sabato 31 ottobre 2020

Festa di Ognissanti - 1 novembre 2020

 


don Roberto Malgesini cura il piede di un povero per strada

 

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 7,2-4.9-14

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

 

Salmo 23 - Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 3,1-3

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Venite a me, voi tutti affaticati e oppressi,
e io vi darò ristoro.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 5,1-12a

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, un’antica tradizione ebraica afferma che l’esistenza del mondo è legata alla presenza sulla terra di 36 giusti in ogni generazione, i quali “accolgono la Shekhinah” cioè la Presenza Divina che si abbassa fino ad essere alla portata degli uomini (Trattato Sanhedrin 97b; Trattato Sukkah (Talmud) 45b). La loro presenza permette il fatto che l’umanità possa ancora esistere e non venga annientata, o piuttosto, non si autoannienti. Questi giusti, anonimi e sconosciuti, sostengono il peso di un mondo così carico di dolore e ingiustizia, come l’inizio della prima lettura dal libro dell’apocalisse oggi descrive bene: “un angelo, con il sigillo del Dio vivente … gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».”

La tradizione ebraica in qualche modo rievoca quando raccontato nella Genesi, quando l’angelo del Signore, in un dialogo serrato con Abramo, contratta con lui le condizioni per accettare che la città di Sodoma scampi alla distruzione meritata per il dilagare in essa della violenza: “se vi si troverà in essa 50, poi 45, 30 e infine 10 giusti?” implora Abramo in un crescendo.

Questa è la realtà anche oggi

Tanti segni ci fanno pensare che il nostro mondo è governato da forze autodistruttive che ne pregiudicano sempre più l’esistenza. Basti pensare al degrado dell’ambiente naturale che rischia sempre più, se non lo è già, di trovarsi in una condizione di irreversibile dissolvimento. Delicati equilibri sono stati rotti ma, quello che preoccupa di più, niente sembra convincere l’umanità del fatto che o essi vengono ristabiliti al più presto o sarà seriamente compromessa l’esistenza stessa dell’umanità sulla terra.

Oppure si pensi al fatto che nel periodo della prima pandemia, nei mesi di marzo - giugno scorsi, abbiamo assistito ad un aumento della ricchezza concentrata nelle mani dei pochissimi più facoltosi della terra e ad un conseguente impoverimento della parte già in sofferenza dell’umanità.

Come potremo chiamare tutto ciò se non un processo autodistruttivo dell’umanità?

La festa di oggi viene a dirci che esiste un argine possibile a questo processo che è la presenza di persone le quali, animate da una forza di segno contrario, sono in grado di accogliere la presenza di Dio fra gli uomini, di riattualizzare la Shekinà, e di dargli un posto sulla terra. Essi sono i santi. È la loro forza di cura del mondo e dell’umanità che ci permette di resistere agli assalti della foga autodistruttiva e di scorgere una speranza possibile per il nostro futuro.

Come per i 36 giusti della tradizione ebraica, questi santi del nostro tempo sono anonimi, cioè operano senza clamore né bisogno di megafoni, eppure la loro azione è decisiva e grandiosa, di portata cosmica. Questo fatto ha significati profondi: il primo è che la santità è una via possibile per tutti, non solo per pochi eroi eccezionali: ognuno può essere un argine alla forza autodistruttiva del male riaffermando le ragioni del bene lì dove egli si trova, sfidato a farsene carico. Il secondo significato è il fatto che è il bene ad essere “normale” e non una virtuosa eccezione. L’accettazione della “normalità” del male come dimensione naturale del vivere umano porta a pensare al bene come qualcosa che esula dalle possibilità ordinarie, isolandolo, appunto, nel caso straordinario. Questo giustifica la partecipazione di ciascuno all’opera del male e lo solleva dalla responsabilità di contrastarla.

A conferma di quanto detto vorrei proporvi la testimonianza di un santo dei nostri giorni, recentemente scomparso, don Roberto Malgesini. Un uomo mite e umile, che aveva come unico scopo del suo agire la lotta contro la normalità del male che si manifestava nella vita dei poveri senza casa della sua città di Como. Egli aveva scelto la via dell’azione concreta senza clamore: portare da mangiare, coperte, calore umano, sostegno ed amicizia, aiuto a fare le pratiche burocratiche e tutto quello che poteva essere utile ad alleviale la durezza della condizione dei suoi amici di strada. Per questo era stato multato dall’amministrazione comunale: perché favoriva con la sua azione quanti dovevano scomparire dalle strade. Don Roberto agiva senza far rumore, perché il suo scopo era che del suo impegno se ne accorgesse chi beneficiava, anche se tutti potevano vederlo e riconoscerlo, essendo sempre per strada e lavorando in pubblico e non certo di nascosto. L’azione di don Roberto cercava di ritessere un tessuto umano lacerato, attraverso i cui strappi tanti cadevano nell’abisso della povertà e della disperazione. Così facendo rendeva dinuovo umano il volto di una città che rischiava di perderne i tratti, all’inseguimento di modelli di efficienza e decoro che non lasciano scampo a chi è debole e non ce la fa più a restare a galla, affondando nella vergogna dell’”indecorosità”.

Di don Roberto non esistono interviste, filmati, conferenze, scritti, solo il laborioso affaccendarsi di mani pronte a distribuire aiuti, a stringere mani, a sostenere, ad accarezzare, a difendere.

Oggi festeggiando tutti i santi ci chiediamo: può esistere ancora a lungo il mondo senza uomini come don Roberto, giusti, umani, argine al dilagare scomposto del male autodistruttivo? Quanto ancora riusciremo ad andare avanti senza sbranarci l’uno con l’altro se non ci fosse il richiamo muto ma potente di persone che non cedono al male come la normalità del proprio vivere?

Cari fratelli e care sorelle, oggi ricordando tutti i santi non ricordiamo immagini oleografiche e distanti o eroi ineguagliabili, ma la vita di chi ha deciso che è il bene ad essere la normalità e che non si può continuare a distruggere se stessi, gli altri, il mondo e la natura tollerando che tutte le energie autodistruttive, dalla più banale dell’antipatia e dell’arroganza a quella più eclatante della guerra e del terrorismo, corrodano l’umanità e la umilino fino a rendervi irriconoscibile l’immagine che Dio ha voluto imprimervi, la sua. Preghiamo allora oggi perché ciascuno accolga la presenza di Dio fra gli uomini che trova nella generosità altruistica il marchio che gli angeli imprimono a salvezza di quanti, amati dal Padre, se ne fanno portavoce e testimoni.  

Preghiere 

 

Aiutaci o Dio, Signore nostro, ad aprire gli occhi sul destino di bene che tu desideri per l’umanità intera, affinché impariamo a non sfuggire la decisione di farcene fattivi collaboratori,

Noi ti preghiamo

 

 

Sostieni i nostri passi nelle difficoltà della vita, perché, come fanno i Santi in ogni tempo, sappiamo lottare contro il male e tenere viva la speranza fiduciosa nella forza del bene che in Te prevale,

Noi ti preghiamo

 


Perdona o Dio onnipotente tutti coloro che macchiano la propria vita con i compromessi con il male e l’orgoglio del volersi salvare da sé, fa’ che sappiamo essere discepoli tuoi, o maestro di mitezza e di misericordia,

Noi ti preghiamo

 

 

Ti preghiamo o Padre per tutti coloro che con fatica e impegno lavano la propria vita nel sangue del dolore dei fratelli e delle sorelle. Benedici la loro tribolazione perché produca frutti di bene per tutta l’umanità,

Noi ti preghiamo

 


Insegnaci o Signore Gesù a riconoscerti Signore e Salvatore della nostra vita, perché anche noi, accostandoci al trono della tua croce, impariamo la beatitudine dell’amore per gli altri,

Noi ti preghiamo

 

 

Dona o Dio pace al mondo intero, guarisci le piaghe della violenza e argina la corrente di odio che sovrasta i popoli e le nazioni. Rendi ciascuno di noi un operatore di riconciliazione e un costruttore di pace vera,

Noi ti preghiamo.

 

 

Ascolta o Dio il grido del povero, in modo particolare ti invochiamo per chi è malato e senza casa, per chi è umiliato dall’ingiustizia e schiacciato dal dolore. Dona a tutti guarigione e salvezza,

Noi ti preghiamo

 

 

Benedici e proteggi o Padre misericordioso tutti coloro che annunciano e testimoniano il tuo Vangelo. Rafforza il nostro papa Francesco, perché le sue parole entrino nei cuori e guidino i passi di chi è stanco e affaticato,

Noi ti preghiamo

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