lunedì 2 novembre 2020

Commemorazione dei defunti - 2 novembre 2020

 


Dal libro di Giobbe 19,1.23-27a

Rispondendo Giobbe prese a dire: «Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia! Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

 

Salmo 26 - Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: +
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5,5-11

Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Chiunque vede il Figlio e crede in lui

avrà la vita eterna;

Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».


Commento

Cari fratelli e care sorelle, oggi facciamo memoria dei defunti. È un’occasione che ogni anno ci viene offerta per pregare per i nostri cari che ricordiamo con affetto, ma anche tutti quelli che nessuno ricorda, che sono scomparsi nell’anonimato e che solo Dio nel suo amore fedele ricorda e accoglie con amore. Ma questa ricorrenza è anche l’occasione per soffermarci, almeno una volta l’anno, su una realtà, quella della morte e di cosa ci attende dopo di essa, che in genere rifuggiamo perché ci turba. I brani della Scrittura che oggi abbiamo ascoltato ci aiutano a orizzontarci su di un tema così importante.

Ieri, nella celebrazione della festa di tutti i santi, abbiamo celebrato quelli che hanno vissuto e vivono anche oggi ora nella compagnia di Dio, cioè in una dimensione in cui non esistono quelle mezze misure nelle quali noi siamo abituati a vivere. Noi infatti per lo più cerchiamo sempre di barcamenarsi fra le difficoltà del vivere quotidiano accontentandoci di un compromesso onorevole fra le esigenze del bene e la difficoltà a realizzarlo, fra i pericoli del male, ma il fascino che egli esercita con le sue illusioni. Ma se tutto questo in qualche modo ci è possibile qui nella nostra vita terrena, la dimensione che ci attende e nella quale già si trovano coloro che sono defunti è la realtà della chiarezza e della decisione: o bianco o nero, o bene o male, o salvezza o perdizione. Non esiste un bene che è anche un po’ male o un male che si stempera nel bene. Non a caso in tutte le grandi tradizioni religiose non c’è via di mezzo: o inferno o paradiso.

Davanti a questa radicalità siamo tentati di evitare in tutti i modi di farci interrogare da quella dimensione così diversa dalla nostra e che non permette compromessi di comodo. La scelta della Chiesa di farci fermare, almeno una volta l’anno, sulla realtà di quanti sono già entrati nella vita alla presenza di Dio ci aiuta a non fuggire, ma a farci loro vicini, non solo nella preghiera e nel ricordo affettuoso, ma anche come loro compagni nella riflessione sul senso della vita che la Scrittura ci propone.

Sì, è necessario farci illuminare oggi da una luce di chiarezza: l’assenza di compromesso fra bene e male che caratterizza la vita dopo la morte, per poter scegliere con decisione di vivere il bene, come il Vangelo ci invita.

È la scelta che fa’ il profeta Giobbe con quelle sue parole così decise: “vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”. Questa certezza, affermata in modo deciso, è maturata da Giobbe dopo che è stato messo alla prova assai duramente, da lutti, malattie e abbandoni. Tutto questo dovrebbe logicamente spingere Giobbe a ridimensionare la sua fiducia in Dio e nella possibilità di vivere il bene, e a rassegnarsi alla forza invincibile del male con la quale bisogna scendere a patti. È la tentazione che ogni persona sperimenta. Ma Giobbe sceglie invece per la certezza della presenza di Dio nella sua vita, al cui cospetto egli si mette per fare proprio il suo giudizio e la sua logica, così diversa da quella normale, nella quale ripone una cieca fiducia.

Il primo elemento dunque che questa nostra memoria dei defunti ci pone davanti è la necessità di maturare, come Giobbe, una fiducia in Dio che non abbandona né dimentica nessuno, ma vuole preservarlo per l’incontro ultimo con sé.

San Paolo nel brano della lettera ai Romani prosegue sulla stessa strada di Giobbe, e va oltre. L’Apostolo aggiunge che la certezza con cui, assieme a Giobbe, possiamo affidarci a Dio non è tanto uno sforzo di volontà dell’uomo, ma è il risultato di un amore così grande che non si è curato che fosse da noi ricambiato o meritato, ma si è donato senza aspettarsi nulla in cambio. Egli scrive: “Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.” È questo eccesso di amore che ci trascina a confidare in lui. Un amore così gratuito non ha limiti, nemmeno quello della morte. Dio non accetta compromessi e non delude mai perché è fedele fino alla fine. Cristo con la sua vita e morte ci ha dimostrato che è possibile scegliere per il bene, fino a farne l’unico scopo della propria esistenza, anche a rischio di morirne. Questo è il secondo elemento: possiamo fidarci di Dio perché lui ci ama per primo e senza condizioni, e la sua fedeltà è senza limiti.

Infine l’evangelista Giovanni ci riporta alcune parole di Gesù dalle quali possiamo trarre, ancora una volta, il fondamento per una fiducia e una speranza serene. Gesù infatti ci spiega che non sarà la decisione dell’uomo, la sua forza di volontà, le sue capacità o la sua integrità a salvarlo, ma la volontà di Dio di restare fedele all’uomo, nonostante tutto e contro ogni evidenza, pur di salvarlo: “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.” Unica condizione che ci è posta è quella di non rifiutare questa volontà e lasciarci da lei attrarre verso il bene.

Tutte queste motivazioni ci rafforzano nella scelta di vivere fin da subito la compagnia del Signore, facendo nostro il suo modo di vedere la realtà e di agire: cogliendo cioè come sotto l’apparente confusione e indeterminatezza che lascia libero l’uomo nei suoi mille compromessi fra bene e male in realtà vi sia la vera dimensione del vivere come lotta perché il bene si affermi, e con esso la pienezza della vita nostra e di chi ci sta accanto.

 

  

Preghiere 

 

Ti preghiamo o Signore per tutti i nostri cari, amici e familiari i cui nomi ti presentiamo. Accoglili nella tua infinita bontà e misericordia, perché possano godere della gioia eterna,

Noi ti preghiamo

 

Ti ricordiamo, o Padre di tutte le persone defunte che non sono ricordate da nessuno. Perché la solitudine e l’abbandono sperimentato in vita vengano riempiti dal tuo amore che non dimentica nessuno,

Noi ti preghiamo

 


 

Ti preghiamo o Dio, vinci la forza del male che semina odio e divisione sulla terra. Fa’ che decidiamo di seguire sempre il tuo volere e di scegliere in ogni occasione per il bene che abbiamo la possibilità di compiere,

Noi ti preghiamo

 

 

Sostienici o Signore nel nostro cammino, fra gli ostacoli e le tentazioni del vivere quotidiano. Fa’ che la luce del Vangelo ci illumini sempre nelle nostre scelte,

Noi ti preghiamo

 


Proteggi e consola o Padre del cielo tutti i poveri che vivono con durezza la loro vita. Per chi è senza casa, senza lavoro, per chi è colpito dalla malattia, per gli anziani, per chi è vittima dell’ingiustizia,

Noi ti preghiamo

 

 

Libera, o Padre onnipotente, il mondo dalla piaga della guerra. Dona pace e salvezza a quanti oggi soffrono e muoiono per la violenza,

Noi ti preghiamo.

 

 


Proteggi o Dio la tua Chiesa da ogni male. Guidala nel suo cammino perché sia sempre e ovunque annunciatrice audace del vangelo e porto sicuro per chi cerca salvezza dal male,

Noi ti preghiamo

 

 

Accompagna, o Signore, il papa Francesco nel suo impegno di padre e pastore del tuo gregge. Fa’ che la franchezza delle sue parole e l’autenticità della sua testimonianza siano una luce che guidi i passi di tutti i credenti,

Noi ti preghiamo

 

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