sabato 9 maggio 2020

V domenica del tempo di Pasqua - Anno A - 10 maggio 2020


 
 

Dagli Atti degli Apostoli 6, 1-7

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiochia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede. 

 

Salmo 32 - Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo.
Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.



Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 2, 4-9

Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso». Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo. Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono la via, la verità, la vita, dice il Signore:
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 14, 1-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, nel brano del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato Gesù si rivolge ai discepoli in un momento di turbamento. Può essere il momento della prova in cui la nostra fede è messa in discussione dagli eventi della vita che sembrano vanificare la nostra fiducia in Dio. E sappiamo bene come in questo nostro tempo l’esperienza della forza della pandemia ha messo in dubbio nel cuore di molti la vicinanza di Dio all’umanità, quanti si sono sentiti abbandonati in balia della forza soverchiante del male. Ma il turbamento è presente, in modo diverso, anche nelle situazioni di benessere e di sicurezza, quando l’uomo sperimenta un senso di sé così grande che perde la coscienza del proprio bisogno del Signore e degli altri, del loro aiuto e vicinanza, e se ne allontana. Sono situazioni di segno opposto, ma entrambe possono condurre allo stesso turbamento, cioè alla distanza da Dio, il più vero e grave turbamento che un uomo possa attraversare. E infatti Gesù per vincere il turbamento dei suoi non li incoraggia con parole che puntino a rafforzare la loro autostima o la certezza che ce la possono fare, come spesso si dice in questi giorni di pandemia. No, la vera la risposta al turbamento, quella che ci pone al riparo dallo smarrimento esistenziale, è la fiducia in lui. Innanzitutto cioè la coscienza di aver bisogno di lui, e poi la certezza che a questo bisogno il Signore è attento e pronto a rispondere con i segni della sua vicinanza.

Gesù chiama “casa del Padre” il luogo nel quale il nostro turbamento è vinto e dove si manifesta pienamente la vicinanza di Dio. “Casa”, cioè luogo protetto e sicuro, ma anche luogo dell’intimità degli affetti che in essa possono esprimersi e fortificarsi. Sì, il luogo del nostro stare col Padre è la sua “casa”, non la strada o la piazza, dove prevale la casualità e la mutevolezza, non allo scoperto delle intemperie della vita. E Gesù sottolinea come quella casa abbia molti posti, poiché è il luogo in cui il popolo vive con Dio e con gli altri.

Anche questo è significativo: non si raggiunge il Padre sfuggendo dai fratelli e dalle sorelle, perché il nostro è un destino in comune fra noi e con lui, nella pace del suo volerci bene. In quella casa ciascuno è amato e accolto per ciò che la sua vita può essere di buono e di bello per Dio e per gli altri; in essa infatti c’è un posto preparato, potremmo dire “speciale” per ciascuno, non è l’albergo anonimo, fatto di stanze tutte uguali che ognuno occupa indifferentemente: è la casa del nostro rapporto personale con Dio e con i fratelli. E se è Dio che ce la prepara, sta a noi poi renderla accogliente e bello starci con lui e con gli altri. È ciò che nella nostra vita siamo chiamati a fare: creare attorno a noi una familiarità calda e accogliente, attenta e premurosa, piena di affetto, nella quale Dio e i fratelli si trovino bene, dove ci sia posto per ognuno e tutto lo spazio non sia ingombro di un “me stesso” ipersviluppato.

Infine Gesù aggiunge che non solo la casa è pronta per ciascuno, ma che anche ci viene offerta la via per raggiungerla. Ed è questo ciò che stupisce di più i discepoli. Come è possibile “abitare” con Dio, essere cioè suoi familiari, ammessi nella sua casa? Spesso vediamo Dio così distante da noi, irraggiungibile, quasi nemmeno pensabile, come poter giungere a lui? Ma Gesù ha accorciato ogni distanza, in lui ciò che è divino diviene alla portata degli uomini, così come la nostra umanità è portata alla pienezza fino ad essere divina. È lui infatti la via che ci permette di raggiungere quella familiarità col Padre, tanto da poter “abitare nella sua casa”.

E se Filippo chiede di conoscere Dio, pensandolo come una perfezione lontana e irraggiungibile, Gesù risponde mostrando se stesso: la sua umanità “mite ed umile di cuore”, misura alta e ambiziosa per il discepolo, ma alla sua portata.

Io sono nel Padre e il Padre è in me” dice Gesù, la perfezione di Dio è la piena umanità di Gesù che è come il ponte che possiamo attraversare per raggiungerlo.

A noi sta dunque incamminarci su quella via, fare i passi su quel ponte che unisce la nostra povera e fragile umanità alla pienezza di un amore che ci rende familiari di Dio, suoi commensali e coabitanti.

Accogliamo con gioia la sfida di una via percorribile e audace allo stesso tempo, perché su di essa incontriamo la vita vera, quella cioè che non si accontenta di un riparo aggiustato alla propria modesta misura, nel quale sentirsi comodo, ma cerca quella dimora che Dio stesso ha pensato per il nostro vivere con lui e con i fratelli.

 
Preghiere
 

O Signore che hai preparato per noi un posto perché non perdiamo la vita all’inseguimento di ciò che non vale, guidaci nel cammino verso la vita vera, tu che sei la via da seguire.


Noi ti preghiamo


Ti preghiamo, o Signore nostro Gesù Cristo, tu che ci doni il tuo corpo e sangue per restare sempre con noi aiutaci a imparare a vivere come te che, via della nostra salvezza.

Noi ti preghiamo


Aiutaci, o Signore Gesù, a non dubitare del fondamento buono che è la tua Parola e il tuo esempio, ma di edificare su di esso, perché la nostra vita sia testimonianza e sostegno a molti.

Noi ti preghiamo

 
Insegnaci, o Padre buono, ad essere annunciatori efficaci del Vangelo, a parlare senza timore di te e a indicare a tutti la tua Parola come via sicura per raggiungere la vita vera.

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo, o Dio del cielo, vieni in soccorso di tutti quelli che ti invocano e chiedono il tuo aiuto. Per i malati, i sofferenti, i prigionieri, gli anziani e gli stranieri, per tutti quelli che sono nel dolore.  giunga presto a loro la tua consolazione e salvezza,

Noi ti preghiamo

Non sdegnarti o Dio del nostro peccato, ma accetta che torniamo a te per ottenere il perdono. Fa’ che, sicuri di essere accolti come il figlio prodigo, volgiamo i nostri passo verso Te che sei fonte inesauribile di ogni bene.

Noi ti preghiamo.


Ispira sentimenti di pace, o Signore, in chi oggi si combatte e si uccide. Fa’ che cessi in ogni luogo della terra la guerra che semina distruzione e morte. Riconcilia i cuori di chi si odia e unisci presto l’umanità tutta intera nell’unica famiglia dei tuoi figli.

Noi ti preghiamo

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