venerdì 3 aprile 2020

Domenica delle palme - Anno A - 5 aprile 2020





Dal libro del profeta Isaia 50,4-7
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

Salmo 21 - Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 2,6-11
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Lode a te o Signore, re di eterna gloria!
Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte di croce.
Per questo Dio lo ha esaltato
Lode a te o Signore, re di eterna gloria!

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo
Mt 26,14 – 27,66

Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo accompagnato Gesù che fa ingresso in Gerusalemme, circondato da ali di folla che lo acclama re e Signore delle loro vite. È il coronamento di un lungo cammino, che ha portato Gesù con i suoi discepoli lungo le vie della Palestina, i villaggi remoti, le campagne, le città, fino alla capitale d’Israele, la grande Gerusalemme.
La città nella quale Gesù entra è un centro importante per tutta la regione, economicamente, culturalmente, politicamente e religiosamente, ma è una città profondamente ferita dalla schiavitù imposta dai romani, con grandi limitazioni alla libertà. È una città umiliata dal dominio di un popolo pagano, profanata proprio in quella diversità gelosamente preservata dalla contaminazione degli idoli e dei falsi dei.
Oggi Gesù entra anche nelle nostre città del Nord del mondo, capitali ricche economicamente, culturalmente e tecnologicamente, ma anche profondamente ferite dal contagio di una malattia subdola e pericolosa che ha imposto pesanti limiti a quasi tutte le espressioni della vita quotidiana. Città umiliate dalla malattia, dal dolore, dalla morte vicina e presente come mai.
Dio si è dimenticato del suo popolo?” si chiedevano gli israeliti umiliati dalla schiavitù romana. “Dio si è dimenticato di noi?” si chiedono oggi gli uomini e le donne di fronte alla nuova minaccia del coronavirus.
Ma Dio non si è dimenticato del suo popolo, anzi, fa ingresso nella Gerusalemme umiliata e ferita come un re che le porta la libertà. Così come non si è dimenticato di noi, tanto che oggi egli entra nelle nostre città, attraversando strade deserte e silenziose, in un clima irreale e mai conosciuto, entra per portare la libertà dal male. Nello stesso modo il Signore Gesù è sempre entrato nelle grandi periferie del sud del mondo, sconquassate dalla miseria e dal dolore; è entrato nei campi profughi popolati da migliaia di fuggitivi da guerre e miseria; è entrato negli inferni di sofferenza che sono le carceri, gli angoli disperati delle città ricche dove vivono i senza dimora, nei luoghi dimenticati da tutti. Gesù continua a entrare per portare la liberazione dalle innumerevoli schiavitù del male che opprimono e umiliano.
Ma come possiamo vederlo?
Gesù ai suoi discepoli, e a noi oggi, nell’orto degli ulivi, dice: “Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo.” (Mt 26,31) La parola scandalo che Gesù utilizza significa: ostacolo, inciampo. Gesù nella notte della prova si presenta ai suoi come un ostacolo da oltrepassare, qualcosa che interrompe il procedere tranquillo e ordinario di chi già conosce la strada e cammina sicuro di sé. Sì, nel tranquillo procedere delle nostre vite Gesù chiede di fare attenzione, di guardare bene la strada, di scegliere con cura il cammino da fare e come farlo, con maggior impegno. Ma per i discepoli quello sforzo da fare non ha senso: il luogo è tranquillo, l’aria serena, l’orto degli ulivi è un luogo di pace e riparato, cosa potrà mai accadere? Per questo si lasciano andare al sonno.  
Anche noi nelle nostre vite preservate dal male e privilegiate tutto sembrava andare liscio. Le nostre società opulente sonnecchiavano godendosi la pace e la sicurezza del loro stato, che bisogno c’era di preoccuparsi? Eppure i segnali inquietanti della forza del male si facevano presenti in tanti luoghi del mondo: guerre, ingiustizie, disastri naturali, popoli interi oppressi dalla miseria e dai conflitti. Ma il rumore di questi fatti lontani giungeva attutito e, non riusciva a disturbare il sonno tranquillo delle nostre società opulente.
Il risveglio però è stato brusco: le guardie arrivano, minacciano, percuotono, al buio gettano l’ombra inquietante della morte anche su quel giardino tranquillo. È accaduto lo stesso anche a noi con il coronavirus: ci siamo ritrovati all’improvviso trattati allo stesso modo dei periferici scartati e dimenticati, degli abitanti dei paesi in guerra, dei profughi nei campi sovraffollati e miseri del sud del mondo, dei popoli delle baraccopoli. Ci siamo scoperti tutti fragili, deboli, minacciati, impossibilitati a goderci il privilegio delle nostre città confortevoli e difese come abbiamo sempre fatto per tutta la vita.
Come reagiscono i discepoli davanti a questo? Sulle prime tirano fuori la spada, spavaldi, ma poi, spaventati e sopraffatti dalla forza soverchiante del male, fuggono e abbandonano Gesù al suo destino. Ciascuno cerca di mettersi in salvo come può, rinnegandolo.
Cari fratelli e care sorelle, questi giorni di epidemia che stiamo vivendo ci hanno improvvisamente svegliato dal sonno e ci siamo resi conto che il male è davvero forte nel mondo. Questo la grande maggioranza dell’umanità già lo sapeva bene, vivendo quotidianamente sulla propria pelle le conseguenze di un ordine mondiale iniquo. L’80% dell’umanità, quello che possiede quanto il restante 20% privilegiato, sapeva già cosa voleva dire vivere con la minaccia incombente della malattia senza possibilità di curarsi, con l’insicurezza quotidiana e la precarietà di un domani buio.
Gesù, dicevo, entra nelle nostre città ferite ed umiliate portando la libertà dal male. Ma che significa? Vuol dire sfuggire alla forza del male, uscirne indenni e preservati?
No, Gesù subisce la forza del male. Davanti a Pilato che gli propone una facile via di fuga, un compromesso, un semplice tirarsi un po’ indietro, quanto basta per non farsi male, Gesù neanche parla, come i milioni di disperati della terra che non hanno voce alla ribalta del mondo che conta, al cospetto dei potenti come Pilato.
No Gesù sceglie di subire i colpi del male e di preservare così la sua umanità mite e indifesa, capace di voler bene a tutti, proprio a tutti, pure a quelli che gli daranno la morte, pure a quelli che non lo meritano, come il ladrone, pure a chi lo ha tradito e abbandonato, come i discepoli, pure alla folla che lo ha prima osannato e poi ha urlato a Pilato “crocifiggilo!”
Fratelli e sorelle, davanti al dramma della passione di Gesù, restiamo disorientati e turbati: che vuol dire? Che salvezza e libertà dal male è quella portata da un Dio umiliato e ferito, fino alla morte?
È la salvezza dalla disumanità, dalla capitolazione davanti alla forza del male che propone di farci suoi complici per poter così mettere in salvo se stessi. Gesù non lo fa, e la sua vita donata non è persa.
In questi giorni di passione del Signore fermiamoci davanti alla passione dei popoli colpiti dal coronavirus così come davanti alla passione dei popoli colpiti dalle mille altre forme con cui il male esercita “ordinariamente” il suo potere con altrettanta virulenza. Forse oggi, timidamente, sconcertati e dubbiosi, ci scopriamo più simili a loro: fragili come i poveri, deboli come i disperati della terra, i migranti scacciati, le vittime della violenza e delle guerre. Come fece Gesù, immedesimiamoci con loro, sentiamo, come fece il Signore, le spine del loro dolore nella nostra carne, i chiodi del loro dramma, sentiamo sulla nostra pelle i colpi del loro destino segnato.
Ma come, noi siamo preservati, a noi non accadrà mai come a loro! La realtà di questi giorni ha smascherato l’illusione con cui ci siamo sempre nascosti dietro la sicurezza del nostro privilegio. Gesù ce lo ha detto e ce lo ha fatto vedere da secoli, e forse oggi cominciamo a capirlo.
Viviamo questi giorni di passione del Signore e del mondo con uno spirito nuovo: non può più tornare tutto come prima, sia un punto di non ritorno, il tempo in cui nasce una coscienza nuova. Davanti a Gesù arrestato, torturato, colpito, offeso, umiliato e ucciso riconosciamo il dramma di un mondo di poveri umiliati e colpiti come lui, come anche noi oggi, e maturiamo il bisogno di preservare la nostra umanità. Non accettiamo il compromesso facile col male: mi salverò da solo, io senza gli altri, io con le mie forze e chi è debole soccomba. È illusoria la salvezza proposta da Pilato, perché svuota la vita da dentro e la rende vana e inutile. Attendiamo invece con impazienza che la resurrezione di Gesù ci confermi che sì, questa è la via della salvezza, quella di chi non cerca di salvare se stesso ma attraversa il male, beve il calice fino in fondo, ma resta umano e capace di amare tutti, proprio tutti, come fece Gesù.



Preghiere 


O Signore Gesù, ti abbiamo accolto festosi come il re della nostra vita agitando i rami di ulivo che abbiamo fra le mani. Aiutaci a non restare indifferenti al tuo amore misericordioso e pieno di parole buone, perché sappiamo restarti vicino anche nei momenti difficili.
Noi ti preghiamo



O Padre che hai mandato il tuo figlio unigenito per salvare l’umanità intera, fa’ che in questi giorni sappiamo accogliere la sua richiesta di vegliare con lui e non lo abbandoniamo presi dal sonno di una vita banale e abitudinaria.
Noi ti preghiamo
  

O Cristo che sei vero re e Signore di tutti i tempi, ti siamo grati perché hai accettato di umiliarti e sottometterti alla forza del male senza fuggire dal dolore e dalla morte. Ti sei fatto compagno di tutti quelli che ancora oggi soffrono per il male e patiscono l’ingiustizia del mondo. Aiutali nel tuo amore e consolali con la tua misericordia senza fine.
Noi ti preghiamo


O Padre del cielo ti preghiamo per tutti coloro che bussano alla porta del nostro cuore per cercare consolazione e sostegno. Per i poveri, per coloro che sono nel dolore, per chi è malato e ferito,
Noi ti preghiamo



O Signore Gesù che dalla croce hai perdonato coloro che ti stavano mettendo a morte, non guardare al nostro peccato, ma cancellalo con la grazia della tua misericordia infinita.
Noi ti preghiamo



Aiutaci o Signore Gesù a non difenderci dagli altri con l’aggressività delle spade, ma a conquistare la loro umanità con la bontà delle parole e la dolcezza del perdono.
Noi ti preghiamo



O Dio che dal cielo hai partecipato al dolore del tuo Figlio unigenito, sii compagno di tutti coloro che soffrono per la malattia, la miseria, la guerra. Accogli il loro grido e dona loro salvezza
Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Signore per tutti coloro che in questi giorni nel mondo intero ti seguono sulla via dolorosa della tua passione, ascoltando la tua parola e celebrando la memoria dei tuoi ultimi giorni. Fa’ che sappiano tutti essere testimoni del tuo amore che non fugge davanti alla sofferenza e la vince con l’amore.
Noi ti preghiamo.

Nessun commento:

Posta un commento