sabato 14 aprile 2012

II Domenica del Tempo di Pasqua




Dagli Atti degli Apostoli 32-35

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

Salmo 117 - Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!



Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 5, 1-6

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.


Alleluia, alleluia alleluia.
Perché mi hai visto, Tommaso, hai creduto;
beati quelli che crederanno senza aver visto
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Commento
Cari fratelli e care sorelle, ci dice il Vangelo che “Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa ... Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».” Oggi sono otto giorni dopo la resurrezione di Gesù e anche noi ci siamo riuniti in questa casa. Abbiamo ricevuto, domenica scorsa, l’annuncio che Gesù è risorto, dopo aver vissuto con lui le ore drammatiche della sua passione e morte. Sì, qualcuno ce lo ha detto: le donne hanno riferito ai discepoli di averlo visto resuscitato dai morti, e anche a noi il loro racconto contenuto nel vangelo ce lo ha fatto sapere. Eppure non è bastato sapere della resurrezione di Gesù, anche se da una fonte sicura e amica, come il Vangelo e le discepole, perché la vita dei discepoli e quella nostra siano liberate dalla paura che la passione e morte di Gesù ci hanno risvegliato dentro. Veramente quei fatti così drammatici ci mettono di fronte, in maniera forte e inequivocabile, alla nostra debolezza che ci spaventa così tanto: se così hanno trattato il Maestro, un uomo rispettabile e onesto, se ha fatto questa fine addirittura il Figlio di Dio, figuriamoci quale sarà il nostro destino! Molto probabilmente erano questi i pensieri dei discepoli che, come ci dice il Vangelo, se ne stavano ben nascosti per paura dei giudei. Gesù sa bene che l’uomo vive spesso prigioniero delle sue paure e proprio per questo per ben due volte, appena vede i suoi amici, offre loro innanzitutto la pace rasserenante che libera dalle paure, dicendo: “Pace a voi”.

Come accadde ai discepoli, anche a noi la paura tante volte ci spinge a chiuderci dentro, al riparo. Spesso la nostra vita è fortemente condizionata dalle paure: paura del futuro, in questo tempo dalle prospettive così incerte; paura degli altri, spesso fonte di ansia e di inquietudine; paura del mondo così disordinato e poco rassicurante; paura di restare da soli; paura di non ottenere quello che desideriamo; paura di essere delusi da quelli a cui vogliamo bene; paura di ingannarci, di illuderci, di restare fregati dalla vita, di pentirci di non aver fatto qualcosa o di restare senza quello che ci serve. Chi di noi non ha queste paure, o altre? E allora la cosa più naturale è restarsene al chiuso, in un luogo protetto in cui ci sentiamo a nostro agio, proprio come fecero i discepoli. Eppure, potremmo obiettare, le donne avevano già detto loro che Gesù era risorto, e questo non poteva bastare per incoraggiarli e far loro vincere la paura? No, non basta sapere della resurrezione, per vincere le paure ed essere nella pace bisogna incontrarlo risorto di persona. È nell’incontro con lui che riceviamo in dono la pace che placa gli animi agitati dalla paura. Anche noi, dopo la Pasqua in cui abbiamo ricevuto la notizia della resurrezione del Signore, non siamo forse tornati alla vita di sempre che con la sua rassicurante ripetitività è come un recinto chiuso nel quale riusciamo a convivere con le nostre paure senza troppi scossoni?

Anche noi, fratelli ne sorelle, per vincere la paura dobbiamo incontrare di persona quel Signore risorto, non basta averne sentito parlare.

Ma cosa significa incontrarlo? Dove, come possiamo trovarlo?

È questa la domanda chiave di questo tempo dopo Pasqua, da cui non possiamo sfuggire soffocandola nel ritmo frenetico e affollato di preoccupazioni delle nostre giornate.

Per provare a rispondere a queste domande bisogna innanzitutto dire che incontreremo il Signore risorto solo se lo desideriamo. Ce lo dimostra il caso di Tommaso. Egli non solo non crede alle parole dei discepoli, ma ha quasi una reazione stizzita al loro insistere che veramente Gesù è risorto e lo hanno incontrato. Infatti le sue parole sono provocatorie: “Se proprio Gesù vuole convincermi che veramente è risorto deve sottostare alle mie condizioni” dice più o meno. Sembra che farsi credere risorto sia un problema di Gesù e non suo! Tommaso non cerca più Gesù, come forse un tempo, ma lo considera morto e passato, ed è stizzito perché sta al Signore dimostrargli il contrario, nel modo che decide lui. Infatti nemmeno si rammarica di non essere stato presente quanto è venuto, ma è anzi infastidito da quella sua pretesa di stargli troppo vicino, di volergli troppo bene, e quasi in segno di sfida gli rinfaccia proprio la forza del male a cui si è sottoposto senza ribellarsi e maledire: le piaghe delle mani, dei piedi e del costato. Quello è il suo scandalo! Tommaso rimprovera Gesù perché si era fidato di lui, gli aveva dato tutto se stesso finché era famoso e vincitore, ma poi si sente come tradito dalla sua arrendevolezza davanti al male, tanto da subire la morte.

In fondo anche noi non siamo spesso infastiditi da un Signore che si fa troppo vicino, invadente e che non rispetta i nostri tempi e le nostre esigenze e vorrebbe invece imporre le sue? Un Gesù che viene quando noi siamo occupati in altro, che non si presenta come noi lo aspettiamo, che non dice quello che noi vogliamo sentire, ecc… E la cosa che più ci indispone, e che gli rinfacciamo spesso, è l’accusa a Dio di lasciarci in balia del male. Questo è il problema di Tommaso e il nostro, come se, primo, fosse interesse di Gesù convincerci a lasciarci voler bene da lui, e poi, secondo, che se proprio ci vuole amare deve farlo come noi vogliamo, e cioè eliminando il male che tanto ci spaventa dal mondo!

Ebbene Gesù con infinita pazienza si lascia forzare. Non era forse stato lui stesso a insegnarci a chiedere a Dio di liberarci dal male, nella preghiera del Padre nostro: “Liberaci dal male”? Ma Dio ci vuole insegnare quale è la vera liberazione dal male: non fuggirlo, restando prigionieri della paura, ma affrontarlo con la forza dell’amore per gli altri. Il male infatti non vince se lo viviamo senza che questi riesca a farci smettere di amare. Il male vince l’uomo quando lo umilia al punto da togliergli la sua risorsa più grande, cioè rendendolo incapace di voler bene. Gesù vince il male non evitandolo, ma affrontandolo senza smettere di voler bene, anzi intensificando il suo amore per chi gli sta attorno: ama persino chi lo sta uccidendo: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”, e poi consola Giovanni e Maria sua madre, unendoli in una nuova famiglia; salva il ladrone che non lo maledice ma si affida a lui, ecc…

Questa è la vittoria di Gesù sul male, e questo fa sì che la morte non lo sconfigga ma anzi sia lei a risultare vinta. Gesù lo vuol far sapere ai suoi e torna da loro e da noi. In un certo senso cede alle pretese nostre e di Tommaso: torna e mostra proprio quelle piaghe, nonostante le quali non si autocommisera vittimisticamente, non rinfaccia ai discepoli il loro tradimento, anche a causa del quale ha subito tanto male, ma porta invece la pace ai discepoli spaventati. Ma come, è lui che avrebbe dovuto essere consolato, sostenuto, festeggiato dai discepoli e invece, ancora una volta è Gesù che dona loro pace, e fa soffiare uno spirito di amore dove regna la paura e la freddezza disillusa.

Ecco allora come e dove possiamo incontrare il Signore Gesù risorto: ogni volta che il male è vinto con la forza del voler bene. E questo si realizza quando qualcuno ama chi è nella sofferenza, portando consolazione e strappando dalla morsa del male il fratello e la sorella nel dolore, e quando qualcuno riesce a voler bene agli altri nonostante i motivi di sofferenza sua, vera o immaginaria che sia.

Fratelli e sorelle, questo tempo dopo Pasqua in cui la Scrittura nella liturgia ci fa soffermare sulla comunità dei discepoli dopo la resurrezione sia anche per noi occasione per cercare di incontrare il Signore risorto, facendoci liberare dalle nostre paure, uscendo dal chiuso di una vista sempre uguale e riconoscendo nelle sue piaghe vissute con amore e subite per amore degli altri la prova più grande che sì, il bene vince e l’amore è più forte del male e della morte. Ma non basta dirlo o ascoltarlo, bisogna sperimentarlo, e la nostra vita non sarà più la stessa di prima.

Preghiere

O Signore Gesù, ti preghiamo, torna in mezzo a noi perché riconoscendo i segni della tua sofferenza capiamo meglio la forza del tuo amore.

Noi ti preghiamo

Gesù, tu che dalla croce non hai maledetto chi ti faceva dal male e non sei fuggito davanti al dolore, insegnaci a vivere con ancor più intensità l’amore dove il male è più forte,

Noi ti preghiamo

Come Tommaso anche noi restiamo sfiduciati e freddi davanti all’annuncio della resurrezione. Donaci o Signore la pace vera che placa gli animi e suscita in noi uno spirito di amore per riconoscerti risorto e vivo in mezzo a noi,

Noi ti preghiamo

Gesù, sciogli i vincoli della paura che ci fa’ rinchiudere in noi stessi, apri il nostro cuore ad uno spirito di fiduciosa disponibilità a voler bene ai fratelli e a lasciarci amare da te

Noi ti preghiamo

Come i discepoli incerti e dubbiosi anche noi viviamo spesso senza incontrarti. Donaci o Signore Gesù di riconoscerti ogni volta che il bene vince e l’amore abbatte le mura che circondano chi soffre,

Noi ti preghiamo

Ti invochiamo o Dio nostro padre per tutti coloro che sono schiacciati dal dolore: i malati, gli anziani, i prigionieri, i profughi, chi è in guerra. Liberali dal male,

Noi ti preghiamo.

Sciogli o Signore i legacci del dubbio e dell’incertezza che ci frena dal voler bene con larghezza a chi abbiamo accanto. Suscita fra tutti i tuoi figli uno spirito di amore fraterno che abbracci il mondo intero,

Noi ti preghiamo

Proteggi o Padre misericordioso chi è nel pericolo per la sua fede, chi testimonia la forza del tuo amore in situazioni di difficoltà e chi crede nella resurrezione della vita dove essa è disprezzata e perseguitata,

Noi ti preghiamo





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