mercoledì 15 gennaio 2014

Preghiera del 15 gennaio 2014



Dal vangelo secondo Giovanni 2,1-12

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato il racconto di Giovanni di quel giorno in cui Gesù compì il segno miracoloso del mutamento dell’acqua in vino a Cana. Nel passo subito precedente troviamo il racconto di quando Gesù chiamò i suoi primi discepoli a seguirlo, e poi, nell’episodio di Cana, è come se il Vangelo volesse indicare, con rapidi ma precisi tratti, chi è il discepolo e cosa è chiamato a fare.

La figura centrale dell’episodio infatti, quella che risalta maggiormente, non è tanto Gesù, quanto Maria. E’ lei infatti il motivo della presenza di Gesù al banchetto: “vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli” ed è lei che si accorge del bisogno sopravvenuto all’improvviso in quella festa: “Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino».

Queste due notazioni dell’evangelista ci fanno subito capire che Maria è il modello del discepolo e la sua grandezza viene subito rappresentata nel suo saper essere al fianco di Gesù con sensibilità e preoccupazione per chi si trova di fronte.

È il discepolo infatti che può e deve far emergere la presenza del Signore Gesù in un contesto, in una situazione ed è sempre il discepolo che si accorge di come Gesù sia l’unica risposta possibile ai bisogni che si manifestano.

All’inizio Gesù resiste alla richiesta di Maria di intervenire, ma sua madre sembra non ascoltarlo e invita i servi a eseguire i suoi comandi. Maria non ha dubbi sul fatto che Gesù intervenga ed esaudisca la sua preghiera.

L’episodio vuol dirci che non è sempre l’ora dell’intervento del Signore, ovvero che questo non è scontato né banale, ma c’è bisogno che qualcuno prepari con la sua fede, a volte anche insistente e tenace, la realizzazione di quell’ora. E’ la fiducia cieca di Maria nell’intervento di Gesù che fa sì che l’ora giunga e il Figlio dia ascolto alla sua richiesta.

Ancora una volta si rivela un altro tratto del discepolo: la sua fiducia piena e incondizionata nel Signore è indispensabile perché si raggiunga “l’ora” in cui Gesù manifesti la sua potenza.

Le successive parole di Maria sono chiare: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”, e indicano un affidamento senza incertezze né dubbio. Il discepolo provoca l’intervento del Signore, affretta l’ora della manifestazione della sua potenza, ma anche suscita altri che si mettano al servizio della sua Parola, come i servi a cui Maria si rivolge. Quel “Qualsiasi cosa vi dica” mette in conto che il comando di Gesù possa apparire strano o illogico. Anche a noi spesso la Parola di Dio ci sembra illogica o irrealizzabile, inadatta alle situazioni e da attutire in alcuni suoi eccessi. Quel “qualsiasi cosa” ci solleva dal dover interpretare e mediare con la nostra sapienza pratica e pronta agli aggiustamenti, per essere invece strumenti disponibili e pronti ad eseguire, anche senza capire.

I servi eseguono il comando di Gesù, che veramente sembra ridicolo: manca il vino e lui ordina di travasare acqua da un contenitore all’altro, dai secchi agli orci, dagli orci alle brocche. Che senso ha tutto ciò? Cari fratelli e care sorelle, il Signore usa quello che trova nella nostra vita, e spesso non c’è molto più che semplice acqua: parole, gesti, decisioni poco saporite e che non sanno scaldare il cuore. Lui però sa trasformare la povera acqua delle nostre vite in vino, anzi nel vino migliore, più gustoso di qualunque altro noi avremmo saputo fare da noi stessi.

A Cana il Signore ha bisogno della fede di Maria e dell’aiuto dei servi, ha bisogno delle giare vuote e dell’acqua di una fonte. E’ questo suo mischiarsi alle cose della vita di tutti i giorni, questo suo non disprezzare la dimensione umile e banale delle piccole vite di quella famiglia di campagna a rendere gli uomini felici con il miracolo.

Il vangelo nota come pochi si accorsero di quello che era accaduto (Maria, i discepoli, i servi),e nemmeno erano le persone più importanti in quella circostanza, ma tanti godettero della bontà di quel vino e della gioia che seppe suscitare nei cuori. Noi, tante volte, cerchiamo che siano subito evidenti i risultati e che venga il riconoscimento per quel poco di buono che sappiamo fare, ma i discepoli di Gesù hanno imparato a gioire del bene non quando si riverbera su di loro stessi, ma quando sono gli altri a goderne, assieme a loro.

Impariamo anche noi a godere di miracoli dei quali noi non siamo i protagonisti o i realizzatori. Spesso se non è opera nostra non diamo importanza agli avvenimenti e nemmeno ce ne accorgiamo. Come quegli sposi e quegli ospiti goderono, ignari, del vino buono meravigliandosi della sua qualità, così, anche noi impariamo a farci servi dell’opera salvatrice di Dio che lavora per rendere più umana e felice la vita di tutti.  Probabilmente nessuno ci individuerà come cooperatori di quel miglioramento, ma non importa, impariamo a goderne e a ringraziarne il Signore. Anche noi infatti potremo gustare di quel vino buono che non si esaurisce ma disseta e rende felice la vita.

 

 

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