Dal libro del profeta Isaia 25,6a.7-9
In quel giorno, preparerà il
Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di
grasse vivande. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di
tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per
sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo
popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si
dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci
salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo
per la sua salvezza».
Salmo 24 - Chi spera in te, Signore, non
resta deluso.
Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Allarga il mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati.
Proteggimi, portami in salvo; +
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai
Romani 8,14-23
Fratelli, tutti quelli che sono
guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete
ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo
Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al
nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche
eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue
sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Ritengo infatti che le sofferenze
del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata
in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la
rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata
sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che
l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata
dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei
figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta
insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo,
ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente
aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
Alleluia, alleluia, alleluia.
Venite benedetti del Padre mio,
ricevete in eredità il regno preparato per voi.
Alleluia, alleluia, alleluia.
Dal vangelo secondo Matteo 25,31-46
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli
angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno
radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore
separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla
sinistra.
Allora il re dirà a quelli che
saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità
il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame
e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero
straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli
risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da
mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto
straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti
abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re
risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo
di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che
saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno,
preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi
avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero
straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in
carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore,
quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in
carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io
vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non
l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al
supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
Commento
Cari fratelli e care
sorelle, oggi ci siamo raccolti per fare memoria dei defunti. Fare memoria è
una cosa bella e importante. Ricordare una persona vuol dire continuare a
volerle bene, anche se non è fisicamente più accanto a noi. La memoria è il
modo con cui possiamo fare sì che niente di ciò che vale veramente della vita nostra
e di chi amiamo vada perduto. Ma se la nostra memoria a volte è debole e corta,
la memoria di Dio è eterna e infallibile, per questo a lei ci affidiamo come
garanzia di quell’eternità che il libro della Sapienza promette al giusto: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio ...
il Signore regnerà per sempre su di loro.”
Anche noi possiamo
partecipare di questa memoria di Dio, nella preghiera e nell’affetto, e così
diveniamo un po’ più simili a lui, poiché dimenticare è il modo con cui noi
diamo importanza solo a noi stessi, prigionieri di un presente senza storia.
Dio invece non
dimentica nessuno, Dio non lascia cadere nemmeno un attimo della nostra vita,
perché gli stiamo a cuore e si ricorda di tutti. Soprattutto, i legami di amore
che stringiamo qui sulla terra con le persone che ci amano e a cui vogliamo
bene non saranno mai sciolti, anche dopo la morte, perché Dio li conserva nella
sua memoria. È come un patrimonio prezioso che si accumula: tutto l’amore
voluto, la generosità vissuta, il bene realizzato in tutta la storia
dell’umanità è racchiuso e custodito nel seno di Dio, in quel Regno verso il
quale siamo invitati da lui a incamminarci per incontrarlo, sulla soglia, come
un padre che ci conosce bene.
Oggi in questa ricorrenza
è come se fossimo invitati ad affacciarci in questo Regno, ammirarne la
bellezza, goderne la gioia, facendo memoria di quanti lo popolano assieme al
suo Re.
Il Vangelo che abbiamo
ascoltato ci parla proprio di questo. Cosa resta degli uomini alla fine dei
tempi? Niente del loro onore o della posizione raggiunta, non la grandezza
secondo i criteri mondani, ma l’amore voluto che si è concretizzato in bene
fatto: cibo, vestiti, compagnia, cura, ecc…
Lo stupore di chi ha
voluto bene ai più piccoli è nello scoprire che quanto hanno fatto travalica il
limite del contingente e dell’immediato, non si è consumato e non è stato
portato via dalla dimenticanza, ma è diventa parte della vita stessa di Dio:
quello che è fatto ad un povero è fatto a Dio, perché entra nel patrimonio
dell’amore vissuto che appartiene a lui. Tutto l’amore vissuto nel mondo
appartiene a Dio e in lui si conserva come un tesoro prezioso.
Lo stesso stupore
coglie quanti non hanno amato e, alla fine, scoprono di essere rimasti estranei
alla vita di Dio, nonostante magari pensassero di aver vissuto una vita degna
di essere apprezzata e forse ammirata dagli altri.
Cari fratelli e care
sorelle, le opere di misericordia che il brano di Matteo ci ricorda sono come
una guida pratica alla salvezza. La memoria dei defunti ci aiuti a maturare una
coscienza nuova anche del nostro vivere: ricordando il bene voluto da essi ci
sentiamo spinti a vivere con forza la priorità dell’amore anche nella nostra
esistenza.
La
sapienza della Chiesa ha aggiunto alla lista delle opere ricordate da Gesù anche
il comandamento di “seppellire i morti”,
cioè di vivere un amore che non si ferma sulla soglia della morte fisica, ma prosegue
fino ad affidarlo, anima e corpo a Dio che ne avrà cura d’ora in poi come un padre
buono. Oggi allora con la nostra preghiera vogliamo come estendere questa cura rivolta
ai defunti, con l’affetto la memoria e la preghiera. Vogliamo anche ricordare e
prenderci cura con il balsamo della preghiera di tutti quei defunti di cui
nessuno conserva memoria o dei quali nessuno si è preso cura affidandoli a Dio.
Lo facciamo noi come fratelli e sorelle, uniti dallo Spirito “per mezzo del quale - ci ricorda l’Apostolo
Paolo - gridiamo: «Abbà! Padre!»”.
Preghiere
Ti preghiamo o Signore per tutti i nostri cari, amici
e parenti dei quali ti presentiamo i nomi. Accoglili nella tua infinita bontà e
misericordia, perché possano godere della gioia eterna,
Noi ti preghiamo
Ti ricordiamo, o Padre di tutti i defunti che non sono
ricordati da nessuno. Perché la solitudine e l’abbandono in terra vengano cancellate
dal tuo amore in cielo,
Noi ti preghiamo
Ti preghiamo o Dio, vinci la forza del male che semina
morte e odio sulla terra. Fa’ che noi scegliamo in ogni occasione per il bene
che abbiamo la possibilità di compiere,
Noi ti preghiamo
Sostienici o Signore nel nostro cammino, fra gli
ostacoli e le tentazioni del vivere quotidiano. Fa’ che la luce del Vangelo ci
illumini sempre nelle nostre scelte,
Noi ti preghiamo
Proteggi e consola o Padre del cielo tutti i poveri
che vivono con durezza la loro vita. Per chi è senza casa, senza lavoro, per
chi è colpito dalla malattia, per gli anziani, per chi è vittima
dell’ingiustizia,
Noi ti preghiamo
Libera, o Padre onnipotente, il mondo dalla piaga
della guerra. Dona pace e salvezza a quanti oggi soffrono e muoiono per la
violenza fratricida,
Noi ti preghiamo.
Noi ti preghiamo
Noi ti preghiamo
Nessun commento:
Posta un commento