giovedì 23 dicembre 2010

Giorno del Natale del Signore



Dal libro del profeta Isaia 52,7-10
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio». Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.

Salmo 97 - Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Dalla lettera agli Ebrei 1,1-6
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

Alleluia, alleluia, alleluia.
Un giorno santo è spuntato per noi:
venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Giovanni 1,1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.


Commento


Cari fratelli e care sorelle, questa notte il buio del mondo è stato squarciato da un fascio di luce che ha radunato i pastori che vegliavano le loro greggi. Nel cielo senza stelle gli angeli hanno indicato da dove veniva quella luce che indicava una prospettiva e una speranza a quegli uomini oppressi dall’oscurità. I pastori, ci dice il Vangelo, alla vista di quel chiarore e dell’angelo furono presi da timore, perché al buio si fa facilmente l’abitudine e si finisce per amarlo. Anche noi troppo spesso ci siamo abituati ad un modo di vivere al buio, dove il volto dell’altro è irriconoscibili e rende ciascuno un’ombra da cui difendersi e diffidare. È la condizione normale del mondo di oggi, dove ciascuno è lontano dal fratello e dalla sorella, diviso da montagne di ostilità e vallate di paure.


D’altronde anche nel buio ciascuno di noi trova il modo per farsi un po’ di luce: qualche soddisfazione passeggera, l’esaltazione di un momento di successo, la prospettiva di un po’ di benessere. Ma, ci dice Giovanni, quella notte “veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.” Sì, abbiamo bisogno non di un lampo passeggero che illumina e poi svanisce, ma della luce vera, che non passa e non si spegne. E’ il Signore Gesù che nasce, e la sua Parola resta fra di noi e nasce ogni volta che viene proclamata e annunciata e porta la luce e il calore che dissipa il buio e scalda i cuori in modo duraturo.


Ma, come dicevo, spesso noi siamo abituati al buio e ci sembra di starci più comodi. Ci siamo adattati ad esso e una luce troppo forte abbaglia gli occhi miopi di gente che vuol vedere solo vicino. E’ il rifiuto della novità, di guardare con luce nuova il volto di chi ci sta accanto, di gettare lo sguardo sull’orizzonte largo di un mondo che preferiamo ignorare.


Nel buio, si sa, i confini delle cose sono meno definiti, i contrasti si attutiscono e ciascuno può costruirsi la realtà, poco visibile, un po’ come gli fa più comodo.


I rapporti, le domande, le decisioni sono un po’ tutte modellate sulle nostre esigenze, tanto nessuno può avere da ridire. Il Vangelo invece getta un fascio di luce e rende i contorni della realtà nitidi: le persone sono persone e non sagome indefinite, i loro bisogni emergono nella loro concretezza e non sono solo generici stati d’animo, le nostre azioni risaltano nella loro cruda realtà, senza ombre a nasconderne i tratti meno nobili. Per questo la luce non ci piace. Il vangelo infatti nella sua concretezza e verità mette a nudo la nostra umanità con i suoi aspetti meno piacevoli, le durezze e i compromessi.


Il Vangelo allora ci pone davanti alla necessità di scegliere: o accettarlo e farci mettere in discussione da lui, o rifiutarlo e restare nel buio di una vita giocata tutta fra sé e sé. Giovanni infatti dice: “Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.” Non è scontato accettare che a Natale anche per me nasce una domanda, una parola nuova che mi chiede di guadare con occhi nuovi al mondo e di lavorare perché sia migliore. Abbiamo mille modi per giustificare il nostro rifiuto: a Natale si è molto occupati da tanti impegni, si è occupati dai regali e concentrati sulle tradizioni da rispettare, e guai a spostare l’attenzione su qualcosa di nuovo che chiede di nascere anche in te.


E finito il Natale, come una ubriacatura passeggera, torniamo a brancolare nel buio della vita ordinaria, a procedere a tastoni, a urtarci e farci male l’un l’altro, a non riconoscere il volto del vicino, anzi ad averne paura.


Ma oggi, Natale del Signore, sì, la luce ci rischiara lo sguardo e chiediamoci davanti al chiarore della nascita di Gesù: vale la pena vivere così, con la stanca ripetitività di riti vuoti di conservazione del buio? O non vale la pena, piuttosto, una buona volta, di farsi inondare dalla luce del Vangelo e accettare di guardare sé e il mondo illuminati da Parole che non solo ce li mostrano come veramente sono, ma ci fanno intravedere dietro di essi come potrebbero essere, migliori, più umani? E’ la prospettiva di accogliere quel bambino e divenirne figli: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.” Sì paradossalmente possiamo divenire figli di quel bimbo, della sua ingenuità fanciullesca che è fiducia in un futuro da costruire con gli altri, migliore e più umano. Figli di una vulnerabilità bambina che si fa toccare dal dolore dei poveri e dal grido dei disperati e si fa loro compagna. Scopriremo che è bello vivere nella luce del Vangelo perché essa scalda e illumina i cuori, fa riconoscere nel volto dell’altro il fratello e la sorella, dona il coraggio e la fiducia per non rassegnarci al buio dell’oggi. Cogliamo l’occasione del Natale, non trascuriamolo, divenendo figli ci scopriremo più forti e più felici.


Preghiere



O Signore Gesù che sei nato nel buio della notte per portare la luce del tuo amore all’umanità, illumina anche noi, perché sappiamo seguire il tuo esempio e mettere in pratica il Vangelo.
Noi ti preghiamo



Scalda il nostro cuore o Dio perché sappiamo accogliere il tuo figlio unigenito e accettiamo di farci figli di un bambino, divenendo ingenui nell’amore e vulnerabili nella compassione per chi è povero.
Noi ti preghiamo


O Signore Gesù ti preghiamo per questo nostro mondo immerso nelle tenebre della violenza e dell’odio e oscurato da dense nubi di indifferenza e ostilità. Fa’ che la tua venuta dissipi il buio e faccia risplendere in ogni luogo la luce del Vangelo di pace e di amore.
Noi ti preghiamo


Non guardare o Dio alla nostra tiepidezza e al poco amore, ma vieni e visita la nostra vita perché diveniamo tuoi figli e discepoli del Vangelo.
Noi ti preghiamo


Proteggi con amore o Signore Gesù tutti quelli che come te soffrono per il freddo della notte: guarda con amore a chi non ha casa e famiglia, a chi è solo e senza speranza, a chi è nel dolore per la malattia e la miseria.
Noi ti preghiamo


Libera o Padre onnipotente chi è prigioniero della violenza e schiavo dell’odio, perché la mano non si alzi più contro il fratello e la sorella, ma impari ad aprirsi in gesti di generosità.
Noi ti preghiamo.

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