martedì 31 dicembre 2019

Te Deum di ringraziamento - Anno A - 31 dicembre 2019





Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 2, 18-21

Figlioli, è giunta l’ultima ora. Come avete sentito dire che l’anticristo deve venire, di fatto molti anticristi sono già venuti. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri. Ora voi avete ricevuto l’unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna viene dalla verità.

 

Salmo 95 - Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.



Alleluia, alleluia, alleluja
Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.
Alleluia, alleluia, alleluja


Dal vangelo secondo Giovanni 1, 1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Commento

 

Cari fratelli e sorelle, questa sera ci siamo raccolti attorno alla Parola di Dio per dare conclusione ad un anno di vita con essa. Sì, perché la Parola è la compagna fedele della nostra vita e, come ci dice il Salmo 1, il discepolo “nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte.

Il Vangelo oggi ci ripropone l’annuncio della nascita del Signore secondo il modo originale che ha Giovanni di presentarcelo, come una lotta fra le tenebre e la luce che Dio manda per rischiarare la vita dei suoi figli.

Sì, nella notte profonda del mondo Dio ha acceso in modo inaspettato una luce. E questa luce, abbiamo sentito dall’evangelista Giovanni, splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno ricevuta. 

Infatti nel mondo ci sono ancora tanti “angoli bui” nei quali la sofferenza è grande e il grido di dolore di chi li abita resta soffocato nel buio.

Eppure potremmo dire che mai come in questa epoca il mondo appare inondato di luce. La scienza ha raggiunto traguardi ieri inimmaginabili, e tante cose hanno trovato una spiegazione razionale, tanti problemi una soluzione. Nel mondo “rimpiccolito” dalla globalizzazione il nostro sguardo sembra arrivare in ogni angolo che è ormai visibile e raggiungibile con facilità, illuminato dai media.

Ma forse è proprio questo il nostro problema oggi: infatti, a cosa serve la luce di Cristo a chi pensa di avere già sufficiente luce? Il buio degli “angoli bui” del mondo sembrano allora funzionali a far sembrare ancora più splendente la luce che i potenti mezzi umani gettano in ogni luogo inondandolo e abbagliandoci con il suo fascino. Negli “angoli bui” del mondo si rinchiudono tutte quelle situazioni che sembrano mettere in pericolo lo splendore della luce di questo mondo. L’angolo buio del mondo degli anziani, messi da parte o rinchiusi negli istituti, perché la loro presenza ci ricorda la realtà della debolezza e della morte; l’angolo buio di quanti fuggono dalla miseria e dalla guerra, che mettono in discussione la giustizia di un ordine mondiale nel quale l’abbondanza di pochi è pagata a caro prezzo dalla miseria di moltissimi; i mondi chiusi delle carceri, degli istituti psichiatrici, dei bracci della morte, dove tante vite sono umiliate, fatte soffrire, nell’ignoranza di tutti.

Eppure è proprio in questi angoli bui che la luce di Cristo, la luce che è il suo Vangelo di consolazione, di amore, di pace, di misericordia e umanità brilla e non viene soffocata. Basta pochissimo: una visita, un sorriso, una parola buona, il ricordo, un abbraccio, il mettere i propri occhi in quelli dell’altro, ed ecco che la presenza del Signore sparge una luce di vita nuova, di speranza, di futuro che è negazione del buio di morte.

Ma, al contrario, dove la luce del mondo è abbagliante nell’enfasi del successo e del benessere, la luce di Cristo sembra spenta, scialba, inutile e viene soffocata.

Ci chiediamo allora ha senso, è possibile essere cristiani fuori dagli angoli bui del mondo, dove la luce di Cristo brilla e illumina? È possibile essere cristiani dove lo splendore artificiale del mondo del successo acceca e rende le pupille opache e incapaci di sentire bisogno di una luce calda, umana e piena di tenerezza, come quella della notte di Natale? Non temiamo di entrare con il nostro cuore, con il nostro interesse affettuoso nei tanti angoli bui che ancora punteggiano ogni parte della terra, e lì riconosceremo e potremo accogliere il Cristo che viene. È vero, lì il buio ci fa paura, di primo istinto ci fa fuggire via, ma se resistiamo alla prima reazione spaventata, scopriamo la bellezza di quella luce santa, benedetta, ricca di calore e di amore che lì brilla con una luminosità che altrove non ha. È in questi angoli bui che si svolge la lotta fra la vita e la morte, fra il bene e il male che vuole soffocarlo e lì c’è Cristo che combatte, come in un sabato santo prolungato, e noi possiamo farlo con lui.

L’Evangelista Giovanni ci offre motivi di speranza: egli usa il verbo al presente: la luce “splende”. Non dice: “splendeva” quando c’era Gesù. Non dice: “splenderà” quando Gesù verrà. Dice: splende. Ora. Ora, in questo mondo buio, splende ancora, splende sempre. Le tenebre non l’hanno ricevuta ma neppure l’hanno sopraffatta. In mezzo alle tenebre, nel cuore delle tenebre, delle tenebre di questo mondo è possibile che la luce splenda.

Dice ancora Giovanni che il Verbo, la Parola, è venuto “a casa sua” ma i suoi non l’hanno ricevuta. La Parola, cioè non è qualcosa di estraneo e fuori dalla nostra portata: è di casa nella nostra vita, eppure, paradossalmente, vi rimane come un’estranea. In questo senso essa nella nostra vita gioca sempre il ruolo di “segno di contraddizione”, ci mette in discussione e a volte ci disturba. Perché ci vuole cambiare, e noi non vogliamo. Vuole accompagnarci nel cammino di costruzione di un altro mondo, un’altra vita, un altro amore, un’altra speranza. Per lui, il sogno di cui parlavamo a Natale di un mondo diverso è possibile.

Ed allora l’augurio che questa sera ci scambiamo per un anno che sia vissuto bene e benedetto dal Signore si sostanzia nell’augurio di non fuggire dagli angoli bui del mondo, di non preferire lo sfavillare di un fulgore artificiale che acceca ma non da’ calore, di affiancarci al Signore Gesù che nasce perché la luce si faccia strada dove essa è più invocata e desiderata, dove l’assenza di essa si fa condanna e dolore, dove possiamo essere alleati della lotta del Signore e, assieme a lui, intonare l’Alleluja della vittoria.

 
 

Preghiere

 

Ti ringraziamo o Dio per l’anno di vita che ci hai donato. Aiutaci a rileggerlo con gli occhi del Vangelo per riconoscervi i segni del tuo amore,

Noi ti preghiamo

 

 

Concedi o Dio a ciascuno di noi di dare valore alle scelte e alle azioni e di viverle come Gesù le ha vissute,

Noi ti preghiamo

 


Ti preghiamo o Padre misericordioso, perché l’anno che si apre porti pace a quanti sono in guerra, consolazione a chi è nel dolore, perdono e conversione a chi è su strade sbagliate,

Noi ti preghiamo

 

 

Guidaci o Signore sulle vie del Vangelo, perché nell’anno che viene sappiamo alimentare la luce del tuo amore negli angoli bui di questo mondo e portare speranza dove le tenebre oggi sembrano regnare,

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo o Dio del dono di un papa buono e fedele al Vangelo come Francesco. Proteggilo da ogni male e fa’ che con umiltà ne seguiamo l’esempio,

Noi ti preghiamo

 

 

Dio Padre onnipotente, guida la storia del mondo perché percorra le tue vie e affretti la venuta del tuo Regno,

Noi ti preghiamo


 

 

Preghiera Te Deum

 

 



Noi ti lodiamo, o Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
 
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, *
Santo il Signore Dio dell'universo.
 
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
 
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
 
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.


 
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
 
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.
 
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
 
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
 
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.



 

sabato 28 dicembre 2019

Festa della Santa Famiglia - Anno A - 29 dicembre 2019



Famiglia migrante, Stati Uniti 1936.
 
 
Dal libro di Siracide 3, 3-7.14-17

Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espia i peccati e li eviterà e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita. Chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre. Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore. L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.

 

Salmo 127 - Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto +
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita! 


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 12-21

Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino. 

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
La pace di Cristo regni nei vostri cuori;
la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza.

Alleluia, alleluia, alleluia.


Dal vangelo secondo Matteo 2, 13-15. 19-23

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, la liturgia odierna, dedicata alla Famiglia di Gesù, ci propone di soffermare la nostra attenzione sulla figura di Giuseppe. Egli è un uomo definito dal Vangelo “giusto”: “poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiare [Maria] in segreto.” Infatti, quando scoprì che Maria era incinta prima del matrimonio non la espose al rischio della condanna per adulterio, che per la legge giudaica prevedeva la morte dell’adultera, ma cercò un modo per allontanarla senza suscitare scalpore.

Giuseppe, senza voler fare del male a Maria, cercava di allontanarla da sé, ma paradossalmente con il suo agire da uomo giusto e moderato allontanava da sé, assieme a lei, il figlio di Dio Gesù, che era già vivo nel suo seno.

Questo fatto ci fa vedere come non ci si può accontentare di fondarsi sulla giustizia, l’onestà, la correttezza nei rapporti, non è sufficiente che non ci si faccia del male l’un l’altro se vogliamo che Gesù sia presente nella nostra famiglia, c’è bisogno di qualcosa di più, quel di più che permise a Giuseppe di cambiare idea e non allontanare da sé Maria e Gesù.

Infatti possiamo ben dire che la famiglia di Gesù diventa una vera famiglia quando Giuseppe riceve un sogno nel quale Dio gli parla con la bocca di un angelo, ma non basta, quando egli accoglie quanto gli viene detto e o mette in pratica.

Quel sogno cambia la sua visione delle cose: il suo non è più un matrimonio fallito, come tante volte purtroppo accade, ma un matrimonio con il quale Dio gli chiede di assumere una missione importantissima: accogliere, proteggere e fra crescere Gesù perché egli possa manifestarsi al mondo intero. E per aderire a questa missione a Giuseppe non basta essere un “giusto”, onesto e moderato applicatore delle leggi, senza eccessi, ma deve accetta la proposta di accogliere e far suo il disegno grandioso e mai visto di Dio, allo stesso tempo straordinario e sconvolgente: entrare nella storia degli uomini personalmente.

Ma questo, fratelli e sorelle, è quando Dio chiede a ciascuno di noi a Natale. La Natività di Gesù, rappresentata nei presepi con lo sguardo un po’ bambino e ingenuo, è la domanda di Dio di far nostro il sogno di un mondo diverso, nel quale ci sia spazio per Dio, cioè per il bene, in tutte le sue espressioni.

Questo disegno di Dio diventa la vita di Giuseppe, la sua missione, tanto che, abbiamo ascoltato oggi, quando un pericolo minaccia Gesù egli, avvertito dall’angelo, prende e parte, subito, senza indugio, lasciando tutto.

Nel Vangelo non è riportata nessuna parola di Giuseppe, a commento o in risposta ai sogni nei quali un angelo gli parla. Né dopo che l’angelo lo aveva avvertito di prendere Maria con sé, né ora che lo mette in guardia dal progetto omicida di Erode, né quando, poi, l’angelo lo avvertirà in sogno di tornare a casa perché il pericolo è cessato ed infine nemmeno quando un angelo in sogno gli indicherà Nazareth come luogo in cui stabilirsi. Giuseppe è uomo dell’ascolto che si fa decisione e azione, senza commento, mediazione, discussione.

Noi invece siamo abituati a rispondere al sogno che Dio attraverso il suo angelo, che è la Scrittura, ci propone di vivere, a commentare, cioè a trovare tutti i motivi, realistici o a volte anche inventati, per i quali è impossibile vivere in tutto e per tutto, subito, senza preparazione, quel sogno. Noi siamo gli uomini delle parole inutili che come una cortina di fumo fanno sparire e rendono evanescente la visione forte e potente del Vangelo di Dio.

Giuseppe no: vede il sogno di Dio, lo assume e lo fa proprio, agendo concretamente. E non a caso l’Evangelista Matteo aggiunge come le parole dell’angelo siano motivate dal fatto che così si sarebbe realizzata la Parola di Dio, nel brano ascoltato oggi lo dice ben due volte, proprio a sottolineare che Giuseppe non segue una sua immaginaria visione, ma applica quanto la Parola di Dio aveva sempre detto e proposto agli uomini.

Giuseppe esegue questa Parola, cioè la tramuta in decisioni ed azioni, facendo sì che essa si realizzi concretamente nella storia. In questo modo egli partecipa attivamente a quel movimento di incarnazione di Dio iniziato al momento dell’annunciazione, proseguito con la natività ed ora protetto e portato avanti con la Parola resa decisione e azione da Giuseppe.

Per questo nel Vangelo non c’è bisogno che si esprima con le sue parole, perché gli bastano quelle di Dio, e ad esse egli fa spazio per realizzare il suo volere, non il proprio. Egli ci può sembrare un personaggio minore, con una personalità che non emerge, evanescente, che non esprime una sua volontà decisa. Egli non è protagonista, ma mette al centro la Parola di Dio che riceve nel sogno e la rende vita concreta. Così facendo egli permette a Gesù di sopravvivere alla minaccia di morte, e consente il compimento del progetto di Dio annunciato dall’angelo a Maria: “colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio” (Lc 1,35).

Anche Maria, sembra una figura remissiva e priva di volontà propria, perché si adegua al volere di Dio, senza imporre il proprio.

Ma è proprio per questo che oggi essi ci sono offerti, in questa festa della Famiglia di Gesù, come modello per tutte le famiglie. È il loro accogliere e fare propria la volontà di Dio, senza scegliere per un protagonismo del proprio sentire e pensare, che permette loro di avere sempre al centro della propria vita Gesù, anche se per loro non è sempre facile: andranno incontro a incomprensioni e forse delusioni, rispetto all’itinerario che avevano immaginato e sperato per la propria famiglia, ma non importa, quello che interessa loro è che si realizzino non le proprie aspettative, ma la volontà di Dio.

Io credo che il Vangelo oggi voglia dirci che la nostra migliore personalità la esprimiamo quando cerchiamo di modellarci sulle parole di Dio, senza far emergere la naturalezza di comportamenti e atteggiamenti che sono dettati dalle nostre inclinazioni e abitudini. Meglio, come Giuseppe e Maria, farsi umili ascoltatori di una Parola che indica un cammino diverso, magari non comprendendo tutto e subito, come avvenne spesso a loro due, ma fidandosi che nel sogno della vita come Dio ce la descrive si nasconde il segreto della propria e dell’altrui felicità, facendo spazio al Signore che nasce.

Preghiere




O Signore, fa sognare anche noi, come Giuseppe, il mondo come tu lo vorresti, perché cercando la sua realizzazione noi viviamo sempre in tua compagnia,

Noi ti preghiamo


O Dio che mandi a Giuseppe l’angelo che lo guida e lo consiglia, fatti presente anche a noi con la tua Parola che ci indica la via sulla quale seguirti,


Noi ti preghiamo

 Con Giuseppe e Maria o Dio tu ci vuoi mostrare un modello di famiglia nella quale al centro c’è Gesù. Aiutaci a vivere anche noi così, senza perdere mai di vista la priorità di fare la tua volontà,

Noi ti preghiamo



Sostieni e illumina o Signore Gesù i passi di quanti soffrono per le incomprensioni e i dissidi familiari. Dona la tua pace a chi oggi è in conflitto e il tuo perdono a chi compie il male,

Noi ti preghiamo
 


Proteggi o Padre la tua Chiesa ovunque diffusa, perché sia famiglia di chi non ha famiglia, guida dei deboli e dei disorientati, amica di chi è nelle difficoltà,

Noi ti preghiamo

Sostieni i passi di chi nel mondo costruisce la famiglia dei discepoli, radunando in unità quanti desiderano vivere il Vangelo e operarne la realizzazione. Proteggi la vita di coloro che annunciano il Vangelo e testimoniano, fra le difficoltà, il tuo amore,

Noi ti preghiamo.


Ti ringraziamo o Padre del dono di papa Francesco, pastore buono e umile, che ci indica la strada del Vangelo con le sue parole e i suoi gesti. Fa’ che ottenga la conversione dei cuori di tutti quelli ai quali annuncia la tua Parola,

Noi ti preghiamo


Raduna in unità o Dio la tua famiglia divisa. Per le Chiese e le comunità cristiane che ti invocano, perché trovino presto la comunione di quanti si riconoscono figli dell’unico Dio,

Noi ti preghiamo

lunedì 23 dicembre 2019

Natività del Signore - Anno A - 25 dicembre 2019





Dal libro del profeta Isaia 9,1-6
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Salmo 95 - Oggi è nato per noi il Salvatore.
 
Cantate al Signore un canto nuovo, +
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. +
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito 2,11-14
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Vi annunzio una grande gioia:
oggi vi è nato un Salvatore: Cristo Signore.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 2,1-14
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo sentito dal vangelo di Luca come nelle settimane precedenti la nascita di Gesù fosse stato indetto dall’imperatore romano Cesare Augusto un “censimento di tutta la terra”. Che progetto grandioso, degno di un sovrano abile e lungimirante! Per riuscire a governare con efficienza un impero così vasto infatti bisognava controllarlo fin nei minimi dettagli, conoscerne la popolazione per poter trarre le risorse necessarie all’enorme macchina organizzativa e militare. In fondo la storia, fin da allora, la fanno i potenti che hanno i mezzi di imporre la propria volontà, a volte un po’ capricciosa, determinati a trarre il massimo profitto dalle situazioni in termini di economia e di potere. Infatti il censimento era uno strumento necessario per poter definire la quantità di tasse che si potevano ricavare da ogni territorio dell’impero, in base al suo numero di abitanti.
Che importa se, come ci dice il Vangelo, in quei giorni per Maria era giunta l’ora del parto? Che importa se quella giovanissima famiglia doveva affrontare, per farsi censire, un viaggio impegnativo e in un territorio in cui non c’erano parenti o amici a dare sostegno e ospitalità? Che importa? La potente macchina della storia procede implacabile ed ha le sue esigenze, non fa differenze e non si sofferma sui dettagli personali di poco conto.
Ma in fondo non è così in ogni epoca? Anche oggi le leggi economiche del mercato determinano il futuro di interi popoli, che interessa se questo avviene magari a spese dei più piccoli che non ce la fanno a tenere il passo di uno sviluppo forzato all’estremo? Anche oggi le logiche militari e di polizia che devono rassicurare la gente dalle paventate minacce di invasioni non possono certo tenere conto delle singole storie di miseria, persecuzione, guerra, delle fragilità dei minori e delle donne, della disperazione di molti, piccoli dettagli che non possono certo inceppare i meccanismi ferrei delle politiche sull’immigrazione.
Insomma oggi, come al tempo di Gesù, sembra che la storia percorra binari che sono molto al di sopra della possibilità della gente comune, con logiche e meccanismi ineluttabili e definitivi, determinati da chi detiene le leve del potere globale. Cosa può fare una piccola, debole famigliola appena costituitasi, come quella di Giuseppe e Maria, se non sottoporsi al censimento, partire, nonostante tutto?
L’evangelista Luca riassume questa situazione nell’espressione: “Per loro non c’era posto.” Possibile? Una donna incinta non trova nemmeno un giaciglio dove partorire, un angolo riparato dove custodire il neonato? Sembra impossibile, storie d’altri tempi, ma oggi avviene lo stesso quando l’Europa volge lo sguardo dall’altra parte ignorando le folle di persone che cercano un porto sicuro, un angolo riparato dai venti delle guerre e della miseria, un giaciglio dove riposare le membra stanche di lunghi e pericolosi viaggi.     
Ma la storia determinata dagli interessi dei potenti può tener conto di simili dettagli insignificanti? A Betlemme un bambino fra tanti, un campagnolo periferico e di provincia può forse fermare l’ingranaggio potente dell’amministrazione imperiale?
Eppure proprio quel bambino è venuto a imporre una svolta alla storia dell’umanità. Dopo la sua nascita niente più sarà come prima. Di lui dice il profeta Isaia, come abbiamo ascoltato: “un bambino è nato per noi, ... Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Eppure quel bambino non nasce sotto insegne regali o nei palazzi del potere. Nasce come un povero migrante sballottato dalle forze di una storia implacabile e più grande di lui, ma a lui Dio ha dato il potere di cambiare la storia. Come è possibile crederci? Come è possibile oggi credere che in un bambino migrante che chiede di nascere su una terra sicura e pacifica c’è tutta la potenza di Dio che vuole imporre una svolta alla storia?
Eppure se io, tu, noi ci crediamo e lo accogliamo, gli diamo casa, protezione, futuro si sprigiona tutta la potenza di Dio che è quel suo amore inspiegabile e travolgente che dall’alto della croce getta una luce nuova sull’universo e lo trasforma. Se non abbiamo paura di andare controcorrente, di non assecondare gli ingranaggi della storia dei potenti e facciamo spazio al debole, gli offriamo protezione, lo aiutiamo a crescere e a fortificarsi, si sprigiona una forza incontenibile, una sorta di esplosione nucleare di amore che incrina i meccanismi, immette novità nella storia che non è più come prima. E non chiamiamoli con ipocrita retorica “piccoli gesti”, “gocce nel mare”, “granellini di polvere” come i potenti definiscono con disprezzo l’amore vissuto, ogni gesto di amore per un debole è un atto di grave disobbedienza al male, costruzione di un futuro diverso che devia il corso della storia.
È quello che accadde a Betlemme la notte di Natale: è un fatto piccolo e insignificante avvenuto in una periferia trascurabile dell’impero, fra gente di nessun conto, pastori, umili, ma per chi ha fede è l’inizio di un tempo nuovo in cui l’amore vero ha cominciato a divenire possibile, cittadino di questo mondo, a nascervi dentro e a scardinarne i meccanismi malvagi.

Crediamoci che ancora oggi è possibile, che il corso della storia non sia determinato irreversibilmente, ma che se mettiamo al centro chi è più povero e debole e lo amiamo scardineremo i destini segnati dal male e apriremo un nuovo futuro di pace e umanità più vera.   

Preghiere
  
O Signore Gesù che nasci povero e piccolo, non sdegnarti di nascere anche nell’umile mangiatoia della nostra vita, ma vieni e illuminaci con l’ingenuità del tuo amore senza fine.
Noi ti preghiamo


O bambino Gesù illumina e scalda la nostra vita perché troppo buio è questo mondo e oscuro il futuro. Dona a tutti il coraggio di amare come te e di seguirti sulla via di una vita generosa e mite,
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Padre del cielo, perché hai mandato il tuo Figlio unigenito per ricondurre a te tutta l’umanità. Fa’ che tutti si inteneriscano davanti alla debolezza di bambino con cui nel Vangelo ti presenti a noi.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che sono soli e nel bisogno e che ci prepariamo ad accogliere in questa casa per festeggiare la tua nascita. Fa’ che con generosità e calore sappiamo essere per loro amici e fratelli nel tuo nome,
Noi ti preghiamo

Benedici o Padre misericordioso tutti i tuoi figli che nel mondo si radunano in questa santa notte attorno alla tua mensa e ascolano l’annuncio del Natale, perché in ogni luogo il Vangelo della natività porti pace e concordia, specialmente dove ora c’è odio e violenza.
Noi ti preghiamo

Dalla culla o Signore, guida e proteggi la famiglia dei tuoi discepoli che hai qui radunato. Suscita annunciatori del Vangelo che, come gli angeli nella notte, facciano coraggio e indichino dove incontrarti a tutti quelli che ancora non ti conoscono.
Noi ti preghiamo.

Salva o Dio misericordioso quanti vivono in guerra, oppressi dalla miseria e schiacciati dall’ingiustizia. Per tutti invochiamo o Padre la nascita di un tempo nuovo di pace e di giustizia, libero da ogni male,
Noi ti preghiamo


O Signore Gesù, libera ciascuno di noi dalla paura che blocca la vita e imprigiona il cuore, facci incamminare spediti verso il luogo della tua nascita per incontrarti come un re mite ed indifeso, capace di riscattare l’umanità intera dalla forza del male che la domina,
Noi ti preghiamo.





venerdì 13 dicembre 2019

III domenica di Avvento "Gaudete" - Anno A - 15 dicembre 2019





Dal libro del profeta Isaia 35,1-6a. 8a.10
Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.

Salmo 145 - Vieni, Signore, a salvarci.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.  

Dalla lettera di Giacomo 5,7-10
Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore.

Alleluia, alleluia alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me,
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio.
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Matteo 11,2-11
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, in questa terza domenica di Avvento ci viene incontro Giovanni Battista. Egli è l’uomo dell’Avvento, cioè l’uomo che prepara se stesso e il mondo accanto a lui per la venuta del Signore. Il Vangelo ce lo presenta in carcere, perché il mondo ascolta con fastidio la domanda pressante di Giovanni a prepararsi per la venuta del domani e vuole imprigionare quella voce scomoda.
Eppure, ci dice il Vangelo che una grande folla era andata a chiedere a Giovanni il battesimo nel deserto, sulle rive del Giordano. Segno che c’è una grande domanda di cambiamento, allora come anche oggi, un bisogno profondo di rinnovamento di una vita che si sente sterile ed esaurita.
Ma che cosa quella gente aveva trovato nel deserto, lungo la riva di quel torrente? Gesù pone questa domanda in modo pressante. Abbiamo ascoltato questo interrogativo ripetuto tre volte: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto?»
Gesù pone anche a noi questa domanda dell’Avvento: che cosa cerchiamo nella nostra vita? Per trovare che cosa siamo disposti a metterci in cammino in mezzo al deserto di vita di questo mondo? Gesù da due risposte ipotetiche, che in qualche modo riassumono simbolicamente l’atteggiamento col quale solitamente la gente si pone davanti al proprio futuro, cosa cerca: o il fatalismo passivo di uno scorrere degli eventi così come il caso ce li presenta, la canna esposta ai venti che la piegano secondo il verso da cui soffia, oppure la ricerca di una solidità opulenta e forte del potere di questo mondo, il benessere e il potere.
Gesù però mette in guardia da entrambi questi atteggiamenti. Il proprio futuro e quello del mondo intero è troppo importante per affidarlo al fatalistico scorrere degli eventi o alla ricerca di forza e potere di questo mondo, che si rivelano facilmente una fallace illusione.  Il Signore ripete una terza volta. “Che cosa siete andati a vedere nel deserto?” proprio per sottolineare qual è la direzione da prendere in questo tempo di Avvento nel deserto di una vita che si presenta a volte dura e ostile: “Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via.”
Questa è dunque la risposta alla domanda del Signore: per il proprio futuro bisogna cercare una profezia. Vale la pena incamminarsi in questo tempo per seguire una visione profetica, le indicazioni di un messaggio forte che traccia una nuova via.
Sì, noi e il mondo intero abbiamo bisogno di una visione profetica, cioè che incarni il sogno di Dio per l’umanità. Non ci può bastare il realismo pessimista e con gli occhi bassi, con lo sguardo chino tutto concentrato su di sé e rassegnato che il mondo continuerà ad andare così come è adesso.
Tante volte siamo tentati di far vincere in noi la paura e a desiderare che tutto resti così com’è ora, per timore di un futuro nuovo. Tanti ci consigliano di vivere così questo Natale: “Che tutto resti così, che niente cambi, che il futuro sia come il nostro passato!”
Ma la prospettiva del discepolo di Gesù è quella dell’Apocalisse: “le cose di prima sono passate” e “Io faccio nuove tutte le cose”.
Hanno bisogno di questa profezia quanti oggi sono oppressi e umiliati, quanti soffrono, i popoli in fuga dai luoghi del dolore e in cerca di un approdo di pace; ma ne abbiamo bisogno anche noi, talvolta intristiti e col cuore indurito in una insensibilità a chi ci è accanto che ci chiude in una morsa di fredda indifferenza.
Abbiamo bisogno della visione profetica del Natale, dei cieli aperti sopra una stalla umile, del canto di angeli che prospettano pace per una umanità non più sola e dimenticata, ma così amata da Dio da essere da lui visitata e abitata, di un mondo non più immerso nel buio, ma rischiarato da colui che porta luce e calore.
Giovanni dal carcere non smette di avere questa visione negli occhi, manda i suoi discepoli da Gesù, cerca da lui una conferma che quanto atteso da tempo immemorabile dal popolo umiliato e povero possa veramente realizzarsi. Ad essi Gesù presenta i segni di un mondo nuovo che lui ha inaugurato: chi sta male è curato, chi soffre è consolato, la pace vera è donata a chi ne ha più bisogno, ma anche la beatitudine è donata a chi davanti a tutto questo non distoglie lo sguardo preferendo i segni di sciagura e il pessimismo di un falso realismo, vero scandalo davanti al Vangelo annunciato da Gesù.
Anche noi in questo tempo che ci separa dalla visione grande e maestosa del cielo che si apre per lasciare scendere Dio in mezzo a noi facciamo nostra questa visione profetica, attendiamola e cogliamo nel presente i segni che già fanno gustare la sua realizzazione.
Stiamo attenti a non disprezzarli, perché essi sono Vangelo, cioè buona notizia che salva. Stiamo attenti a non preferire il disgusto deluso e insoddisfatto di una vita in cui non riusciamo a cogliere nessun segno dell’amore di Dio.
Alcuni segni concreti oggi li possiamo vedere anche realizzarsi in questa nostra realtà parrocchiale, umile e piccola, ma resa profetica dentro Terni dalla presenza della visione di Giovanni battista. Qui i poveri sono amati e protetti, chi è debole è accolto e voluto bene, la speranza trova spazio e si rafforza in tanti, chi è in ricerca di motivi di fiducia per operare il bene è sostenuto e trova alleati. Sono segni concreti di un amore che si fa strada e che piano piano va a comporre il grande mosaico della visione profetica che Giovanni dal carcere vede nonostante il buio.
Poniamo dunque anche noi quella domanda pressante e ripetuta da Gesù alle folle: “Che cosa andiamo a vedere nel deserto?” e troviamo nel vivere il suo amore concreto la via per giungere davanti a lui a Natale.

Preghiere 

O Signore Gesù ti preghiamo: compi ogni giorno i miracoli di amore che i poveri e i piccoli ti invocano. Aiutaci a gioirne e alimentare con essi la nostra speranza nel regno di pace e di giustizia che vieni a realizzare.
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Signore per il dono di vedere attorno a noi i segni del tuo amore. Fa’ che guidàti da essi sappiamo anche noi gioire della tua benedizione che non dimentica nessuno e dona guarigione e salvezza a chi ti invoca.
Noi ti preghiamo


O Dio Padre onnipotente proteggi ogni uomo e ogni donna che vive per strada. Dà un tetto a chi è indifeso e fratelli a chi non ha nessuno. Fa’ che il freddo del clima e dei cuori sia riscaldato dalla fiamma del tuo Spirito di carità.
Noi ti preghiamo


Ti ringraziamo o Signore perché con la tua nascita fra di noi vuoi colmare la nostra distanza da te. Fa’ che sappiamo aspettarti liberi dal nostro egoismo e dalla fissazione su noi stessi. Aiutaci ad attendere con impazienza che la tua venuta realizzi un tempo di pace e di salvezza per il mondo intero.
Noi ti preghiamo


Accogli e consola, o Dio nostro Padre, la vita di tutti coloro che soffrono. Ti preghiamo per i malati e per gli anziani, per le vittime della guerra e delle ingiustizie, per gli immigrati e gli zingari, per chi assieme a loro lavora per la realizzazione di un mondo nuovo. Benedici le loro vite e proteggili.
Noi ti preghiamo

Sostieni o Signore Gesù i piedi di chi cerca la pace. Fa’ che ogni tuo discepolo si leghi al giogo soave del Vangelo e sappia indicare Te come la fonte di ogni gioia e la tua Parola come benedizione e salvezza della vita di ciascuno.
Noi ti preghiamo.

  
In questo tempo di Avvento o Padre misericordioso, aiutaci a coltivare l’attesa impaziente per la tua venuta, perché pronti ad uscire dalle nostre case sappiamo incontrarti, piccolo e indifeso come un bambino, nelle vie del mondo.
Noi ti preghiamo


Fa’ che i tuoi discepoli ovunque dispersi sappiano scrutare il cielo e riconoscervi i segni di speranza da seguire per incontrarti, come i Magi che seguendo la stella giunsero a Betlemme.
Noi ti preghiamo

sabato 7 dicembre 2019

Festa dell'Immacolata Concezione di Maria - Anno A - 8 dicembre 2019




Dal libro della Gènesi 3,9-15.20

[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».  L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

 

Salmo 97 - Cantate al Signore un canto nuovo

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 1,3-6.11-12

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.
Rallègrati, piena di grazia,
il Signore è con te.

Alleluia, alleluia, alleluia.


Dal vangelo secondo Luca 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».  Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, nel nostro cammino di Avvento, tempo di attesa e di preparazione, ci viene incontro questa festa nella quale ricordiamo e gioiamo perché la madre di Gesù è stata preservata dal male fin dalla sua nascita per poter degnamente accogliere il Figlio di Dio nel suo grembo. È oggi dunque una festa nella quale celebriamo la volontà di Dio che il mondo, a partire da ogni uomo e ogni donna, sia libero dal male. Sì, perché possiamo leggere la storia dell’umanità come una grande lotta fra la volontà di Dio che prepara un destino di bene all’umanità, e la forza del male che si insinua nelle pieghe di questa storia per corrompere la volontà di Dio e rendere inefficace il bene.

È una lotta cosmica, cioè che coinvolge tutta l’umanità e tutto il creato, lo esprime bene l’Apostolo quando afferma: “La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità … nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.” (Rm 8,20-22).

Ma questa lotta cosmica non è esterna a noi. Infatti tanto la volontà di bene di Dio, quanto l’opera del male, per attuare i loro disegni nel mondo passano attraverso la decisione, la scelta degli uomini e delle donne. Dio infatti non ci ha creati come burattini sullo sfondo di una storia governata da forze che lo sovrastano, estranee alla sua portata. No, noi siamo i protagonisti scelti da Dio per governare la storia, quella mia personale, quella del mio ambiente di vita, quella del più largo mondo attorno a me e lontano da me. Per questo Dio si è fatto uomo, come celebriamo a Natale, per mostrare concretamente che Dio si fa presente nella vita degli uomini dal di dentro e la abita anche attraverso la nostra vita.

Abbiamo infatti ascoltato Paolo affermare: “In lui [Dio] ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà.” Siamo predestinati, cioè “progettati”, per una vita santa e immacolata, cioè governata dal bene, ma siamo noi a dover attuare questo progetto che Dio ci ha offerto, accogliendo l’adozione a figli di Gesù, cioè ad essere membri della sua famiglia dei discepoli.

In questo senso anche il Natale non è un evento circoscritto in un’epoca e un luogo lontano da noi, ma è un evento che avviene dentro di noi. Gesù, principe della pace, fonte di ogni bene, modello di quella santità secondo Dio che è umanità mite e umile di cuore, vuole farsi strada dentro di noi e nascere al mondo attraverso di noi, cioè manifestarsi le parole, le opere, le decisioni di bene per tutti di cui ciascuno di noi è reso capace proprio dal Signore.

Anche a Maria, ci racconta il Vangelo di Luca, l’angelo propose questo: ospitare nel suo seno Gesù perché nascesse nel mondo. La sua vita era stata preparata da Dio ad accoglierlo, ma anche noi, come afferma Paolo, siamo stati preparati, destinati, a riceverlo.

Come già accennavo, destinati non vuol dire che qualcuno ha deciso per noi. Nella prima lettura abbiamo visto come l’uomo, per il quale Dio aveva preparato un futuro di beatitudine e pienezza di vita in sua compagnia, ha liberamente scelto di seguire il suggerimento del male e ha fatto sua la volontà del serpente e si è allontanato da lui. Questo atto di Adamo ed Eva, i progenitori dell’umanità intera, è conosciuto come peccato originale, cioè come il primo caso in cui la libertà dell’uomo si è rivolta contro la felicità e il bene per il quale Dio l’aveva creata. In questo atto cioè si identifica ogni atto degli uomini che scelgono per il male e per porre distanza fra sé e Dio stesso.  

Fratelli e sorelle, accogliamo oggi l’invito a non farci sfondo anonimo e disimpegnato di una storia che procede schiava della forza del male, ma impegniamoci a fondo a realizzare il destino di bene che il Signore ci invita a far passare attraverso le nostre scelte e azioni. Maria disse di sì a questa proposta, non offuscò con la paura o la resistenza il realizzarsi del disegno di bene che le era proposto. Anche noi, facciamo brillare questa volontà di bene, portando alla luce, ben visibile e concreto, l’amore che in Gesù ci viene manifestato, partecipando all’evento del natale non come spettatori anonimi, ma come la culla dalla quale Gesù vuole manifestarsi al mondo.

 
Preghiere


Ti preghiamo o Dio, aiutaci in questo tempo di Avvento a vivere con disponibilità e fiducia l’attesa della tua venuta,


Noi ti preghiamo


Come Maria ha accolto l’invito dell’angelo a rallegrarsi, così fa’ o Signore che anche noi sappiamo gioire alla notizia della tua venuta,

Noi ti preghiamo

Dona o Signore Gesù la pace a quanti ora vivono in guerra. Per i paesi dove si combatte e si muore per la violenza e l’odio fratricida,

Noi ti preghiamo


O Signore Gesù, concedi a tutti noi di sostenere con gioiosa sollecitudine il cammino verso di te dell’Avvento, perché fiduciosi nel tuo disegno di amore siamo sempre disponibili a viverlo,

Noi ti preghiamo


Guida o Padre del cielo i passi di quanti ti cercano, aiuta quanti sono dispersi nella tristezza e nel dolore, sostieni chi è sfiduciato e senza speranza,

Noi ti preghiamo


Sostieni gli sforzi o Dio di quanti annunciano il Vangelo a chi non lo conosce ancora. Fa’ che con l’esempio e le parole siano testimoni credibili dell’amore vero,

Noi ti preghiamo.


Proteggi o Padre misericordioso il papa Francesco, perché raggiunga i cuori di tutti e diffonda la pace che viene dall’essere tuoi figli, 

Noi ti preghiamo


Benedici e guida o Dio la tua Chiesa ovunque diffusa, illumina quanti ascoltano oggi il Vangelo, dona a ciascuno la grazia di un tempo di conversione e di gioia nell’attesa,

Noi ti preghiamo