giovedì 6 gennaio 2011

Festa della Santa Famiglia - 26 dicembre 2010




Dal libro di Siracide 3, 3-7.14-17
Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole. Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita. Chi onora sua madre è come chi accumula tesori. Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre. Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore. L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.

Salmo 127 - Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto +
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3, 12-21
Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

Alleluia, alleluia, alleluia.
La pace di Cristo regni nei vostri cuori;
la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza.
Alleluia, alleluia, alleluia.

Dal vangelo secondo Matteo 2, 13-15. 19-23
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».



Commento



Cari fratelli e care sorelle, appena ieri è risuonato in questa casa forte l’annuncio della nascita del Signore Gesù. Abbiamo contemplato il piccolo bambino Gesù e, con le parole dell’apostolo Giovanni, abbiamo detto che siamo chiamati ad accoglierlo nella nostra vita e a farci figli di quel bambino: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”. È quello che fecero le persone che al momento della sua nascita attorniavano il bambino Gesù: i pastori, i quali andarono a vedere quel segno di cui aveva loro parlato l’angelo dicendo che era nato il Salvatore, il Signore sotto la cui protezione avrebbero messo la loro vita. Una volta vistolo i pastori se ne tornarono felici e riportarono la notizia di ciò che era avvenuto in quella notte santa.
Ma poi, poco dopo, erano giunti anche i Magi dall’oriente, persone importanti, cercatori della verità, e anch’essi si erano prostrati davanti al bambino adorando in lui il Signore della loro vita capaci di dare la risposta alle loro domande.
Ma cosa vuol dire adorare il Signore, sottomettersi alla sua Signoria, riconoscersi parte di un popolo guidato da quel bambino che tutto sembra fuorché un potente ?
L’apostolo Paolo scrivendo ai cristiani di Colossi ci aiuta a rispondere a questa domanda che chi si pone in modo pensoso e non superficiale davanti al presepe non può far a meno di farsi. Sì in quella grotta, davanti a quella mangiatoia nasce una nuovo popolo che però è retto e organizzato non in base alle regole dei poteri di questo mondo. Non si basa sull’arroganza del più forte o sulla paura della punizione, né sulla forza delle armi o dell’economia, come avviene normalmente fra i popoli della terra. No, quel popolo è descritto da Paolo come una famiglia formata da tutti coloro che si sottomettono al bambino. Vengono annientate in un solo colpo le differenza sociali, di cultura e provenienza (i pastori sono uguali ai Magi), tutti diventano figli di quel piccolo, fratelli e sorelle fra loro.
Paolo delinea i tratti del rapporto che lega coloro che accettano di entrare a far parte di questa famiglia: “rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri” e sottolinea con altrettanta forza come non la carne né il sangue l’hanno generata, né convenienze o convenzioni, ma la condiscendenza infinita di Dio che si è fatto piccolo come noi per innalzare la nostra piccolezza vicino a Dio: “Fratelli, scelti da Dio, santi e amati … il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.
Allora possiamo ben dire che a Natale non solo nasce Gesù, ma con lui nasce una nuova famiglia che lega tutti gli uomini e le donne che a lui si sottomettono: la Famiglia Santa dei discepoli e dei poveri di cui oggi la Chiesa fa memoria.
Infatti Joseph Ratzinger, quando era ancora solamente un professore, scrisse nel 1960 in un suo libro come Gesù utilizzi il termine fratelli, oltre ovviamente al senso letterale di “figli degli stessi genitori”, solo per indicare coloro che sono interni alla sua prima comunità, quelli della cerchia più intima, i seguaci più stretti, e lo usa appunto solamente quando parla dei discepoli (Mt 12, 47-50; Mt 23, 8; Lc 22, 32; Gv 20, 17; Gv 21, 33) e dei poveri (Mt 25, 40, 45 : “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”).
Maria e Giuseppe avevano ben capito questa realtà nuova di una famiglia non più regolata in base alle convenzione e le tradizioni sociali. Fin da prima della nascita di Gesù entrambi sono invitati dall’angelo ad accogliere questa nuova realtà che stavano per vivere senza voler imporre a quella nuova famiglia che strava per nascere gli schemi banali del mondo: a Maria viene donato un figlio senza conoscere uomo, a Giuseppe è proposto di non rifiutare Maria anche se incinta prima del matrimonio. E la grandezza dei due sposi, che sono i primi due a entrare a fra parte della grande famiglia dei discepoli di Gesù, sta proprio in questo lasciarsi modellare la vita dalla volontà di Dio, anche se sembra così lontana dalla normalità degli usi consueti.
Anche a noi fratelli e sorelle, è proposto di diventare membri di questo nuovo popolo-famiglia che nasce a Natale. Non si tratta di iscriversi ad un’organizzazione, né di aderire a ideali e valori, ma, come dice S. Paolo, di fondare la propria vita sulla coscienza di essere stati amati noi per primi da Dio, tanto da far nascere il suo Figlio nel mondo, e di essere stati chiamati a ricambiare lo stesso amore, umile e pieno di misericordia, verso gli altri, resi nostri veri fratelli e vere sorelle dall’unica paternità del Signore Gesù che abbiamo in comune.
Questo non è scontato né banale, perché il mondo non sopporto la rivoluzione dei suoi schemi e vuole far morire il bambino che è appena nato a Natale. E lo fa bene, ad esempio, mistificando questa festa e facendone l’occasione per riaffermare che è mio parente solo quello che ha il mio sangue. Lo vediamo nel racconto dell’evangelista Matteo, ma lo vediamo anche ogni giorno nella nostra vita. La cultura, l’organizzazione sociale, le tradizioni, le abitudini scontate del vivere quotidiano, tutto ci dice che non è vero, che la vera famiglia è quella di sangue, allargata al massimo a quelli che mi sono utili, che solo di quella ci dobbiamo occupare, che gli altri sono estranei e nemici, che dobbiamo difenderci e diffidare da essi. Altro che misericordia, altro che “tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità, perdono” di cui parla S. Paolo, bisogna difendersi.
Fratelli e sorelle, non ci sottomettiamo alla legge spietata del mondo, sottomettiamoci al Signore capo famiglia di un nuovo popolo, mettiamo al centro non chi ci porta vantaggi e convenienze, ma chi è più bisognoso e piccolo, cerchiamo l’interesse della famiglia dei fratelli di quel Signore, cioè i discepoli e i poveri, e saremo rivestiti di quella forza invincibile che i pastori e i Magi intuirono e seppero adorare nel bambino di Betlemme. Erode ancora oggi cerca quel bambino per eliminarlo, perché non sopporta che ad esso e non a lui si sottomettano le persone, ma ieri in cattedrale e il 4 gennaio qui da noi Erode è sconfitto: si raduna la vera famiglia di Dio, quella dei poveri e dei loro umili servitori, riunita dal suo amore e compassione, quella benedetta e resa santa dal farsi piccoli, sognatori di un mondo nuovo.


Preghiere



O Signore Gesù accoglici nella tua famiglia degli umili e dei poveri, perché possiamo essere protetti dalla tua Signoria e, sottomessi al tuo amore infinito, accettiamo con gioia di vivere secondo la tua volontà.
Noi ti preghiamo



Cancella o Gesù il nostro orgoglio e la nostra arroganza, perché davanti a te piccolo e umile Bambino chiniamo il capo come i pastori ed i Magi adorando il Signore della nostra vita
Noi ti preghiamo



Ti ringraziamo o Dio del cielo perché ci indichi in Maria e Giuseppe l’esempio di chi si seppe sottomettere alla tua volontà, rifiutando di imporre la propria.
Noi ti preghiamo



Aiutaci sempre o Signore Gesù a non far vincere nelle nostre scelte ciò che le tradizioni del mondo e le abitudini ci fanno sembrare normale e scontato, ma di cercare in ogni occasione di sottometterci ai tuoi disegni buoni per noi e per il mondo.
Noi ti preghiamo



In questo Santo Natale aiutaci o Signore Gesù a far entrare nelle nostre vite la luce che vieni a portare nel mondo, perché le tenebre dell’odio e della violenza siano sconfitte per sempre.
Noi ti preghiamo



Ti ringraziamo o Padre del cielo per il dono che ogni anno rinnovi della tua Parola che ci parla e ci guida nella nostra vita. Fa’ che la ascoltiamo con sottomissione e cuore aperto.
Noi ti preghiamo.



Nel freddo di questo inverno proteggi o Signore tutti coloro che soffrono: i malati, i bisognosi, chi è senza casa e protezione, i prigionieri. Dona ad essi la consolazione della tua famiglia.
Noi ti preghiamo



Guida e scalda i cuori dei tuoi discepoli perché ovunque essi siano portino con entusiasmo l’annuncio del vangelo della tua nascita fra di noi.
Noi ti preghiamo

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