sabato 1 giugno 2024

Festa del SS.mo Corpo e Sangue di Cristo - Anno B - 2 giugno 2024

 

 


Dal libro dell’Esodo 24, 3-8

In quei giorni, Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrifi­care giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».

 

Salmo 115 - Alzerò il calice della salvezza  e invocherò il nome del Signore.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Dalla lettera degli Ebrei 9, 11-15

Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.

   

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia. alleluia alleluia
   

Dal vangelo secondo Marco14, 12-16. 22-26

Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

 

Commento

 

Care sorelle e cari fratelli, oggi festeggiamo il Corpo e il Sangue di Cristo cioè il modo tutto speciale e sorprendente attraverso il quale Gesù è voluto restare con noi per sempre, come aveva promesso ai suoi prima di ascendere al cielo: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20), e come ha solennemente affermato nel corso della sua ultima cena con i suoi: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22,19).

Sorprendente perché Gesù ha voluto immedesimarsi proprio in un alimento come il pane, cioè il sostentamento indispensabile alla vita, la cosa della quale nessuno può fare a meno. Non è un caso, perché il Signore è indispensabile alla vita, non è un di più, un’aggiunta “spirituale” che rende migliore la vita materiale. No, il pane è l’alimento povero e basilare del quale tutti abbiamo bisogno per fare una vita degna. Proprio questa caratteristica ci fa soffermare su una realtà importante, e cioè il fatto che, ancora oggi, tanti sono nel mondo quelli che non hanno a disposizione pane a sufficienza per sopravvivere. Si calcola che circa 45 milioni di persone lo scorso anno hanno avuto una così grave scarsità di cibo da subire gravi conseguenze alla salute e 24.000 sono quelle che ogni giorno muoiono per fame, cioè circa 8.760.000 persone in un anno.

Forse Gesù proprio per questo ha scelto di diventare “il pane”, per ricordarci che non possiamo mangiarne in abbondanza, come avviene nei nostri paesi della sovrabbondanza, senza pensare a quelli che non ne hanno nemmeno un po’.

Il padre della chiesa Giovanni Crisostomo usa un’immagine molto forte per descrivere la situazione dei suoi fedeli di Costantinopoli del IV secolo, dove era vescovo. Predicando sul vangelo di Luca (parabola del povero Lazzaro) afferma che tutto quello che abbiamo in abbondanza e in sovrappiù è rubato ai poveri che ne mancano. Lo dice del vestito, dei beni, e lo stesso vale del pane. È una immagine molto forte, ma realistica. Anche noi oggi possiamo ben dire che il pane che noi mangiamo è avvelenato dal fatto di non essere condiviso con il popolo degli affamati che ne hanno un bisogno vitale.

La festa di oggi ci richiama dunque ad una necessità imprescindibile per noi discepoli del Signore, cioè quelli che lui continua ad invitare ad essere i suoi commensali e che non lascia mai senza il cibo necessario a vivere, il pane e il vino del suo Corpo e Sangue. Un antico testo cristiano del II secolo, la Didakè, afferma: “Se condividiamo il pane del cielo, come non condivideremo quello della terra?”. Il pane che abbonda e il pane che manca. Esso mette a nudo le distanze e le divisioni che ancora oggi, tempo nel quale le risorse non mancherebbero per sfamare tutta l’umanità, fanno la differenza fra chi va avanti e chi non ce la fa.

Chiediamoci oggi, fratelli e sorelle, come possiamo mangiare il pane della nostra tavola ed accostarci a quello della mensa eucaristica, senza pensare a quanti non ne hanno?

Condividere il pane della terra non è facile e spontaneo, come si vede anche nel racconto che l’apostolo Paolo fa dei banchetti eucaristici della prima comunità di Corinto: «Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame e l’altro è ubriaco … volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente?” (1Cor 11,21-22). A questa descrizione cruda e scandalosa delle diseguaglianze fra poveri e ricchi nella comunità Paolo fa seguire un monito importante: “Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.” (1Cor 11,27) E il modo indegno al quale Paolo fa riferimento è quello che ha appena descritto: mangiare il proprio lasciando chi è accanto senza il cibo necessario. Prosegue Paolo: “Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.” (1Cor 11,28-29) Il banchetto eucaristico cioè ci chiede di interrogarci se siamo coscienti che tutti gli uomini e le donne, l’umanità intera, costituiscono nel loro insieme la totalità il corpo del Signore, e che perciò tutti devono poter accedere al cibo che Dio ha creato e ha donato all’umanità perché se ne sostenti.

L’Eucarestia dunque, della quale oggi celebriamo la festa, ci invita innanzitutto a fare nostro il desiderio di realizzare quella fraternità universale che proclamiamo quando invochiamo Dio come “Padre nostro”, cioè di tutti. Fraternità che si realizza certamente nel condividere l’unica mensa eucaristica alla quale tutti siamo invitati dal Signore, ma anche nel non accettare che essa sovrabbondi di cibo da una parte e resti invece vuota nelle altre. Ripeto, una mensa così realizzata rende il pane avvelenato di egoismo e non sazia i commensali, ma li condanna alla morte dell’umanità in sé.

Il filosofo russo Berdjaev, che ha vissuto la rivoluzione russa, critica il marxismo, ma anche lo spiritualismo che separa fede e giustizia sociale. Tocca il tema del pane e della solidarietà con una profondità straordinaria: “Quella del ‘pane per me’ è una questione materiale; ma la questione del ‘pane per il mio prossimo, per gli uomini di tutto il mondo’, è una questione spirituale e religiosa. La società dev’essere organizzata in modo tale che vi sia pane per tutti; soltanto allora la questione spirituale si porrà davanti all’uomo in tutta la sua profonda essenza”.

Questa festa dunque, fratelli e sorelle, lasciamo che ci interroghi sulla questione spirituale e religiosa del grande dono dell’Eucarestia, che non significa però dono dal valore unicamente mistico e spirituale. L’Eucarestia è essenzialmente il “pane per tutti” di cui Parla Berdjaev e ci pone la domanda di come condividere il nutrimento che il Signore ci dona con quanti non lo hanno. Esso è il corpo di Gesù, alimento che non fa mancare la sua vicinanza a tutti, ma il Signore stesso non ha mai disprezzato la fame materiale di chi aveva di fronte, tanto da moltiplicare il pane e i pesci per sfamarla. Egli infatti non ha ritenuto che potesse bastare loro la sua Parola, il suo Spirito, ma che bisogna offrire anche il cibo condiviso, dicendo ai discepoli: “date loro voi stessi da mangiare” (Mt 14,16). Il suo miracolo della moltiplicazione del pane e del pesce mostra bene che il cibo se messo in comune e offerto generosamente si moltiplica, diviene sovrabbondante, sfama senza mancare a nessuno, ed anzi avanza sulla mensa per attendere che gli altri rimasti  senza si possano avvicinare. Al contrario il pane trattenuto per sé, considerato egoisticamente proprio e basta, perché guadagnato e meritato, non sazia più, perché lascia incolmabile il vuoto interiore, e non permette di riempirlo con il senso vero della vita.

  

Preghiere 

 

O Signore nostro ti ringraziamo perché hai accompagnato l’umanità nella lunghezza dei tempi con amore e pazienza. Continua a radunarci in un unico popolo che abbraccia tutta l’umanità,

Noi ti preghiamo

  

Perdona o Padre buono, il tradimento e la dimenticanza degli uomini. Fa’ che siamo sempre fedeli all’alleanza che ci lega a te come un popolo di figli e discepoli dell’unico Dio, nutriti del tuo Corpo e Sangue,

Noi ti preghiamo

 

Fa’ o Dio che tutti gli uomini possano conoscerti e amarti, anche chi fino ad oggi è rimasto estraneo al tuo patto di amore,

Noi ti preghiamo

  

O Gesù che hai dato compimento all’antica alleanza unendo in te stesso Dio con l’umanità, aiutaci ad ascoltare l’annuncio del tuo vangelo come Parola allo stesso tempo veramente umana e veramente divina,

Noi ti preghiamo

 

Sostieni o Padre del cielo gli sforzi di chi cerca la riconciliazione, perché dove oggi regna la violenza e la guerra possa presto tornare la pace,

Noi ti preghiamo

  

Aiuta o Padre chi è nel dolore e nel pianto, consola chi è stato colpito dal male e apri per tutti un futuro sereno

Noi ti preghiamo.

 

Sostieni o Dio chi ti riconosce come un pane che nutre e un vino che dà forza, perché alimentati dal tuo corpo e sangue possiamo annunciarti a tutti come salvatore dal male,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Signore tutti i tuoi figli, ovunque dispersi, perché, riuniti nel tuo nome, siano come te nutrimento per tutti e spirito che dà forza,

Noi ti preghiamo

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