giovedì 15 dicembre 2016

"Morire di speranza" Veglia di preghiera ecumenica per i migranti in pericolo e in memoria delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo - 14 dicembre 2016



Introduzione

Fratelli e sorelle, questa sera, cristiani di diverse confessioni, insieme e in comunione, ci raccogliamo in preghiera per chiedere al Signore di donarci la sua stessa compassione. Ringrazio per la loro presenza il pastore Pawel Gajewski, della Chiesa Evangelica Metodista e Valdese, padre Vasile Andreca, parroco della Chiesa ortodosso romena, il Reverendo Matthew Idinoba, pastore della Comunità Pentecostale.
Facciamo oggi memoria di tutte le donne, gli uomini, i bambini che, fuggendo dalla guerra, dal terrorismo e dalla miseria hanno abbandonato la loro terra e sono morti mentre cercavano un porto di salvezza in Europa.
Tanti ancora oggi, in questo stesso momento, vivono il dramma di un viaggio della speranza che purtroppo, troppo spesso, si infrange sugli scogli della disperazione e trova chiusi i cuori di molti.
Che la nostra preghiera, illuminata dalla forza del Vangelo, vinca in Cristo ogni durezza e chiusura dei cuori, perché, sostenuti dallo Spirito, ciascuno di noi possa ricevere dal Signore il dono del suo amore, da ora e per sempre.


I meditazione
Dalla Lettera dell’Apostolo Giacomo 2,1-6;14-17;24-26
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: "Tu siediti qui, comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti là, in piedi", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", Non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? Voi invece avete disonorato il povero!
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Vedete: l'uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede. Così anche Raab, la prostituta, non fu forse giustificata per le opere, perché aveva dato ospitalità agli esploratori e li aveva fatti ripartire per un'altra strada? Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.

Meditazione di padre Vasile Andreca (Chiesa Ortodossa romena)

Cari fratelli e care sorelle, questa nostra veglia di preghiera giunge in questo tempo che nella Chiesa ortodossa chiamiamo “Quaresima in preparazione del Natale”, un tempo di riflessione e di attesa che il Signore Gesù porti al mondo quella pace che gli angeli proclamarono nella notte sopra la grotta di Betlemme.
Sì, troppe guerre e violenze bagnano di sangue innocente questo nostro mondo e l’invocazione del dono della pace sale a Dio da tante terre a noi vicine o più lontane, quali la Siria, la Libia, l’Iraq, il Sudan, eccetera…
Queste guerre e la miseria che ne consegue fa sì che gruppi sempre più numerosi di profughi cerchino scampo e rifugio nella nostra Europa benedetta da Dio con la pace e la prosperità. Abbiamo negli occhi le immagini dei tanti migranti ammassati sui confini, in fuga sulle barche, alla ricerca disperata di un porto sicuro e accogliente.
Purtroppo tante volte questi nostri fratelli e sorelle, adulti, bambini e persino anziani trovano chiuse le porte dei cuori dei cittadini europei, induriti dal benessere e dall’egoismo. Si ripete la scena descritta dall’Apostolo Giacomo: “Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: "Tu siediti qui, comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti là, in piedi", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", Non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?” Purtroppo spesso per il migrante in fuga non c’è nemmeno posto sullo sgabello o in piedi, ma solo fuori dalla porta.
Eppure i nostri Paesi Europei possono vantare così tanti secoli di storia cristiana e la loro cultura è impastata di fede e di Vangelo. Ma oggi quel Vangelo appare un libro chiuso e dimenticato, la fede una abitudine stanca e invecchiata. Si arriva al paradosso di Paesi che pretendono di difendere la loro identità cristiana chiudendo le porte a chi fugge dalla guerra e dalla miseria, senza rendersi conto che così lasciano fuori proprio il Signore che disse: “ero forestiero e mi avete accolto, affamato e mi avete dato da mangiare, assetato e mi avete dato da bere” (Mt 25,35-ss.).
Troppi hanno dimenticato che la fede nel Signore Gesù non è solo una denominazione culturale o un’identità etnica, ma si deve tradurre in opere, sennò muore. Lo ricordava già nel quinto secolo il nostro Padre Giovanni Crisostomo quando affermava: “Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. ... Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. ... Dio non ha bisogno di vasi d'oro, ma di anime d'oro.”[1]
Cari fratelli e care sorelle, a volte la paura ci spinge a chiudere le porte dei cuori, ma diamo ascolto all’Apostolo chi ci esorta: “Vedete: l'uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede. Così anche Raab, la prostituta, non fu forse giustificata per le opere, perché aveva dato ospitalità agli esploratori e li aveva fatti ripartire per un'altra strada? Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.” In questo tempo che attendiamo la nascita del re della pace, preghiamo perché conceda consolazione e salvezza a quanti cercano rifugio in Europa e conceda ad ogni uomo e donna che si gloria del nome di Cristo di divenire un operatore di pace, un porto sicuro e accogliente di quanti sono nel bisogno e cercano riparo.


[1] Omelie sul vangelo di Matteo, Om. 50, 3-4; PG 58, 508-509.



O Signore nostro Dio, ti preghiamo per tutti i profughi, per chi fugge dalla propria terra a causa della violenza, le guerre e la persecuzione. Dona a ciascuno di trovare un rifugio sicuro in cui trovare pace e serenità. Noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison

Padre nostro misericordioso, proteggi quanti in queste ore si trovano in viaggio e affrontano pericoli e disagi. Fa’ che tutti abbiano salva la loro vita e possano trovare l’approdo sicuro e un futuro migliore, noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison

Ti preghiamo o Dio per chi è morto nel viaggio. Per i bambini, le donne, i giovani che cercavano una terra in cui realizzare i loro sogni ma ai quali è stato strappato il futuro. Accoglili nella pace del tuo abbraccio e consola il dolore di chi li piange, noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison


II meditazione

Dal Vangelo secondo Giovanni, 1,1-13
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.

Meditazione di don Roberto Cherubini (Chiesa cattolica)

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato il Vangelo che fra pochi giorni annuncerà in tutte le comunità cristiane del mondo la nascita del Signore Gesù Cristo. Ma davanti alle stragi dei tanti, troppi migranti in cerca di pace e sicurezza, morti nei viaggi disperati nel Mediterraneo non possiamo non chiederci: Gesù oggi trova un luogo in cui nascere? “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” dice l’evangelista Giovanni, e dipinge perfettamente la realtà di oggi.
Quella vita debole di Gesù, bisognosa di protezione, straniera e minacciata, espulsa dalla città e rifiutata trova oggi un posto in cui essere accolta?
Ce lo chiediamo davanti a Jasmina, piccola profuga di 7 mesi, morta nel Mare Egeo il 7 ottobre scorso, in fuga dalla Siria con i suoi genitori. Loro si sono salvati, ma lei non ce l’ha fatta ad attendere i soccorsi.
Ce lo chiediamo davanti a Ghebre e Tesfa, giovani eritrei di 17 e 20 anni, morti nel giugno 2014 in un luogo imprecisato del deserto, durante il loro viaggio verso il Nord Africa per imbarcarsi alla volta di Lampedusa, vittima di rapinatori che li hanno spogliati dei loro pochi averi e della loro giovane vita piena di speranze.
Ce lo chiediamo con Konaté del Mali, con Martin, sudanese, con George, ghanese, che hanno atteso per mesi a Tripoli un passaggio su una barca verso l’Europa, ma hanno trovato solo una tomba senza croce in quel grande cimitero liquido che è divenuto il Mediterraneo.
Eppure ciascuno di loro era “uno dei nostri”, come dice il Vangelo di Giovanni, una bambina, ragazzi, uomini come noi, con le nostre stesse paure e speranze, il dolore della miseria e l’orrore della guerra negli occhi, i sogni di un futuro di pace, di diventare un ponte per far giungere un giorno in salvezza anche le loro famiglie lasciate nelle terre della disperazione.
Qualcuno ha detto che per loro non c’era posto in Europa, eppure non pretendevano molto; qualcuno ha detto che ci sono problemi di sicurezza, di sostenibilità, ma si capisce subito che chi lo ha detto non ha mai visto i luoghi da cui loro erano partiti, dove si muore per un caso, per una pallottola vagante, per mancanza di medicine, di acqua pulita da bere, per il capriccio di un signore della guerra o di un rapinatore, per il grilletto facile di un bambino soldato imbottito di cocaina.
Quante croci galleggiano nel Mediterraneo, rottami di barche naufragate, assieme ai sogni, alle speranze di pace, ai desideri di vita migliore.
Quante croci neanche trovano un lembo di terra per piantarsi e ricordare un volto, un nome, una storia, inghiottite nell’anonimato dell’acqua che cancella ogni memoria.
Eppure il Vangelo, nel buio di morte, getta un fascio di luce: “Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Sì, in questo tempo di Avvento ancora una volta Dio manda Giovanni, quella parola austera, scarna, semplice, che ci ricorda che nel deserto che inghiotte nel buio le vite di tanti deboli deve venire una luce, quella che illumina ogni uomo. Perché quanti cercano la salvezza dalla guerra e dalla miseria sono come una luce nuova, gettata sul nostro mondo opulento e sicuro, mettono a nudo gli egoismi dei muri e dei fili spinati, alzati in tutta fretta per difendersi dal popolo straccione dei profughi, ma anche indicano che c’è qualcuno che ancora sogna un futuro diverso, cerca disperatamente la pace, ha fame e sete di giustizia. È il popolo dei beati del Vangelo che getta una luce nuova sul nostro mondo sazio, reso cieco dal benessere e dalla paura di perderlo, e ci indica una visione, la profezia di un nuovo Regno di pace e di bene per tutti.
Non lasciamo cadere nel vuoto queste parole, gridate da Giovani nei deserti di umanità, accogliamo la piccola ma forte luce che tanti uomini, donne, bambini, gettano sul nostro mondo, alla ricerca di un posto in cui far nascere vita nuova, speranza, fiducia, futuro. Non chiudiamo gli occhi e i cuori a questa luce, ma accogliamola con gratitudine, perché: “A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.”
Lasciamoci rigenerare dal Dio bambino che vuole nascere nelle nostre vite, diventiamo figli del suo sguardo umano e pieno di misericordia, restituiamo futuro e prospettiva ad un mondo prigioniero della paura.


Ti preghiamo o Signore per quanti chiudono la porta dei loro cuori e alzano muri per non incontrare i fratelli e le sorelle in cerca di rifugio. Fa’ che la loro vita sia toccata dal tuo Spirito che scioglie le durezze e rende tutti figli dell’unico Padre, noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison

O Padre clemente e misericordioso, fa’ che nessuno sia rifiutato per la sua lingua, religione o etnia. Suscita in ogni uomo accoglienza e solidarietà, ispira in tutti noi una nuova cultura dell’amore nella quale nessuno è straniero ma tutti membri dell’unica famiglia di Dio, noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison

O Dio che hai donato all’umanità i beni della terra perché tutti ne possano godere secondo il loro bisogno, fa’ che nessuno si trovi più senza cibo e acqua per colpa di chi accumula e spreca, ma ciascuno abbia quanto gli è necessario per vivere dignitosamente, noi ti preghiamo
Kyrie eleison, Kyrie eleison, Kyrie eleison


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