sabato 3 ottobre 2020

Festa di San Francesco - 4 ottobre 2020

 




Dal libro del Siracide 50, 1.3-7

Ecco chi nella sua vita riparò il tempio, e nei suoi giorni fortificò il santuario. Ai suoi tempi fu scavato il deposito per le acque, un serbatoio ampio come il mare. Premuroso di impedire la caduta del suo popolo, fortificò la città contro un assedio. Come era stupendo quando si aggirava fra il popolo, quando usciva dal santuario dietro il velo. Come un astro mattutino fra le nubi, come la luna nei giorni in cui è piena, come il sole sfolgorante così egli rifulse nel tempio di Dio.

 

Salmo 15 - Tu sei, Signore, mia parte di eredità.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita, +
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati 6,14-18

Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.  

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Francesco, povero e umile,
entra ricco nel cielo,
onorato con inni celesti.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, ricorre oggi la festa del Santo Francesco di Assisi, uomo di queste nostre terre umbre che pur nascendo in un piccolo borgo periferico e quasi anonimo, seppe fare della sua vita un messaggio significativo per il mondo intero. Non a caso oggi il nostro papa ha scelto per sé il suo nome, rifacendosi all’esperienza del povero e umile santo di Assisi per un pontificato così marcatamente impegnato a raggiungere tutti con la testimonianza evangelica di un Dio buono, vicino, misericordioso e amico.

La storia di Francesco è fortemente radicata nella croce. Quando era giovane si mise in ricerca di un futuro diverso, incerto sulla direzione da dare alla sua vita. Era deluso da come la sua famiglia e la società del tempo gli proponevano come massima aspirazione possibile un futuro di benessere e di vuoto successo, egli voleva un fondamento più solido e significativo per il quale valesse la pena vivere. Aveva chiara una cosa: la vita è troppo importante per spenderla per quello che non vale niente. Non poteva accontentarsi di affari, spensieratezza, possesso dei beni e ruolo sociale, tutto misurato in base al numero di quanti erano sotto di lui.

Mentre girava per le campagne di Assisi vide in una piccola cappella un crocefisso dal quale udì provenire una voce. Francesco fu attratto da quell’immagine che rappresentava un Signore, un Re, anzi il più potente e grande dell’universo, che aveva trovato la sua gloria non nel benessere comodo e godereccio delle corti del suo tempo, come Francesco aveva fatto fino ad allora, ma nell’umiltà del servizio agli uomini che la croce rappresentava pienamente. Egli aveva come invertito il metro di giudizio normale: la vera gioia era quando lui poteva essere utile agli altri, e non quando tutti erano al suo servizio, sotto di lui.

Questo messaggio chiaro ed estremamente concreto racchiuso nel simbolo della croce divenne il modello di Francesco, che si fece un giovane annunciatore di questo Vangelo: la vera felicità sta nel farsi piccoli, umili servitori degli uomini, piuttosto che nel mettere al centro se stessi per farsi servire dagli altri.

La sua vita si spese dunque nel divenire imitatore di Gesù, nel mettere gli altri avanti a sé, nello spendere il proprio tempo, fatiche e risorse per aiutare che era più piccolo di lui.

La croce era il simbolo di questo modo di vivere e Francesco la assunse come modello per ogni suo gesto.

Si legge nella vita prima di Tommaso da Celano: “Allorché dimorava nel romitorio che dal nome del luogo è chiamato «Verna», due anni prima della sua morte, ebbe da Dio una visione. Gli apparve un uomo, in forma di Serafino, con le ali, librato sopra di lui, con le mani distese ed i piedi uniti, confitto ad una croce. ... A quell'apparizione il beato servo dell'Altissimo si sentì ripieno di una ammirazione infinita, ma non riusciva a capirne il significato. Era invaso anche da viva gioia e sovrabbondante allegrezza per lo sguardo bellissimo e dolce col quale il Serafino lo guardava, di una bellezza inimmaginabile; ma era contemporaneamente atterrito nel vederlo confitto in croce nell'acerbo dolore della passione. ... Mentre era in questo stato di preoccupazione e di totale incertezza, ecco: nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso.”

La croce cioè lo plasmò fino a farlo diventare come Cristo Stesso: un Crocefisso con le sue stesse ferite. Esse sono il segno della vulnerabilità di chi è sensibile al bisogno e al dolore degli altri e lo assume su di sé. Non lo evita né lo fugge, non disprezza chi ne è colpito come uno sconfitto, un perdente, ma lo accoglie come una chiamata a farsene partecipe.

Cari fratelli e care sorelle, poche settimane fa abbiamo celebrato la festa della Santa Croce e dicevamo come essa è simbolo di una vita che poiché si è donata non è andata perduta, anzi si è salvata ed ha conosciuto la gloria della resurrezione. Così ha fatto Francesco e la sua vita è divenuta così significativa per tanti, fino ad oggi, un vero tesoro lasciatoci in eredità.

Egli ha così incarnato le parole di Gesù che abbiamo appena ascoltato, che invitano ad assumere su di sé il suo giogo, che è la croce, cioè di far suo il suo modo di essere umile servitore. Così, assicura Gesù, “troverete ristoro per la vostra vita” cioè quella pace rasserenata del cuore e della mente che rende felici.

Cari fratelli e care sorelle, ricorreva ieri 3 ottobre l’anniversario del tragico naufragio del 2013 nel quale 368 uomini, donne, bambini, trovarono la morte nel Mediterraneo nella ricerca di un futuro migliore per sé e per le proprie famiglie. Una delle più gravi catastrofi marittime nel Mediterraneo dall'inizio del XXI secolo. Erano persone, come tante altre, schiacciate sotto il peso di una croce che non riescono a sopportare: guerra, violenza, miseria, morte. A noi è chiesto di farci vulnerabili al dolore di quelle croci, di scorgerne i segni sui corpi e sugli animi, di vedere in quelle stigmate una domanda di compassione e condivisione. Oggi Francesco ci invita a fare nostri questi segni, a vivere e agire cioè come se quel dolore fosse nostro, a combatterlo, a lenirlo, a non tollerare più che sia inferto ancora a tanti.

È un segno di come sia urgente farci toccare il cuore e assumere la croce di Gesù come la nostra attitudine, il nostro modo di essere e ragionare. Sarà il Signore a portarne il peso, cioè a darci la forza e le risorse, e sarà il Signore a guidarci assieme ai tanti crocifissi del mondo verso la vita vera che non passa e non finisce, che si rafforza perché è regalata, che viene restituita più bella e felice, risorta con lui.

 

Preghiere 

 

O Dio che hai scelto di manifestarti agli uomini nell’umiltà di un uomo al servizio degli altri fino all’estremo sacrificio sulla croce, dona anche a noi uno spirito di amore e semplicità che ci faccia vicini a tutti,

Noi ti preghiamo

  

O Padre di eterna bontà ti ringraziamo perché la testimonianza di Francesco ci aiuta a cercare ciò che conta veramente e a non accontentarci delle soddisfazioni effimere. Fa’ che come lui anche noi sappiamo vedere nella croce il modello da imitare.

Noi ti preghiamo

 

Signore ti preghiamo per quanti fuggono da guerra e miseria, proteggi il loro cammino e consola le loro sofferenza. Fa’ che trovino approdo sicuro e accoglienza.

Noi ti preghiamo

  

O Dio perdonaci quando viviamo alla ricerca del successo che ci allontana dagli altri e schiavi del miraggio di un benessere confortevole. Fa’ che la gioia del Vangelo divenga l’unica soddisfazione che ci appaga.

Noi ti preghiamo

 

Ti invochiamo o Padre misericordioso per quanti vivono nei conflitti e soffrono per la violenza. Dona la tua pace a mondo intero.

Noi ti preghiamo

  

Ti preghiamo o Dio per il nostro papa Francesco. Sostienilo nelle difficoltà di questo tempo difficile e aiutalo a perseverare nella ricerca di un volto buono e accogliente della Chiesa.

Noi ti preghiamo.

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