giovedì 23 dicembre 2010

Liturgia della notte di Natale

Dal libro del profeta Isaia 9,1-6
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Salmo 95 - Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo, +
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. +
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito 2,11-14
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

Alleluia, alleluia, alleluia.
Vi annunzio una grande gioia:
oggi vi è nato un Salvatore: Cristo Signore.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 2,1-14
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Commento

Cari fratelli e care sorelle, siamo venuti nel cuore di questa notte uscendo dal caldo delle nostre case per radunarci in questa che è un po’ la nostra seconda casa. Sì, sentiamo questo luogo familiare e non solo perché qui molti di noi vengono da molto tempo, addirittura alcuni fin dalla loro infanzia, ma soprattutto perché è un luogo in cui siamo accolti, ricordati, amati da qualcuno il cui amore fedele ci accompagna da sempre.
Ma allo stesso tempo è un luogo diverso da tutti perché solo qui possiamo ascoltare una parola che non è figlia di questo mondo e ci invita ad alzare lo sguardo da noi stessi verso una visione che ci spiazza e, come tutte le novità, ci turba.
E’ quello che accadde ai pastori che vegliavano all’aperto, come al solito, vicino alle loro greggi. Anche loro, come noi in questa notte, erano avvolti dal buio, quell’oscurità che era il loro normale ambiente di lavoro. Anche noi spesso ci accorgiamo che c’è un buio che avvolge noi e il mondo intero. Buio che disorienta, buio che non fa vedere né capire cosa ci circonda, ma a cui siamo abituati, come i pastori. Per questo ad essi la luce che gli angeli fecero esplodere dal cielo fece una grande paura. Sì, paradossalmente, non è il buio della notte a spaventarli, ma la luce che si accende con l’annuncio dell’angelo.
In fondo lo stesso avviene anche a noi: siamo così abituati al buio del mondo e all’oscurità del suo modo di vivere, all’assenza di luce che in esso ci sentiamo a nostro agio. Abbiamo preso le nostre misure, ci siamo accomodati in un angolo tranquillo, abbiamo imparato a non vedere oltre il nostro piccolo ristretto orizzonte.
Ma in questa notte il Vangelo, come l’angelo ai pastori, ci annuncia che una luce è venuta a rischiarare il buio. Sì il Signore si fa presente nella nostra vita, scende nel mondo scuro e disorientato. Viene a portare una luce che illumini il nostro volto, troppo spesso rabbuiato da un senso pessimista e triste; ci illumina il volto del fratello, che siamo così disabituati a guardare con amore e interesse; porta una fiammata di calore della solidarietà per scaldare il gelo della notte, una scintilla che infiammi i cuori e si propaghi, una visione luminosa per un futuro che ridia speranza.
Ma a noi troppa luce disturba, l’abitudine al buio ce lo fa amare, e la luce del Vangelo ci suscita timore e diffidenza.
Ma l’angelo anche questa notte ci ripete: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.”
Non temere a mostrare il tuo volto illuminato da una umanità aperta. Non aver paura a guardare il fratello e la sorella come un amico e una sorella. Non temere a sollevare lo sguardo da te stesso per contemplare l’orizzonte grande su cui si disegna l’amore di Dio. La luce, come la stella ai magi, ci indica una strada che porta ad un bambino. Sì, seguendo l’annuncio dell’angelo nella notte vediamo come la luce viene da un bambino. Ma che può fare di importante per noi qualcuno che non è nemmeno in grado di bastare a se stesso, come un lattante?
Noi confidiamo nella forza e nel potere, crediamo che le soluzioni possano arrivare dalla nostra sapienza maturata dall’esperienza, siamo sicuri che chi è aggressivo e arrogante si fa strada: che affidamento possiamo fare in un bambino per uscire dal buio?
E’ il mistero del Natale: Dio per manifestarsi agli uomini ha scelto la veste fragile e indifesa del bambino, ma anche dopo, una volta cresciuto, si è sempre mostrato col volto umile, mite del piccolo e del servo, mai arrogante e violento, ingenuamente pronto a fidarsi del fratello e ad aiutare chi ha bisogno. Quel bambino, dice l’evangelista Luca riprendendo la profezia di Isaia, è un “segno” per noi, cioè qualcosa di concreto e rilevante. Sì il Signore vuole nascere non come un sentimento labile e passeggero, che oggi ci commuove, ma poi svanisce; né come una convinzione, un ideale o un valore, qualcosa di astratto che si impara con l’intelligenza; piuttosto vuole essere un segno concreto e tangibile, un seme che si pianta nel nostro cuore e cresce, come un albero, porta frutti e allarga i rami per accogliere tutti quelli che non hanno dove riposare.
In questa casa noi vogliamo che la nascita del Signore lasci un segno concreto, ci doni un’immagine reale della visione di pace e di bene di cui gli angeli parlarono quella notte. È la cena che raccoglie quanti sono soli e hanno bisogno di una casa e una famiglia per i quali vogliamo noi essere casa e famiglia. Il 4 ci raccoglieremo qui in questa chiesa e ance negli altri ambienti della parrocchia per festeggiare la nascita del Signore che porta luce e calore dove c’è ancora troppo buio e freddo.
Vogliamo allora cogliere questo evento come un segno che porti luce nel mondo, perché dove si fa strada la preoccupazione per gli altri e l’accoglienza a chi ha bisogno il Signore è presente e il buio e il freddo sconfitto.
Preghiere
O Signore Gesù che nasci povero e piccolo non sdegnarti di nascere anche nell’umile mangiatoia della nostra vita, ma vieni e illuminaci con l’ingenuità del tuo amore senza fine.
Noi ti preghiamo

O bambino Gesù illumina e scalda la nostra vita perché troppo buio è questo mondo e oscuro il futuro. Dona a tutti il coraggio di farsi amare da te e di seguirti sulla via di una vita buona e piena di mitezza.
Noi ti preghiamo
Ti ringraziamo o Padre del cielo, perché hai mandato il tuo Figlio unigenito per ricondurre a te tutta l’umanità. Fa’ che inteneriamo il nostro cuore davanti alla debolezza di bambino con cui in questa notte ti presenti a noi.
Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Dio per tutti coloro che sono soli e nel bisogno e che ci prepariamo ad accogliere in questa casa per festeggiare la tua nascita. Fa’ che con generosità e calore sappiamo essere per loro amici e fratelli nel tuo nome.
Noi ti preghiamo

Benedici o Padre misericordioso tutti i tuoi figli che nel mondo si radunano in questa santa notte attorno alla tua mensa e ascolano l’annuncio del Natale. Fa’ che in ogni luogo il Vangelo della natività porti pace e salvezza, specialmente dove c’è odio e violenza.
Noi ti preghiamo

Dalla culla o Signore, guida e proteggi la famiglia che hai radunato nel mondo intero. Suscita annunciatori del Vangelo che, come gli angeli nella notte, facciano coraggio e indichino dove incontrarti a tutti quelli che ancora non ti conoscono.
Noi ti preghiamo.

Nessun commento:

Posta un commento