preghiamo




Ti ringraziamo o Gesù per il dono inestima-bile dell’Eucarestia che ogni domenica ci nutre e ci sostiene. Aiutaci ad accoglierlo come la cosa più preziosa che possiamo ricevere,
Noi ti preghiamo




O Dio Padre del cielo, aiutaci a tenere gli occhi e il cuore aperto per riconoscere il deserto di vita e di amore che c’è in questo mondo. Fa’ che diveniamo tuoi alleati nel combattere il male e liberatori dalla schiavitù,
Noi ti preghiamo




È facile o Signore, accontentarsi di poco e rinunciare a lottare perché il deserto divenga un giardino irrigato dall’acqua del Vangelo. Aiutaci a farci audaci combattenti, non con le armi del mondo, ma con la forza mite dell’amore,
Noi ti preghiamo




Sostieni con il tuo Corpo e Sangue o Signore Gesù tutti i cristiani perseguitati e in difficoltà. Fa’ che al più presto cessi la violenza e regni un tempo di pace e sicurezza per tutti,
Noi ti preghiamo




Accogli nell’amore o Dio tutti i poveri che invocano aiuto. Ti ricordiamo coloro che cercano riparo e futuro nel nord ricco fuggendo la guerra e la miseria dell’Africa. Dona loro protezione e salvezza,
Noi ti preghiamo.




Guida con la forza del tuo Spirito santo la Chiesa dei discepoli diffusa in tutto il mondo. Illumina i cuori e rafforza la loro testimonianza, perché sempre più persone entrino nella famiglia dei figli di Dio,
Noi ti preghiamo




Proteggici o Padre buono dalla tentazione e dal peccato. Fa’ che sappiamo resistere al male e operare sempre il bene che tu ci proponi,
Noi ti preghiamo


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