giovedì 25 ottobre 2018

XXX domenica del tempo ordinario - Anno B - 28 ottobre 2018





Dal libro del profeta Geremia 31, 7-9
Così dice il Signore: «Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d’Israele”. Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla. Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Efraim è il mio primogenito».

Salmo 125 - Grandi cose ha fatto il Signore per noi.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Négheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni. 

Dalla lettera agli Ebrei 5, 1-6
Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo. Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: «Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek».

Alleluia, alleluia alleluia.
Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 10, 46-52
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, come già dicevamo domenica scorsa, il Vangelo ci descrive Gesù mentre cammina. È in partenza dopo una sosta a Gerico e lo accompagnano diverse persone che il Vangelo definisce con precisione: i discepoli e molta folla. Sono due gruppi diversi, come due cerchi che si stringono attorno a Gesù. Uno, quello più interno, è costituito da quanti seguono Gesù ovunque lui vada; l’altro, quello più esterno, è la folla radunatasi per l’occasione. Sono i curiosi, gente di passaggio, persone attratte dall’eccezionalità dell’incontro con quel Maestro così fuori dal comune, ma non lo seguono ovunque lui vada. Di lì a poco lo perderanno di vista e, forse, non sentiranno mai più parlare di lui, la loro vita si svolge su altri orizzonti.
Questa descrizione, sommaria ma efficace, dei diversi tipi di persone che incontrano e seguono Gesù descrive anche noi. Di quale cerchia facciamo parte, ci interroga oggi il Vangelo? Di quelli che seguono Gesù ovunque lui vada, ovunque lui li voglia condurre con sé, o di quelli che stanno a guardare lui che passa, magari con simpatia, anche con ammirazione, ma restando fermi su se stessi?
A volte dobbiamo interrogarci su questa differenza, profonda e significativa, fra il discepolo e lo spettatore che osserva da lontano.
A questi gruppi si aggiunge un terzo che non fa parte di nessuno dei due: Bartimeo. Anche lui sta fermo per strada, ma, racconta il Vangelo, appena si accorge che Gesù passa comincia a gridare e a invocare il suo aiuto. È un mendicante cieco, non vede, ma sente, avverte la sua presenza e si appassiona a lui, grida per raggiungerlo, fa tutto quello che può fare per farsi notare. Gli altri vedono, ma non fanno nulla per esprimere il loro attaccamento.
Ancora una volta questo ci pone una domanda: a volte “vedere”, cioè conoscere bene, sapere, essere informati, capire, avere chiare le dimensioni e le caratteristiche di un fenomeno e di una persona, non aiuta a farsi toccare in profondità. Così avviene anche per la nostra fede. Conoscere, sapere, essere informati ed esperti a che serve, se questo non ci porta a voler stare sempre con lui, a seguirlo? Il cieco non sa niente, ma sente la voce e sceglie per lui.
Qual è la differenza principale fra il cieco e la folla? Il primo non nasconde il suo bisogno, anzi ne fa il motivo per attrarre l’attenzione di Gesù. Strano! La folla, e noi con lei, crediamo che siano gli altri a doversi render conto di quanto valiamo e a desiderare la nostra compagnia. Per questo facciamo di tutto per mostrare il nostro lato migliore, attraente, per nascondere le magagne, se mai ammettiamo di averne. Invece Bartimeo sbatte in faccia a Gesù il proprio bisogno, la debolezza del suo stato, la mancanza di cui soffre di più e invoca la sua salvezza. Bartimeo si fa forte della sua debolezza, noi ci sentiamo forti della nostra presunta/pretesa forza. Il cieco fa’ quello che dice L’Apostolo Paolo, che ha capito in profondità Gesù: “quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10).
Ma ecco che avviene qualcosa di inatteso: la folla dei simpatizzanti si frappone fra lui e Gesù, come una barriera. Eppure non è gente che ce l’ha con Gesù, che ne pensa male, solo disprezza queste espressioni eccessive e non sopporta che il proprio stato di bisogno venga esibito in modo così impudico. È la reazione normale che abbiamo davanti ai poveri che infastidiscono, sono molesti, senza dignità, ma in realtà la loro colpa principale è quella di metterci davanti alla realtà del bisogno materiale e spirituale, cosa che ci fa così male e paura che preferiamo alzare un muro pur di non vederli.
Ma Gesù sente e vede. Non resta indifferente, anzi raccoglie quel grido soffocato dalla folla come la cosa più preziosa. Dice il libro del Siracide: “La preghiera del povero attraversa le nubi” (Sir 35,21) e pure la muraglia umana dei benpensanti.
Con umiltà Gesù chiede a Bartimeo: “Che cosa vuoi che io faccia per te?” e obbedisce alla sua richiesta, lo guarisce dalla cecità. Cos’è che rende Gesù così docile ad un cieco mendicante ed estraneo? La fede di quello: “Va’, la tua fede ti ha salvato.” Ma come, non è Gesù che ha compiuto il miracolo e lo ha guarito? L’incredulità rende Gesù impotente, non può “imporre” il bene a chi non lo chiede e non crede che lui possa darlo. D’altronde lo dice Gesù: la fede in lui può spostare una montagna (Lc 17,6), potrà allora anche guarire la cecità.
Cari fratelli e care sorelle, presentiamoci al Signore come siamo, poveri e malandati, carenti di tutto e pieni di difetti, ma soprattutto fidiamoci che l’incontro con lui ci cambia radicalmente. Una volta guarito il cieco, dice il Vangelo, “lo seguiva lungo la strada.” Ora anche lui è un discepolo e da Gesù si lascia condurre e lo segue, senza restare fermo su se stesso.


Preghiere 

O Signore Gesù, aiutaci a mantenere viva la speranza che il male possa essere vinto dal bene. Fa’ che non prevalga in noi il pessimismo realista di chi accetta come normale il mondo così com’è.
Noi ti preghiamo


Come il cieco Bartimeo, o Dio nostro salvatore, anche noi spesso siamo bloccati senza poter vedere un futuro migliore. Aiutaci ad avere come lui speranza in te e di invocarti come fece lui,
Noi ti preghiamo



Fa’ o Signore Gesù che siamo pronti a riconoscerti quando passi accanto alla nostra vita. Aiutaci a restarti vicino nonostante il timore e l’incertezza, per obbedire con prontezza all’invito a vivere il Vangelo.
Noi ti preghiamo



Perdona o Dio la rassegnazione dei nostri cuori. Guarisci la nostra cecità che non ci permette di riconoscerti,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Padre misericordioso quanti sono nel bisogno: i malati, chi è senza casa e famiglia, gli anziani, gli stranieri e i profughi. Fa’ che sappiano trovare conforto da chi, imitandoti, si fa loro vicino,
Noi ti preghiamo


Perdona o Dio del cielo quando ci abituiamo al male e lo viviamo come normale. Fa’ che non cessiamo di invocarti per trovare la forza di combatterlo operando il bene.
Noi ti preghiamo.



Proteggi o Signore quanti sono in difficoltà per la loro fede in te, chi si affatica per il vangelo e chi rischia per costruire la pace fra i nemici.
Noi ti preghiamo


Sostieni o Dio la tua chiesa che riunisce tutti i tuoi figli dispersi per formare la famiglia dei discepoli. Aiutala a farsi annunciatrice audace e instancabile della Parola che salva,
Noi ti preghiamo

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