mercoledì 1 gennaio 2020

Festa di Maria Madre di Dio - 53° Giornata mondiale della pace - 1 gennaio 2020


 



Dal libro dei Numeri 6,22-27

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

 

Salmo 66 - Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino, +
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 4,4-7

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti;
oggi parla a noi per mezzo del Figlio.

Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Luca 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
 

Commento


Cari fratelli e care sorelle, iniziamo oggi un nuovo anno celebrando con la Chiesa la festa di Maria Madre di Dio e la giornata mondiale della pace, istituita 53 anni fa da Paolo VI. Le due memorie concordano felicemente, perché Maria con la sua maternità ha permesso l’ingresso nel mondo della pace vera, non quella del mondo, ma quella che Dio dona, della quale Gesù è principe, portatore e suscitatore. Infatti possiamo constatare con evidenza come dove il Signore è di casa, dove egli è accolto e invocato la pace regna con lui; dove al contrario egli è respinto e ignorato la pace non resiste e regna l’aggressività e l’ostilità. Per questo ogni chiesa, anche la più umile e periferica è una casa di pace, la comunità che vi si raduna è un ambito di pace, cioè di accoglienza e di benevolenza, nel quale ciascuno è aiutato a maturare uno spirito di pace con tutti. Anche noi qui lo sperimentiamo, apprendiamo la pace come un alfabeto e una grammatica della vita.

La pace infatti non è un sentimento sorgivo. La pace non è solo assenza di guerra, passività remissiva. Non vive la pace di Cristo chi si limita a non aggredire gli altri; certo questo è un buon inizio, ma bisogna andare oltre e costruire la pace poiché è qualcosa che non c’è già dentro di noi e attorno a noi. Papa Francesco nel messaggio che ha scritto per questa 53° giornata mondiale della pace afferma che per costruire la pace bisogna rimuovere il primo e più grande ostacolo che è la paura dell’altro diverso da noi: “La guerra si nutre di … paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo”.

Ecco dunque la prima pietra da porre per costruire l’edificio della pace: guardare all’altro come qualcuno da cui possiamo ricevere molto, in termini di conoscenze ed esperienze. L’altro che incontriamo, sempre diverso da noi, ci apre un mondo sconosciuto nel quale siamo invitati a inoltrarci nell’amicizia, con rispetto e misericordia, scoprendo sempre nuove cose. Ma c’è anche una seconda pietra da collocare: guardare all’altro come una persona verso la quale abbiamo delle responsabilità, in termini di risposta umana alla provocazione che è l’incontro, di debito di amore e di comunicazione del Vangelo vissuto da noi.

Sono queste le due pietre fondamentali necessarie per edificare la pace mondiale, a partire da me.

Ma come è possibile averle e collocarle? Non siamo noi troppo piccoli o deboli o incapaci?

Abbiamo ascoltato che furono i pastori, gente poco abituata ai rapporti con la gente, lontana dai luoghi della vita ordinaria e ignorante, a recarsi per primi nella stalla di Betlemme dove era appena nato Gesù. Era buio, notte e freddo. Tutto sconsigliava di uscire allo scoperto, esporsi al rischio per incontrare qualcosa di nuovo e sconosciuto, qualcuno che non aveva niente a che fare con la loro vita. In fondo cosa avevano da guadagnarci? Anzi uscire metteva a rischio anche il loro bene più grande e da cui dipendeva la loro esistenza: il gregge che dovevano sorvegliare. Era più sicuro starsene al riparo, al chiuso dei loro ricoveri. È questo quello che anche noi pensiamo davanti a chi ci è sconosciuto: io che c’entro, perché interessarmi, immischiarmi in fatti non miei?

Ma i pastori vinsero la loro paura ad uscire attratti dalla straordinarietà del luogo nel quale erano invitati a recarsi dagli angeli per trovarvi il segno sotto il quale mettere al sicuro la propria vita, la fonte della pace, la salvezza da ogni male. Essi vi furono attratti perché era un luogo straordinario. Il luogo dell’incontro con l’altro, lo sconosciuto, chi è diverso da noi, è un luogo straordinario, perché è benedetto e illuminato dalla presenza di Gesù che nasce. In ogni nuovo rapporto che rompe l’estraneità e la paura nasce una scintilla dell’amore di Gesù che vuole farsi strada in noi e nell’altro. Dove incontriamo l’altro nel nome della pace di Gesù da costruire egli è presente in mezzo a noi, ce lo ha detto lui. Per questo l’incontro fiducioso e simpatico con l’altro è anche incontro con Dio, è la stalla di Betlemme, è la chiesa.

I pastori, continua il vangelo di oggi, una volta usciti da quell’esperienza di incontro con Dio non poterono fare a meno di riferire quello che avevano vissuto a quanti incontravano. Proprio i pastori, gente fuori della società, diventano comunicativi e capaci di annunciare che Gesù nasce nella nostra vita portando pace e gioia, se noi usciamo nel buio incontro all’altro, incontro a lui. Hanno vissuto una nuova e felice esperienza, perché incontrare Gesù porta ad incontrare gli altri, ma anche vincere la paura dell’incontro con l’altro, fa nascere Gesù che trova così ospitalità in noi. Quell’incontro suscita nei loro cuori una grande gioia che è la pace, e li rende comunicativi. Chi è nella gioia dell’incontro non può essere violento e aggressivo, chi è vinto dalle paure è triste e deve difendersi dall’altro, magari aggredendo.

Quante volte anche noi siamo tristi e scontrosi, senza nulla da comunicare agli altri, perché non siamo pieni di gioia che dà pace. Ma questo, cari fratelli e care sorelle, significa che non abbiamo incontrato il Signore!

Dall’incontro con lui infatti si esce trasfigurati, la gioia infatti è forza che ci trasforma interiormente, ma anche che è capace di trasformare le persone che incontriamo e la realtà in cui viviamo suscitando anche negli altri il desiderio di pace. Se tutto resta uguale o peggiora è perché gli uomini e le donne non incontrano il Signore e la gioia è spenta nei loro cuori. Diveniamo portatori della gioia che nasce dall’incontro con il Signore e con gli uomini e la pace si diffonderà attorno a noi e nel mondo intero.

Cari fratelli e care sorelle, diveniamo come Maria anche noi una “chiesa” nella quale il Signore è accolto e custodito perché altri lo possano incontrare. Veniamo qui come i pastori, attratti dalla straordinarietà di questo luogo e non solo per banale abitudine. Viviamo il sogno di costruire la pace nell’incontro con gli altri e con il Signore Gesù e il mondo, attraverso di noi, conoscerà la pace vera che lui è venuto a portare.

Preghiere

O Dio che ci inviti ad uscire per raggiungere il luogo dove tu nasci in mezzo a noi, aiutaci a riconoscerti povero e piccolo, indifeso e mite per imitarti e seguirti sempre,

Noi ti preghiamo


Come ai pastori, anche a noi l’angelo della Parola di Dio ci ha invitato a non temere e a non rimandare l’incontro personale con te. Fa’ che senza indugio ti veniamo vicino e restiamo con te,

Noi ti preghiamo


O Signore Gesù che hai voluto nascere da Maria, donna umile e semplice, e ce la indichi come esempio di discepola attenta alla tua Parola e pronta a conservarla dentro di sé, aiutaci ad imitarla per divenire anche noi tuoi discepoli,

Noi ti preghiamo

 

Perdona o Padre la dimenticanza e l’orgoglio che ci fanno ritenere inutile ascoltare e  meditare la tua Parola. Donaci un’interiorità larga e accogliente, dove il seme del Vangelo possa germogliare e crescere,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Signore per tutti quelli che soffrono a causa della violenza e dell’ingiustizia: per i profughi dalla guerra e dalla miseria, per i perseguitati, per chi è solo e senza aiuto. Sostieni col tuo amore tutti quelli che ti invocano,

Noi ti preghiamo


Guida e proteggi, o Dio, la tua Chiesa ovunque nel mondo, specialmente dove i suoi figli sono ostacolati e perseguitati. Dona a tutti i cristiani di essere testimoni autentici del Vangelo e operatori per il bene dell’umanità intera,

Noi ti preghiamo.


Salva o Signore Gesù le nostre vite dalla chiusura e dalla paura che ci chiudono all’altro. Fa’ che sappiamo gioire dell’incontro, gustando la bellezza di scoprire in ognuno un fratello e una sorella da amare,

Noi ti preghiamo

 

Ti ringraziamo o Signore per i doni con cui hai benedetto le nostre vite nell’anno che si è concluso: per la Parola che ci è stata annunciata, per le testimonianze di amore evangelico che abbiamo incontrato, per l’invito che abbiamo ricevuto a seguirti, nonostante la nostra indegnità,

Noi ti preghiamo

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