sabato 22 maggio 2021

Pentecoste - Anno B - 23 maggio 2021

 


Dagli atti degli apostoli 2, 1-11

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

 

Salmo 103 - Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici
il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. 

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati 5, 16-25

Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la car­ne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Vieni, Santo Spirito, riempi i nostri cuori
accendi in essi il fuoco del tuo amore.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, domenica scorsa abbiamo ricordato le parole di Gesù: “riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra.” (At 1,8) Detto questo egli ascese al cielo. Iniziava così la stagione della storia dell’umanità nella quale la missione che Gesù aveva compiuta e per la quale era stato mandato nel mondo dal Padre è stata affidata agli uomini. “Come il Padre ha mandato me, così anche io mando voi” aveva detto Gesù (Gv 20,21). È un passaggio decisivo di cui forse non ci rendiamo bene conto. Noi infatti siamo portati a pensare al Vangelo come alla storia di un tempo irripetibile. Chi, se non Gesù, può avere parole così profonde, compiere gesti così straordinari, operare guarigioni e miracoli così come fece lui? Siamo tentati di mettere il Vangelo fra due grandi parentesi, come una storia che si è aperta e si è definitamente conclusa con l’ascensione di Gesù al cielo.

In realtà con le sue parole Gesù ci vuol dire che noi stessi abbiamo il potere di cambiare il corso della vita delle persone e dei contesti, addirittura lo stesso suo potere ci è affidato tutto intero. È vero, il Vangelo con la nascita di Gesù inaugura un tempo nuovo, ma non lo conclude! Il Signore ha portato con sé una forza direi “storica”, perché determina il corso degli eventi e qualifica il modo di essere di intere società, e questa forza giunge fino a noi attraverso il dono dello Spirito santo che i discepoli ricevettero in modo pieno e abbondante quel giorno di Pentecoste a Gerusalemme, dono che si rinnova oggi per ciascuno di noi.

Anche i dodici fecero fatica a rendersi conto di cosa volevano dire quelle parole di Gesù, ma gli obbedirono. Egli aveva così insistito ed essi restarono a Gerusalemme, non si dispersero ciascuno dietro ai propri interessi e ricevettero il dono dello Spirito che li rese capaci di parole e gesti straordinari, come ci racconta il libro degli Atti, tali da raggiungere il cuore di tanti, gente diversa, estranei, di ogni lingua. Proprio come accadeva a Gesù!

La stessa missione riceviamo anche noi oggi, lo stesso invito è rivolto a noi, lo stesso potere ci è offerto, ma noi ce ne rendiamo conto?

L’atteggiamento più comune dell’uomo e della donna moderna infatti, anche dei cristiani, è quello di vivere un’inerzia impotente. Ci si sente piccoli, incapaci di contare, ininfluenti su eventi e situazioni che ci sovrastano. Se pensiamo al mondo così complesso e vasto: cosa mai possiamo fare? Alle guerre che lo sconvolgono, alle violenze: come possiamo intervenire? Alle grandi ingiustizie, alla povertà di una percentuale così larga della popolazione mondiale, alla miseria: cosa conta il nostro volere? Ma poi, se andiamo al fondo di questa mentalità, ci sentiamo ininfluenti pure nei piccoli conflitti di vicinato o in famiglia, davanti alla povertà di chi ci sta accanto, ai fatti che ci accadono quotidianamente e per i quali viviamo lo stesso identico senso di impotenza: è facile passare dal “non è possibile” al “non ne vale la pena”, “perché proprio io”, ecc…  Questo avviene perché, a differenza dei dodici, rifiutiamo il dono dello Spirito santo che conferisce il potere di cambiare la realtà, qualunque essa sia, per quando difficile, complessa, assurda. Per questo ci viene spontaneo un senso di estraneità e insensibilità: quello che non possiamo cambiare perché dovrebbe interessarci?

Ciascuno di noi davanti a questa obiezione potrebbe dire: “io non ho mai rifiutato il dono dello Spirito.”

L’apostolo Paolo nel brano della lettera ai Galati che abbiamo ascoltato mette bene in chiaro come il rifiuto dello Spirito corrisponde all’aver abbracciato un modo di vita ad esso opposto. Dice: “La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.” Il rifiuto dello Spirito cioè non è una negazione, ma è l’aver scelto un modo di vita (che Paolo chiama “carne”) che non ce lo fa desiderare, anzi ce lo rende sconosciuto ed estraneo, quasi fastidioso, perché esagerato ed esigente. È come se avessimo reso la nostra vita impermeabile al soffio dello Spirito, sorda e cieca ad esso. A forza di dire “non mi riguarda” abbiamo rinunciato in partenza ad ogni tentativo di fare qualcosa.

I dodici invece, dice il Vangelo, “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo”, che sta ad indicare non solo una vicinanza fisica, ma che erano rimasti insieme perché hanno seguito l’invito di Gesù “restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto” (Lc 24,49). I dodici cioè desiderano e attendono il dono dello Spirito. Hanno ricordato, creduto e vissuto l’invito di Gesù a farsene rivestire, non hanno cioè fatto prevalere quell’invito della “carne” a occuparsi di sé, a seguire i propri interessi, a cercare il proprio vantaggio, a disinteressarsi del resto.

Lo stesso si può dire di noi? Abbiamo ricordato, creduto e vissuto l’invito di Gesù a tenere il cuore aperto alle domande degli altri, ad essere con essi solidali e prossimi? Attendiamo e invochiamo il dono dello Spirito, per farci rivestire dalla sua forza di cambiamento della vita nostra, dei fratelli e del mondo intero?

Noi ci nascondiamo dietro il senso di impotenza, ma in realtà scegliamo di essere impotenti. Certo, da soli è impossibile cambiare le persone e le situazioni, a partire da sé, ma in realtà è quello che vogliamo, per poterci dedicare con più attenzione e tranquillità a fare il nostro interesse personale.

Cari fratelli e care sorelle, proviamo ad operare in noi quella rivoluzione dello Spirito che i dodici vissero a Pentecoste, lasciamolo agire dentro di noi, senza opporgli resistenza, senza sfuggire intimoriti, senza mettere davanti le nostre scuse. Basta tenere il cuore aperto e sensibile alle domande degli altri, quelli vicini e quelli più lontani; facciamoci colpire dolorosamente dai loro drammi; soffriamo con essi; speriamo con essi in un domani migliore; fatichiamo con essi per costruirlo e lo Spirito, se lo invochiamo, ci donerà la forza necessaria per ottenere ciò che speriamo, per compiere parole e gesti straordinari. Non facciamoci rubare, come dice papa Francesco, la sensibilità e l’amore dal cuore. Così facendo ci rendiamo impermeabili allo Spirito! Al contrario apriamo spazi accoglienti, rendiamoci vulnerabili, incontriamo con cuore aperto e sensibile i volti e le storie degli altri e scopriremo che ciò che ci sta a cuore diventa possibile, che siamo capaci di quello che non pensavamo di saper fare, non per nostro merito, ma per la forza dello Spirito che ci illumina, scalda e rafforza rendendoci capaci di continuare nella storia di oggi quel Vangelo che il Signore ci ha affidato. Ciascuno di noi può scriverne nell’oggi nuove pagine se si lascia forzare dallo Spirito a divenire testimoni di lui “a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra.

 

Preghiere 

 

O Signore manda il tuo Spirito a scaldare i cuori e ad illuminare le menti, perché ci renda capaci di riempire il mondo del tuo amore,

Noi ti preghiamo

 

O Dio dona a tutti di lasciarsi ispirare da uno Spirito diverso da quello del mondo: spirito di amore e di pace, di perdono e di generosità, di condivisione e solidarietà,

Noi ti preghiamo

 

O Spirito di Dio riempi ogni luogo, anche quelli dimenticati da tutti, dove oggi c’è guerra, sofferenza, violenza e ingiustizia, perché ovunque regni il bene,

Noi ti preghiamo

 

 Dona il tuo Spirito o Padre a tutti i tuoi discepoli, perché ovunque sono riuniti nel tuo nome siano testimoni del Vangelo di salvezza,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Dio quanti sono colpiti dalla forza del male, proteggili e salvali dalla morte. Fa che l’odio sia vinto dalla forza del perdono e della riconciliazione,

Noi ti preghiamo

 

o Signore tocca il cuore di coloro che sono indifferenti al bisogno dei fratelli. Fa’ che sperimentino la gioia di avere un cuore scaldato dallo Spirito e guidato dal tuo amore,  

Noi ti preghiamo.

 

Ti preghiamo o Dio per tutti quelli che nel mondo sopportano le conseguenze dalla crisi sanitaria ed economica, per coloro che non hanno un lavoro e vedono chiuso il loro futuro. Fa’ che trovino presto speranza e una prospettiva di serenità,

Noi ti preghiamo

 

 Sostieni o Padre del cielo il nostro papa Francesco e quanti con lui annunciano il Vangelo nel mondo, specialmente coloro che sono perseguitati e ostacolati. Dai loro il coraggio e la forza dello Spirito santo,

Noi ti preghiamo

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