venerdì 10 agosto 2018

XIX domenica del Tempo Ordinario - Anno B - 12 agosto 2018






Dal primo libro dei Re 19, 4-8
In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Alzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

Salmo 33/34 - Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4, 30 - 5, 2
Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 6, 41-51
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Commento
Abbiamo ascoltato come Elia, dopo aver lottato contro gli idolatri e aver vinto su di essi con la forza del Signore attraversa un periodo di tristezza. Si trova solo, minacciato di morte, incerto sul  futuro, e per questo si rinchiude in un sonno che è fuga e rinuncia alla lotta. È una tentazione costante nella vita degli uomini, quella di fuggire la dimensione faticosa, di lotta contro il male e di conquista, giorno per giorno, di sempre nuovi spazi alla forza del bene che viene dal Signore. La vita del discepolo richiede lotta, perché non si è mai arrivato al traguardo, ma sempre si è in un continuo cammino verso quel Regno di cui parla Gesù, in cui gli uomini vivono con lui. È il traguardo che abbiamo davanti e che non dobbiamo dimenticare, perché è la compagnia con lui che dà pace, gioia vera e senso alla vita degli uomini. Ma quanti ostacoli, e quanto fatica ci separano da quel traguardo! A volte ci sembra che questa lotta sia troppo dura e gli ostacoli insormontabili per le nostre forze. Ed allora anche noi tante volte ci rifugiamo nel sonno, che è chiudere gli occhi davanti al mondo, affermare che le sfide che la vita ci pone non ci riguardano perché sono al di sopra delle nostre forze.
Ma Elia non è lasciato solo davanti alle sue difficoltà: un angelo viene a svegliarlo e a portargli il pane e l’acqua per non restare senza forze davanti al cammino da compiere. Anche noi siamo risvegliati, ogni domenica, dall’angelo di Dio che ci convoca nella casa del Signore e ci offre il nutrimento che dà forza. E noi siamo qui non perché migliori degli altri, ma perché riconosciamo il nostro bisogno di quell’aiuto che l’angelo ci offre. Infatti dove altro potremmo trovare la speranza con cui continuare a cercare il Regno, la fiducia nella possibilità di raggiungerlo con l’aiuto di Dio? Dove potremmo trovare i motivi per continuare a confidare nella forza del bene e dell’amore, e ad usarla nella lotta contro il male?
Elia, risvegliato dall’angelo mangia il pane che gli viene offerto e beve l’acqua che gli porge. Sembra normale e logico: cos’altro dovrebbe fare un uomo che si trova in mezzo al deserto, dove non può trovare cibo e bevanda?
Eppure, fratelli e sorelle, nel vuoto di senso e di valore, nel senso di impotenza e di sconfitta di fronte al male che rendono il nostro mondo come un deserto non è così scontato che si accetti volentieri di nutrirci del pane che Gesù ci offre qui alla sua mensa, cioè la sua Parola, il suo Corpo e Sangue, la fraternità della famiglia dei figli di Dio riuniti nel suo nome. Anzi spesso l’atteggiamento normale è il rifiuto che nasce dal fingere di non avere fame: “no grazie, so già cavarmela da solo, ho già conoscenze, esperienze che mi nutrono a sufficienza per andare avanti nel cammino della vita”, oppure: “non disturbatemi, sto così bene nel mio sonno tranquillo.”
Come i farisei davanti a Gesù che parlava di sé come del vero pane e della vera acqua che dà la vita. Essi sono scettici e dicono: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Cioè il loro atteggiamento è il disprezzo che nasce dal credere di conoscere già: cosa di straordinario può mai venire da un poveraccio figlio di un falegname, nato in un paesetto di provincia, umile e malmesso come si presentava?
Anche noi proviamo un senso di superiorità davanti alle parole del Vangelo che la domenica ci vengono offerte: ci sembrano troppo ingenue e semplici, oppure vere ma poco adatte a noi, pericolose, perché senza un fondamento nella realtà di oggi. Anche noi il più delle volte le guardiamo con superiorità, come i farisei. Roba da sempliciotti o per bambini. Ben altro ci vuole per la mia situazione difficile o per i grandi problemi del mondo odierno!
Gesù risponde con semplicità disarmante a quei dottori della legge. Non prova a convincerli con argomentazioni dotte per dimostrargli che sbagliano a disprezzarlo, non si mette in competizione con loro per dimostrare quanto vale. Gli richiama solo la realtà che è sotto gli occhi di tutti, ma che tutti rifiutano di riconoscere. Egli dice che la manna, cioè il cibo tradizionale, sembra nutrire, ma non salva la vita, dura per un po’ e poi lascia di nuovo affamati e delusi, peggio di prima; invece il pane disceso dal cielo, cioè il Vangelo e il Corpo di Gesù, ci sazia per sempre, perché è un cibo che dà la vita che non finisce. È questa la realtà, e l’unico modo per averne certezza è fidarsi di Gesù e sperimentarlo, provare a fare come Elia: nutrirsi con fiducia disarmata del vero cibo che Gesù ci offre, riconoscendo la nostra fame.
Cari fratelli e care sorelle, Elia, dopo essersi fidato e aver mangiato il pane che l’angelo gli ha offerto fu in grado di camminare quaranta giorni e quaranta notti nel deserto per giungere al’Oreb, dove incontrò Dio. Anche noi, se ci lasciamo scuotere dal torpore di una vita addormentata, rinchiusa in se stessi e indifferente al mondo e accettiamo di dissetarci del Vangelo e di nutrirci del Corpo e Sangue di Gesù avremo la forza di superare il deserto della vita, a volte veramente inospitale e arida, e di superare tutti gli ostacoli fino a giungere in sua compagnia. È la vocazione del cristiano a farsi cercatore e annunciatore del Regno che ci attende, cioè a essere “profeta”, come Elia. Non disprezziamo con senso di superiorità l’invito dell’angelo e non restiamo attaccati ai cibi tradizionali che ci sembrano buoni, ma non nutrono e non saziano, accogliamo con gioia l’invito a far parte di questo popolo dei figli di Dio a cui egli dona il privilegio grande di seguirlo e di stare con lui.


 Preghiere 
  
O Signore Gesù ti ringraziamo per il dono della tua Parola che è un cibo buono e che sazia. Fa’ che ce ne nutriamo sempre con fiducia e gratitudine,
Noi ti preghiamo


O Dio che hai mandato tuo Figlio nel mondo perché restasse sempre con noi, aiutaci ad accogliere con gioia ogni domenica il dono del suo Corpo e Sangue, cibo di salvezza e di vita eterna,
Noi ti preghiamo


O Dio, ti preghiamo per tutti quelli che si saziano di cibi che non valgono e restano deboli, fragili ed impotenti. e non conoscono. Fa’ che tutti presto gustino il cibo buono che tu doni e se ne nutrano,
Noi ti preghiamo


Aiutaci o Padre buono a restare sempre con te e col Signore Gesù, amando le sue parole come qualcosa di prezioso. Fa’ che come figli umili e fedeli ci poniamo al tuo servizio,
Noi ti preghiamo


Consola o Signore Gesù tutti coloro che sono nel bisogno e soffrono in questo tempo di caldo e solitudine: Per gli anziani e i malati, i prigionieri, per chi è senza casa; aiutali e sostienili con la forza del tuo amore,
Noi ti preghiamo


Sostieni o Dio il nostro papa Francesco e tutti quelli che annunciano e testimoniano il Vangelo in ogni parte del mondo. Dona loro di gustare il frutto del tuo amore per chi ancora non ti conosce,
Noi ti preghiamo.

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