venerdì 13 ottobre 2017

XXVIII domenica del Tempo ordinario - Anno A - 15 ottobre 2017



Dal libro del profeta Isaia 25,6-10
Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte». 

Salmo 22 - Abiterò per sempre nella casa del Signore.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare, +
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési 4,12-14.19-20
Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Alleluia, alleluia alleluia.
Il Signore illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 22,1-14
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nunziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nunziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci parla di una festa di nozze: il Re celebra con grande fasto il matrimonio di suo figlio. Non possiamo non vedere in queste nozze la figura dell’incarnazione del Figlio di Dio nel Signore nostro Gesù Cristo. Sì, il Padre ha mandato nel mondo suo Figlio perché sposasse la nostra vita, la realtà terrena, la nostra natura umana. La sua partecipazione alla vita dell’umanità non è infatti qualcosa di temporaneo e passeggero. Non riguarda solo un tempo, ma è una unione indissolubile ed eterna, come sono le nozze, per sempre. Solo la morte, lo sappiamo, scioglie il legame nunziale, ma Gesù ascendendo al cielo vivo e col suo corpo terreno ha reso questo matrimonio eterno, destinato a durare fino alla fine dei tempi.
Dio ha preso una residenza stabile nella storia dell’umanità intera e in quella di ciascuno di noi, l’ha sposata per sempre. Questa è la nostra salvezza: non siamo chiamati solo a farci discepoli di una dottrina o di una morale, non siamo alunni di una scuola che insegna, e poi ci giudica ed esamina. No, siamo chiamati piuttosto a farci partecipi di quella vita divina che Gesù ha immesso nelle vene della nostra natura umana. Dicevano i Padri della chiesa: “Egli si è fatto come noi, perché anche noi potessimo divenire come lui, condividere con lui la potenza della vita divina.
Ma come possiamo vivere questa realtà così straordinaria?
Cari fratelli e care sorelle, il Vangelo di oggi ci aiuta a comprenderlo: la festa delle nozze di Dio con gli uomini e con la loro vita si celebrano ogni domenica, qui nella santa Messa, particolarmente in alcuni suoi elementi. Qui la sua Parola ci parla e ci trasforma interiormente, se la lasciamo entrare in noi. La Parola di Dio infatti non è come le parole umane, da “imparare” come una materia scolastica. È qualcosa di vivo e vivificante, e se entra dentro agisce nella nostra vita e la trasforma. Cambia i sentimenti, la volontà, persino il nostro coraggio e la nostra forza sono aumentati e trasformati da essa. Se restiamo sempre uguali, anche dopo aver ascoltato la Parola di Dio, interroghiamoci perché essa rimane inefficace in noi. È segno che l’abbiamo tenuta fuori con la diffidenza e l’abitudine del cuore.
Ma poi alla Messa Dio rinnova ogni volta il miracolo dell’incarnazione, trasformando il pane e il vino nel corpo e sangue di Cristo, unione di vera materia e vera divinità, perché nutrendocene il nostro corpo ne venga trasfigurato.
Ogni domenica siamo invitati a partecipare a queste nozze, a gioirne, a nutrirci alla mensa, a godere della gioia grande della presenza di un Dio così buono e amico da farsi non solo compagno, ma anche partecipe della nostra vita.
La parabola che abbiamo ascoltato ci dice ancora qualcosa. Innanzitutto la resistenza di quanti non accolgono l’invito a queste nozze e restano fuori, presi ciascuno dalle proprie occupazioni. È paradossale: alla gioia della festa del banchetto nuziale si preferisce la pesantezza del lavoro o la banalità della vita ordinaria, alla prospettiva di una vita resa grande e forte dalla presenza del Signore si preferisce la piccolezza misera e debole delle occupazioni di sempre.
Ma anche chi partecipa a quel banchetto non può starci come capita: la parabola insegna che è necessario indossare l’abito di nozze. Alla festa infatti non ci si sta con un atteggiamento dimesso e senza entusiasmo. Qui alla Messa siamo partecipi di eventi grandiosi, preparati da Dio proprio per noi. Siamo fatti oggetto del dono del suo amore che si esprime in molti modi: nella convocazione alla festa, nella sua presenza attenta e accogliente, nella Parola che ci rivolge, nell’Eucarestia, corpo e sangue prezioso, che ci è donato per saziarci. La straordinarietà di questi momenti è sottolineata dalla bellezza commovente delle parole delle preghiere, dal canto festoso, dal profumo dell’incenso, dalla bellezza, anche se umile e sobria, del luogo e degli arredi.
Anche noi dobbiamo armonizzarci con il contesto. Alle nozze ci si va vestiti a nozze! Dobbiamo essere comunicativi della nostra gioia e renderla evidente nel nostro modo di essere qui. A volte non è così, lo sappiamo, ed esprimiamo piuttosto la nostra scontentezza, estraneità, noia. Lo sguardo basso, il volto cupo, il silenzio, sono tutti atteggiamenti che esprimono distanza e freddezza, un abito dimesso, non adatto alla festa di nozze.
Cari fratelli e care sorelle, a chi rifiuta l’invito o lo accetta, ma senza saper partecipare alla gioia delle nozze, la parabola assegna un destino di morte. Sì, chi rifiuta che il Signore si sposi con la propria vita, si unisca cioè indissolubilmente con essa attraverso lo Spirito e la grazia che ci sono comunicate, non può che andare incontro alla più o meno lenta consumazione della propria vita. La speranza si attenua, il coraggio e la forza viene meno, diminuiscono i motivi di gioia e di entusiasmo: che vita è quella senza il Signore? Restiamo allora vigilanti, pronti ad accogliere con gratitudine ed entusiasmo l’invito e a partecipare alle nozze, vestendo l’abito bello della gioia della compagnia del Signore.



Preghiere 


Ti ringraziamo o Signore per l’invito che ci fai a partecipare ogni domenica a Messa alla festa del Regno. Fa’ che con gioia celebriamo il banchetto del tuo amore per la nostra vita,
Noi ti preghiamo


Perdona o Dio la durezza del nostro cuore e l’indifferenza con cui disprezziamo l’invito a gioire del dono del Vangelo e dell’Eucarestia. Fa’ che siano sempre per noi motivo di grande gioia,
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Dio del cielo perché non preferiamo la normalità banale della vita ordinaria alla straordinaria novità del Vangelo,
Noi ti preghiamo


Accogli o Dio nel banchetto della tua amicizia tutti noi, assieme ai poveri e a quelli che hanno bisogno di aiuto, perché in amicizia e solidarietà possiamo moltiplicare la gioia della condivisione del tuo amore,
Noi ti preghiamo


Proteggi o Padre buono tutti quelli che sono nel pericolo e nel dolore. Dona la pace ai popoli in guerra e consola chi è duramente colpito dalla forza della natura,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Gesù in modo particolare quelli che vivono nelle strade delle nostre città, perché il freddo e la solitudine non li schiacci sotto un peso insopportabile e siano consolati dal calore dei fratelli e delle sorelle,
Noi ti preghiamo.


Guida e proteggi o Dio tutti coloro che nel mondo annunciano la novità del Vangelo e la vivono nella gioia. Fa’ che la testimonianza di una vita spesa per amore degli altri raggiunga ogni uomo e ogni donna e tocchi il loro cuore,
Noi ti preghiamo


Accompagna sempre con benevolenza o Padre gli sforzi degli operatori di pace, perché non manchi mai nel mondo chi fa’ il bene e lotta per la giustizia,
Noi ti preghiamo


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