giovedì 7 giugno 2018

X domenica del tempo ordinario - Anno B - 10 giugno 2018




Dal libro della Genesi 3, 9-15
Dopo che Adamo ebbe mangiato dell’albero, il Signore Dio lo chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
 
Salmo 129 - Il Signore è bontà e misericordia.
 
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.

Io spero nel Signore,
l’anima mia spera nella sua parola.
L’anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l’aurora.

Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 4, 13 -5,1
Fratelli, animati da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: "Ho creduto, perciò ho parlato", anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l’inno di lode alla gloria di Dio. Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne. Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.
 
Alleluia, alleluia alleluia.
tutto ciò che ho udito dal Padre, dice il Signore,
io ve l’ho fatto conoscere.

Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Marco 3, 20-35
In quel tempo, Gesù venne con i suoi discepoli in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «È fuori di sé». Gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni». Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l’uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito immondo». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre».
 
Commento
 
«È fuori di sé», «È posseduto da uno spirito immondo». Così definiscono Gesù quelli che lo vedono attorniato da una folla incontenibile, impegnato a insegnare e guarire tanto da non avere nemmeno tempo e modo di mangiare. Sì, il Signore è giudicato esagerato nel suo concedersi totalmente al bisogno di chi lo cerca e si accalca attorno a lui.
Chi sono questi che lo giudicano in tale modo? Il Vangelo ci parla di due gruppi di persone: i “suoi”, parenti, gente della famiglia, e gli scribi. Apparentemente sono le persone che dovrebbero capire meglio di tutte il comportamento di Gesù: i primi perché lo conoscono da sempre, gli altri perché hanno gli strumenti per interpretare il significato religioso del comportamento di Gesù. Eppure entrambi i gruppi non solo non lo comprendono, ma nemmeno si sforzano di farlo, e infatti l’evangelista Marco sottolinea come mentre Gesù con la folla erano in casa, gli altri restano fuori. Non lo vedono, non lo sentono, non si rendono conto del bisogno di chi si accalca attorno a lui, ma si sentono ugualmente in grado di giudicarlo.
È l’atteggiamento di chi pensa già di sapere, di aver capito, di “possedere” un quadro già completo senza bisogno di interrogarsi su quello che Gesù dice e fa. Quante volte anche noi davanti al suo Vangelo crediamo di sapere già, di aver già capito, e non ci sforziamo di chiederci il perché del suo comportamento, sempre così diverso dal prevedibile. È facile così sentirsi superiori, estranei alla “casa” del Signore, quella cerchia che si affolla attorno a lui. Essi sono gli unici che lo cercano, lo ascoltano e ricevono da lui salvezza e guarigione.
È questo, possiamo dire, il terzo gruppo che il Vangelo ci presenta e che è composto da discepoli e bisognosi. In esso i primi, che lo seguono da tanto, non si distinguono dai secondi che magari non lo hanno mai nemmeno visto, ne hanno solo vagamente sentito parlare, o si trovano per caso e si fanno trascinare dall’interesse per quel nuovo maestro così diverso da tutti. Discepoli e bisognosi, nonostante queste sostanziali differenze, sono un unico “popolo”, quello composto da coloro che, a differenza dei primi due gruppi, sentono il bisogno di stare a stretto contatto con lui, di non perderne una parola, un gesto, un segno, sperando che, magari, sia quello che mi salva, che guarisce la mia malattia, che risponde al mio bisogno più profondo.
Discepoli e bisognosi sono una sola cosa. Non conta da quanto tempo si segua Gesù, se lo si è cercato lungamente e faticosamente, conta che ci si sente così bisognosi di lui da non poter fare a meno di accalcarsi attorno a lui e di non perderne una parola e un gesto. Essi non giudicano con distacco e senso di superiorità, piuttosto cercano il contatto personale, di vedere, di toccare Gesù.
È lo stesso paradosso che tante volte si vede ancora oggi. Chi è più familiare di Gesù, chi è religioso e potrebbe comprenderlo meglio, così spesso si rivela estraneo a lui, pronto a giudicare con superiorità. Ma chi è umile, povero, bisognoso, ha una comprensione profonda del Vangelo di Gesù, che non viene dalla conoscenza intellettuale, ma affettiva, spirituale. E chi lo conosce così non si stacca da lui, gli rimane accanto e rimane in quella casa che è la chiesa di quanti si fanno discepoli e cercatori di Dio. È il paradosso che evidenzia Gesù: si è suoi parenti non per nascita o per diritto di status, ma per scelta. La sua famiglia è composta da quanti sono “nella casa” e non cercano di farlo uscire fuori, per venire loro incontro, adattarsi alle loro esigenze, scendere a patti col loro giudizio sprezzante: «È fuori di sé».
Non è un caso che al centro dell’episodio che abbiamo ascoltato Gesù pronuncia quelle parole così dure sul peccato che non potrà mai essere perdonato. Sì, perché quel peccato è l’estraneità voluta e costruita con lo Spirito di amore che permette a chi se ne lascia contagiare di entrare nella famiglia di Gesù, di restare con lui nella sua casa. È un peccato che non trova perdono perché corrode la fiducia e la speranza nella sua misericordia, ne fa volentieri a meno perché crede di non averne bisogno.
Cari fratelli e care sorelle, lasciamoci toccare da quel soffio delicato e potente dell’amore di Dio che ci fa desiderare di ascoltare da vicino Gesù, cioè con un cuore attento e docile. Dentro la sua casa, che è la Chiesa, accanto a lui troviamo il perdono e la via per la nostra salvezza.
 
 
Preghiere
 
O Signore che ti sei abbassato fino alla nostra condizione umana per guidarci verso il Padre, fa’ che ascoltando il Vangelo e osservando i tuoi insegnamenti possiamo riconoscerti compagno fedele e amico della nostra vita,
Noi ti preghiamo
 
O Padre onnipotente sostieni la nostra poca fede che ci fa restare lontani, sicuri di noi stessi e appagati. Aiutaci a confonderci col popolo di quanti non possono fare a meno dei tuoi insegnamenti e cercano la guarigione della loro vita.
Noi ti preghiamo
 
 
 
O Gesù, ti preghiamo manda il dono della riconciliazione dove oggi c’è conflitto, suscita comprensione dove oggi c’è odio e inimicizia. Dona la pace a quanti sono in guerra.
Noi ti preghiamo
 
Dio Padre di eterna bontà, aiuta quanti sono nel dolore e soffrono per la miseria, l’ingiustizia, la persecuzione. Libera chi è prigioniero del male e se ne fa strumento.
Noi ti preghiamo
 
 
 
Accogli o Signore quanti affidano a te la propria vita. Ti preghiamo per chi è morto nella speranza della resurrezione e per chi non ti ha conosciuto in vita e gode ora della tua amicizia senza limiti.
Noi ti preghiamo.
 
 
Guida o Santo Spirito i passi del papa Francesco perché conducano a Dio quanti sono disorientati e sfiduciati. Fa’ che con la testimonianza e le parole sappia vincere ogni resistenza dei nostri cuori,
Noi ti preghiamo.

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