venerdì 24 febbraio 2017

VIII domenica del tempo ordinario - Anno A - 26 febbraio 2017





Dal libro del profeta Isaìa 49, 14-15
Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.

Salmo 61 - Solo in Dio riposa l’anima mia.
Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: mai potrò vacillare. 

Solo in Dio riposa l’anima mia:
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: non potrò vacillare. 

In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio.
Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore.


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 4, 1-5
Fratelli, ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele. A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.

Alleluia, alleluia alleluia.
La parola di Dio è viva ed efficace,
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Matteo 6, 24-34
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?  Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?  E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».   

Commento

Cari fratelli e care sorelle, ancora una volta il Vangelo ci si presenta sotto le vesti del paradosso. Sì, questo discorso di Gesù sembra veramente incomprensibile secondo i criteri della logica ordinaria. Infatti noi vogliamo innanzitutto capire. Questo non è di per sé sbagliato. Il cristianesimo non è una fede dell’irrazionalità e del fideismo spiritualista. Bisogna però rendersi bene conte che questo “capire” spesso si confonde con l’essere conforme al giudizio del mondo, ai suoi criteri e metri di valutazione circa la propria convenienza. Un comportamento o un atteggiamento cioè sono ritenuti accettabili se fanno guadagnare, portano un benessere fisico, psicologico, materiale immediato.
Questo fa sì che spesso davanti alle parole del Vangelo restiamo turbati o anche freddi. Infatti troppe volte esse appaiono prive di quella razionalità mondana che un discorso o una proposta deve avere perché noi ci lasciamo convincere.  
Un’altra conseguenza di questo atteggiamento è il fatto che aver capito qualcosa ci sembra sufficiente: se un concetto ci è chiaro, cosa serve fare di più? È quello che avviene nei confronti di tanti insegnamenti del Vangelo, che conosciamo bene, comprendiamo, ma che non si traducono in comportamenti, come se la comprensione di essi fosse sufficiente, in una vita in cui la mente e il cuore vivono come separati in due paini diversi.
Il Signore però non vuole che ci accontentiamo di una comprensione razionale delle sue parole, né accetta che facciamo passare il giudizio su di esse attraverso i criteri mondani di convenienza. Per Gesù vivere viene prima del capire, anzi la sua buona notizia è innanzitutto un invito a cambiare vita, piuttosto che a cambiare idea o ad apprendere nuovi concetti.
Sì perché della vita molto lo si capisce solo se lo si vive, e per farlo ci si deve, almeno un po’, fidare. È questa la vera chiarezza del Vangelo, un modo di vivere cioè offerto innanzitutto ai semplici, cioè a chi non pone di mezzo troppe mediazioni e ragionamenti, ma si lascia convincere perché si fida. È questa la fede ingenua, da bambino, alla quale il Signore ci invita: “se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3). Convertirsi al Vangelo è innanzitutto rinunciare ad opporre le obiezioni del sapiente e del prudente per assumere l’immediatezza del bambino che fa quello che qualcuno gli dice perché sente che lo ama.
Così è anche per il brano del Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato oggi: proviamo allora a leggerlo da questa angolatura.
Una delle doti oggi più apprezzate ed esercitate è quella del fare compromessi per combinare i tanti interessi contrastanti che ci si presentano e realizzare così un equilibrio il più stabile possibile. Così è anche per gli affetti e per i rapporti che reggono finché su adattano alle mie esigenze, alle quali si deve lasciare lo spazio adeguato. Questo modo di vivere ha eliminato l’idea di priorità, perché tutto va contrattato giornalmente, sulla base degli umori, delle convenienze, delle esigenze personali, ecc…
È ciò che le parole del Vangelo di oggi vengono a negare, rivendicando che esiste invece una priorità assoluta, che sovrasta e precede tutto il resto. Questo primum è l’amore. Innanzitutto l’amore offertoci da Dio, che fa sempre lui il primo passo e prende sempre l’iniziativa di venirci incontro, ma che allo stesso tempo spera di essere ricambiato. Questo è ciò che vuole dire Gesù quando afferma: “Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?” Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Cioè la preoccupazione per il nostro benessere fisico, psicologico, economico, ecc… a volte non ci fa rendere conto che di esso Dio è il primo a preoccuparsi e a garantircelo. Ma a noi non basta mai e vogliamo sempre avere di più. Non basta un fisico sano, deve essere anche bello; non basta avere di che vivere, bisogna poter accumulare beni oltre ogni necessità; non basta che i nostri cari stiano bene, devono avere sempre un surplus di attenzioni e di cose. Ma soprattutto, cari fratelli e sorelle, noi crediamo che per essere felici dobbiamo avere tanti attorno a noi che ci vogliono bene. In realtà la vera felicità, quella che il Signore non ci fa mancare mai, è la capacità di essere noi a voler bene a tanti, a tutti quelli che abbiamo attorno.
Prima di tutto ci dice Gesù, rendiamoci conto di quanto siamo amati: quanto abbiamo, quante possibilità ci sono offerte, quante opportunità di volere bene a qualcuno. Trascurare ciò, cioè non riconoscere quanto Dio si preoccupi, lui per primo, di noi, è una causa di infelicità.
Ci è data la possibilità di ricambiare il tanto che riceviamo, l’amore e i talenti che ci sono offerti, vivendo innanzitutto la gratitudine verso Dio, e chi è grato è felice, mentre chi non lo è rimane sempre triste e recriminatorio, e poi il desiderio di dare a chi ne ha bisogno parte del molto che abbiamo a disposizione.

Vivere questo è quella priorità assoluta di cui parla Matteo e che a prima vista ci sembra così assurda e incomprensibile. “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro.” Sì, o saremo schiavi del padrone che è la smania di avere sempre di più (attenzioni, cose, benessere, ecc…) o saremo figli di un Dio che ci dona gratuitamente il suo amore e ci insegna a farlo nostro e a moltiplicarlo, volendo bene dello stesso amore generoso e disinteressato gli altri. Impegniamoci dunque a realizzare il regno di giustizia in cui a nessuno manchi ciò che è necessario, senza gli squilibri macroscopici del mondo di oggi in cui c’è chi ha troppo e chi non ha nulla. Affidiamoci al Signore e al suo Vangelo, il quale per primo si preoccupa che nulla ci manchi e che la nostra felicità sia piena.


Preghiere 


Ti ringraziamo o Signore perché ci vuoi bene tu per primo e ci vieni incontro perché nulla manchi alla nostra vita. Fa’ che viviamo grati di tutto quanto riceviamo e fiduciosi nel tuo amore.
Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Padre misericordioso perché riconosciamo sempre i tuoi doni, senza dimenticare tutto quello che continui a fare per noi. Ti ringraziamo per la vita, la salute, la pace, la gioia con cui hai colmato le nostre vite, e ti preghiamo di continuare a benedirle.
Noi ti preghiamo



Aiutaci, o Signore, a spendere generosamente i doni ricevuti da te perché essi siano utili a tanti altri. Fa’ che con larghezza sappiamo donare del nostro e vedere così moltiplicato il bene ricevuto e la gioia.
Noi ti preghiamo


Perdona o Padre del cielo le nostre paure che ci spingono a diffidare del fratello e a respingere chi è diverso da noi. Aiutaci a voler bene a tutti, specialmente a coloro che sono in difficoltà.
Noi ti preghiamo


Ti invochiamo o Dio per tutti i popoli che vivono tempi di violenza e di guerra. Per la Siria, l’Ucraina, il Centrafrica. Fa’ cessare i conflitti armati e dona salvezza a quei popoli che soffrono per la mancanza di pace.
Noi ti preghiamo


Concedi abbondante la tua consolazione, o Padre misericordioso, a tutti coloro che sono nel bisogno: gli anziani, i malati, chi è senza casa e famiglia, i poveri, i sofferenti. Dono loro pace e salvezza,
Noi ti preghiamo.


Sostieni o Dio i passi di chi annuncia il Vangelo e testimonia il tuo amore, perché in ogni angolo del mondo risuoni forte il lieto annuncio della fine della schiavitù dell’egoismo e l’inizio di un nuovo regno di giustizia,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Padre tutti coloro che sono perseguitati a causa della loro fede. Fa’ che in ogni parte della terra ciascuno possa pregare e invocare te, o Dio misericordioso, senza dover temere per la sua salvezza.
Noi ti preghiamo

  

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