sabato 11 aprile 2020

Pasqua di resurrezione - Anno A - 12 aprile 2020




Dagli Atti degli Apostoli 10, 34a. 37-43

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».


Sal 117 - Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 1-4

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.


Alleluia, alleluia alleluia.
Cristo è risorto dai morti e non muore più,

Egli ci attende in Galilea.
Alleluia, alleluia alleluia.


Dal vangelo secondo Giovanni 20, 1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.


Commento

Cari fratelli e care sorelle, questi giorni trascorsi sono stati un tempo speciale e fuori dall’ordinario. Li abbiamo vissuti dispersi nelle nostre case, senza poterci riunire in chiesa, ma nonostante tutto siamo rimasti uniti nel seguire Gesù nella sua passione. Infatti è Gesù che ci unisce, e soprattutto in questi giorni di dolore, morte e resurrezione. 
Dal momento del suo ingresso in Gerusalemme, domenica scorsa, lo abbiamo visto concentrato nello sforzo estremo di manifestare la sua vicinanza agli uomini con parole e gesti: ha donato tutto se stesso, corpo e sangue, nell’ultima cena coi dodici, ha mostrato loro col suo esempio come restare vicini a tutti facendosi loro servi, con il gesto della lavanda dei piedi. Infine si è mostrato pronto a perdonare, ha agito con mitezza in mezzo alla violenza, ha accolto con docilità la volontà del Padre di preservaci dal contagio della violenza, conservando sempre la sua umanità piena di amore e benevolenza per tutti, proprio tutti. 

Non è un caso che questo cammino della settimana santa si è aperto la domenica delle palme con una domanda che abbiamo ascoltato dal vangelo di Matteo: “tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?».” (21,11) Proprio in questi giorni infatti possiamo comprendere con ancora più chiarezza chi è Gesù.


Chi è costui?” si chiedeva la gente davanti a quell’uomo che, pur essendo così indifeso, pretendeva di essere un re capace di portare la salvezza a tutto il popolo. Se lo chiedevano gli ebrei che attendevano un Messia che li liberasse dall’oppressione colonizzatrice romana con la forza delle armi. Se lo chiedevano i romani, interdetti, come Pilato, davanti a uno straccione che diceva di sé “sono re” (Gv 18,37) senza avere né esercito né potere, al massimo un inoffensivo illuso. Se lo chiede ancora oggi questo mondo che fa fatica ad affidarsi a un Signore che non cancella via con un colpo di spugna il dolore e la morte in questo tempo di pandemia, ma soffre i colpi del male assieme ai contagiati dal coronavirus e a quanti ne patiscono le conseguenze più dure.

La risposta a questa domanda «Chi è costui?» ci giunge inattesa da dove non avremmo mai immaginato. Dalla bocca di due pagani: da Pilato che, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo mostra alla folla inferocita definendolo “Ecco l’uomo!” (Gv 19,5), e da un centurione romano, uomo abituato alla violenza delle armi, che sotto la croce, al momento della morte di Gesù proclama: “Davvero quest’uomo era figlio di Dio!” (Mc 15,39). Viene così solennemente proclamata la piena umanità e divinità di Cristo, paradossalmente  proprio nel momento della sua massima umiliazione e sofferenza.

Ci dice sempre l’evangelista Marco che il soldato romano che lo aveva trascinato sul Golgota sotto il peso della croce alla quale lo aveva poi inchiodato riconosce chi è Gesù “avendolo visto spirare in quel modo”. Alcuni, poco prima, beffardamente, si erano detti disponibili a riconoscerlo come il Cristo, il re d’Israele se si fosse salvato dalla croce, se avesse risparmiato se stesso mettendosi al riparo dal male. (Mc 15,32). Ora, invece, il centurione riconosce in Gesù il Figlio di Dio proprio perché non salva se stesso, non si preoccupa di sé, ma muore in quel modo, beneficando chi gli è accanto, senza sottrarsi al dolore della croce.

Sì, si può capire chi è veramente Gesù solo contemplando il suo volto sfigurato dal dolore che non maledice, non se la prende con gli uomini, non ha parole di odio o vendetta, ma si affida al Padre e compie la sua volontà.

Eppure noi preferiamo sfuggire dalla vista del dolore, vorremmo che la volontà del Padre ci ponesse al riparo da esso. Lo facciamo con l’indifferenza nei confronti dei poveri, delle vittime delle guerre, dei migranti ammassati in campi disumani, degli anziani lasciati soli a morire nei cronicari, dei volti dei tanti poveri Cristi sfigurati dal dolore e inchiodati alle croci dei nostri giorni. L’uomo di oggi distoglie lo sguardo da loro, e per questo non sa chi è Gesù.

Papa Francesco il 27 marzo scorso, invocando la misericordia del Signore da una piazza San Pietro deserta, ha detto: “le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che … stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, ecc…” Il papa si è fatto interprete dell’ondata di simpatia e ammirazione per il personale sanitario ed altre persone che, in un momento di grave crisi e pericolo estremo, non hanno pensato a mettere al sicuro se stesse, ma si sono preoccupate di salvare altri, i malati affidati alle loro cure, la gente preoccupata e spaventata. Per far questo, come sappiamo, tanti hanno affrontato il rischio di ammalarsi e morire, e in molti casi ciò è accaduto, oltre a sottoporsi a un superlavoro spesso massacrante.

L’attuale crisi della pandemia ha fatto riemergere nella coscienza di molti la bellezza delle persone che sacrificano se stessi per il bene di altri che sono in difficoltà, anteponendo l’interesse di questi al proprio. Questa scoperta è importante, segna una svolta in un pensiero dominante che pone invece solitamente al primo posto coloro che sanno fare bene il proprio interesse, ottenendo così successo, benessere, notorietà, anche a discapito degli altri. Questo nuovo pensiero è qualcosa che noi cristiani siamo chiamati ad incarnare e vivere sempre, proprio sull’esempio del Gesù della passione e morte, in tempo di crisi e in tempo ordinario, quando cioè la crisi riguarda solo una minoranza di poveri vicini a noi o gente troppo lontana e diversa da noi per interessarcene.

Questa scoperta piena di stupore è nata in tanti dall’aver fatto esperienza sulla propria pelle della durezza del male e dall’aver scoperto che nel buio fatto di dolore e disperazione delle luci restano accese, luci di speranza, di generosità e altruismo.

È l’esperienza delle discepole che al mattino presto, ancor prima dell’aurora, hanno affrontato il buio, la paura dell’essere donne indifese in un momento difficile, per prendersi cura del corpo di colui che le aveva difese, salvate, fatte rinascere a nuova dignità, e per questo era stato ucciso crudelmente. Nel buio di quelle giornate di violenza e morte esse hanno conservato la capacità di essere una luce di speranza, e di preoccuparsi di un altro. Per questo esse furono le prime testimoni della resurrezione del Signore, che la sua vita non era finita, ma era stata resa invincibile dall’amore del Padre.

Gli apostoli invece erano rimasti al chiuso, troppo spaventati e forse pentiti di aver seguito Gesù in un’impresa così spericolata. Hanno imparato a loro spese la dura lezione della vita, cioè che è bene preoccuparsi di se stessi. Per questo se ne stanno nascosti, il buio li ha imprigionati.

Cari fratelli e care sorelle, anche a noi oggi quelle povere donne, con tutto il carico di fragilità della loro condizione, comunicano un quella luce di speranza che avevano conservato. Esse presero l’iniziativa di rischiare la loro incolumità per fare del bene a chi le aveva amate e servite. La loro debole luce divenne così lo splendore della resurrezione della quale furono le prime testimoni, un fascio di luce potente che illumina ancora oggi il nostro cammino.

Anche noi, fratelli e sorelle, riconosciamo, come fece il centurione, che Gesù è il Figlio di Dio, cioè colui che può salvare la nostra vita, e ci riusciremo solo contemplando il volto di quanti oggi, come lui, sono sfigurati dai colpi del male e del dolore.

Anche noi, come le donne, non temiamo la nostra fragilità, ma conserviamo il ricordo grato del bene che lui ci ha fatto e il desiderio di dimostrargli, come possiamo, il nostro affetto, prendendoci cura dei corpi martoriati dei più poveri.

Anche noi viviamo quell’esperienza straordinaria dei discepoli i quali, superando se stessi e le proprie paure, uscirono dal chiuso e ricevettero dall’angelo l’annuncio che colui che non aveva pensato a salvare se stesso ma era rimasto fedele alla volontà del Padre è risorto e vive. La sua vita, proprio perché spesa per gli altri e non risparmiata per sé stesso, è stata resa dal Padre più forte della morte.


Preghiere


O Signore nostro Gesù Cristo, ti rendiamo gloria perché con la tua resurrezione hai vinto la morte e rendi chi ti resta vicino vittorioso sul male,

Noi ti preghiamo



Ti ringraziamo o Signore, perché qui nella tua casa riceviamo l’annuncio gioioso della vita che vince la morte. Aiutaci a non fuggire il male che vediamo attorno a noi, ma a vincerlo con la forza del tuo amore,

Noi ti preghiamo



Scendi o Signore Gesù negli inferni di questa terra e risolleva tutti gli uomini che sono nel dolore, perché trovino nella tua resurrezione la salvezza che attendono,

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo o Signore Gesù per tutti i tuoi discepoli ovunque dispersi e che in ogni parte della terra in questo giorno ti proclamano risorto. Fa’ che viviamo sempre in unità, come una famiglia radunata dalla tua Parola attorno all’unica mensa

Noi ti preghiamo



Ti preghiamo o Dio perché tutti gli uomini che ancora non ti conoscono possano presto udire l’annuncio del Vangelo di resurrezione e, divenuti tuoi discepoli, essere rivestiti della forza del tuo amore

Noi ti preghiamo.


Proteggi o Padre del cielo tutti coloro che annunciano il Vangelo e testimoniano la forza invincibile del tuo amore. Proteggili e sostienili nelle difficoltà, rendi la loro vita un segno di resurrezione,

Noi ti preghiamo



Salva o Dio misericordioso tutti coloro che ti invocano. In modo particolare ti preghiamo di proteggere coloro che vivono dove infuria la guerra e la violenza. Dona la tua pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo


Ti preghiamo O Signore Gesù per il nostro papa Francesco. Fa’ che il suo forte annuncio di fraternità e amore coinvolga tutti gli uomini e ci conduca presto all’unità di tutto il genere umano,

Noi ti preghiamo

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