giovedì 25 aprile 2013

V domenica del Tempo di Pasqua - 28 aprile 2013





 

Dagli Atti degli Apostoli 14, 21b-27

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni». Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto. Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.

 

Salmo 144 - Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.


Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 21, 1-5

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Alleluia, alleluia alleluia.

 

Dal vangelo secondo Giovanni 13, 31-33a. 34-35

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, domenica scorsa dicevamo che il tempo di pasqua è un’occasione importante per fermarsi a capire come la resurrezione del Signore Gesù può portare una novità decisiva nella nostra vita. Anche oggi infatti abbiamo ascoltato dall’Apocalisse di Giovanni apostolo che la venuta del Signore risorto non lascia niente come era prima: “Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose.” Non è una cosa banale né scontata, perché noi siamo abituati dalla cultura consumista del nostro tempo a vivere le esperienze forti come emozioni brevi, che lasciano una traccia debole, protesi a quello che avverrà dopo, alla prossima occasione. Il Vangelo però ci invita a vivere un ritmo diverso, scandito non dai nostri stati d’animo passeggeri ma dal susseguirsi dei fatti della vita di Gesù e, soprattutto, nella prospettiva di un traguardo finale, del tempo del regno di Dio in cui tutto sarà definitivamente reso nuovo. Ogni Pasqua allora è nella nostra vita un passo che ci avvicina a quel giorno definitivo e  non una ripetitiva e scontata scadenza del calendario.

Tutto però sembra contraddire questa realtà. Il mondo sembra andare in direzione opposta e tirarci indietro dal traguardo della realizzazione del Regno in cui il bene troverà il suo compimento definitivo.

Pensiamo a quanto il mondo attorno a noi ci sembra invischiato nelle spire della forza di un male che si fa strada e possiede le vite. Dai drammi della disoccupazione e della crisi economica che coinvolge tanti attorno a noi fino allo scoppio della violenza cieca nelle guerre e nel terrorismo mondiale. Anche gli apostoli nel tempo dopo la resurrezione vivevano in un mondo difficile, tanto che se ne stavano a porte chiuse al riparo dalla durezza della vita.

Abbiamo ascoltato nella seconda lettura le parole della visione che Giovanni ebbe nell’isola di Patmos: era esiliato, perseguitato, segregato in una isola dispersa nel mare, provato dalla durezza di una vita difficile. Eppure ha una visione larga: la nuova Gerusalemme che scende dal cielo. Giovanni è il modello del cristiano che non è prigioniero della difficoltà del presente ma sa posare lo sguardo sul futuro che Dio prepara per l’uomo. La Gerusalemme celeste è infatti il luogo della convivenza con Dio (Dio è detto infatti “Dio con noi”) e il luogo della fine di ogni sofferenza: “non ci sarà più lutto né lamento né affanno”.

Ma come possiamo noi avere una visione? siamo gente concreta e poco portata al misticismo.

Non si tratta di una visione mistica, bensì di qualcosa di già reale: Il regno di Dio infatti entra nelle porte chiuse di una esistenza spaventata delle difficoltà della vita, come Gesù nel cenacolo che dice ai discepoli spaventati: “Pace a voi”, e lo fa regalandoci uno spazio di pace che è la liturgia della domenica. 

Sì, la liturgia domenicale è la pregustazione di un angolo di quel Regno verso cui siamo indirizzati. Alla liturgia viviamo la visione di Giovanni: Un cielo e una terra nuova scende e ci abbraccia.

E’ infatti il luogo concreto nel quale siamo convocati assieme per stare alla presenza del Signore che ci parla e sta con noi. Ma la messa non è una parentesi chiusa: è l’inaugurazione di un tempo nuovo che vogliamo realizzare durante tutta la settimana. Quello che qui pregustiamo possiamo continuare a viverlo. Quella realtà nuova che qui intravediamo e Gesù ci fa sperimentare, possiamo anche realizzarla ogni giorno. Possiamo dire che la Liturgia ogni domenica ci rende uomini e donne nuovi, non più gente qualunque, ma  discepoli del Signore e fratelli l’uno degli altri.

Uscendo dalla Messa infatti non possiamo ripetere la vita di prima: siamo diventati qualcosa di nuovo.

Chi ci guarda non può non accorgersi che viviamo una realtà diversa, che il nostro traguardo è un mondo rinnovato dall’amore di Dio, libero dalla tristezza di un’esistenza meschina.

Ma quali sono i segni che permetto di riconoscerci come uomini nuovi? Non restiamo sempre noi stessi, anche dopo la messa?

Nella sua semplicità concreta Gesù ci indica quale è questa differenza. Egli infatti non prescrisse di portare un abito particolare o un segno distintivo per i suoi discepoli. Nemmeno disse di portare una crocetta al collo, perché la vera novità del cristiano è l’obbedienza ad una nuova legge: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri

E’ una legge nuova non perché non sia mai stata promulgata in passato. Questo Vangelo infatti è proclamato da quasi duemila anni, ma è una legge sempre nuova perché ad ogni uomo essa dona la possibilità di diventare un uomo nuovo, una donna nuova capace di rendere nuovo anche il mondo attorno a sé.

E’ questa la nostra forza, ciò che ci rende invincibili da ogni difficoltà e paura. E’ questo che ci da la forza di trasformare noi e il mondo. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”, non c’è bisogno di essere potenti o ricchi, non si tratta di avere influenza politica per decidere le sorti del mondo. La forza dell’amore basta a imprimere una svolta alla storia. E’ questa la nostra vocazione, ma è questa anche la nostra esperienza, quando abbiamo preso sul serio la volontà del Signore e l’abbiamo vissuta.

Approfittiamo allora di questo angolo di regno di Dio che settimanalmente ci è donato per imparare, come ad una scuola di umanità rinnovata, ad essere padroni e non schiavi del mondo e a cambiarlo con la forza del nostro voler bene a tutti, senza limiti né esclusioni. Non basta infatti volere “un po’ di bene”, ma bisogna divenire capaci di volere bene come Lui, cioè sempre e comunque.

E’ quello che ci chiede di vivere questo tempo di Pasqua: accogliere in noi la forza di una vita che non finisce, che è risorta per inaugurare il tempo nuovo in cui, come dice Giovanni: “non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate”.

 
Preghiere

O Signore nostro Dio che torni ogni domenica a visitarci nella Santa Liturgia, trasforma i nostri cuori perché, riempiti del tuo amore, sappiamo rendere nuova la nostra vita e quella del mondo attorno a noi.

Noi ti preghiamo


Padre del cielo che hai amato così tanto il mondo da dare il tuo figlio unigenito per la sua salvezza, fa’ che sappiamo accogliere il Vangelo come una parola che fa vivere una vita piena di senso e di gioia e fa vincere ogni paura.

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Dio di ammorbidire la durezza dei nostri cuori, perché sappiamo contemplare la bellezza della visione di pace che ci fai sperimentare la domenica, quando ci riuniamo attorno al tuo altare. Fa’ che sappiamo realizzare ogni giorno della settimana quello che qui ci doni di vivere.

Noi ti preghiamo

O Signore rendi le nostre vite capaci di accogliere e sostenere ogni persona debole e in difficoltà. Fa’ che sappiamo aprire il nostro cuore alle domande di amore del prossimo e alla necessità di farci vicini a chi ha bisogno.

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo oggi o Dio in modo particolare per tutti coloro che in questo tempo hanno perso o rischiano di perdere il lavoro. Proteggili, e apri i cuori di chi può determinare il loro futuro.

Noi ti preghiamo


O Dio del cielo proteggi quanti soffrono per la persecuzione e la violenza. Sostieni i cristiani in Siria, colpiti dalla guerra, in Pakistan, in Nigeria. Dona la libertà a chi è prigioniero e la guarigione ai feriti,

Noi ti preghiamo.


Ti invochiamo o Signore, manda presto il tuo Spirito Santo, perché la forza della tua resurrezione che fa nuove tutte le cose si imprima nelle nostre vite come il marchio indelebile di tutte le nostre azioni.

Noi ti preghiamo


Proteggi e guida ogni cristiano che nel mondo si riunisce attorno al tuo altare. Fa’ che tutti traggano da qui la loro forza e siano capaci di un amore che li fa riconoscere da tutti come tuoi figli e discepoli del Vangelo.

Noi ti preghiamo

 

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