venerdì 21 ottobre 2011

XXX domenica del tempo ordinario




Dal libro dell’Èsodo 22,20-26

Così dice il Signore: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani. Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse. Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso».


Salmo 17 - Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.


Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési 1,5c-10

Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acàia.  Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acàia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.  Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.
 

Alleluia, alleluia alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

Alleluia, alleluia alleluia.
 

Dal vangelo secondo Matteo 22,34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».  Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Commento

Cari fratelli e care sorelle, Come abbiamo già visto domenica scorsa, i farisei assieme agli altri esperti, quelli che potemmo chiamare i “professionisti” della fede, mettono alla prova Gesù per cogliere il punto debole del suo insegnamento. Vogliono cioè scoprire quali sono gli elementi nuovi che Gesù introduce nella tradizione ebraica per poterlo così accusare di volerla stravolgere. In realtà il Signore aveva già detto che non era sua intenzione cambiare nemmeno uno “iota”, cioè una virgola, della Legge (Mt 5,17-18). Infatti il suo insegnamento è sì nuovo e diverso dalle dottrine delle altre scuole ebraiche, ma unicamente perché Gesù va in profondità e fa emergere dalla fede ebraica la radice più vicina al pensiero stesso di Dio. Negli anni infatti le scuole rabbiniche e le sette giudaiche avevano preso una parte o l’altra dell’insegnamento della Scrittura per farne una propria interpretazione o per dare enfasi ad un aspetto o ad un altro. Così facendo in realtà avevano fatto diventare la fede nel Dio unico e personale di Abramo, Isacco e Giacobbe una serie di leggi da osservare e costumi da tramandare.

Questa è una tentazione sempre presente, e che di tanto in tanto affiora anche nel cristianesimo, come ad esempio, ai giorni nostri, il tentativo di far diventare la fede un fascio di valori e di norme morali da osservare, di correnti culturali che si immedesimano con una civiltà di cui costituirebbe, come si dice spesso, le radici. In realtà quando si confonde la fede con una legge o una tradizione o una cultura essa viene a perdere il suo carattere determinante di rapporto personale con Dio, fatto di incontro, ascolto, ricerca e inquietudine, un continuo avanzamento e approfondimento nel pensiero di Dio che ci diventa così sempre più familiare, pur rendendoci conto della distanza abissale che da esso ci separerà sempre.

A Gesù chiedono quindi qual è la legge più importante del giudaismo. Il Signore risponde citando la Scrittura, in pieno accordo con la tradizione rabbinica, laddove dice “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Dt 6,5). I farisei possono essere tranquilli: l’insegnamento di Gesù è perfettamente ortodosso. Ma subito dopo aggiunge un secondo precetto, “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Anche questa seconda norma è tratta dalla Scrittura (Lv 19,18), e i farisei non possono eccepire nulla, ma accostando fra loro queste due norme e mettendole assieme come fondamentali per la fede di Israele Gesù opera una grande rivoluzione, nel senso che riporta quelle leggi dall’aridità dei precetti alla novità del soffio vitale che in esse Dio ha voluto mettere. Infatti amare Dio, dice Gesù, non può essere solo uno sforzo mentale e un impegno di volontà, ma passa attraverso la pratica concreta dell’amore per il prossimo. Allo stesso tempo l’amore per il prossimo, legato a quello per Dio, diviene non solo filantropia sociale ma un riverbero di quello Spirito che Dio dona a chi lo ama. Amore per Dio e amore per il prossimo diventano così il comandamento che riassume, come afferma Gesù, tutta la Scrittura: “Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.

Gesù nega che ci possa essere un amore per Dio che non passi attraverso l’attenzione all’altro, specialmente il più bisognoso del nostro amore, così come non vi è altro fondamento per la solidarietà tra gli uomini che non sia la gratitudine affettuosa per Dio che per primo ci ha gratuitamente voluto bene.

In Gesù noi possiamo imparare questo amore “a due facce”: in lui vogliamo bene al vero uomo e, allo stesso tempo, a Dio, e cosa significa voler bene ce lo insegna egli stesso: amare gli uomini e desiderare la loro salvezza ha significato per Gesù divenire come noi con l’incarnazione. È quel processo di immedesimazione profonda di cui parla il brano del libro dell’Esodo che abbiamo ascoltato: “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.” Cioè l’amore per gli altri non nasce dall’applicazione di una norma (religiosa o sociale che sia) ma nell’identificarsi con l’altro, nel provarne le stesse sofferenze, lo stesso bisogno di essere amato e aiutato. È quello che ha fatto Gesù; che ci ha tanto amati da diventare uno di noi. Ha fatto suoi i nostri pesi e ha subito come uomo l’assalto del male, fino a morirne. Questo vuol dire amare “come se stesso”: come se il dolore del fratello fosse il mio, provando i suoi stessi sentimenti e identificandosi pienamente con la sua situazione.   

Alla domanda malevola dei farisei Gesù risponde dunque insegnandoci ad andare in profondità in una comprensione meno superficiale della Scrittura, che si ottiene solo mettendola in pratica. Sì, non c’è comprensione della Parola di Dio che non passi attraverso il viverla, e non c’è conoscenza religiosa che non derivi dal vissuto di una vita che mette in pratica il Vangelo. Tutto il resto è esercizio vuoto, è legalismo e sterile tradizionalismo.

È la via che anche a noi oggi è proposta: non ricerca di una novità fine a se stessa, né paura di mettere in discussione il nostro modo di pensare e di vivere, ma discesa in profondità nella Parola di Dio per ritrovarvi le radici del nostro agire più autenticamente umano.

Preghiere

O Signore Gesù che ti sei fatto conoscere da noi come vero uomo e vero Dio, insegnaci ad amarti nei poveri e nei piccoli che ci fai incontrare,

Noi ti preghiamo


O Padre misericordioso, perdona la distanza con cui guardiamo a te e la resistenza a seguire i tuoi comandamenti, rendici capaci di ascoltare con profondità il Vangelo e di viverlo,

Noi ti preghiamo


Rendici o Signore Gesù cercatori della tua volontà, perché non ci accontentiamo di seguire una legge ma diveniamo tuoi discepoli,

Noi ti preghiamo


Guida o Padre del cielo tutti quelli che cercano una vita piena di significato e la pace vera dei cuori. Fa’ che trovino in te la vita migliore e nei fratelli la famiglia in cui essere felici,

Noi ti preghiamo


Proteggi o Signore tutti quelli che sono nel dolore: i poveri, i malati, gli anziani, chi è senza casa e senza protezione. Dona a tutti guarigione e salvezza,

Noi ti preghiamo


Fa’ tornare la pace, o Dio, dove oggi infuria la guerra e la violenza. Per la Libia, la Terra Santa, L’Afghanistan e tutti i paesi in cui si soffre e si muore,

Noi ti preghiamo.


Dona o Dio il pane quotidiano a tutti quelli che soffrono per la fame.

Noi ti preghiamo

Proteggi o Dio quelli che fuggono dalla guerra. Aiutali a trovare qui da noi un rifugio e un futuro di pace per le loro famiglie

Noi ti preghiamo

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