giovedì 9 maggio 2013

VI domenica del tempo di Pasqua - 5 maggio 2013


Dagli Atti degli Apostoli 15, 1-2. 22-29

In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati». Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».

 

Salmo 66 - Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

 

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino, +
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.


Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 21, 10-14. 22-23

L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Se uno mi ama, osserva la mia parola

e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 14, 23-29

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Commento

Cari fratelli e  care sorelle, la liturgia oggi ci riporta all’ultima cena propo­nendoci un brano tratto dal grande discorso fatto da Gesù ai suoi nel cenacolo. Quelle parole furono pronunciate da Gesù per confortare quella prima piccola comunità di discepoli che di lì a poco sarebbero passati attraverso la grande prova della sua passione e morte.

Gesù, che sa che lascerà col suo corpo il mondo e parla della presenza di Dio nella vita del credente e della comunità, perché sa quanto è facile che i suoi discepoli, una volta da soli, si dimentichino di lui e siano come riassorbiti dalla vita di prima. Questo è sen­za dubbio uno dei rischi della nostra stessa vita e di ogni esperienza religiosa. Il rapporto con Dio è il cuore della vita di ogni uomo, ma spesso esso non trova posto nelle nostre giornate, perché preferiamo riempirle di tutt’altro.

Alcuni dicono: Dio è ovunque, non c’è bisogno di andare in chiesa per pregare. Certo, ma noi rischiamo così di dimenticare che Dio è una persona e che si è incarnato e che i luoghi non sono indifferenti. Esiste una dimensione fisica che è rilevante, come lo è per i nostri rapporti personali. Non è lo stesso se una persona la incontro al bar, per la strada, in mezzo al caos e al frastuono, oppure in casa, in un luogo tranquillo e in cui è piacevole stare. Lo stesso è per il nostro incontro con Dio. Infatti fin dall’inizio della storia dell’umanità, Dio si è sempre preoccupato di indicare il luogo della sua presenza in mezzo agli uomini. Nel tempo difficile del viaggio del popolo di Israele nel deserto, quei lunghi 40 anni di cammino, Dio è sempre stato presente in mezzo al suo popolo e il luogo della sua presenza era l’arca dell’alleanza racchiusa nella tenda. Poi una volta arrivati nella terra promessa Dio abitò nel tempio nella città santa di Gerusa­lemme. Con la nascita di Gesù è lui stesso che diventa il luogo in cui Dio è presente fra gli uomini, in modo pieno, e tale resta per tutti i tempi. 

Ma come facciamo, a tanti secoli di distanza, a sentire vicina e reale questa presenza di Gesù in mezzo a noi? Il vangelo che abbiamo ascoltato oggi ci offre una risposta a tale domanda: «Se uno mi ama osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Dio cioè abita non più in una tenda accanto al popolo o nel tempio al centro della città ma direttamente “presso” di noi. E’ voler bene a Gesù che ci fa essere assieme a Dio. Ma come facciamo ad amare uno che non si vede? È sempre il vangelo che ci indica come: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola”. Voler bene a Dio si esprime dunque principalmente nell’ascoltare e nel vivere la sua Parola.

Ma allora quanto sono preziose le occasioni in cui possiamo accostarci alla Parola di Dio! Prima fra tutte la Liturgia. La domenica a Messa infatti tutto ruota attorno alla Parola di Dio: le preghiere stesse della Liturgia sono intessute di Parola di Dio, la Scrittura viene letta e commentata, perché tutti possano farla scendere e restare nel proprio cuore, e infine quelle stesse parole ripetute rendono presente tra di noi il corpo e sangue di Gesù. Se noi partecipiamo alla Messa Dio starà con noi, e non solo la domenica, ma per sempre.

E’ una indicazione semplice e concreta che ci rende tutti in grado di vivere assieme a Dio, perché oggi, a differenza dell’antico Israele, il luogo della presenza di Dio (qui risiede la straordina­rietà del cristianesimo!) è la vita stessa di chi ascolta e met­te in pratica il Vangelo. Chi ascolta e mette in pratica il Vangelo infatti rende presente Dio in ogni momento e in ogni luogo in cui si vive.

È l’esperienza che facevano le prime comunità cristiane, di cui abbiamo sentito nella prima lettura: Paolo, Barnaba, Sila, Barsabba, sono tutti discepoli che hanno dato ascolto alla Parola del Signore Gesù e l’hanno vissuta. Per questo le loro parole e la loro stessa presenza suscita la fede delle comunità presso le quali si recano e sana i dissidi e le divisioni che il male vuole suscitare nel loro seno. Così possiamo essere anche noi. La presenza di cristiani che ascoltano e vivono il vangelo cambia non solo la loro vita personale, ma le persone che incontrano e i luoghi in cui vivono.  

E’ questa la forza di cambiamento e di novità che la resurrezione di Gesù ci comunica. Ma quanto sono forti le obiezioni che ci vengono spontanee davanti alle parole del Vangelo! Pensiamo che sono parole troppo difficili ed esigenti, che non sono per noi gente comune, che non ci conviene viverle perché ci si rimette e rischiamo di finire male. Eppure proprio da quelle parole ci viene la salvezza della nostra vita che è godere della compagnia del Signore che veglia su di noi e ci preserva da ogni male.

Noi spesso ci lamentiamo della nostra vita e del male in cui sembra sprofondare sempre più il mondo: tutto è confuso e senza prospettive di bene. Ma l’Apocalisse di Giovanni ci offre una visone diversa: “L’angelo mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, … Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l’onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.

È la prospettiva in cui vive il cristiano dopo la Resurrezione di Gesù. C’è una luce che illumina il buio e guida i nostri passi. È l’amore vissuto concretamente e profondamente a farci essere non solo vicini o alla presenza di Dio, ma addirittura una famiglia con lui, concittadini e coabitanti.

Cari fratelli e sorelle, siamo alle soglie della grande festa di Pentecoste che ricorda il dono dello Spirito ai discepoli e che ci richiama la necessità di aprirci anche noi al dono dello Spirito che è l’amore di Dio. Lo Spirito è Dio, perché, come dice Giovanni, “Dio è amore”. Facciamo spazio dentro di noi allo Spirito di amore. Esso è concreto, fatto di gesti, preoccupazioni, decisioni, lavoro, impegno. Voler bene a un figlio, lo sanno bene le madri e i padri, è un gran lavoro, non solo sentimento. Così, vivere l’amore non è solo un sentimento o una ispirazione, ma è lavoro, impegno, azione concreta. Ricevere il dono dello Spirito non significa allora mettersi in estatica attesa di ispirazione ma darsi da fare. Lo Spirito viene in chi ne ha bisogno per sostenere il suo sforzo di amore per gli altri. Chi non fa nulla che bisogno ne ha?

Accogliamo allora l’invito che oggi la Scrittura ci fa e diveniamo anche noi il luogo in cui Dio abita volentieri, in maniera stabile e manifesta. Ascoltiamo l’invito della sua Parola a farci operatori del suo voler bene, senza limiti né resistenze, a tutti ed in ogni momento, e Dio abiterà con noi con la forza del suo Spirito, il calore e la luce della sua intelligenza d’amore.

 

Preghiere

O Signore nostro Dio ti ringraziamo perché torni ogni domenica a visitarci e resti assieme a noi. Aiutaci ad accoglierti con cuore aperto e disponibilità.

Noi ti preghiamo

O Padre del cielo che hai accompagnato con il tuo amore senza fine la vita degli uomini fin dal primo giorno, resta con noi anche in questo tempo difficile in cui tanti uomini e tante donne hanno bisogno della tua guida e del tuo sostegno.

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore Gesù per i ragazzi che oggi ricevono per la prima volta il tuo corpo e sangue. Dona loro di restare sempre tuoi figli docili e discepoli fedeli.

Noi ti preghiamo


Perdona o Dio la durezza del nostro cuore ogni volta che rifiutiamo di seguire il tuo insegnamento. Aiutaci ad ascoltare il Vangelo con attenzione e a viverlo con docilità.

Noi ti preghiamo

 
Aiuta o Padre misericordioso tutti gli uomini che ti invocano nel momento del bisogno: per gli ammalati, gli anziani, per chi è senza casa e famiglia, per chi è prigioniero e vittima della guerra e della violenza. Sostienili nella difficoltà,

Noi ti preghiamo


Guida e proteggi o Signore quanti annunciano e vivono il Vangelo. Fa’ che presto ogni uomo e ogni donna della terra possa ascoltare l’annuncio della salvezza che sei venuto a portare al mondo.

Noi ti preghiamo.


Ti preghiamo o Padre del cielo per tutti i nostri cari, per chi ci è a cuore. Guida chi è disperso, incoraggia chi è confuso e incerto, sostieni chi è nel bisogno,

Noi ti preghiamo

Sostieni o Spirito di Dio il Santo Padre Francesco, perché con l’umiltà e la semplicità delle sue parole e azioni ispiri in tutti i cristiani il desiderio di esserti più vicini,

Noi ti preghiamo

 

 

 

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