martedì 17 ottobre 2017

XXIX domenica del tempo ordinario - Anno A - 22 ottobre 2017






Dal libro del profeta Isaia 45,1.4-6
Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: «Io l’ho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i battenti delle porte e nessun portone rimarrà chiuso. Per amore di Giacobbe, mio servo, e d’Israele, mio eletto, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca. Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio; ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci, perché sappiano dall’oriente e dall’occidente che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri».

Salmo 95 - Grande è il Signore e degno di ogni lode.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 1,1-5b
Paolo e Silvano e Timoteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.  Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.

Alleluia, alleluia alleluia.
Risplendete come astri nel mondo,
tenendo alta la parola di vita.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 22,15-21
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?» Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci mostra Gesù che insegnava a Gerusalemme, mentre le autorità religiose gli si erano riunite attorno, non nascondendo il loro fastidio per quell’uomo che pretendeva di avere qualcosa di nuovo da insegnare.
Alcune di quelle persone colte e autorevoli contestano Gesù cercando di coglierlo in contraddizione su di un tema spinoso, quello del tributo imposto dagli odiati romani. Ogni possibile risposta conteneva un tranello: se avesse detto che non bisognava darlo si sarebbe proposto come un rivoluzionario che istigava ad andare contro la legge; se invece diceva che era giusto darlo avrebbe offeso il desiderio di libertà dei giudei. Dare una risposta era veramente difficile.
In fondo quante volte anche noi ci sentiamo stretti fra scelte opposte e inconciliabili? È giusto fare qualcosa per gli altri, ma ci sono le responsabilità nei confronti dei miei. È giusto essere generosi, ma bisogna anche essere prudenti e limitarsi. Sappiamo cioè che bisognerebbe agire in un certo modo, ma motivi altrettanto seri ci consigliano di non farlo. È l’eterno dilemma che conduce alla conclusione che il Vangelo non lo si può vivere a pieno, che è qualcosa di impossibile da realizzare nella vita concreta, che bisogna accontentarsi di compromessi e aggiustamenti.
Gesù davanti al dilemma che gli viene proposto risponde non con un compromesso equilibrato che non scontenti nessuno, piuttosto, parte dalla constatazione che l’immagine che è impressa sulla moneta è quella di Cesare, simbolo del potere di questo mondo, e conclude come non valga la pena contendere al potere di questo mondo ciò che lui stesso ha inventato per rafforzare il proprio dominio. La moneta, infatti, altro non è che un dischetto di metallo, oggi addirittura un pezzo di carta, che diventa  uno straordinario strumento di potere perché ha impressa un’effigie. Attraverso di essa si esercitano il dominio, il possesso, l’asservimento, lo sfruttamento delle cose, ma anche delle persone. Grazie a lei l’uomo ha la pretesa di affermare che tutto ha un prezzo, e che la vita è un mercato nel quale tutto si può valutare e comprare o vendere per guadagnare. Perciò Gesù dice che non vale la pena mettersi in concorrenza con questo potere di compravendita e passare la vita a cercare di esercitarlo: lasciate a chi crede che la felicità sia in questo potere, cioè a Cesare, la falsa soddisfazione di esercitarlo mercanteggiando.
Aggiunge poi di rendere invece “a Dio quel che è di Dio.” Ma se ci è abbastanza chiaro cosa appartiene al regno di questo mondo, al potere dei “Cesare” di ogni tempo, non sappiamo bene che cosa sia di Dio.
Nel sentire moderno tutto è dell’uomo: i suoi pensieri, le sue azioni, i suoi beni, le sue doti, le sue conquiste, le sue opere, ecc… possediamo le spiegazioni, i meccanismi, i processi con cui tutto si realizza, dal pensiero ai sentimenti, ai fenomeni naturali semplici e complessi. Possediamo persino i processi vitali, dato che la tecnologia li sta sempre più efficacemente controllando e surrogando. Tutto è in nostro possesso perché è sotto il nostro controllo, in nostro potere! Cosa resta di Dio?
Il libro della Genesi con le sue immagini semplici e chiare pone le basi di una diversa valutazione: nel suo racconto l’uomo e tutto quello che ha a sua disposizione non è propria opera o possesso guadagnato, ma è una creazione di Dio e un dono gratuitamente ricevuto da lui. Dio ha impresso sul creato la propria immagine, come Cesare ha fatto sul potere di questo mondo che si esprime nel denaro. L’immagine di Dio impressa sul creato è la sua bellezza, armonia, bontà, e, dopo aver fatto esistere la nostra vita, Dio non ce l’ha venduta, ma donata. Attraverso questo dono Dio non vuole esercitare un dominio geloso ma il potere generoso dell’amore gratuito.
Per questo niente della nostra vita è un possesso di cui l’uomo possa vantarsi di essere padrone assoluto, nemmeno i beni acquisiti, insegna la dottrina cattolica, perché tutto ha impresso l’immagine di Dio e l’uomo ne è solo il custode e l’amministratore per il bene di tutti. Niente della nostra vita si compra e si vende, neppure con la somma più grande del mondo. Su di essa esercitiamo un potere relativo, è a nostra disposizione, possiamo farne ciò che vogliamo, ma non la possediamo. L’unica cosa che possiamo fare della nostra vita è donarla. Per questo Gesù dice “rendete a Dio”, cioè restituite a lui quello che lui vi ha donato, e questo lo facciamo regalando agli altri il dono ricevuto, cioè la nostra vita: il tempo e le energie, le capacità e i beni. Come lui l’ha donata moltiplicandola per tutto il numero degli esseri viventi, così a noi è chiesto di moltiplicare la nostra vita facendola tornare a Dio aumentata nel dono agli altri. È il messaggio della parabola dei talenti: chi li nasconde e li sotterra per paura può ridare indietro solo quanto ha ricevuto, ma chi invece l’ha messi a frutto investendoli e usandoli per gli altri, li restituisce al Signore moltiplicati.
Ecco che allora questo brano del Vangelo, semplice e scarno, racchiude una grande verità. E cioè che della nostra vita dobbiamo rendere conto (e non solo alla fine, ma ogni giorno) su come l’ho spesa, se nel modo migliore, se l’ho sprecata, se l’ho resa inutile e l’ho umiliata, o l’ho esaltata nella sua bellezza più profonda e autentica, cioè nel suo essere un dono ricevuto gratuitamente solo per l’amore che Dio ha per me, e l’ho moltiplicata donandola, come una fiamma che se comunicata aumenta la sua luce e il suo calore.
Il giudizio non è solo alla fine, quando non si può più fare niente. Il giudizio è quotidiano. Non fuggiamolo nascondendolo con l’illusione del potere di comprare e vendere tutto, riconosciamoci invece forti solo dell’unico grande potere che abbiamo, quello di donare la vita e, così facendo, di salvarla rendendola duratura per il resto del tempo.



Preghiere


O Signore nostro, Dio onnipotente, ti ringraziamo per il dono della vita e di tutto quello che abbiamo a disposizione per mantenerla. Fa’ che non la sprechiamo per ciò che ha poco valore,
Noi ti preghiamo


O Signore Gesù, insegnaci a far fruttare il dono della vita spendendola per gli altri e a moltiplicarla rendendola utile a molti,
Noi ti preghiamo



Perdonaci o Signore per la tentazione di nascondere e trattenere per noi quello che abbiamo ricevuto. Fa’ crescere in noi un animo generoso e un cuore largo,
Noi ti preghiamo



Ti chiediamo, o Padre onnipotente, di farci ascoltare con disponibilità il Vangelo perché facendolo entrare nei nostri cuori e mettendolo in pratica salviamo la nostra vita,
Noi ti preghiamo



Ascolta o Dio la preghiera di chi è nel bisogno. Libera tutti quelli che in questi giorni sono colpiti dalla violenza della natura. Dona a tutti una prospettiva serena per il proprio futuro,
Noi ti preghiamo


Dona o Padre del cielo la pace a tutti i popoli, perché mai più la guerra semini morte e dolore,
Noi ti preghiamo


Guida o Signore gli uomini di buona volontà perché rendano il mondo più vivibile e giusto. Fa’ che la fiamma del tuo Spirito scaldi i cuori e illumini le menti dei tuoi discepoli,
Noi ti preghiamo


Proteggi o Padre onnipotente i tuoi figli ovunque dispersi, perché riuniti nel tuo nome rendano lode a te e ti celebrino con gioia risorto e vivo in mezzo a noi,

Noi ti preghiamo

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