giovedì 2 maggio 2019

III domenica del tempo di Pasqua - Anno C - 5 maggio 2019





Dagli Atti degli Apostoli 5, 27b-32. 40b-41
In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».  Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». Fecero flagellare gli apostoli e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

Salmo 29 - Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.

Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!

Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni Apostolo 5, 11-14
Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: «L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione». Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Cristo è risorto, lui che ha creato il mondo,
e ha salvato gli uomini nella sua misericordia.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 21, 1-19
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».


Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato il racconto di una delle apparizioni del Signore risorto ai discepoli. Egli li trova intenti alle occupazioni della vita ordinaria, la pesca. Eppure Gesù era già tornato da loro, lo avevano già visto risorto, ma è forte per essi la tentazione di tornare a fare la vita di sempre, di quando il Signore non lo avevano ancora conosciuto.
È forte la tentazione di mettere la Pasqua fra parentesi, come una gioia troppo grande che non può straripare nella vita di tutti i giorni, una novità di una portata così straordinaria che non può stravolgere i ritmi abitudinari: si sente il bisogno di porre un argine, di circoscriverla a poche, rare occasioni che noi ordinariamente definiamo “fortunate”. È la mentalità di ritenere il bene di cui ciascuno può godere come frutto di situazioni incontrollabili, indipendenti dalla volontà di alcuno, un destino che può essere positivo o negativo. Ma la Pasqua viene invece a dire che il bene è sempre e solo frutto della vittoria sul male che sempre si realizza quando viviamo e agiamo con fede nel Signore. Non è un destino, non è fortuna o sfortuna, ma la forza della resurrezione di Cristo che trasforma la realtà.
Ad esempio Pietro e gli altri tornano stancamente a pescare, come prima, ma il loro lavoro risulta sterile: nonostante la fatica di una notte intera non hanno preso nulla. Avranno pensato di essere stati sfortunati, che le condizioni del lago erano segnate dalla cattiva sorte. Ma la verità è che gli apostoli hanno messo da parte la sapienza del Vangelo vissuto con Gesù e sono tornati alla vita senza di lui. Gesù aveva detto loro: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5) ed essi sperimentano la verità di quelle parole, senza di lui non riescono a fare nulla. Anche noi spesso sperimentiamo la nostra impotenza, ma facilmente l’attribuiamo lamentosamente alla sorte avversa, senza ammettere la nostra poca fiducia nel Signore.
Ma Gesù risorto torna da loro, perché sa che senza di lui non hanno forza e vengono inghiottiti di nuovo nella tristezza e nell’impotenza, nell’abitudinarietà grigia e inconcludente della vita di sempre.
La prima cosa che chiede loro è se hanno da mangiare, e i discepoli confessano che non hanno preso niente. Il ritorno del Signore nella nostra vita svela che da soli non abbiamo di che nutrirci, che nonostante l’affanno e l’agitazione restiamo svuotati, affamati di senso e di amore. Da soli non sappiamo darci di che nutrirci.
Il Signore vuole far capire ai suoi che a sfamare la vita non può bastare l’onesto lavoro o un maggior impegno nel fare le cose di sempre, che non serve invocare fatalisticamente la fortuna, e per questo li invita a gettare le reti di nuovo, ma questa volta sulla sua Parola. I discepoli lo fanno, e anche se non hanno già capito tutto si fidano. È la fiducia in una Parola diversa che gli permette di compiere quella pesca miracolosa che li riempie di gioia e buoni frutti. I discepoli si fidano di Gesù, e la festa della gioia pasquale scoppia di nuovo: Pietro si getta a nuoto da Gesù, gli altri trascinano le reti piene di pesci, una volta a riva si cucina e si mangia. È la presenza del Signore risorto fra i suoi che ha reso possibile tutto questo, nient’altro era cambiato: né le condizioni del lago, né gli strumenti utilizzati, né le persone impiegate, né le conoscenze e le tecniche di pesca. Solo si sono fidati delle sue parole, anche senza capire, e hanno agito nel suo nome e secondo il suo insegnamento.
Ma poi, Gesù vuole che i discepoli imparino come vivere la festa della gioia pasquale come una dimensione permanente e non occasionale. Il Signore chiede insistentemente a Pietro di volergli bene e di voler bene a quei fratelli e sorelle che egli stesso gli affida: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». E poi :«Pascola le mie pecore».
Sì fratelli e sorelle: Gesù risorto oggi ci ha radunati per aiutarci a vivere la gioia della Pasqua che noi rischiamo di mettere tra parentesi, vuole che facciamo festa assieme ad un popolo di poveri e di fratelli e sorelle sfamandolo con cibo buono, e ci indica come farci inondare dalla forza della sua resurrezione. A ciascuno di noi chiede oggi “mi ami?” e aggiunge “Ama i tuoi fratelli, abbi cura di loro.” Sì, perché per amare Dio bisogna saper voler bene ai fratelli e alle sorelle che abbiamo accanto, come ci insegna l’apostolo Giovanni: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). Se sapremo rispondere come Pietro: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene» vivremo la festa del Signore, la gioia che non finisce del suo Regno che oggi qui vuole farci pregustare. 
E preghiamo allora fratelli e sorelle perché quella gioia che egli ci dona a Pasqua possa essere la nostra gioia di ogni giorno e possiamo portarla a quanti incontriamo.


  
Preghiere 


O Signore Gesù, ti ringraziamo per la gioia straordinaria della Pasqua. Fa che non la dimentichiamo mai e che nella nostra vita quotidiana la viviamo nei nostri rapporti con i fratelli e le sorelle,
Noi ti preghiamo



Ti chiediamo perdono o Dio Padre buono perché le abitudini ci trascinano a vivere come se il Signore non fosse risorto e presente accanto a noi. Aiutaci ad incontrarlo vivo nei poveri, nei nostri fratelli, nella sua Parola che ogni domenica ci proclama che è risorto,
Noi ti preghiamo




Guarda con misericordia o Signore a tutti i tuoi figli in difficoltà. Ti preghiamo per quanti fuggono da guerre e miseria e percorrono viaggi pericolosi, per gli ammalati, per gli anziani, per chi è senza casa e protezione. Aiuta, consola e guarisci quanti hanno bisogno del tuo aiuto,
Noi ti preghiamo


O Signore Gesù ti preghiamo per tutti noi, radunati in un’unica famiglia davanti al tuo altare. Fa’ che siamo sempre uniti dal vincolo della carità fraterna, senza distinzioni né divisioni. Aiutaci a vivere sempre la misura alta della tua misericordia,
Noi ti preghiamo



Consola o Padre del cielo quanti sono stati vittima della violenza terroristica e della guerra, dona pace e sicurezza a chi oggi è minacciato dal male,
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Signore a comunicare sempre il Vangelo con la nostra vita, perché siamo un annuncio vivente della forza del tuo amore che vince il male,
Noi ti preghiamo


  
Ti preghiamo o Dio per il papa Francesco, perché in questo tempo difficile non gli manchi l’audacia del Vangelo e sappia, con le sue parole e il suo esempio, rendere accessibile a tutti l’annuncio di salvezza,
Noi ti preghiamo


Dona alla tua chiesa in ogni parte del mondo coraggio e protezione, perché l’annuncio della pasqua risuoni forte ovunque e porti frutti di conversione e riconciliazione.
Noi ti preghiamo.

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