mercoledì 31 ottobre 2018

Festa di Tutti i Santi - Anno B - 1 novembre 2018





Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 7,2-4.9-14
Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

Salmo 23 - Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.
Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Dalla lettera prima lettera di san Giovanni apostolo Gv 3,1-3
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Alleluia, alleluia alleluia.
Venite a me,
voi tutti che siete affaticati e oppressi,
e io vi darò ristoro.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 5,1-12a
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, la Chiesa oggi con questa festa ci fa soffermare su una realtà molto importante per la nostra fede: la santità. Per Israele la “santità” del popolo derivava dal suo essere stato scelto da Dio per essere diverso da tutti gli altri. Israele era il “suo” popolo, gelosamente custodito da Dio con una pedagogia fatta di prescrizioni e modi di vivere che riaffermavano con forza l’unicità di Dio e la sua signoria assoluta. Nessun’altra forza, naturale o soprannaturale, nessun essere, umano o soprannaturale, poteva essere preso da Israele come guida, sostegno o signore. Proprio in questo consisteva la santità: nella diversità da tutti gli altri popoli e dal loro modo di vivere. Israele era un popolo a parte, unico nel suo genere, perché era il popolo di Dio, e gli episodi di infedeltà a questa appartenenza esclusiva sono caratterizzati proprio dal cedere alla tentazione di assomigliare a tutti gli altri popoli, nel modo di credere e di essere, nella fede.
Quante volte nella storia Israele sentì come un peso il proprio essere così diverso da tutti gli altri popoli che apparivano più civilizzati, potenti e ricchi, come ad esempio gli Egiziani, gli Assiri, ecc…. Specialmente quando i loro idoli sembravano aiutare quanti li servivano, assicurando loro una vita più facile e priva delle tante prescrizioni della fede di Israele. Non valeva la pena fare come loro?
Ma proprio quando Israele si confondeva con tutti gli altri popoli, assumendone i modi di fare, si rivelava tutta la sua debolezza e insignificanza. Chi era infatti senza Jaweh? Un piccolo popolo schiavo, senza identità e preda delle prepotenze di altri popoli più potenti.
La stessa esperienza è la nostra. Anche noi cristiani siamo chiamati alla santità, cioè ad un modo di vivere che non si confonde con quello ordinario di tutta la gente. E questo non certo per un capriccio di Dio, piuttosto perché egli ci conosce fino nel profondo, sa come è facile per noi affidarci a una idea di sicurezza, a certezze, a forme di potere che non valgono niente, anzi mettono in pericolo la nostra stessa salvezza. Spesso a noi sembra più opportuno seguire la corrente: se così fanno tutti forse è meglio, di sicuro è più facile. È la tentazione che accompagna fin dall’inizio i discepoli, che talvolta restano poco convinti che la novità del Vangelo, così diversa rispetto alla normalità ordinaria, sia una via sicura. È quello che, ad esempio, ci viene spontaneo pensare davanti alle parole del Vangelo di oggi. Le beatitudini infatti rappresentano bene la paradossalità della via di santità del Vangelo: ci dice Gesù che santi, cioè beati, sono quanti mettono davanti a tutto e prima di tutto alcune cose ben precise: la povertà di spirito, la mitezza, la fame e sete della giustizia, la misericordia, la purezza di cuore, la pace. Fin qui sembra tutto ovvio, chi potrebbe dire il contrario, cioè che è preferibile la prepotenza, l’ingiustizia, la bellicosità, la malizia, l’assenza di misericordia, ecc…?
Ma la vera paradossalità delle beatitudini, quello che più ci sconvolge, sta nel presentare tutto ciò come una priorità assoluta, qualcosa che vale la pena vivere a qualunque costo, anche se provoca fatica, sofferenza, persecuzione, accuse, condanne, isolamento, ecc… questa è la santità: dare la priorità a quello che il Vangelo ci indica come migliore, in grado di rendere la vita degna di essere vissuta.
A queste priorità assolute del Vangelo spesso noi contrapponiamo un senso di prudenza, che si traduce nel compromesso, nel mercanteggiare di volta in volta cosa ci conviene, nel cercare la via di mezzo, pur di ottenere il nostro vantaggio. Ma la vera prudenza, quella che i cristiani considerano una virtù, cioè una via che porta alla santità, non è evitare i rischi, trattenersi dagli eccessi, non correre pericoli. La virtù della prudenza, insegna la dottrina cattolica, è “il retto discernimento delle azioni umane”, cioè la capacità di capire con attenzione cosa è bene, allo scopo poi di perseguirlo fino in fondo, anche a costo di correre pericoli e rischiare di rimetterci.
Gesù conclude l’elenco delle paradossali beatitudini, cioè delle priorità da non mercanteggiare mai, con un messaggio chiaro: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.” Cioè: sarete beati se, pur di non rinunciare alle priorità del Vangelo, sarete disposti a subire anche insulti, persecuzioni e calunnie. Siate felici di avere lo sguardo fisso su quello che conta veramente e non fatevi attrarre ogni volta dall’ultima cosa che vi sembra più conveniente. Vivere così vi farà conquistare quella felicità che è la più grande ricompensa possibile in terra e in cielo, la vera santità.
La grande visione dell’apocalisse, descritta nella prima lettura di oggi, ci porta davanti ad una schiera numerosa di gente dall’abito bianco, non perché non si sono mescolati alla vita, e non ne hanno sperimentato le contraddizioni e le sfide più dure, stando da parte, distanti dalla mischia della vita, ma perché: “vengono dalla grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello.
Cioè sono quelli che hanno patito e faticato per vivere le priorità del Vangelo, lottando e soffrendo, non restando al difuori della mischia, ma, ogni volta, sono tornati a lavarsi con il sangue dell’Agnello, cioè con quella potenza di amore che è il sangue versato da Gesù e donato a noi ogni domenica nell’Eucarestia. È questo che permette di mantenersi immacolati, puri e santi fino alla fine: lottare con il bene,  sporcandosi con la vita, ma tornando poi dal Signore e facendosi lavare dal suo amore infinito, che è il perdono, la misericordia, la generosità con i fratelli e le sorelle.

Cari fratelli e  care sorelle, la memoria di tuti i santi oggi sia per tutti noi dunque occasione per tenere fisso lo sguardo su quella vita del Vangelo, priorità assoluta, senza compromessi e accomodamenti per ritrovarci anche noi, alla fine dei nostri giorni con una veste bianca, cioè dalla quale l’amore di Dio ha cancellato i segni del male e del peccato.


Preghiere 


O Dio nostro padre, aiutaci a tornare sempre da te per essere lavati dal sangue del tuo amore infinito e riempire la nostra vita di esso,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Dio chi si allontana da te e cerca con orgoglio l’illusione della forza di questo mondo. Aiuta ciascuno a ritrovare la via dell’umiltà e della docilità al tuo volere,
Noi ti preghiamo




Sostieni o Dio quanti annunciano e testimoniano il Vangelo che rende liberi di amare e di operare il bene,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Signore quanti ti cercano nella via umile del servizio ai fratelli e alle sorelle più piccoli. Fa’ che ti incontrino come Signore della consolazione e Padre della speranza,
Noi ti preghiamo




Proteggi o Dio le comunità dei discepoli che si riuniscono nel tuo nome. Perché nessuno sia più perseguitato a causa del Vangelo e si realizzi l’incontro e il rispetto fra i popoli e le culture diverse,
Noi ti preghiamo


Consola o Padre misericordioso chi oggi è nel dolore: i profughi, i migranti, gli anziani, i malati, i senza casa e senza famiglia. Dona a tutti la salvezza,
Noi ti preghiamo.



Dona ad ogni popolo o Dio pace e prosperità. Perché cessino le guerre e la miseria non affligga più nessuno,
Noi ti preghiamo


O Dio, Proteggi e accompagna papa Francesco, perché con la parola e l’esempio sia guida e sostegno a chi ti cerca,
Noi ti preghiamo

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