giovedì 25 agosto 2016

XXI domenica del tempo ordinario – 21 agosto 2016


 
amore-abbraccio

Dal libro del profeta Isaia 66, 18-21
Così dice il Signore: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».

 Salmo 116 - Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Dalla lettera degli Ebrei 12, 5-7.11-13
Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;

nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia, alleluia alleluia

Dal vangelo secondo Luca 13, 22-30
In quel tempo Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

 Commento
 
Il brano del Vangelo appena ascoltato si apre con una domanda: “Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?»” Poco prima si legge il racconto di una guarigione fatta da Gesù in giorno di sabato e della reazione stizzita di un ebreo osservante che rimprovera quella malata di essersi presentata da Gesù di sabato, infrangendo così la legge che vietava ogni forma di lavoro in quel giorno, e implicitamente rimprovera anche Gesù per aver compiuto quella guarigione quando ciò era vietato. Ma per il Signore la compassione per chi sta male e la misericordia per chi chiede aiuto ha la priorità su tutto, anche sulla tradizione e la legge religiosa, di per sé una cosa buona, ma che non può essere mai trasformata in un motivo per sentirsi estranei al bisogno di una persona, in questo caso un malato che invoca la guarigione. Il Vangelo nota che davanti a questo contrasto fra Gesù e quel pio israelita “la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute”, cioè per la guarigione miracolosa, ma anche per l’amore di Gesù che non si era fermato davanti all’ostacolo della legge, perché egli mette sempre al centro della sua attenzione il bisogno di chi gli è accanto, e non rinunci amai ad aiutare, ad avere misericordia ed esercitare la sua pietà che salva chi sta male.   

Ed ecco che, poco dopo, il Vangelo ci propone quella domanda sulla salvezza da cui siamo partiti. È un interrogativo strano, perché quel tale non chiede come lui possa salvarsi, ma se sono pochi a salvarsi, tradendo quasi un fastidio per una grazia troppo larga, donata con abbondanza, con quella libertà che Gesù aveva dimostrato poco prima con la guarigione fatta in giorno di sabato. Sì, perché la larghezza dell’amore di Gesù suscita un fastidio in chi si sente a posto, senza bisogno di guarigione, come quel giudeo osservante, o già sulla via della salvezza, come forse quell’uomo che pone la domanda.

Gesù risponde, ma non dice se si salvano pochi o molti, spostando invece l’attenzione sul “come” ci si salva. Egli, in sostanza, afferma che la salvezza viene da un rapporto personale con Dio. Dice Gesù infatti che molti verranno alla porta del Regno ma il padrone di casa rifiuterà loro l’ingresso dicendo “Voi, non so di dove siete.” A nulla vale la protesta di quelli che avanzano il diritto di entrare perché  lo hanno già frequentato in passato. Non basta. L’ingresso al Regno è definito da Gesù una “porta stretta”, ma non perché vuole impedire l’ingresso, infatti Gesù aggiunge che, riprendendo l’immagine di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura, “verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.” Cioè il Regno è fatto per accogliere tanti, provenienti da ovunque senza distinzioni, non è un luogo “per pochi”. Ma quella porta è stretta perché è la porta dell’incontro, che si fa sempre uno ad uno. Non si entra nel Regno in gruppo, confusi nella massa, così come non si incontra Dio nella folla, anonimi; non basta seguire certi precetti e non infrangere le norme e consuetudini sociali per essere da Lui “conosciuti”. Solo l’amicizia con Dio, costruita nel tempo, ci rende ospiti graditi del banchetto del Regno. Possiamo immaginare che sulla soglia di quella porta stretta Dio accolga ciascuno con un abbraccio, riconoscendolo. Quella è infatti la porta dell’ovile nel quale Gesù, pastore buono, raduna le sue pecore chiamandole ognuna per nome, perché appunto: “Io sono il buon pastore, chiamo le mie pecore ciascuna per nome,… conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10,3; 14).

Ma come si fa a “farsi conoscere” da Dio, ad essere suoi amici, a farsi chiamare da lui per nome mentre si passa per quella porta stretta? Gesù nel respingere quelli che non si sono fatti conoscere da lui dice: “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!” Eppure essi avevano udito i suoi insegnamenti (“tu hai insegnato nelle nostre piazze”), ma non li avevano vissuti. La loro appartenenza era data per scontata, per aver udito ed essere stati presenti, ma non era passata attraverso la loro vita. Questo li rende incapaci di capire e vivere la giustizia di Dio, che è la sua misericordia, proprio come gli uomini scandalizzati da Gesù guaritore di sabato. Essi scambiano per “giustizia” la semplice osservanza delle norme. Per Gesù invece la vera giustizia è voler bene, anche andando contro ciò che la tradizione o le abitudini prescrivono.

La stessa cosa spesso capita anche a noi, quando crediamo di essere “dei suoi” perché lo abbiamo udito, frequentato, siamo stati presenti e anche sappiamo molto di lui, e di essere giusti perché non abbiamo fatto tutto quello che è vietato nei comandamenti. Ma la vera conoscenza di Dio avviene quando le sue parole passano dentro la nostra vita, lasciando un segno indelebile, incidendo in profondità sul nostro modo concreto di agire e pensare, e la vera giustizia è il vivere il suo stesso amore senza vincoli né limiti. Anche quell’uomo scandalizzato dalla guarigione fatta da Gesù in giorno di sabato conosceva bene la legge, era un giudeo osservante e ben preparato, ma si può dire che quella legge non era mai entrata dentro il suo cuore e non lo aveva trasformato secondo il volere di Dio, tanto che resta estraneo, anzi ostile a lui.

Cari fratelli e care sorelle, prepariamoci da subito ad entrare per la porta stretta di un rapporto intimo con Dio, abituiamoci ad assomigliargli almeno un po’, così da essere riconosciuti da lui, facendoci plasmare dentro dal Vangelo, quelle parole così vere e umane, capaci di trasformare delle persone apparentemente sane e già a posto, in uomini e donne bisognosi di essere guariti e salvati da Lui.
 

Preghiere 

 
O Signore Dio nostro, aiutaci a non sfuggire dall’incontro con te, dando per scontato di conoscerti. Fa’ invece che ascoltiamo le tue parole e seguiamo il tuo esempio divenendo operatori di giustizia,

Noi ti preghiamo

 Plasma o Dio il nostro cuore, perché tu ci riconosca come tuoi figli e discepoli nel momento del nostro incontro con te. Fa’ che la porta stretta dell’amore speciale con cui ci vuoi bene apra la nostra vita alla conversione,

Noi ti preghiamo

Ti preghiamo o Dio per quanti non ti conoscono, anche se pensano di sapere già chi sei e cosa vuoi da loro. Aiutali ad ascoltare con umiltà il vangelo e a farlo scendere dentro di sé perché trasformi le loro vite,

Noi ti preghiamo

Aiuta o Dio tutti quelli che ti invocano, affidandosi a te. In modo particolare per quanti sono oppressi dalla violenza della guerra e del terrorismo. Mostra loro il tuo volto di misericordia che salva e dona pace,

Noi ti preghiamo
 
Guida i tuoi figli ovunque dispersi sui sentieri del Vangelo o Dio nostro Padre, perché uniformando ad esso il proprio agire portino pace e riconciliazione dove oggi c’è odio e contesa,

Noi ti preghiamo

Proteggi o Signore i tuoi figli, specialmente quelli che sono nel dolore e nella difficoltà. Guarda ad ognuno con il tuo volto misericordioso, perdona e guarisci ciascuno,

Noi ti preghiamo.

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento