Salmo 102
Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il
mio grido di aiuto.
3 Non nascondermi il tuo volto
nel giorno in
cui sono nell'angoscia.
Tendi verso di
me l'orecchio,
quando
t'invoco, presto, rispondimi!
4 Svaniscono in fumo i miei giorni
e come brace
ardono le mie ossa.
5 Falciato come erba, inaridisce il mio cuore;
dimentico di
mangiare il mio pane.
6 A forza di gridare il mio lamento
mi si attacca
la pelle alle ossa.
7 Sono come la civetta del deserto,
sono come il
gufo delle rovine.
8 Resto a vegliare:
sono come un
passero
solitario
sopra il tetto.
9 Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti
imprecano contro di me.
10 Cenere mangio come fosse pane,
alla mia
bevanda mescolo il pianto;
11 per il tuo sdegno e la tua collera
mi hai
sollevato e scagliato lontano.
12 I miei giorni declinano come ombra
e io come erba
inaridisco.
13 Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo
di generazione in generazione.
14 Ti alzerai e avrai compassione di Sion:
è tempo di
averne pietà, l'ora è venuta!
15 Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a
pietà la sua polvere.
16 Le genti temeranno il nome del Signore
e tutti i re
della terra la tua gloria,
17 quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso
in tutto il suo splendore.
18 Egli si volge alla preghiera dei derelitti,
non disprezza
la loro preghiera.
19 Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo,
da lui creato, darà lode al Signore:
20 "Il Signore si è affacciato dall'alto del suo
santuario,
dal cielo ha
guardato la terra,
21 per ascoltare il sospiro del prigioniero,
per liberare i
condannati a morte,
22 perché si proclami in Sion il nome del Signore
e la sua lode
in Gerusalemme,
23 quando si raduneranno insieme i popoli
e i regni per
servire il Signore".
24 Lungo il cammino mi ha tolto le forze,
ha abbreviato
i miei giorni.
25 Io dico: mio Dio, non rapirmi a metà dei miei giorni;
i tuoi anni
durano di generazione in generazione.
26 In principio tu hai fondato la terra,
i cieli sono
opera delle tue mani.
27 Essi periranno, tu rimani;
si logorano
tutti come un vestito,
come un abito
tu li muterai ed essi svaniranno.
28 Ma tu sei sempre lo stesso
e i tuoi anni
non hanno fine.
29 I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
la loro stirpe
vivrà sicura alla tua presenza.
Il salmista incarna una umanità
sofferente nel dolore. È la realtà di tanti, pensiamo ai popoli in guerra, o ai
malati, o ai poveri. È una realtà sempre presente nella storia e ogni epoca e
ogni terra ha i suoi sofferenti.
Ma il salmista mi sembra voglia dire
qualcosa di più profondo. Non è solo lo sfogo di un sofferente. Vorrebbe dire
che questa pagina della Scrittura non ci riguarda. È questo l’atteggiamento più
frequente, trovare il motivo per sentirsi estranei alle parole della Scrittura.
Ma io credo che il salmista voglia qui
rappresentare l’umanità come è realmente, dietro le apparenze, e cioè fragile e
debole, sottomessa alla forza del male e colpita e oltraggiata dalle sue
espressioni, anche quando queste sembrano cosa lontana dalla nostra esperienza
presente.
C’è una partecipazione del singolo al
dolore del mondo intero che ci rivela la nostra vera realtà di esseri deboli.
Il salmista lega a questa partecipazione al dolore del mondo la possibilità di
rivolgerci a Dio nella sua vera identità e a scorgerne il volto autentico. Dio
infatti è soprattutto Salvatore, ma da cosa? Chi sta bene non sa da cosa farsi
salvare e non sa che farsene di un Dio che salva.
Cosa fare allora, bisogna fingere di
stare male? No, bisogna andare in profondità e leggere nelle fibre profonde
della storia il dolore del mondo che non è mai assente. Ad esso possiamo
partecipare con un senso di pietà, di solidarietà che ci lega ai nostri
fratelli più sfortunati, ma anche ci lega nel nostro essere solidali con le
cause di tanto dolore. Nessuno può ritenersi innocente, anche chi non ha colpe
dirette.
Ecco allora che questo salmo ci rivela
allo stesso tempo la vera natura di Dio e la vera natura dell’uomo. Noi
bisognosi di essere salvati e Dio pronto a salvare chi lo cerca.
Immergerci in questa pagina della
Scrittura vuol dire allora riuscire a incontrare Dio con il suo vero volto e a
conoscere la sua salvezza.
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