sabato 23 agosto 2025

XXI domenica del tempo ordinario - Anno C - 24 agosto 2025


 


Dal libro del profeta Isaia 66, 18-21

Così dice il Signore: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore».

 

Salmo 116 - Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Dalla lettera degli Ebrei 12, 5-7.11-13

Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: «Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio». È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

 

Alleluia, alleluia alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia, alleluia alleluia

 

Dal vangelo secondo Luca 13, 22-30

In quel tempo Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

 

Commento

 

Il brano del Vangelo appena ascoltato si apre con una domanda: “Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?»   

È un interrogativo strano, perché quel tale chiede “quanti” si salvano, tradendo o un fastidio per una grazia troppo larga, o la paura per un eccessivo rigore del giudizio di Dio. Si vuole chiarezza sul “quanto” dell’amore di Dio: è per molti, oppure pochi?

Gesù non soddisfa quella curiosità, perché per Dio il “quanto” dell’amore non ha limiti: la perdita anche di uno solo per lui è già “troppo”, e non ci sono pochi o molti per una salvezza che lui vuole che sia per tutti. Gesù con la sua risposta sposta invece l’attenzione sul “come” Dio salva. Questo è quello che conta e l’unica cosa che deve interessarci.

L’ingresso al Regno è definito da Gesù una “porta stretta”, e questo a prima vista sembrerebbe confermare che pochi possono entrarvi. Ma poi Gesù aggiunge, riprendendo l’immagine di Isaia nella prima lettura, “verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.” Cioè, dice che il Regno è fatto per accogliere tanti, provenienti da ovunque senza distinzioni, non è un luogo “per i pochi eletti” di Israele, ma per tutte le genti, con un allargamento di prospettiva inimmaginabile per un giudeo del tempo.

La porta allora è stretta non per impedire l’ingresso a qualcuno, ma perché l’ingresso è possibile solo attraverso la porta dell’incontro, che si fa sempre uno ad uno. Non si entra nel Regno in gruppo, confusi nella massa, perché non si incontra Dio nella folla, anonimamente. Ma anche, non è la “perfezione”, cioè l’assenza di peccato, che garantisce l’entrata nel banchetto, cioè la salvezza, ma solo l’amicizia personale con Dio, costruita nel tempo. Infatti il padrone di casa a chi vuole entrare, ma gli è sconosciuto, non dice: “voi siete peccatori, non vi meritate di entrare”, ma dice: “Non so di dove siete” cioè non ci siamo mai conosciuti.

Dio accetta di far passare per la porta stretta anche chi è peccatore, ma ha accettato di incontrarlo, di conoscerlo, di farsi da lui amare, correggere, perdonare. Ma chi invece credendo di essere nel giusto e di non avere bisogno del suo perdono, non lo ha mai cercato ecco che resta un estraneo, escluso dal banchetto.

Possiamo immaginare che sulla soglia di quella porta stretta il Signore ci accolga ciascuno con un abbraccio, riconoscendoci e chiamandoci per nome. Anzi lui stesso è la porta dell’ovile nel quale Gesù, pastore buono, raduna le sue pecore chiamandole ognuna con il suo nome, come lui stesso afferma: “io sono la porta delle pecore. … se uno entra attraverso di me, sarà salvato; … conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me (Gv 10).

Ma come si fa a “conoscere” e “farsi conoscere” da Dio, ad essere suoi amici, a farsi chiamare da lui per nome sulla soglia di quella porta stretta?

Gesù nel respingere quelli che non si sono fatti conoscere da lui dice: “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!” Eppure quelle persone non sembra che abbiano compiuto chissà quali delitti, affermano infatti di aver udito i suoi insegnamenti (“tu hai insegnato nelle nostre piazze”), e addirittura di aver mangiato con lui. Come non leggere in questa affermazione la partecipazione alla S. Messa, nella quale riceviamo l’insegnamento del Vangelo e mangiamo il banchetto della sua Eucarestia! Gesù, nonostante la loro pretesa di essere fra quelli che lo hanno frequentato assiduamente, li accusa del fatto che non hanno imparato da lui la sua giustizia, ma applicano quella del mondo.

Infatti, nel brano immediatamente precedente, Luca presenta una guarigione operata da Gesù in giorno di sabato. Questo suscita negli spettatori più osservanti una reazione scandalizzata: perché quella persona si è presentata da Gesù proprio di sabato, quando sa che è vietato? E implicitamente condannano anche Gesù perché ha operato una guarigione proprio nel giorno in cui il riposo sabbatico glielo impediva.

Allora c’è una giustizia degli uomini, che è osservanza formale, e una giustizia di Dio, che è il cercare sempre e comunque il bene degli uomini. Da questo sgorga quel giudizio: “Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!

Paradossalmente, infatti, proprio quelli che si sentono nel giusto perché osservanti e irreprensibili, sono quelli che conoscono meno come pensa e agisce Dio. Ecco allora il senso di quell’osservazione: “vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi.” Il giudizio di Dio guarda nel profondo e non si accontenta della superficialità della giustizia degli uomini, che è un’ingiustizia ai suoi occhi.

Cari fratelli e care sorelle, Dio si aspetta da noi che diveniamo operatori della “vera giustizia” che si realizza quando le sue parole passano dentro la nostra vita, lasciando un segno indelebile, rendendoci cioè cercatori del bene degli altri.

Allora, prepariamoci da subito ad entrare per la porta stretta di un rapporto intimo con Dio, abituiamoci ad assomigliargli il più possibile nel nostro agire, così da essere riconosciuti da lui, facciamoci plasmare dentro dal Vangelo, quelle parole così vere e umane, capaci di trasformare ciascuno in uomini e donne, a cominciare proprio dal bisogno di essere guariti e salvati da Lui.

 

Preghiere 

 

O Signore Dio nostro, aiutaci a cercare sempre l’incontro con te, fa’ che ascoltiamo le tue parole e seguiamo il tuo esempio, per divenire simili a te nel pensare e nell’agire,

Noi ti preghiamo

  

Plasma o Dio il nostro cuore, perché tu ci riconosca come tuoi figli e discepoli. Fa’ che la porta stretta dell’amore personale con cui ci vuoi bene si apra per accoglierci nella tua infinita misericordia,

Noi ti preghiamo

 

Ti preghiamo o Dio per quanti non ti conoscono, anche se pensano di sapere già chi sei e cosa vuoi. Aiutali ad ascoltare con umiltà il vangelo e a farlo scendere dentro di sé perché trasformi le loro vite,

Noi ti preghiamo

  

Aiuta o Dio tutti quelli che ti invocano, affidandosi a te. In modo particolare quanti sono oppressi dalla violenza della guerra e del terrorismo. Mostra loro il tuo volto che salva e dona pace al mondo intero,

Noi ti preghiamo

 

Guida i tuoi figli ovunque incamminati sui sentieri del Vangelo o Dio nostro Padre, perché seguendo i tuoi insegnamenti portino pace e riconciliazione dove oggi c’è odio e contesa,

Noi ti preghiamo

  

Proteggi o Signore i tuoi figli, specialmente quelli che sono nel dolore e nella difficoltà. Guarda ad ognuno con il tuo volto misericordioso, perdona e guarisci ciascuno,

Noi ti preghiamo.

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