Marco 16, 9-18
Risorto al mattino, il primo giorno
dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva
scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui
ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato
visto da lei, non credettero.
Dopo questo,
apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la
campagna. Anch'essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero
neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici,
mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di
cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E
disse loro: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni
creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà
condannato.
Questi saranno i segni che
accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno
lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non
recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno".
Commento
Abbiamo da pochissimo
celebrato la Santa settimana di passione, morte e resurrezione di Gesù durante
la quale lo abbiamo seguito passo passo nel cammino che fece a Gerusalemme. Ci
siamo fatti compagni, quasi fisicamente, del Signore, nel cenacolo dove lasciò
la consegna del suo amore “fino alla fine” e assicurò che non avrebbe lasciato
i suoi da soli ma si sarebbe fatto presente col suo corpo e sangue. Poi lo
abbiamo visto patire per mano dei giudei e dei romani, in quel cammino doloroso
che lo ha portato fino alla croce. Ma poi, finalmente, abbiamo ascoltato l’annuncio
gioioso di un angelo che ci ha mostrato la tomba vuota: il Signore Gesù è
risorto.
La Resurrezione è la
sconfitta della morte e l’imporsi con potenza di una vita nuova che non finisce
e non è più schiava della paura e del male. Certo, questo è vero, ma la
Resurrezione non cancella tutto quello che c’era stato prima. Il Signore
risorge, ma porta i segni della sua passione. E così per noi la celebrazione della
Pasqua non è come una parentesi che chiude un periodo cupo e ci riapre alla
vita di sempre. Niente è più lo stesso dopo Pasqua, anche se tutto sembra
rimasto uguale.
Anche i discepoli
vivono dopo Pasqua la tentazione della continuità: tutto è come sempre,
sottoposto alla legge della durezza della vita, alle regole dell’impossibilità.
A nulla è valso illudersi con Gesù che tutto fosse diverso, ora l’ultima parola
è stata detta.
Non a caso, fratelli e
sorelle, l’annuncio della resurrezione è stato fatto alle donne andate al
sepolcro. Sì, per loro, a differenza dei discepoli uomini, non era tutto
finito, e tornano al sepolcro. Cioè non tornano alla vita di sempre, non riprendono
le attività ordinarie, ma sono ancora tutte prese da quello che è successo.
Compiono i gesti della pietà perché per loro Gesù è ancora il sofferente
crocefisso. Per i discepoli sono gesti inutili, senza senso. Alle donne invece
la compassione di Gesù ha lasciato come un segno indelebile: non possono fare a
meno di continuare a compatire quel corpo martoriato.
Così fratelli e sorelle
è anche per noi. Se non ci lasciamo segnare intimamente dalla compassione di
Gesù che per amore degli uomini ha assunto su di sé una montagna così grande di
dolore non suo, non meritato né cercato, l’annuncio che quel dolore è stato
sconfitto e non ha vinto su di lui, ma è risorto saranno parole vane. Così è
per i discepoli, che non credono all’annuncio della resurrezione che gli
portano le donne e li giudicano solo vaneggiamenti femminili.
Quelle donne invece
credono perché nel loro gesto di compassione c’è già il germe della
resurrezione.
La compassione per il dolore altrui ci permette di condividere
anche la gioia della resurrezione. La chiusura dei cuori, di cui Gesù
rimprovera i discepoli, una volta tornato fra loro “li
rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore”, ci rende invece
incapaci di compatire col fratello e per questo nemmeno di gioire con lui per la
notizia lieta della sua resurrezione.
Ogni volta che nel
mondo vince la solidarietà, l’amore e il lavoro per la pace e la concordia è un
annuncio di resurrezione che viene proclamato, ma quante volte noi non ci
crediamo e non lo giudichiamo invece una ingenua illusione? Invece se ne accorge
e ci crede chi è umile, bisognoso di quella buona notizia, capace di patire col
fratello e la sorella, come le donne al sepolcro, e ne gioisce e comunica
questa sua gioia.
Sì, chi crede veramente
alla resurrezione di Gesù diventa capace di segni straordinari, ma non per
magia, ma perchè vuol dire che si è lasciato segnare intimamente dal dolore
compassionevole di Gesù e ora la sua umanità diventa capace di risollevare i
tanti che sono nella stessa situazione di sofferenza. Dice infatti Gesù ai
discepoli increduli: “Questi
saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome
scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se
berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e
questi guariranno” Sono i segni straordinari di cui è
capace chi vive la compassione di Gesù: guarire dal male, scacciare i demoni
della divisione e dell’odio, parlare la lingua dell’amore e dell’amicizia,
rendere inoffensivi le parole e i gesti che avvelenano la vita del mondo.
Nessun commento:
Posta un commento