giovedì 20 gennaio 2011

Scuola del Vangelo 2010/11 - XI incontro: La preghiera per l'unità dei cristiani


La settimana che va dal 18 al 24 gennaio è dedicata dalle chiese cristiane alla preghiera per l’unità.


E’ questo un risultato di un movimento che ha sempre più preso piede nelle Chiese cristiane in questo ultimo secolo e che viene chiamato “movimento ecumenico” perché ha come scopo quello di favorire il processo di riconciliazione e di unione fra Le Chiese e le comunità cristiane che attualmente vivono separate.

Le religioni nel mondo: un po’ di dati
I cristiani nel mondo sono complessivamente circa 2,1 miliardi, cioè il 33 % degli abitanti del globo, e sono così divisi: cattolici 1 miliardo circa (17,5% della popolazione mondiale); protestanti, e riformati circa 900 milioni (il 15,6% del totale); ortodossi delle varie chiese circa 250 milioni (3,6%); 275 milioni (6%) fra anglicani, antiche chiese orientali, battisti e pentecostali.
La religione cristiana è la più diffusa nel mondo, seguita dall'Islam, tra 900 milioni ed 1,4 miliardi, e all'Induismo, tra 850 milioni e 1 miliardo.

La storia
Fin dai primissimi passi delle comunità cristiane apostoliche (per intenderci ai tempi di Paolo e di Pietro) si profilano delle divisioni fra i cristiani: negli Atti si parla di divergenze di visione fra Paolo e la comunità di Gerusalemme, ma poi anche all’interno delle singole comunità alcuni discepoli vogliono imporre una loro dottrina ecc… Attorno ai principali centri in cui si sviluppa il cristianesimo (i cosiddetti 5 patriarcati di fondazione apostolica: Roma, Costantinopoli attuale Istanbul, Gerusalemme, Antiochia, Alessandria) si cominciano a creare delle tradizioni locali con il loro modo di pregare (i riti liturgici), dei caratteri differenziati di pensiero teologico e spirituale, in una parola un modo di essere cristiani vissuto in modo diverso, pur mantenendo l’unicità della fede in Dio, in Gesù e della Scrittura.
I problemi principali cominciano a sorgere attorno al IV secolo, quando si creano delle divergenze significative sul dogma cristologico, cioè su chi è Gesù, il suo ruolo e, soprattutto sul rapporto fra divinità e umanità nella persona di Gesù. Sorgono visioni sempre più divergenti e si riuniscono alcuni Concili in cui i vescovi, in rappresentanza di tutte le Chiese del tempo, discutono animatamente e giungono a produrre delle formule alle quali i cristiani devono aderire (il cosiddetto “Credo” che recitiamo ancora oggi). Chi non lo fa viene considerato eretico, che significa “separato”, e pertanto non più considerato come facente parte della comunità dei credenti.
Il processo storico ella definizione dei dogmi è pieno di conflitti, anche per le implicazioni politiche: basti pensare che i primi concili erano convocati, presieduti e controllati dall’Imperatore che vi partecipava di persona o tramite suoi delegati.
Nel 431 si svolge un importante concilio a Efeso, il terzo, vi parteciparono approssimativamente 200 vescovi e si occupò principalmente del nestorianesimo. L'unità della Chiesa era minacciata da un aspro dibattito che riguardava la persona e la divinità di Gesù Cristo. Si confrontavano due scuole: quella antiochena, capeggiata da Nestorio (Patriarca di Costantinopoli) e quella alessandrina, che vedeva alla testa il principale oppositore delle tesi di Nestorio, Cirillo di Alessandria. Connessa alla disputa su Gesù Cristo, vi era quella legata all'appellativo Theotòkos relativo alla Madonna: i nestoriani affermavano infatti che Maria era solamente Christotòkos, Madre di Gesù-persona e non Madre di Dio.
Le vicende tumultuose del Concilio portarono alla condanna di Nestorio, che fu deposto e dichiarato eretico, e la vittoria della posizione di Cirillo, che venne dichiarata l’unica “ortodossa”, cioè valida.
Questo concilio portò alla prima grande divisione di un ramo della Chiesa che è giunta fino ad oggi con il nome di “Chiesa Assira, o Nestoriana” che conta circa 400.000 fedeli. Essa riconosce la validità solo dei primi due concili Ecumenici (Nicea 325, Costantinopoli 381).
Nel 451 si celebrò il Concilio di Calcedonia che si occupò del problema del monofisismo, cioè del rapporto fra le due nature (umana e divina) di Cristo. Nel Concilio prevalse la posizione appoggiata dal vescovo di Roma Leone Magno, contro quella del vescovo di Alessandria. Sostanzialmente vi fu una incomprensione di natura terminologica: entrambi sostenevano la realtà delle due nature umana e divina in una unica persona, Gesù, ma mentre il primo sottolineava la coesistenza delle due nature, il secondo l’unicità della persona di Gesù, e per questo fu condannato come monofisita, erroneamente.
Si provocò così la seconda grande divisione e una importante fetta del Cristianesimo si separò definitivamente: i Cristiani Copti (egiziani), Etiopici ed Eritrei (“figli” dell’evangelizzazione alessandrina), Armeni, Siri.
Poi nel 1054 avvenne la grande divisione fra Occidente (Roma, mondo latino) e Oriente (Costantinopoli, mondo greco) con la reciproca scomunica e la grande divisione fra Cattolici e Ortodossi. Per motivi storici erano due mondi ormai non comunicanti: differenze di cultura, lingua (basti pensare che il greco era ormai pressoché sconosciuto in Occidente), sensibilità e politica avevano portato alla divisione di fatto dell’universo cristiano in due diversi mondi che da ora seguono due strade separate di sviluppo.
Infine nel XVI secolo avvenne l’ultima grande separazione: i Protestanti nel mondo tedesco e gli Anglicani in Inghilterra.

Cosa vuol dire “separati”
Di fatto tutte queste Chiese hanno continuato a camminare su “strade parallele” per tutti questi secoli, ignorandosi a vicenda o, più spesso, combattendosi, anche in modo cruento. Pensiamo ad esempio alle Crociate, durante le quali i cristiani orientali-ortodossi sono stati sterminati dagli eserciti occidentali-cattolici come nemici della fede. Per esempio Costantinopoli, sede del più importante Patriarcato orientale ortodosso, fu assediata, conquistata e saccheggiata nel 1204 con stragi fra la popolazione, per gran parte cristiana.
Nell’ultimo secolo l’atteggiamento è via via cambiato. Per la Chiesa Cattolica bisogna aspettare il Concilio Vaticano II per vedere sancito in modo ufficiale e solenne un nuovo atteggiamento nei confronti delle altre Chiese cristiane. Esso è caratterizzato da rispetto e amore (i non cattolici non sono più gli eretici da combattere come nemici, ma fratelli) e dall’esigenza di creare legami sempre più stretti di conoscenza reciproca e collaborazione per avviare un processo di avvicinamento in vista dell’unità.
Per avere un’idea del cambiamento di atteggiamento basti pensare che fino a prima del Concilio il principio cattolico che ispirava i rapporti con gli altri cristiani era quello dell’ “unione”. Cioè i cristiani non cattolici dovevano “tornare a Roma”, riconoscendo il loro errore e sottomettendosi all’autorità del papa, rinunciando definitivamente e pienamente ad ogni loro tradizione. Questo era stato il processo che nel XV e XVI secolo aveva portato alcune frange delle Chiese Ortodosse a unirsi con Roma, con il fenomeno del cosiddetto “uniatismo”. Un atteggiamento di sostanziale disprezzo e rifiuto dell’identità delle altre Chiese.
Dopo il Concilio si afferma invece il principio della ricerca dell’ ”unità”, cioè lo sforzo comune di avvicinamento in vista di una unità futura che si realizzerà nei modi che Dio indicherà. In questa prospettiva cammina il movimento Ecumenico di cui anche la Chiesa Cattolica fa parte attivamente, come testimonia questa settimana di preghiera.


La divisione fra le Chiese ha come ricadute pratiche:
• non comunione (impossibilità di ricevere i sacramenti, tranne il battesimo, per i non appartenenti alla Chiesa che lo impartisce);
• alcune differenze teologiche (ad es. con gli ortodossi la questione del Filioque);
• il ruolo del papa come pastore supremo della Chiesa (le Chiese ortodosse sono autocefale, quelle protestanti hanno una gerarchia di tipo democratico, con elezioni a tempo, ecc..):
Ma soprattutto vi sono le diffidenze e i pregiudizi che secoli di lontananza e lotta reciproca hanno generato e che sono degli ostacoli psicologici a volte ancora più grandi di quelli concreti.
Ad esempio gli ortodossi giudicano la Chiesa cattolica troppo immischiata nelle questioni temporali e lontana dall’essere spirituale ma tutta impegnata in una sorta di imperialismo e i protestanti come rivoluzionari nemici della tradizione; i protestanti giudicano gli ortodossi come pezzi da museo e i cattolici come conservatori maschilisti (per l’ordinazione ammessa solo per gli uomini) e antidemocratici; i cattolici giudicano gli ortodossi come presuntuosi e arretrati e i protestanti come libertari immorali e schiacciati sulle posizioni dei movimenti politici sinistresi ; ecc…
La realtà è che bisogna accettale la sfida di una complessità e varietà delle espressioni della fede cristiana che, anche se alcune sono magari meno positive, sono comunque nelle sue espressioni più genuine frutto di un cammino storico diverso e tentativi, più o meno riusciti, di incarnare la fede in contesti e culture diverse.

Che bisogno c’è dell’ecumenismo?
Il bisogno di unità fra i cristiani viene innanzitutto dall’invito di Gesù contenuto nel cap. 17 del Vangelo di Giovanni: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. … Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” (vv. 11; 20-21)
L’esigenza di unità è quindi innanzitutto richiesta per l’efficacia della testimonianza cristiana e della credibilità del Vangelo che noi annunciamo.
Nella storia più volte la divisione dei cristiani ha causato un indebolimento nei confronti del male: pensiamo al regime Nazista che in Europa ha potuto prendere il potere in modo così repentino e virulento anche perché i cristiani non hanno saputo fare fronte comune, pur essendo coscienti della sua pericolosità. Strategie politiche e logiche di convenienza hanno fatto prevalere una prudenza dei cristiani che non hanno saputo porre argine al dilagare del male nazifascista.
Ma pensiamo anche alla persecuzione dei cristiani operata dal regime comunista in Unione Sovietica: nel 1949 il regime sovietico iniziò una persecuzione contro la chiesa greco-cattolica abolendola di fatto e costringendola ad una forzata unione nell'ambito della Chiesa ortodossa. Solo nel 1980 la Chiesa cattolica recuperò la sua libertà di culto. La divisione fra le due Chiese lasciò più libertà al regime di perseguitare i cattolici, che ebbero mano più libera approfittando delle rivalità esistenti.
Ancora oggi davanti alle grandi sfide che il mondo moderno pone davanti ai cristiani la loro divisione indebolisce la forza dell’annuncio della salvezza di Cristo. Pensiamo ad esempio alla confusione generata dal fatto che in alcuni paesi le diverse Chiese celebrano la Pasqua in date differenti, causando lo scherno dei non cristiani che chiedono se Gesù è morto più volte e risorto più volte. Ma poi quante forze sono sprecate a diffidare, difendersi e magari rinchiudersi invece di essere usate per annunciare il Vangelo.
Davanti ad un mondo frammentato e individualista la testimonianza di cristiani divisi e in conflitto fra loro è spettacolo veramente deleterio, il contrario di quello di cui ci sarebbe bisogno.

Come vivere uno spirito ecumenico
Per tutti questi motivi è necessario coltivare un sentimento di amicizia e vicinanza con i nostri fratelli e sorelle cristiani di altre Chiese. In questi ultimi tempi poi il fenomeno dell’immigrazione ci ha portato in contatto con molti non cattolici provenienti soprattutto dall’est Europa, Etiopia Eritrea, Paesi a forte maggioranza ortodossa. Come fare?
Innanzitutto bisogna imparare a conoscere e rispettare i cristiani non cattolici: vincere l’ignoranza e i giudizi grossolani o infondati. Crescere nella stima e nell’apprezzamento per le tradizioni e i tesori di spiritualità di cui sono portatrici le altre Chiese.
Accogliere e sostenere quelli in difficoltà: pensiamo all’episodio in cui siamo stati accanto ai romeni qualche anno fa, durante il periodo di forte razzismo nei loro confronti.
Ma l’opera principale che possiamo e dobbiamo compiere è pregare perché siano superate divisioni e ristabilita l’unione a cui Gesù ci invita.

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