sabato 27 novembre 2021

I domenica di Avvento - Anno C - 28 novembre 2021

 



Dal libro del profeta Geremia 33,14-16

Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.

 

Salmo 24 - A te, Signore innalzo l’anima mia

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,

insegnami i tuoi sentieri.

Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,

perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,

indica ai peccatori la via giusta;

guida i poveri secondo giustizia,

insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà

per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.

Il Signore si confida con chi lo teme:

gli fa conoscere la sua alleanza.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési 3,12-4,2

Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio - e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

 

Alleluia, alleluia.

Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Alleluia.

 

Dal vangelo secondo Luca 21,25-28,34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saran­no segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le po­tenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nu­be con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risol­levatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’im­provviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Ve­gliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di com­parire davanti al Figlio dell’uomo».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, si apre oggi l’Avvento, tempo di preparazione alla nascita del Signore Gesù in mezzo a noi. Sono quattro settimane in cui la liturgia ci invita ad essere vigilanti e pronti a cogliere i segni che ci preparano alla venuta del Signore. È un tempo che, come ci ricorda la Scrittura, viviamo nell’attesa di qualcosa di nuovo che deve nascere, di qualcuno che porta con sé la novità.

E come tutte le cose nuove che avvengono nella nostra vita e in quella del mondo, la nascita di Gesù porta con sé anche la fine di un mondo vecchio. È il senso dei “segni” di cui parla Gesù nelle parole che Luca oggi ci riporta: “Vi saran­no segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le po­tenze dei cieli infatti saranno sconvolte.” Sono segni che ci turbano e incutono timore, perché ogni tempo che passa provoca rovine e macerie per fare posto a un tempo nuovo. Con il linguaggio dell’apocalittica, un genere particolare di narrare gli avvenimenti che si usava al tempo di Gesù nell’ambiente ebraico, il Signore vuole comunicarci, all’inizio di questo tempo di Avvento, che il vecchio sta per finire, ciò a cui siamo abituati o a cui ci siamo assuefatti è minato da crepe che lo stanno facendo crollare.  

Lo vediamo in questo nostro tempo, nel quale un male sconosciuto e insidioso si è fatto strada portando tante tragiche conseguenze di malattia e morte. Potremmo pensare ad una fatalità, un tragico caso, ma in realtà tutto è stato frutto di scelte sbagliate, di un modo di vita che lentamente ma inesorabilmente ci ha condotto a vivere in un mondo fragile e pieno di contraddizioni. È avvenuto quello che papa Francesco ha efficacemente descritto con la frase: “Ci siamo illusi di poter vivere sani in un mondo malato”. Sì, abbiamo pensato che il mondo così come noi e le generazioni che ci hanno preceduto abbiamo costruito potesse resistere indenne per sempre, nonostante le contraddizioni e le ingiustizie sulle quali si fonda: guerre e povertà da un lato e ricchezza e sfruttamento dall’altro e in mezzo muri di filo spinato a tenere separati quelli che, senza alcun merito e senza colpa, sono nati in uno dei due lati.

È quello che constatiamo in questi giorni al confine Polonia-Bielorussia, dove si ammassano folle di persone che provengono dai paesi della disperazione: Iraq, Siria, Afghanistan, Pakistan. L’Europa che si erge a baluardo della giustizia, democrazia e diritti civili chiude le porte come se tutto ciò valga solo per noi, per chi sta dentro la fortezza.

Come può reggere un mondo pensato e costruito così? Come si può pretendere che un ordine mondiale nel quale ci sono Paesi che abbiamo sfruttato da secoli, sui quali abbiamo esercitato il potere finché è stato conveniente, per poi abbandonarli alla deriva delle sue contraddizioni, possa reggere senza mostrare crepe e infine crollare?

Oggi appaiono i segni di un mondo vecchio e sbagliato che si sta sgretolando e viene giù a pezzi.

Le conseguenze non sono solo quelle economiche, di cui si parla molto, ma anche quelle che avvertiamo dentro le nostre società: un indurimento dei cuori, un imbarbarimento dei rapporti e la chiusura a quanti sono diversi da noi. L’abitudine a tenere lontani quelli che ci sembrano pericolosi per nazionalità, cultura e religione. E questo è frutto della paura perché il benessere che sembrava duraturo e stabilmente garantito dal mondo vecchio, oggi appare assai più precario.

Davanti a tutto si impone una scelta: rimpiangere il vecchio e cercare di puntellarne i muri crollanti, oppure accettare la sfida di costruire un mondo nuovo?

Il Vangelo oggi ci esorta ad alzare lo sguardo, a scrutare l’orizzonte con occhio diverso: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risol­levatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Il Signore viene a dirci che il crollo di un mondo così deve essere l’occasione per pensare e costruire un mondo nuovo, fondato su principi di giustizia, solidarietà, fraternità universale, i soli che possono sostenere una nuova comunità mondiale solida e pacifica.

Certo, il cambiamento ci fa paura: siamo abituati e affezionati al vecchio mondo, ma il Signore ci invita a non restare schiavi della paura, a non fermarci a rimpiangere un passato sbagliato. Qualcosa di nuovo può nascere, se solo alziamo lo sguardo cogliamo i segni di un futuro diverso che vuol nascere nei cuori, nei popoli, nei luoghi più sperduti e dimenticati della terra. È il senso del grido che ci giunge soffocato dai confini sigillati dal filo spinato. Grido che invoca pace, futuro migliore, fine di divisioni ingiuste e insensate. Dio ci invita a vivere il tempo presente e i drammi che lo attraversano come un’occasione per ricostruire l’unità del genere umano infranta dal peccato, a sostenerci l’un l’altro, a lavorare insieme per un tempo migliore, con un atteggiamento di speranza e di fiducia nel bene.

Certo il mondo nuovo per nascere ha bisogno di un grembo che lo accolga e lo alimenti, lo protegga dalle minacce, lo conservi al caldo, come fece Maria con Gesù. Ci vuole cioè lavoro, tempo, amore, in sintesi, una grande speranza che diventi fiducia nell’uomo, misericordia, generosità concreta e fattiva, accoglienza.

Gesù dice: “la vostra liberazione è vicina” indica cioè una liberazione di tutti, comune e collettiva, non una liberazione “mia” o “tua” a discapito dell’altro, ma “nostra”. Un bene cercato e vissuto ignorando o a scapito dell’altro infatti porta in sé il veleno del male, ed è proprio come per troppo tempo abbiamo vissuto, e ne vediamo le conseguenze.

Prosegue infatti l’evangelista Luca: “State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’im­provviso.

È facile ubriacarsi pensando di poter continuare come si è sempre vissuto, come niente potesse cambiare. Questo prepara la nostra rovina, perché ci rende antagonisti e nemici, anche se non ci sembra apparentemente. Piuttosto, prosegue Luca, bisogna essere vigilanti e coltivare nel nostro cuore una voglia di bene lungimirante, cioè che vede oltre il mio interesse personale per abbracciare quello di tutti.

Questo Avvento, con le sue tappe settimanali, ci guidi alla ricerca di un modo diverso e nuovo di guardare a se stessi e al mondo, non chiuso nel piccolo orizzonte dell’io, della mia convenienza, ma aperta ai larghi orizzonti della fraternità universale che ci chiede, a volte, di ridimensionare le mie esigenze individuali per cercare insieme un futuro migliore per tutti. Prepariamo noi stessi e la realtà attorno a noi perché sui popoli in fuga dalla guerra e dalla disperazione prevalga lo sguardo di misericordia che sa scorgere in ogni uomo, anche il più lontano, estraneo o addirittura ostile, il fratello e la sorella che vogliono nascere se trovano qualcuno che li riceva, come fece Maria, in un grembo accogliente e materno. Sappiamo in questo Avvento essere madri e padri di fratelli e sorelle che vogliono nascere ad una vita migliore, ma non sanno come e dove, padri e madri di un futuro nuovo, più umano e sereno, e come tali sappiamo alimentarlo e prendercene cura come figli.

  

Preghiere 

  

O Signore nostro Dio che vieni a visitarci, aiutaci a vivere questo tempo nell’attesa della tua venuta, perché non siamo distratti e presi da noi stessi, ma attenti ai segni che preparano il tuo Avvento.

Noi ti preghiamo

  

Signore, ti preghiamo, vieni presto fra di noi, porta la giustizia che tanti invocano e abbatti i muri di odio e di violenza che dividono gli uomini gli uni contro gli altri.

Noi ti preghiamo

 

Signore, ti preghiamo, vieni presto fra di noi, e porta la pace nei tanti luoghi dove infuria la guerra e il terrorismo. Fa’ che presto nessuno muoia più per la mano violenta di un altro uomo

Noi ti preghiamo

  

Signore, ti preghiamo, vieni presto fra di noi, fa nascere il bene dove ora il male tiene gli uomini in suo potere. Porta guarigione e salvezza agli ammalati e conforto a chi è nel dolore.

Noi ti preghiamo

 

O Signore, ti chiediamo perdono perché spesso non vediamo la necessità che tu venga presto a salvarci. Liberaci dalla cecità del cuore e degli occhi perché impariamo a sentire l’invocazione dei tanti che aspettano con impazienza la salvezza che viene da te.

Noi ti preghiamo

 

Dio Padre del cielo, che hai tanto amato gli uomini da mandare il tuo figlio unigenito per la nostra salvezza, fa’ che questo nostro mondo diviso e spaventato sappia far spazio all’Emanuele, Dio-con-noi.

Noi ti preghiamo.

 

O Signore insegnaci a fare nostre le visioni grandi de nostro papa Francesco. Fa’ che non viviamo ripiegati su noi stessi, attenti solo ai nostri piccoli drammi, ma aperti ad un abbraccio che accoglie tanti in una fraternità universale, specialmente i più poveri.

Noi ti preghiamo

 

O Cristo che sei venuto, ma i tuoi non ti hanno accolto, fa’ che noi, tuoi discepoli, sappiamo allargare lo spazio dell’accoglienza e della solidarietà, perché il mondo divenga sempre più un luogo dove ciascuno è amato e aiutato.

Noi ti preghiamo

sabato 13 novembre 2021

XXXIII domenica del tempo ordinario - Anno B - 14 novembre 2021 - festa dei poveri



 Dal libro del profeta Daniele 12, 1-3

In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.  

 

Salmo 15 - Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro, +
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,+
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Dalla lettera agli Ebrei10, 11-14. 18

Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati. Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Il cielo e la terra passeranno,

ma le mie parole non passeranno, dice il Signore

Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 13, 24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, il libro di Daniele e il passo del Vangelo che abbiamo ascoltati ci descrivono grandi sconvolgimenti ed eventi apocalittici. Si tratta della narrazione degli ultimi tempi, caratterizzati da due elementi principali: il capovolgimento del senso delle cose e un giudizio definitivo sulla vita di ciascuno. Ci dice infatti l’evangelista Marco: “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo” e “Il cielo e la terra passeranno”, ad indicare che ciò che prima era la fonte di luce e vita smetterà di esserlo e che quello che rappresenta la solidità su cui si fonda il mondo, perderà importanza. Poi il profeta Daniele aggiunge: “Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna” a significare che esiste un termine ultimo dell’esistenza dell’uomo e un giudizio definitivo su ogni persona.

Questi due elementi, il capovolgimento del senso delle cose e il giudizio ultimo delle persone, sono qualcosa di estraneo al nostro modo di pensare. Noi impariamo fin da piccoli che ci sono riferimenti certi: la solidità dell’elemento materiale; la centralità dell’individuo; l’affidabilità delle tradizioni, del buon senso comune, dell’esperienza; ecc… Tutte queste certezze ci sono trasmesse come qualcosa che niente può mettere in discussione. Le immagini apocalittiche ci vengono a dire che queste realtà non sono affatto sicure, perché passano e la loro solidità è illusoria: ci sarà un tempo in cui non esisteranno più.

Ma a cosa serve minare le certezze condivise e rendere tutto più incerto e provvisorio?

Questo svelamento serve perché appaia invece quale è l’unico fondamento solido e reale della vita dell’uomo: “vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. … Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.” È il Signore che ci si manifesta nella sua Parola l’unico vero fondamento su cui costruire con solidità la vita. Quelle immagini sconvolgenti che abbiamo ascoltato sono un avvertimento che non è in quelle cose che possiamo fare affidamento. Rendersi conto di ciò è quello che la Scrittura chiama “sapienza”, cioè una conoscenza vera e senza inganni della realtà così come essa è, come afferma il profeta Daniele: “I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento”.

Oggi celebriamo in tutto il mondo la festa dei poveri, che papa Francesco ha voluto istituire 5 anni fa. Francesco ci invita a rimettere al centro della vita delle nostre comunità i poveri, a non lasciarceli dietro come qualcosa di pesante e fastidioso, da evitare. I poveri infatti ci ricordano ogni giorno la nostra stessa fragilità e debolezza e il nostro bisogno di trovare la vera solidità che non è in ciò che si possiede, che passa e può venire meno, ma nel legame solido con Dio e con i fratelli e le sorelle.

Questo significa che tutto quello che costituisce la nostra vita non vale nulla ed è da buttare via?

No, piuttosto Dio vuole insegnarci a usare delle cose di questo mondo, che oggi sono a nostra disposizione senza farne la realtà definitiva e fondamentale della nostra esistenza.

Per fare un esempio: la vita ha bisogno di cibo, ma credere che la vita sia mangiare più cibo possibile, così come il suo contrario, cioè rifiutare il cibo, rappresentano due patologie che portano entrambe alla morte. Il cibo esiste ed è utile, va usato e apprezzato, ma, alla luce del Vangelo, sappiamo che è un mezzo per vivere e non lo scopo della vita, e va usato in modo che non manchi a nessuno e non ci sia chi spreca e chi ne è privo, come invece avviene oggi. Lo stesso si può dire di tutte le dimensioni della vita umana: la ricchezza e i beni; la salute; il potere; la cultura, ecc…

Gesù, per riprendere l’esempio di prima, ama stare a tavola con gli amici e accetta volentieri gli inviti a pranzo, ed infatti è giudicato moralisticamente un “mangione e un beone”. Ma allo stesso tempo non è schiavo del cibo e, nel deserto resiste alla tentazione del demonio che vuole che riduca il suo essere Dio alla soddisfazione dei propri bisogni, come quello del mangiare, e dice: “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola del Padre”.

La sapienza del vangelo è insomma la libertà dalle certezze del mondo, perché pur sapendole usare per il bene proprio e degli altri, sappiamo che il vero bene è oltre, nel rapporto con Dio e con la sua parola che ci apre la vera felicità che non finisce assieme ai fratelli e alle sorelle.

A questa rivoluzione è collegato l’altro elemento a cui accennavo, quello del giudizio definitivo. Infatti noi il più delle volte sfuggiamo al giudizio, pensando che c’è sempre tempo per le scelte, che c’è sempre una scappatoia e un compromesso possibile, che la vita ci offre ancora mille possibilità, ecc… Viviamo così in un oggi eterno, rimandando ad un domani che non viene mai il tempo delle scelte importanti e definitive.

Le immagini apocalittiche ci mettono invece difronte alla realtà di un tempo ultimo che arriva e che fa’ un bilancio di ciò che abbiamo costruito. Da questo giudizio emerge dove siamo: se abbiamo percorso la strada verso il Regno di Dio, o se invece abbiamo divagato passeggiando qua e là dietro a noi stessi.

Per questo Dio ci concede la lunghezza degli anni, come un lungo esercizio per acquisire la vera sapienza, per capire con la sua Parola a cosa mirare, per cosa spendere la vita, cosa realizzare.

Fratelli e sorelle, cogliamo nella Parola di Dio letta oggi un invito a costruire la propria esistenza sul fondamento solido della Parola di Dio. Gli anni sono lunghi, ma non infiniti, è importante intraprendere subito una paziente azione di riforma di sé, perché fin da oggi si realizzi l’incontro con Dio nella mia vita. Il Signore ci mette in guardia: “In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. ... Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre” Il giudizio è una realtà che verrà di sicuro, ma già oggi possiamo prepararlo, seguendo le orme stesse di Gesù, via sicura alla vita che resta e non finisce mai.  

 

Preghiere 

 

O Dio, fonte e fine ultimo della nostra vita, insegnaci ciò che vale perché viviamo per esso, senza disperderci sulle vie che non portano a nulla,

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Signore Gesù per il dono della tua Parola che resta per sempre come una guida sicura e un cammino certo. Aiutaci a seguire le tue orme verso l’incontro col Padre,

Noi ti preghiamo

 


Perdonaci o Padre misericordioso per tutte le volte che abbiamo scelto di spendere la nostra vita inseguendo le certezze di questo mondo. Fa’ che affidiamo la nostra salvezza a te, roccia di speranza e porto sicuro.

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Dio che acquistiamo la sapienza del cuore che tu doni a chi ti cerca con fiducia. Fa’ che sappiamo dare il giusto valore alle cose del mondo e a usarle per il bene nostro e di tutti,

Noi ti preghiamo

 

Consola o Dio chi è nel dolore e nella disperazione, liberalo dal male e donagli la salvezza. Guida noi tuoi figli a farci vicini a chi ha bisogno del nostro aiuto,

Noi ti preghiamo

 

 Proteggi o Dio chi è nel pericolo per la guerra e la violenza. Per tutti i paesi colpiti dalla distruzione delle armi. Dona o Padre pace al mondo intero e libera noi tutti dal male,

Noi ti preghiamo.

  

O Padre nostro del cielo, ispira in noi tuoi figli il desiderio di comunicare a chi ci è accanto il tesoro della tua Parola che ci dona la sapienza e rinnova le nostre vite,

Noi ti preghiamo

  

Fa’ o Signore Gesù che i tuoi discepoli, ovunque dispersi, si raccolgano lieti nel tuo nome mostrando a tutti che la tua famiglia è più forte della dispersione e del male,

Noi ti preghiamo


sabato 6 novembre 2021

XXXII domenica del tempo ordinario - Anno B - 7 novembre 2021

 

Dal primo libro dei Re 17, 10-16

In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: "La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra"». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.  

 

Salmo 145 - Loda il Signore, anima mia.

 

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. 

Dalla lettera agli Ebrei 9, 24-28

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza. 

 

Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.

 

Dal vangelo secondo Marco 12, 38-44

In quel tempo, Gesù nel tempio diceva alla folla: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». 

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, le letture di questa domenica ci raccontano la storia di due vedove che vivono una situazione simile. Tutte e due sono in una condizione di estrema debolezza: per l’età avanzata, per la mancanza di una presenza maschile protettiva e per la difficoltà a lavorare per mantenersi.

Nel primo caso la vedova è presentata come colei a cui il Signore invia il profeta Elia perché riceva assistenza e sostegno. Questo fatto sembra paradossale: che aiuto gli può venire da una povera vedova?

Elia, ci racconta il libro dei re, era rimasto l’ultimo in Israele ad essere fedele a Dio. Tutti gli altri, a partire dal re Acab e la regina Gezabele, si erano sottomessi al culto degli idoli. Per questo egli è perseguitato e minacciato di morte, ed è costretto alla fuga.

Quella donna non ha forza né potenza, è alla fame a causa della lunga carestia: ho solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo.” Elia insiste, ha bisogno di mangiare e la vedova gli offre tutto quello che ha. Senza discutere agisce come gli dice l’uomo di Dio, contro ogni buon senso e prudenza.

La vedova di Sarepta è il modello del credente che non resiste alla Parola di Dio che gli viene rivolta e ad essa si affida con fiducia. Tutto sembra sconsigliare quella donna: perché dare ad uno sconosciuto tutto quello che ha, rischiando di restare senza? Ha un figlio a cui pensare, sembra non tenerne conto. La Scrittura definisce il suo comportamento con un’espressione scarna: andò e fece come aveva detto Elia.Il “fare sulla parola”, senza prudenza né incertezza caratterizza la vedova di Sarepta. Proprio questo le garantisce nutrimento sufficiente in tempo di grave carestia, per sé e per il figlio, oltre che per Elia stesso: mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.”

Cari fratelli e care sorelle, la fiducia di quella vedova nella Parola di Dio è veramente esemplare. Essa non si affida, come aveva fatto Israele in quel tempo, agli idoli della prudenza e del buon senso di questo mondo, ma accetta la semplicità rischiosa della Parola rivoltale da Elia a nome di Dio. Proprio per questo ella conobbe la benedizione di Dio che non le fece mancare il nutrimento e, in seguito, restituì la vita al figlio che era morto.

Nel vangelo che ascoltato oggi si parla di un’altra vedova, anch’essa povera, e generosa. La sua offerta non ha nessuna rilevanza, ma Gesù sa cogliere in quel gesto qualcosa di prezioso, e cioè l’offerta totale di sé e l’affidamento a Dio. Il Signore coglie quel gesto che, a uno sguardo mondano sarebbe passato del tutto inosservato, perché rappresenta, ancora una volta, un modello per il discepolo: la Parola di Dio infatti chiede di mettere a disposizione e rischiare tutta la propria vita, e non quello che avanza, il superfluo, lasciandosene la parte migliore per sé, come fano i ricchi donatori della parabola: “infatti hanno gettato parte del loro superfluo.

La differenza è sostanziale e i due brani messi insieme ci offrono un’immagine a tutto tondo del discepolo del Signore: egli non solo si fida della Parola e la applica fedelmente, ma anche non indugia a mettere in gioco tutto se stesso, senza trattenere qualcosa per sé, un angolo di vita, una parte delle risorse, qualcosa su cui poter contare se le cose vanno male, ecc...

Fratelli e sorelle, confidiamo nella Parola di Dio: da essa proviene una forza che nessuna potenza di questo mondo ci può dare. Lasciarsi rivestire di questa forza che è lo Spirito di amore del Signore ci provoca a non escludere nessun angolo della nostra vita da quel rinnovamento profondo e radicale che porta l’incontro con lui. Rivestiamo ogni angolo del nostro agire, degli ambiti in cui viviamo, dei nostri sogni e ambizioni, delle nostre responsabilità della generosità “imprudente” del Vangelo. Ne riceveremo un nutrimento che non si esaurisce, perché proviene direttamente da Dio, e una giovinezza di vita che non conosce declino, tristezza e decadenza. È la promessa del Signore che si rinnova e si avvera ogni volta che “sulla Sua parola” agiamo secondo il modo di Dio e con la sua misura larga e generosa.

 

Preghiere 

  

O Signore ti preghiamo perché sappiamo essere generosi come tu sei stato con noi. Insegnaci a ricambiare i doni ricevuti con altrettanto amore e disponibilità.

Noi ti preghiamo

  

Ti ringraziamo o Padre del cielo perché l’incontro con te ci provoca ad una generosità più grande. Fa’ che con disponibilità e cuore aperto accogliamo la tua Parola,

Noi ti preghiamo

 

Senza di te o Signore Dio non possiamo fare nulla di buono. Fa’ che incontrando le domande di chi è nel bisogno impariamo ad imitare te che sei stato amico di tutti.

Noi ti preghiamo

  

Ti lodiamo o Dio perché non fai mancare nulla a chi vive la larghezza dell’amore. Benedici il poco che sappiamo donare perché si moltiplichi e dia sollievo e sostegno a chi ne ha più bisogno.

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore per tutti noi, perché la grazia che riversi su di noi attraverso la tua Parola e la partecipazione al banchetto eucaristico ci doni la conversione del cuore e la salvezza della nostra vita.

Noi ti preghiamo

  

O Dio medico buono delle anime e dei corpi, fa’ che tutti coloro che soffrono siano guariti e consolati, perché riacquistando la forza e la salute sappiano lodarti ed esserti grati.

Noi ti preghiamo.

martedì 2 novembre 2021

Commemorazione dei defunti - anno B - 2 novembre 2021

 


 

Dal libro del profeta Isaia 25,6a.7-9

In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».

 

Salmo 24 - Chi spera in te, Signore, non resta deluso.
Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Allarga il mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati.

Proteggimi, portami in salvo; +
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8,14-23

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.

La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.

Venite benedetti del Padre mio,

ricevete in eredità il regno preparato per voi.

Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Matteo 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.

Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.

E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi ci siamo raccolti per fare memoria dei defunti. Fare memoria è una cosa bella e importante. Ricordare una persona vuol dire continuare a volerle bene, anche se non è fisicamente più accanto a noi. La memoria è il modo con cui possiamo fare sì che niente di ciò che vale veramente della vita nostra e di chi amiamo vada perduto. Ma se la nostra memoria a volte è debole e corta, la memoria di Dio è eterna e infallibile, per questo a lei ci affidiamo come garanzia di quell’eternità che il libro della Sapienza promette al giusto: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio ... il Signore regnerà per sempre su di loro.”

Anche noi possiamo partecipare di questa memoria di Dio, nella preghiera e nell’affetto, e così diveniamo un po’ più simili a lui, poiché dimenticare è il modo con cui noi diamo importanza solo a noi stessi, prigionieri di un presente senza storia.

Dio invece non dimentica nessuno, Dio non lascia cadere nemmeno un attimo della nostra vita, perché gli stiamo a cuore e si ricorda di tutti. Soprattutto, i legami di amore che stringiamo qui sulla terra con le persone che ci amano e a cui vogliamo bene non saranno mai sciolti, anche dopo la morte, perché Dio li conserva nella sua memoria. È come un patrimonio prezioso che si accumula: tutto l’amore voluto, la generosità vissuta, il bene realizzato in tutta la storia dell’umanità è racchiuso e custodito nel seno di Dio, in quel Regno verso il quale siamo invitati da lui a incamminarci per incontrarlo, sulla soglia, come un padre che ci conosce bene.

Oggi in questa ricorrenza è come se fossimo invitati ad affacciarci in questo Regno, ammirarne la bellezza, goderne la gioia, facendo memoria di quanti lo popolano assieme al suo Re.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci parla proprio di questo. Cosa resta degli uomini alla fine dei tempi? Niente del loro onore o della posizione raggiunta, non la grandezza secondo i criteri mondani, ma l’amore voluto che si è concretizzato in bene fatto: cibo, vestiti, compagnia, cura, ecc…

Lo stupore di chi ha voluto bene ai più piccoli è nello scoprire che quanto hanno fatto travalica il limite del contingente e dell’immediato, non si è consumato e non è stato portato via dalla dimenticanza, ma è diventa parte della vita stessa di Dio: quello che è fatto ad un povero è fatto a Dio, perché entra nel patrimonio dell’amore vissuto che appartiene a lui. Tutto l’amore vissuto nel mondo appartiene a Dio e in lui si conserva come un tesoro prezioso.

Lo stesso stupore coglie quanti non hanno amato e, alla fine, scoprono di essere rimasti estranei alla vita di Dio, nonostante magari pensassero di aver vissuto una vita degna di essere apprezzata e forse ammirata dagli altri.

Cari fratelli e care sorelle, le opere di misericordia che il brano di Matteo ci ricorda sono come una guida pratica alla salvezza. La memoria dei defunti ci aiuti a maturare una coscienza nuova anche del nostro vivere: ricordando il bene voluto da essi ci sentiamo spinti a vivere con forza la priorità dell’amore anche nella nostra esistenza.

La sapienza della Chiesa ha aggiunto alla lista delle opere ricordate da Gesù anche il comandamento di “seppellire i morti”, cioè di vivere un amore che non si ferma sulla soglia della morte fisica, ma prosegue fino ad affidarlo, anima e corpo a Dio che ne avrà cura d’ora in poi come un padre buono. Oggi allora con la nostra preghiera vogliamo come estendere questa cura rivolta ai defunti, con l’affetto la memoria e la preghiera. Vogliamo anche ricordare e prenderci cura con il balsamo della preghiera di tutti quei defunti di cui nessuno conserva memoria o dei quali nessuno si è preso cura affidandoli a Dio. Lo facciamo noi come fratelli e sorelle, uniti dallo Spirito “per mezzo del quale - ci ricorda l’Apostolo Paolo - gridiamo: «Abbà! Padre!»”.

    

Preghiere 

 

Ti preghiamo o Signore per tutti i nostri cari, amici e parenti dei quali ti presentiamo i nomi. Accoglili nella tua infinita bontà e misericordia, perché possano godere della gioia eterna,

Noi ti preghiamo

  

Ti ricordiamo, o Padre di tutti i defunti che non sono ricordati da nessuno. Perché la solitudine e l’abbandono in terra vengano cancellate dal tuo amore in cielo,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio, vinci la forza del male che semina morte e odio sulla terra. Fa’ che noi scegliamo in ogni occasione per il bene che abbiamo la possibilità di compiere,

Noi ti preghiamo

  

Sostienici o Signore nel nostro cammino, fra gli ostacoli e le tentazioni del vivere quotidiano. Fa’ che la luce del Vangelo ci illumini sempre nelle nostre scelte,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi e consola o Padre del cielo tutti i poveri che vivono con durezza la loro vita. Per chi è senza casa, senza lavoro, per chi è colpito dalla malattia, per gli anziani, per chi è vittima dell’ingiustizia,

Noi ti preghiamo

  

Libera, o Padre onnipotente, il mondo dalla piaga della guerra. Dona pace e salvezza a quanti oggi soffrono e muoiono per la violenza fratricida,

Noi ti preghiamo.

 

 Proteggi o Dio la tua Chiesa da ogni male. Guidala nel suo cammino perché sia sempre e ovunque annunciatrice audace del vangelo e porto sicuro per chi cerca salvezza dal male,

Noi ti preghiamo

 

 Accompagna, o Signore, il papa Francesco nel suo impegno di padre e pastore del tuo gregge. Fa’ che la franchezza delle sue parole e l’autenticità della sua testimonianza siano una luce che guidi i passi di tutti i credenti,

Noi ti preghiamo