sabato 23 agosto 2025

XXI domenica del tempo ordinario - Anno C - 24 agosto 2025


 


Dal libro del profeta Isaia 66, 18-21

Così dice il Signore: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore».

 

Salmo 116 - Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Dalla lettera degli Ebrei 12, 5-7.11-13

Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia, alleluia alleluia

 

Dal vangelo secondo Luca 13, 22-30

In quel tempo Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

 

Commento

 

Il brano del Vangelo appena ascoltato si apre con una domanda: “Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?»   

È un interrogativo strano, perché quel tale chiede “quanti” si salvano, tradendo o un fastidio per una grazia troppo larga, o la paura per un eccessivo rigore del giudizio di Dio. Si vuole chiarezza sul “quanto” dell’amore di Dio: è per molti, oppure pochi?

Gesù non soddisfa quella curiosità, perché per Dio il “quanto” dell’amore non ha limiti: la perdita anche di uno solo per lui è già “troppo”, e non ci sono pochi o molti per una salvezza che lui vuole che sia per tutti. Gesù con la sua risposta sposta invece l’attenzione sul “come” Dio salva. Questo è quello che conta e l’unica cosa che deve interessarci.

L’ingresso al Regno è definito da Gesù una “porta stretta”, e questo a prima vista sembrerebbe confermare che pochi possono entrarvi. Ma poi Gesù aggiunge, riprendendo l’immagine di Isaia nella prima lettura, “verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.” Cioè, dice che il Regno è fatto per accogliere tanti, provenienti da ovunque senza distinzioni, non è un luogo “per i pochi eletti” di Israele, ma per tutte le genti, con un allargamento di prospettiva inimmaginabile per un giudeo del tempo.

La porta allora è stretta non per impedire l’ingresso a qualcuno, ma perché l’ingresso è possibile solo attraverso la porta dell’incontro, che si fa sempre uno ad uno. Non si entra nel Regno in gruppo, confusi nella massa, perché non si incontra Dio nella folla, anonimamente. Ma anche, non è la “perfezione”, cioè l’assenza di peccato, che garantisce l’entrata nel banchetto, cioè la salvezza, ma solo l’amicizia personale con Dio, costruita nel tempo. Infatti il padrone di casa a chi vuole entrare, ma gli è sconosciuto, non dice: “voi siete peccatori, non vi meritate di entrare”, ma dice: “Non so di dove siete” cioè non ci siamo mai conosciuti.

Dio accetta di far passare per la porta stretta anche chi è peccatore, ma ha accettato di incontrarlo, di conoscerlo, di farsi da lui amare, correggere, perdonare. Ma chi invece credendo di essere nel giusto e di non avere bisogno del suo perdono, non lo ha mai cercato ecco che resta un estraneo, escluso dal banchetto.

Possiamo immaginare che sulla soglia di quella porta stretta il Signore ci accolga ciascuno con un abbraccio, riconoscendoci e chiamandoci per nome. Anzi lui stesso è la porta dell’ovile nel quale Gesù, pastore buono, raduna le sue pecore chiamandole ognuna con il suo nome, come lui stesso afferma: “io sono la porta delle pecore. … se uno entra attraverso di me, sarà salvato; … conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10).

Ma come si fa a “conoscere” e “farsi conoscere” da Dio, ad essere suoi amici, a farsi chiamare da lui per nome sulla soglia di quella porta stretta?

Gesù nel respingere quelli che non si sono fatti conoscere da lui dice: “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!” Eppure quelle persone non sembra che abbiano compiuto chissà quali delitti, affermano infatti di aver udito i suoi insegnamenti (“tu hai insegnato nelle nostre piazze”), e addirittura di aver mangiato con lui. Come non leggere in questa affermazione la partecipazione alla S. Messa, nella quale riceviamo l’insegnamento del Vangelo e mangiamo il banchetto della sua Eucarestia! Gesù, nonostante la loro pretesa di essere fra quelli che lo hanno frequentato assiduamente, li accusa del fatto che non hanno imparato da lui la sua giustizia, ma applicano quella del mondo.

Infatti, nel brano immediatamente precedente, Luca presenta una guarigione operata da Gesù in giorno di sabato. Questo suscita negli spettatori più osservanti una reazione scandalizzata: perché quella persona si è presentata da Gesù proprio di sabato, quando sa che è vietato? E implicitamente condannano anche Gesù perché ha operato una guarigione proprio nel giorno in cui il riposo sabbatico glielo impediva.

Allora c’è una giustizia degli uomini, che è osservanza formale, e una giustizia di Dio, che è il cercare sempre e comunque il bene degli uomini. Da questo sgorga quel giudizio: “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!

Paradossalmente, infatti, proprio quelli che si sentono nel giusto perché osservanti e irreprensibili, sono quelli che conoscono meno come pensa e agisce Dio. Ecco allora il senso di quell’osservazione: “vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi.” Il giudizio di Dio guarda nel profondo e non si accontenta della superficialità della giustizia degli uomini, che è un’ingiustizia ai suoi occhi.

Cari fratelli e care sorelle, Dio si aspetta da noi che diveniamo operatori della “vera giustizia” che si realizza quando le sue parole passano dentro la nostra vita, lasciando un segno indelebile, rendendoci cioè cercatori del bene degli altri.

Allora, prepariamoci da subito ad entrare per la porta stretta di un rapporto intimo con Dio, abituiamoci ad assomigliargli il più possibile nel nostro agire, così da essere riconosciuti da lui, facciamoci plasmare dentro dal Vangelo, quelle parole così vere e umane, capaci di trasformare ciascuno in uomini e donne, a cominciare proprio dal bisogno di essere guariti e salvati da Lui.

 

Preghiere 

 

O Signore Dio nostro, aiutaci a cercare sempre l’incontro con te, fa’ che ascoltiamo le tue parole e seguiamo il tuo esempio, per divenire simili a te nel pensare e nell’agire,

Noi ti preghiamo

  

Plasma o Dio il nostro cuore, perché tu ci riconosca come tuoi figli e discepoli. Fa’ che la porta stretta dell’amore personale con cui ci vuoi bene si apra per accoglierci nella tua infinita misericordia,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio per quanti non ti conoscono, anche se pensano di sapere già chi sei e cosa vuoi. Aiutali ad ascoltare con umiltà il vangelo e a farlo scendere dentro di sé perché trasformi le loro vite,

Noi ti preghiamo

  

Aiuta o Dio tutti quelli che ti invocano, affidandosi a te. In modo particolare quanti sono oppressi dalla violenza della guerra e del terrorismo. Mostra loro il tuo volto che salva e dona pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo

 

Guida i tuoi figli ovunque incamminati sui sentieri del Vangelo o Dio nostro Padre, perché seguendo i tuoi insegnamenti portino pace e riconciliazione dove oggi c’è odio e contesa,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Signore i tuoi figli, specialmente quelli che sono nel dolore e nella difficoltà. Guarda ad ognuno con il tuo volto misericordioso, perdona e guarisci ciascuno,

Noi ti preghiamo.

sabato 16 agosto 2025

XX domenica del tempo ordinario - anno C - 17 agosto 2025

 


 

Dal libro del profeta Geremia 38,4-6.8-10

In quei giorni, i capi allora dissero al re: «Si metta a morte questo uomo, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male». Il re Sedecia rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, principe regale, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango. Ebed-Melech uscì dalla reggia e disse al re: «Re mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame sul posto, perché non c’è più pane nella città». Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Melech l’Etiope: «Prendi con te da qui tre uomini e fa’ risalire il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia».

 

Salmo 39 - Vieni presto, Signore, a liberarmi.

Ho sperato: ho sperato nel Signore  +
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,
mio Dio, non tardare.

Dalla lettera agli Ebrei 12, 1-4

Fratelli, circondati da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e comprenderemo le parole del Figlio tuo.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 12, 49-57

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?».

 

Commento

Cari fratelli e care sorelle, abbiamo ascoltato una parte di un lungo discorso che Gesù rivolge alle folle che lo seguono desiderose di ascoltare una parola di salvezza. Gesù è un predicatore appassionato e risponde a questa sete di parole senza edulcorare un messaggio che è radicale ed esigente, come le parole che oggi abbiamo ascoltato: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! … Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.

Gesù parla col tono di uno che sente di avere qualcosa di importante da comunicare che non può essere preso alla leggera. Tante volte è quello che facciamo anche noi, banalizzando le parole di Gesù sciogliendolo nella sapienza del mondo e rendendole più spente e tiepide. Ma le parole di Gesù vogliono essere un fuoco, non tepore, vogliono ardere per consumare tutto quello che è falso e inutile, non assecondare quello che tutti pensano. Sono parole incendiarie che non lasciano nulla come prima, ma fanno brillare quello che vale e consumano ciò che non vale. Ma il Signore vede che la gente, e i discepoli stessi, rifiutano il cuore del suo messaggio e vorrebbero una risposta più rassicurante, facile, all’aspirazione di pace e serenità. Anche noi speriamo che Gesù ci indichi una via per porci al riparo dai venti di guerra e di violenza che sentiamo soffiare in un mondo impazzito, e ci permetta di trovare la pace nel nostro angolo di tranquillità.

Noi tutti cioè siamo capaci di giudicare quando subiamo un torto e reclamare giustizia. Alziamo la voce se qualcuno ci nega ciò a cui abbiamo diritto e combattiamo per ottenere ciò che ci spetta. Ma come ci comportiamo invece quando a subire il torto è l’altro, l’estraneo, lo straniero, e magari noi stessi siamo parte della causa dell’ingiustizia che patisce e ne godiamo i frutti?

Dio a noi che vorremmo essere lasciati in pace, nella pace della nostra condizione di privilegiati, dice di imparare a leggere i segni dei tempi, cioè di guardare la nostra situazione da una prospettiva diversa. Non solo quella del nostro benessere, ma quella del mondo intero dove tanti ne pagano il prezzo. Come possiamo vivere sereni se così tanti uomini e donne sono minacciati dalla miseria, come avviene in tanti luoghi del mondo, o anche vicino a noi? Come possiamo essere tranquilli quando milioni di persone vivono quotidianamente l’angoscia di dover sopravvivere fra stenti, mancanza del necessario come acqua, cibo, casa e cure mediche? Questi, e tanti altri, sono i segni dei tempi che ci devono far sentire la necessità che un nuovo tempo inizi e a divenirne i realizzatori, costruttori del bene comune e non del privilegio di alcuni a discapito degli altri.

Dio sa che questo sarà possibile solo se il nostro cuore si incendia di quel fuoco di passione per gli altri, di amore per tutti che Gesù vuole disperatamente accendere in ognuno. Ecco allora che capiamo perché Gesù esprime tutta la sua preoccupazione, perché il fuoco del Vangelo non solo non arde su tutta la terra, ma nemmeno sembra essersi acceso nelle vite di chi gli è più vicino.

Se impariamo questo modo diverso di vedere e giudicare la realtà, che è quello di Dio, capiremo il senso delle parole di Gesù che abbiamo udito oggi: ”Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.” Sembra un’espressione assurda, pensando proprio alle guerre che ci circondano, ma esse si comprendono alla luce delle altre parole di Gesù: “Io vi do la pace vera, non quella che da il mondo”, perché la pace vera è quella di chi non si accontenta della propria, ma non ha tregua finché l’ultima persona della terra non goda di pace. Questo esige di dividersi dalla mentalità comune che accetta e giustifica la guerra, di sbilanciarsi verso un modo di concepire la vita in cui non ci sia più spazio per la prevaricazione, crea agitazione, suscita preoccupazioni nuove, ma fa vivere la pace vera perché ci fa stare dalla parte del Signore, in sua compagnia e condividendo i suoi sentimenti. Solo infatti se facciamo nostra la sua angoscia e ci sentiamo spinti a non accontentarci di un piccolo focherello stentato, ma vorremmo con lui incendiare la terra intera, solo allora troveremo la vera pace che non è tranquillità, assenza di problemi o quiete, ma la compagnia del Signore, e, come dice il salmista, “Solo in Dio è tranquilla l’anima mia”.

  

Preghiere 

 

O Signore accendi anche in noi l’incendio di un amore appassionato e largo, perché sappiamo voler bene al fratello e alla sorella almeno quanto amiamo noi stessi,

Noi ti preghiamo

  

Aiutaci o Signore a superare le resistenze e le paure a farci investire da un amore sincero per tutti. Donaci la disponibilità e l’audacia di andare contro abitudini e tradizioni per essere tuoi discepoli fedeli,

Noi ti preghiamo

 

Consola o Dio quanti soffrono per la mancanza di amore e restano soli nel bisogno. Fa’ che i tuoi discepoli si facciano volentieri loro compagni e sostegno nella sventura,

Noi ti preghiamo

  

Dona o Padre del cielo la pace all’Ucraina, alla Palestina, a tutti i paesi colpiti dalla violenza e dalla guerra, consola gli afflitti e sostieni quanti cercano vie per la riconciliazione,

Noi ti preghiamo

 

Aiutaci o Dio ad essere sempre tuoi discepoli fedeli, anche quando questo è difficile e costa sacrificio. Fa’ che ovunque nel mondo i cristiani siano sempre una forza di pace e operatori di giustizia,

Noi ti preghiamo

  

Sostieni o Padre il nostro papa Leone nel suo ministero di pastore buono del tuo gregge. Donagli la forza profetica dell’annuncio del Vangelo e della testimonianza del tuo amore misericordioso,

Noi ti preghiamo.

giovedì 14 agosto 2025

Festa dell'Assunzione di Maria - 15 agosto 2025


 


Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo 11, 19a; 12, 1-6a.10ab

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

 

Salmo 44 - Risplende la Regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.
Dietro a lei le vergini, sue compagne, +
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 20-27°

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Maria è assunta in cielo;
esultano le schiere degli angeli.
Alleluia, alleluia alleluia.

Dal vangelo secondo Luca 1, 39-56

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

 

Commento

 

Cari fratelli e care sorelle, la festa di oggi ci ripropone con solennità la persona di Maria, donna importante nella storia della salvezza e fonte inesauribile dell’affetto dei cristiani da sempre.

Per soffermarci sul significato dell’esistenza di Maria, che oggi ricordiamo nel momento ultimo della sua vita terrena, il Vangelo di oggi ci propone l’inizio del suo itinerario di donna che ha portato la salvezza all’umanità, cioè subito dopo l’annunciazione.

L’evangelista Luca sottolinea che Elisabetta incontrando Maria parlò “colmata di Spirito santo.” Il suo parlare rivela in poche semplici frasi l’incarnazione del Signore, l’effetto della sua presenza nel seno da Maria (il bambino che esulta nel seno), la via dell’umile sottomissione al volere di Dio che ha portato alla realizzazione di questo evento straordinario (colei che ha creduto nell’adempimento della Parola). In poche parole è riassunto tutto il contenuto dell’evento straordinario che si era appena compiuto a Nazareth.

A questa profezia Maria risponde con un inno poetico, il Magnificat, una forma di espressione che riesca a esprimere l’incontro personale con Dio che ha appena vissuto.

Maria inserisce se stessa nel flusso della storia della salvezza, cioè la storia dell’incontro personale di Dio con l’umanità intera. È un’esperienza unica per ciascuno, ma allo stesso tempo è qualcosa di comune perché raccoglie le sorti e il cammino di tutti.

Dio è definito dalla vergine “potente”, ma questa potenza si manifesta nella salvezza che realizza nella storia del suo popolo e in quella personale di Maria. L’altra caratteristica divina enunciata è la sua “santità”, la quale si manifesta come misericordia che attraversa tutte le generazioni e soccorre Israele.

Questa potenza e santità trovano la loro manifestazione principale nell’ottica ribaltata della visione di Dio della storia e del mondo: I superbi sono confusi; i potenti sono rovesciati dai troni; gli umili sono innalzati; chi è affamato viene saziato; ai ricchi sono tolti i loro beni. Questi capovolgimenti sono il segno della potenza divina e hanno come protagonista il ristabilimento della giustizia e dell’ordine divino sovvertito dall’arroganza, l’avarizia e l’orgoglio degli uomini.

Maria mentre parla del mondo parla anche della propria storia personale.

Nella sua vicenda l’impossibile è già divenuto possibile. Quanto è avvenuto nel suo grembo già è un segno del ribaltamento della logica naturale della storia. La miseria, l’ingiustizia, l’umiliazione dei poveri hanno già conosciuto il loro riscatto nel concepimento di Dio che si è fatto uomo, bambino, povero, umile, senza un posto, piccolo.

Oggi, ricordando la sua assunzione, possiamo immaginare Maria che anziana, giunta alla pienezza dei suoi anni, rilegga quella storia di salvezza di cui ha cantato ad Elisabetta realizzata nella vita, morte e resurrezione del suo Figlio. Lei ne è stata la prima testimone e l’ha seguita nel suo dipanarsi come nessun altro dal suo inizio a Nazareth fino al Golgota e al cenacolo della Pentecoste. Ora assunta in cielo si ricongiunge col figlio al quale la sua vita si è legata indissolubilmente.

Cari fratelli e care sorelle, oggi questa stessa realtà è riproposta a tutti noi. La storia del nostro mondo ancora oggi geme e soffre nell’attesa di un parto che sembra non riuscire a realizzarsi. Soffre e geme per il dolore della guerra che semina morte e sofferenza, per l’ingiustizia che continua a schiacciare troppe persone. Maria ha accolto con disponibilità che Dio ponesse nella sua storia personale il germe di una nuova storia, ribaltata e radicalmente trasformata dalla presenza di Dio.

Lo stesso oggi è chiesto a noi. Accogliamo nella nostra vita la presenza del Signore che vuole anche attraverso la nostra vita entrare nelle pieghe dolorose del mondo.

In modo particolare oggi vogliamo unirci alla preghiera di tutta la Chiesa italiana e del mondo nell’invocare la pace.

Sappiamo che oggi si svolgerà un incontro importante, forse decisivo per le sorti dell’Ukraina, ed allora come Maria preghiamo che le decisioni che saranno prese seguano la logica di Dio che sovverte l’ordine malvagio del mondo, ristabilendo la pace vera.

  

Preghiere 

 

Ti ringraziamo o Padre del cielo perché Maria con la sua disponibilità seppe farsi carico della storia di tutta l’umanità e accogliere in sé la salvezza del mondo. Dona anche a noi di essere strumento della forza della resurrezione nella lotta contro il male,

Noi ti preghiamo

  

O Dio nostro Padre ti preghiamo, trasfigura la storia di questo nostro mondo così segnato duramente dai conflitti. Realizza il tuo disegno di amore e di pace. Fa’ che i tuoi figli sappiano farsi docili cooperatori nella costruzione del Regno di giustizia e concordia ,

Noi ti preghiamo

 

 Ti preghiamo o Signore Gesù perché in ogni parte del mondo i cristiani sappiano vivere il Vangelo della pace e siano operatori di bene e di giustizia,

Noi ti preghiamo

 

Scampa o Dio quanti sono minacciati dalla violenza e vivono oppressi dal dolore e dalla miseria. Liberaci tutti dalla radice di peccato che ci unisce in Adamo, per essere partecipi e operatori della vera pace portata da Cristo,

Noi ti preghiamo

 

Proteggi o Dio il nostro papa Leone nel suo impegno per la predicazione del Vangelo e per la testimonianza del tuo amore. Fa’ che ciascuno di noi sia toccato dalle sue parole e dal suo esempio per vivere una maggiore fedeltà alla tua Parola,

Noi ti preghiamo

  

Guida e proteggi o Signore tutti i tuoi discepoli che oggi nel mondo intero venerano tua Madre come protettrice e guida. Fa’ che con la sua stessa umiltà e umanità sappiamo tutti fare spazio a Cristo nella vita,

Noi ti preghiamo.