sabato 11 dicembre 2010

Liturgia di commiato col nostro amico e fratello Mario - 10 novembre 2010



Dal libro del profeta Isaia 61, 1-3
Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell'abito da lutto, canto di lode invece di un cuore mesto. Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore per manifestare la sua gloria.

Salmo 22 - Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.

Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura, +
non temerei alcun male, perché tu sei con me.

Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.


Alleluja, alleluia, alleluia
Il Signore è risorto dai morti
Egli ci attende in Galilea.
Alleluja, alleluia, alleluia

Dal Vangelo secondo Matteo 11, 20-30
In quel tempo Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, avvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao,
sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi essa ancora esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!». Gesù, proseguendo, disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».


Commento


Cari fratelli e care sorelle, domenica scorsa abbiamo sentito risuonare nella Liturgia la domanda rivolta da Dio ad Adamo ed Eva: “Dove sei?” Il Signore Dio sapeva bene dov’erano, e sapeva bene anche cosa avevano appena fatto, cioè disobbedito al suo invito a non cibarsi dell’albero proibito, eppure li cerca, non si dimentica di loro e la sua domanda è un po’ come un grido di dispiacere “Dove te ne vai? Perché mi abbandonate per prendere un’altra strada?” Questo grido di Dio ci rivela il suo cuore fin dal primo momento della storia dell’umanità. In questo tempo di Avvento siamo chiamati a soffermarci sulla grandezza di questo amore di un Dio che non ha mai smesso di cercare noi uomini, tanto da farsi anche lui uomo, a Natale, pur di starci vicino e di farsi conoscere da noi come un fratello e un amico. Forse per questo Gesù passò la maggior parte della sua vita non nelle case, (“il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo”), ma per la strada. E’ lì, per strada, che il Signore incontra tanta gente: le folle confuse, i passanti distratti, come appaiono anche le strade di Terni in questi giorni pre-natalizi, ma anche tanti che lo cercavano, come i malati e i poveri, gente che lì per la strada viveva e non aveva altro posto dove stare. E lì Gesù si ferma, perde tempo con loro. Guarisce chi sta male, consola chi è nel dolore, perdona chi ha peccato, moltiplica per loro il cibo e l’affetto con cui circondarli e proteggerli. Sono i tanti miracoli per i quali abbiamo sentito nel Vangelo Gesù rimproverare le città della Palestina perché nonostante i tanti segni del suo amore gli abitanti di quelle città hanno indurito il loro cuore.
Anche Mario ha incontrato Gesù per la strada. Nella sua vita un po’ turbolenta e vagabonda quanto tempo ha passato per strada! Alla stazione, al bar della Pace, al Bar Vittoria, a Spoleto, Ancona, Falconara … Anche noi lo abbiamo conosciuto lì e ce lo ricordiamo sempre in cammino, con il suo passo incerto.
E Mario a questa sua conoscenza personale ci teneva. Raccontava come ogni giorno uscendo di casa si raccomandava a Dio con parole semplici: “Papà, pensaci tu” e rivolto alla Madonna: “Mamma, pensaci tu”. Riconosceva Gesù nel volto di Francesco di Assisi, un altro uomo che non stava nelle case ma visse per le strade dell’Umbria, per il quale aveva un affetto particolare. Da lui aveva imparato che Gesù vuole che, come diceva, ci sia amore fra tutti gli uomini e gli erano particolarmente care le parole del Cantico delle Creature: “Fratello Sole e Sorella luna” che lo facevano commuovere. Ma Mario soprattutto viveva la sapienza antica, imbevuta di Vangelo, di prendere sul serio ogni rapporto personale. Per lui nessuno non contava abbastanza per non stare con lui o non valeva la pena di frequentare. Ricordava i nomi, le date, le situazioni, anche a grande distanza, e aveva tessuto una rete di amicizie fra Umbria e Marche che lo legava alla vita di tanti. E non a caso siamo qui così numerosi a pregare per lui. E con ciascuno era una storia diversa: protettivo con le donne, e Franca potrebbe raccontare di quando si fermava con lei fino a tardi per proteggerla, galante come un vero gentiluomo d’altri tempi. Aveva il senso che ai più giovani bisogna comunicare qualcosa di buono, diceva “bisogna insegnargli la vita”, attento alle buone maniere, mai aggressivo e agitato, cortese. Aveva una vera e propria cultura del rapporto umano, grato del bene ricevuto, che non dimenticava mai, e pronto a sposare la causa di qualcuno che stava peggio di lui. Mi raccontava una volta, raccomandandomi di fare qualcosa per una ragazza che aveva conosciuto per strada, che lui era felice di potersi occupare dei problemi degli altri, perché così si dimenticava dei propri ed era più felice. Ci ricordiamo poi di quella volta che andò a stare per strada, una notte, per cedere la sua stanza ad una famiglia di zingari che erano venuti a chiedere aiuto, con due bambini piccoli, perché stavano per strada d’inverno.
Proprio questo suo desiderio di costruire e mantenere rapporti saldi e duraturi gli hanno fatto incontrare una casa e una famiglia quando ormai quella di origine era lontana. Una vera casa, qui a Santa Croce, di cui Mario con orgoglio conservava gelosamente le chiavi, che teneva con un ordine tutto suo, quando stava bene, con le foto delle persone care, l’immagine del Cristo di Cefalù, la televisione sempre accesa. E una vera famiglia a cui Mario portava il calore della festa, la compagnia allegra, con quella sua aria un po’ patriarcale, anche in Ospedale riusciva a farsi perdonare, con la sua dignità e simpatia, le sue scappatelle segrete, perché al chiuso non resisteva a lungo.
Sì, Mario, e noi assieme a lui, abbiamo vissuto uno di quei miracoli di cui parla Gesù, il compimento della profezia di Isaia che il Signore a Nazaret dice realizzata con la sua venuta: “mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, … per consolare tutti gli afflitti.” Questo ha fatto Gesù per Mario, qui a Santa Croce, e per tutti noi che oggi siamo qui, e noi ne siamo grati a Dio e orgogliosi del privilegio che ci è stato concesso di gustare la dolcezza del suo amore.
Mario lo ha vissuto e ne ha gioito, godeva della benedizione di quel Gesù venuto a portargli la buona notizia di una nuova famiglia di cui era entrato a far parte. Ma anche noi ne abbiamo gioito, godendo della benedizione di un fratello e un amico che ci è stato donato e che quotidianamente ci ha ricordato che Dio non dimentica il povero e il piccolo. Sì, perché furono loro i primi ad incontrare Gesù a Betlemme e condivisero con lui, allora come ancora oggi, il freddo della strada e l’umiliazione di non avere un posto dove andare. Allo stesso tempo però hanno conosciuto il miracolo di quella nuova famiglia che Dio, come a Betlemme, raduna attorno alla vita debole e minacciata: gente semplice, umile, che si scalda con la tenerezza sincera per un bambino. E quanti, allora come oggi, vivevano chiusi nelle case, lì dove Gesù non entrava volentieri, credendo di difendersi così dal freddo della strada ma in realtà alimentando quello del loro cuore, protetti dalle porte chiuse, questi non hanno incontrato Gesù e non lo riconoscono nemmeno oggi. Ma a Mario e ai piccoli come lui è stata rivelata la sapienza del cuore e il valore della protezione di Dio che solo i poveri sanno apprezzare fino in fondo, perché senza non vivono. Anche per lui Gesù oggi, mentre lo accoglie in cielo con sé prorompe nel grido di gioia: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
Cari fratelli e care sorelle, Mario ha assunto con gioia il giogo soave di una vita non spesa solo a fare spazio a sé stesso ma si è fatto portare dalla mano sapiente del Signore a vivere la pietà per chi stava male. Per questo ha saputo vivere la generosità del non tenere tutto per sé. Preghiamo allora perché anche noi sappiamo attaccarci allo stesso giogo cui la sua amicizia tenace ci ha attratti in vita e a cui oggi il Vangelo ci chiama. La sua memoria affettuosa e calda ci rivela con più chiarezza oggi il privilegio, in questi giorni di Avvento, di poter attendere la venuta del Signore insieme a tanti che, come Mario, hanno conosciuto le durezze della vita, perché si realizzi presto la profezia di un mondo più accogliente e buono. Affrettiamone la venuta vivendo quell’amore che Gesù dona ai piccoli e che, per sua misericordia, ricade anche su chi sta loro accanto con amicizia.

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