martedì 2 novembre 2021

Commemorazione dei defunti - anno B - 2 novembre 2021

 


 

Dal libro del profeta Isaia 25,6a.7-9

In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».

 

Salmo 24 - Chi spera in te, Signore, non resta deluso.
Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Allarga il mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati.

Proteggimi, portami in salvo; +
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8,14-23

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.

La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

 

Alleluia, alleluia, alleluia.

Venite benedetti del Padre mio,

ricevete in eredità il regno preparato per voi.

Alleluia, alleluia, alleluia.

 

Dal vangelo secondo Matteo 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.

Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.

E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, oggi ci siamo raccolti per fare memoria dei defunti. Fare memoria è una cosa bella e importante. Ricordare una persona vuol dire continuare a volerle bene, anche se non è fisicamente più accanto a noi. La memoria è il modo con cui possiamo fare sì che niente di ciò che vale veramente della vita nostra e di chi amiamo vada perduto. Ma se la nostra memoria a volte è debole e corta, la memoria di Dio è eterna e infallibile, per questo a lei ci affidiamo come garanzia di quell’eternità che il libro della Sapienza promette al giusto: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio ... il Signore regnerà per sempre su di loro.”

Anche noi possiamo partecipare di questa memoria di Dio, nella preghiera e nell’affetto, e così diveniamo un po’ più simili a lui, poiché dimenticare è il modo con cui noi diamo importanza solo a noi stessi, prigionieri di un presente senza storia.

Dio invece non dimentica nessuno, Dio non lascia cadere nemmeno un attimo della nostra vita, perché gli stiamo a cuore e si ricorda di tutti. Soprattutto, i legami di amore che stringiamo qui sulla terra con le persone che ci amano e a cui vogliamo bene non saranno mai sciolti, anche dopo la morte, perché Dio li conserva nella sua memoria. È come un patrimonio prezioso che si accumula: tutto l’amore voluto, la generosità vissuta, il bene realizzato in tutta la storia dell’umanità è racchiuso e custodito nel seno di Dio, in quel Regno verso il quale siamo invitati da lui a incamminarci per incontrarlo, sulla soglia, come un padre che ci conosce bene.

Oggi in questa ricorrenza è come se fossimo invitati ad affacciarci in questo Regno, ammirarne la bellezza, goderne la gioia, facendo memoria di quanti lo popolano assieme al suo Re.

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci parla proprio di questo. Cosa resta degli uomini alla fine dei tempi? Niente del loro onore o della posizione raggiunta, non la grandezza secondo i criteri mondani, ma l’amore voluto che si è concretizzato in bene fatto: cibo, vestiti, compagnia, cura, ecc…

Lo stupore di chi ha voluto bene ai più piccoli è nello scoprire che quanto hanno fatto travalica il limite del contingente e dell’immediato, non si è consumato e non è stato portato via dalla dimenticanza, ma è diventa parte della vita stessa di Dio: quello che è fatto ad un povero è fatto a Dio, perché entra nel patrimonio dell’amore vissuto che appartiene a lui. Tutto l’amore vissuto nel mondo appartiene a Dio e in lui si conserva come un tesoro prezioso.

Lo stesso stupore coglie quanti non hanno amato e, alla fine, scoprono di essere rimasti estranei alla vita di Dio, nonostante magari pensassero di aver vissuto una vita degna di essere apprezzata e forse ammirata dagli altri.

Cari fratelli e care sorelle, le opere di misericordia che il brano di Matteo ci ricorda sono come una guida pratica alla salvezza. La memoria dei defunti ci aiuti a maturare una coscienza nuova anche del nostro vivere: ricordando il bene voluto da essi ci sentiamo spinti a vivere con forza la priorità dell’amore anche nella nostra esistenza.

La sapienza della Chiesa ha aggiunto alla lista delle opere ricordate da Gesù anche il comandamento di “seppellire i morti”, cioè di vivere un amore che non si ferma sulla soglia della morte fisica, ma prosegue fino ad affidarlo, anima e corpo a Dio che ne avrà cura d’ora in poi come un padre buono. Oggi allora con la nostra preghiera vogliamo come estendere questa cura rivolta ai defunti, con l’affetto la memoria e la preghiera. Vogliamo anche ricordare e prenderci cura con il balsamo della preghiera di tutti quei defunti di cui nessuno conserva memoria o dei quali nessuno si è preso cura affidandoli a Dio. Lo facciamo noi come fratelli e sorelle, uniti dallo Spirito “per mezzo del quale - ci ricorda l’Apostolo Paolo - gridiamo: «Abbà! Padre!»”.

    

Preghiere 

 

Ti preghiamo o Signore per tutti i nostri cari, amici e parenti dei quali ti presentiamo i nomi. Accoglili nella tua infinita bontà e misericordia, perché possano godere della gioia eterna,

Noi ti preghiamo

  

Ti ricordiamo, o Padre di tutti i defunti che non sono ricordati da nessuno. Perché la solitudine e l’abbandono in terra vengano cancellate dal tuo amore in cielo,

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio, vinci la forza del male che semina morte e odio sulla terra. Fa’ che noi scegliamo in ogni occasione per il bene che abbiamo la possibilità di compiere,

Noi ti preghiamo

  

Sostienici o Signore nel nostro cammino, fra gli ostacoli e le tentazioni del vivere quotidiano. Fa’ che la luce del Vangelo ci illumini sempre nelle nostre scelte,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi e consola o Padre del cielo tutti i poveri che vivono con durezza la loro vita. Per chi è senza casa, senza lavoro, per chi è colpito dalla malattia, per gli anziani, per chi è vittima dell’ingiustizia,

Noi ti preghiamo

  

Libera, o Padre onnipotente, il mondo dalla piaga della guerra. Dona pace e salvezza a quanti oggi soffrono e muoiono per la violenza fratricida,

Noi ti preghiamo.

 

 Proteggi o Dio la tua Chiesa da ogni male. Guidala nel suo cammino perché sia sempre e ovunque annunciatrice audace del vangelo e porto sicuro per chi cerca salvezza dal male,

Noi ti preghiamo

 

 Accompagna, o Signore, il papa Francesco nel suo impegno di padre e pastore del tuo gregge. Fa’ che la franchezza delle sue parole e l’autenticità della sua testimonianza siano una luce che guidi i passi di tutti i credenti,

Noi ti preghiamo

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